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Autore: Betty97    01/03/2013    2 recensioni
Dato che Blaine è il mio personaggio preferito ho deciso di dargli più spazio e importanza di quanto gliene sia stato dato fino ad adesso in glee :)
Ho quindi immaginato la sua storia prima di conoscere Kurt, e anche dopo.
Spero che vi piaccia :)
Dalla storia:
"Sono Blaine Anderson. Sono stato maltrattato, menato e deriso.
Mi hanno fatto soffrire in tutti i modi possibili e esistenti.
Ho passato notte e giorni a piangere, rovinandomi il viso per quante lacrime scorrevano.
Ma ho deciso di combattere. Sono caduto e mi sono rialzato.
Sono stato preso in giro ma mi sono rifiutato di fare la vittima.
Sono Blaine Anderson, e ora vi racconterò la mia storia."
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi finalmente qui con il secondo capitolo!
Ci ho messo un po' ma alla fine ce l'ho fatta!
Okk, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno deciso di iniziare a seguire questa storia e quelle 3 che hanno recensito :') Grazie. Non sapete quanto sono importanti le recensioni per me :')
Vorrei dirvi già da ora che questi primi capitoli saranno più Angst di come mi aspettavo, ma solo i primi, da quando Blaine arriverà alla Dalton si sistemerà tutto ;)
Vabbè non ho altro da dirvi.
Vi lascio leggere :)





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Being different is not a crime



Avete presente un uragano?
Ecco. Immaginatevelo bene.
E ora immaginatevi la gente che urla, che grida e che ti spacca i timpani.
Immaginatevi i botti di oggetti che cadono a causa del vento e piatti che si rompono.
Immaginatevi ognuno che si dispera perché pensa che la sua morte si stia avvicinando, e comincia quindi a fare quello che pensa sarà l’ultima cosa che farà nella vita.
Baciare la persona che si ama, ascoltarsi un ultima volta una canzone particolarmente bella. Urlare insulti contro il proprio professore o, non so, spogliarsi davanti a tutti (strani desideri perversi).
E ora unite tutte queste immagini insieme. Fatto?
Ecco.
Questo è quello che è sempre successo a casa mia alla fine delle vacanze e al ritorno a scuola o a lavoro.
Disastro.
Catastrofe.
E vi giuro che non sto scherzando.
E anche quel primo giorno di scuola, come tutti gli altri, iniziò in questo modo.





“Blaine!” un urlo prolungato giunse alle mie orecchie, mia madre quando voleva riusciva ad essere veramente isterica.
Mi aggiustai in fretta il papillon verde che avevo scelto con cura e mi sistemai un ultima volta la camicia.
Presi la mia cartella e mi precipitai al piano di sotto, dove alle urla di mia madre si erano aggiunte nel frattempo anche quelle di mio padre.
“Arrivo!” urlai mentre scendevo, rischiando di inciampare più di una volta.
“Blaine tesoro!” gridò per l’ennesima volta mia madre “possibile che ogni anno devi arrivare in ritardo?”
Sospirai esasperato “Non siamo in ritardo mamma” le spiegai “ora faccio in fretta colazione e poi andiamo”
Lei mi diede un piccolo buffetto sulla guancia e mi baciò velocemente. “D’accordo tesoro, ma sbrigati
Afferrai una ciotola di cereali e, dopo averci aggiunto il latte, iniziai a mangiare più veloce della luce.
“Ed eccolo il mio ragazzo!” esclamò mio padre sedendosi a tavola “ma guardati” aggiunse sorridendo “secondo anno di liceo..quanto cresci in fretta”
Scossi la testa leggermente divertito “Ti stai facendo troppo condizionare dalla mamma” gli dissi facendo una piccola smorfia con il naso
Anche lui scoppiò a ridere e allungò il braccio verso il latte “Lo ammetto” mi disse alzando le mani al cielo “è stata tutta la notte a farmi notare quanto fossi cresciuto”
Scoppiai a ridere e feci per dire qualcosa, ma un altro urlo di mia madre, decisamente spazientita, mi fece strabuzzare gli occhi, e in tre secondi ero scattato come una molla.
Dieci minuti dopo ero davanti all’ingresso di scuola. E automaticamente iniziai a tremare, quell’edificio non mi aveva mai fatto più paura prima.
Al liceo ci sono diverse ‘classi’ basate sulla popolarità.
Ovviamente quelli che stanno in cima sono i giocatori di Football e le cheerleader. Anche i giocatori di basket sono tra i più popolari e combattono ogni giorno per salire ancora più in alto, per essere ancora più fighi di come già sono.
O di come sono considerati almeno, perché io ho sempre pensato fossero solo una massa di idioti nati senza cervello. Ma ho sempre evitato di dirlo in giro.
Come penso abbiate capito io non ero assolutamente a quel livello. Non mi ci avvicinavo nemmeno lontanamente.
Avete presente l’opposto? Ecco, quello ero io.
Ero tra i più sfigati degli sfigati, un disastro insomma.
Spesso cercavo di chiudere gli occhi e di dimenticare tutte quelle stupide etichette.
Ma c’erano puntualmente una granita o qualche insulto o qualche pugno a ricordarmi quanto facessi schifo e quanto fossi una nullità.
Quella mattina non iniziò diversamente.
Cercai di nascondermi tra la folla, il primo giorno è sempre il più caotico.
Nuovi alunni, nuovi professori e nuovi orari. Un vero e proprio casino.
Mi chiesi se anche quest’anno avrei avuto il professor Watson per il corso di potenziamento di chimica avanzata. Gli stavo simpatico, e poi mi piaceva come insegnava.
L’anno precedente ero riuscito a prendere il massimo dei voti, e i miei genitori erano stati così fieri che-
“Merda” sussurrai sentendomi il busto improvvisamente più bagnato di cinque minuti prima.
“Bentornato a scuola, Anderson!” mi urlò un giocatore di football dopo avermi lanciato una granita addosso.
Abbassai lo sguardo verso la mia camicia.
Cazzo.
Era nuova! Me l’aveva comprata mia madre per indossarla il primo giorno di scuola, e l’avevo scelta anche con tanta cura.
Ci avevo anche abbinato insieme il mio papillon porta fortuna.
Porta fortuna un cazzo.
Un’altra mia particolare caratteristica.. quando mi innervosisco o qualcosa mi va storto comincio a essere volgare.
Almeno nella mia testa, con gli altri sono sempre stato molto elegante.
Pensai che mi sarei dovuto lavare la camicia di nascosto prima di tornare a casa…I miei genitori non sapevano di quello che succedeva a scuola, pensavano che avessi molti amici ma che passavo decisamente troppo tempo sui libri e quindi non avevo molto tempo per uscire con loro.
Ogni tanto dicevo che mi andavo a fare quattro passi con qualcuno, loro mi raccomandavano di stare attento e di non tornare troppo tardi.
Poi appena ero fuori dalla loro visuale tiravo fuori l’ipod che mi ero nascosto in tasca e mi sedevo su una panchina, chiudevo gli occhi e incominciavo a fantasticare.
Non ho mai avuto amici.
Si, un po’ di volte ho fatto qualche chiacchierata con qualche altro ragazzo dei miei stessi corsi, ma niente di tanto speciale.
Non ho mai avuto un rapporto che andava oltre una semplice conversazione, almeno non in quel periodo della mia vita.
E quindi fingevo che esistesse mentendo ai miei genitori.
Sperando che in questo modo fossero più fieri di me.
Illuso.
Sono sempre stato un illuso, ancora oggi tendo a vedere sempre il lato migliore di tutte le persone.
E vi garantisco, che questo non è assolutamente un pregio.
“Merda” borbottai di nuovo appena mi trovai davanti ai lavandini.
Per fortuna avevo una semplice maglietta come riserva, sapevo per esperienza che una giornata senza granitate non sarebbe stata possibile.
Certo, speravo di arrivare almeno alla seconda ora.
Quindi fui costretto a togliermi anche il papillon che non c’entrava niente con quella maglietta.
Merda di nuovo.
La giornata si prospettava ancora peggio di come avevo immaginato












“Ehy” sussurrò una voce sedendosi accanto a me a mensa.
Mi voltai e rimasi sbalordito dal trovarmi a tre centimetri dalla mia faccia un volto del tutto sconosciuto, che però mi stava sorridendo come non faceva nessuno da molto tempo.
“Ehy” risposi in un sussurro, non molto convinto
Lui parve capirlo perché scoppiò a ridere “Non avere paura di me” mi disse divertito “non mangio mica”
Gli sorrisi un po’ più sicuro di prima.
Lui ricambiò e allungò la mano verso la mia “Piacere” mi disse con un entusiasmo davvero raro “Eric” mi disse semplicemente.
Non Eric e qualcosa.
Niente cognome, niente etichette.
Solo Eric.
Mi piacque da subito.
“Blaine” risposi sorridendo, questa volta spontaneamente e ricambiando la stretta.
“Oh lo so” mi disse lui scrollando le spalle
Aggrottai le sopracciglia leggermente confuso.
Come vi ho già detto ho la terribile caratteristica di vedere sempre il meglio delle persone.
Improvvisamente mi colpì una paura tremenda. Magari era un bullo.
I bulli vengono a salutarti e si presentano?
No, non credo.
E poi non l’avevo mai visto prima.
Magri c’era una telecamera nascosta, voleva farmi fare una figuraccia assurda e poi umiliarmi davanti a tutta la scuola. O magari-
“Frequentiamo lo stesso corso di chimica” mi spiegò con lo stesso entusiasmo di poco prima “e l’anno scorso più di una volta ti ho sentito cantare sotto la doccia”
O magari mi facevo troppe pippe mentali e troppi problemi.
Decisamente mi facevo troppi problemi.
“Mi hai sentito cant-Oh” mi grattai la nuca leggermente imbarazzato, abitudine che ho ancora oggi “M-mi dispiace averti non so..traumatizzato a vita o bloccato la crescita”
Cercai di buttarla sul ridere.
La verità è che ero tremendamente in imbarazzo.
Nessuno mi aveva mai sentito cantare se non quando ero piccolo davanti alle canzoni Disney.
Ah quei capolavori della Disney..
Lui scoppiò a ridere, tanto spontaneamente che mi fece sorridere.
Era bello.
Arrossì immediatamente a quel pensiero.
“Non sottovalutarti così tanto” mi tranquillizzò sorridendo “sei molto bravo”
“Oh..bè..grazie suppongo”
Lui scoppiò nuovamente a ridere “Si grazie va bene” mi disse tra una risata e l’altra “prego”
“Grazie” ripetei di nuovo.
Merda.
Ma perché non riesco a tenere mai chiusa questa maledetta boccaccia?
“Me l’hai già detto” mi fece notare lui sorridendomi
“Ehm..già” sussurrai rosso come un peperone
Lui sembrò notare il mio imbarazzo e così non disse niente, ma si sedette meglio sulla sedia concentrando la sua attenzione sui i piatti davanti a noi.
“Uhh” commentò accennando al mio pranzo “Crocchette! Quando sono andato al bancone erano finite”
Sorrisi voltandomi verso di lui “Prendine pure una se ti va”
“Oh!” esclamò piacevolmente sorpreso e allungando la sua forchetta verso il mio piatto “Grazie..allora penso che si ne prenderò qualcuna”
“Però in cambio, vorrei..ehm..un pezzo del tuo hamburger”
Lui mi sorrise e me ne tagliò un pezzo “Affare fatto”
Sorridemmo insieme.
E da lì ebbe inizio la nostra amicizia.






“Cosa vuoi fare da grande?” domandai a Eric un giorno che passeggiavamo per il parco.
“Non saprei” rispose lui “non ci ho mai pensato..te?”
Scrollai le spalle “Mi piacerebbe fare qualcosa in cui ci sia di mezzo la musica..ma so già che non succederà mai”
“Perché?” mi domandò curioso.
Sorrisi vedendo quel suo sguardo pensieroso e l’espressione che assumeva il suo volto quando aggrottava le sopracciglia, in quei momenti sembrava proprio un bambino.
“Perché..” iniziai strofinandomi le mani sui pantaloni “perché non penso che i miei me lo permetterebbero..specialmente mio padre”
Non disse niente per almeno cinque minuti, poi si voltò nuovamente verso di me. “Perché?”
Si, sembrava decisamente un bambino curioso.
“Perché lui vuole che io faccia qualcosa di più, ehm..professionale? Si diciamo professionale”
Lo vidi aggrottare di nuovo le sopracciglia e quindi mi affrettai a spiegare
“Tipo avvocato, o chimico o architetto o qualcosa del genere”
Mi guardò in silenzio per un po’ poi sospirò “Che palle!” mi disse con molta franchezza
Scoppiai a ridere e presto lui si unì a me.
“Già..” concordai con un tono leggermente abbattuto “che palle”
“Sai Blaine..” mi disse guardandomi negli occhi “tu dovresti fare quello che vorresti veramente nella vita”
Sospirai “Ti sembra facile”
Sospirò anche lui “Facciamo una cosa”
Questa volta fui io ad aggrottare le sopracciglia e a guardarlo leggermente confuso.
“Chiudi gli occhi” mi disse semplicemente
Non protestai, non chiesi perché, lo feci e basta. “Ok” sussurrai “ora?”
“Ora immaginati tra un paio di anni” mi sussurrò “Immaginati non so..su un palco mentre balli e canti..la gente ti acclama..sei contento”
Sorrisi spontaneamente.
Passarono tre secondi e non ero più lì, in quel piccolo parco vicino a casa mia. Non andavo al liceo e non venivo maltrattato e minacciato ogni santissimo giorno.
Ma cosa più importante..non ero in Ohio.
Stavo su un grosso palco e intorno a me c’era la folla. Ma tanta folla.
E non penso che ci sia un posto del genere in Ohio. Quindi non era sicuramente là.
Magari non so..era a New York. O a Los Angeles. O in Europa…Chi lo sa.
So solo che ero felice, molto felice.
Ero scappato, e cantavo sul palco, la gente mi acclamava.
Alla fine del mio concerto –perché probabilmente era un mio concerto- c’era un uomo ad aspettarmi dietro le quinte, gli sorrisi spontaneamente, ci avviciniamo e-
“Questa cosa è stupida” decretai spalancando di colpo gli occhi.
Mi pentì immediatamente di quello che avevo detto, magari l’avevo ferito.
Ma lui sorrise, come se si aspettasse una reazione del genere.
“Cosa hai visto?” mi chiese con tono comprensivo
“Niente!” sbottai alzandomi e cercando di andare via “ho visto solo il buio”
“Blaine..” sussurrò lui afferrando il mio braccio “dai..a me puoi dire tutto..che hai visto?”
Sospirai risedendomi e chiusi gli occhi massaggiandomi le tempie “Ero su un palco e cantavo..e quando scendevo andavo dietro le quinte e c’era un uomo, alto e molto bello, e lui..io-“
“Tu?” mi domandò lui
“E io lo baciavo” ammisi sospirando, ricordo ancora la sensazione che provai allo stomaco, come disgusto.
Mi sentivo diverso.
E avevo paura.
Tanta paura.
“Ed ero felice”
“Blaine-“
“Ti prego non dirmi niente”
Lui scoppiò a ridere “Volevo dirti che sapevo che avresti immaginato esattamente questo..e che il tuo futuro deve essere proprio una figata..ma se vuoi non dico niente”
Gli sorrisi ma non riuscì a unirmi a lui ridendo.
“Lo sono anche io” sussurrò scrollando le spalle “anche io sono gay” lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo
E per me allora non lo era affatto.





“Secondo te dovrebbe passare?” domandò mia madre
“Che cosa?” domandò lui “il matrimonio per i froci?”
La vidi sospirare ma non disse niente, e annuì solamente
“ No” rispose. Una risposta secca
“Papà” domandai con un tono del tutto innocente, quello tipico dei bambini “Cosa sono i floci?”
“Froci” mi corresse lui sorridendomi “persone sbagliate tesoro” mi sussurrò








Scoppiai a piangere “Eric” sussurrai mentre mi abbracciava “secondo te..siamo sbagliati?”
“Sbagliati?” mi domandò lui “No Blaine..siamo solo..diversi”








“La vedi quella bambina?” mi domandò un bambino che stava nella mia stessa classe alle elementari
Annuì sorridendo “Susanne” gli dissi “è simpatica”
“E’ cattiva” mi disse lui annuendo serio “stalle lontano”
Spalancai gli occhi e rivolsi di nuovo la mia attenzione alla mia amica che stava giocando tranquillamente con le barbie insieme ad altre bambine.
“Perché?”
“Mark mi ha detto che ha due papà”
Spalancai gli occhi. I miei genitori mi avevano sempre detto che per fare un bambino servivano una mamma e un papà. Ma allora come..
“Due papà?!”
“Si” rispose lui serio “stalle lontano”




“Blaine..” mi sussurrò stringendomi il braccio destro “siamo gay non mostri”
“Siamo diversi” gli dissi semplicemente, sputando le parole con rabbia
Lo vidi sospirare e sorridermi teneramente “Essere diversi non è un crimine”
Sospirai “Questo lo pensi tu” decretai, come se così la questione fosse chiusa
“Si..” mi rispose sorridendo “lo penso io”
Non dissi niente e nemmeno lui disse più niente. Ci alzammo insieme e in silenzio tornammo a casa.
Quella frase mi rimbombò nella mente per tutta la giornata.
Essere diversi non è un crimine.
E prima di addormentarmi pensai che forse aveva ragione.
Essere diversi significava semplicemente..essere diversi.
E presto l’avrebbero capito anche tutti i miei compagni di scuola, e i miei parenti.
Perché infondo era così ovvio no?
No.
  
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