Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: WakeMeUp    02/03/2013    2 recensioni
Un incontro casuale fece sì che due vite si incrociassero, si fondessero, si abbandonassero, per poi tornare ad unirsi più forte di prima.
Louis cercò di smettere di tremare e prese delicatamente il bimbo dalla culla, stringendoselo addosso. Lo posizionò su un braccio, con la testa poggiata al suo avambraccio, e lo cullò un po'. Il bambino si aprì nuovamente in quella piccola smorfia che doveva essere un sorriso, facendo un piccolo verso e, come se si fosse sentito a casa solo in quel momento, chiuse gli occhi.
Louis si voltò verso la donna che gli sorrideva felice, mentre una lacrima le rigava una guancia.
«Ha scelto te.» disse. Louis guardò nuovamente il bimbo tra le sue braccia e sorrise.
«Voglio prenderlo.» disse sicuro. «È una situazione difficile Mary, tu dovrai aiutarmi, ma voglio farcela. Per lui, per me e per Harry. Sono sicuro che quando si sveglierà ne sarà felicissimo.»
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Quella notte, la sua prima notte da quasi ufficialmente papà, Louis la trascorse in ansia. Era ansioso perché il giorno dopo avrebbe dovuto conoscere i nonni del bimbo e sarebbe dovuto andare a firmare per l'adozione. Era nervoso perché lui era un ragazzo gay, fidanzato con un ragazzo in coma; non proprio la situazione più favorevole per affidare un bambino, ma Louis ci sarebbe riuscito, voleva quel bambino con tutto il cuore perché era bastato un sorriso per far sì che si affezionasse a lui ed era consapevole che sarebbe stato del tutto in grado di dare al bambino tutto quello di cui avesse avuto bisogno.
Era passata appena una settimana da quel primo "incontro" con il bimbo e -i vantaggi di essere Louis Tomlinson, cantante della famosa band One Direction- i suoi avvocati erano riusciti a fargli svolgere tutte le pratiche con gli assistenti sociali in una sola settimana, invece che in mesi interi.
Aveva svolto controlli psicologici, gli avevano fatto fare test che verificavano il suo stato di salute fisica e mentale, avevano verificato la possibilità di prendersi cura del bambino sotto il punto di vista economico, sociale e tante altre procedure. Sempre i vantaggi nell'essere Louis Tomlinson, gli avevano permesso di non specificare la situazione familiare -ovvero riguardo il suo compagno in coma- ma di limitarsi a dire di avere un compagno, completamente sano e in grado di potersi prendere cura del bambino insieme a lui.
Quella notte, però, Louis era nervoso anche perché era la sua ennesima notte con la consapevolezza che in quel momento, il suo migliore amico stava in camera del suo amato a raccontargli altri aneddoti su di loro e la loro vita colorata e complicata.
Parlare con Zayn era il suo desiderio più grande in quegli ultimi giorni, ma proprio non sapeva come fare a trovare l'attimo giusto, e soprattutto, le parole giuste. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Nella sua mente un piccolo discorso iniziò a prendere forma, ma si smontò subito dopo perché in realtà Louis si disse che era il moro, quello a dover parlare, la sua risposta poi sarebbe arrivata di conseguenza. O almeno ci sperava, quasi come sperava di non essere in ritardo.
Sbuffò e alzò gli occhi al cielo mentre infilava un piede nella scarpa classica e concludeva il nodo alla cravatta nera. Dovette rifare quel nodo circa tre volte, non ne era mai stato in grado, non metteva mai cravatte e se le metteva, un sexy ragazzo riccio glie l'allacciava sussurrandogli un "Ah, cosa faresti senza di me" prima di concludere il nodo e lasciargli un bacio sulle labbra sottili.
«Non lo so neanche io cosa ho fatto senza di te.»sussurrò e per un attimo si fermò per permettere ad alcuni ricordi di riaffiorare nella sua mente in modo che gli dessero forza, ma si riprese subito dopo, era di fretta!
Si guardò intorno nella stanza un'ultima volta e controllò che chiavi della macchina, chiavi di casa, cellulare e portafoglio fossero tutti al loro posto, poi uscì di casa.
Una folata di vento lo colpì in pieno, facendolo rabbrividire a causa della giacca leggera. Percorse velocemente il vialetto di casa e prese la macchina di Harry. Sapeva che il riccio era con lui, in quel momento, e lo stava sostenendo, ma avere qualcosa di suo lo faceva sentire sempre più forte.
Si diresse velocemente al municipio, lanciando qualche imprecazione a causa del perenne traffico Londinese, poi arrivò; L'orologio segnava le otto e cinquanta precise, era in perfetto orario.
Parcheggiò la macchina e si diresse all'ingresso dove si sorprese nel trovare Liam e Niall affiancati da Mark, il suo avvocato.
Si avvicinò al gruppetto di uomini che parlavano tranquillamente tra di loro e un sorriso sincero si dipinse sul suo volto.
«A cosa devo quest'enorme accoglienza?»fece notare così la sua presenza. Liam, di spalle accanto a Niall, si girò a guardarlo e gli sorrise, prima di corrergli incontro e stringerlo in un abbraccio che sapeva di scuse per non esser stato sempre presente come avrebbe voluto, di forza che voleva trasmettergli, di promessa di esserci sempre, a partire da quel momento.
«Scusa.»gli sussurrò il biondo. Louis si limitò a stringere l'altro più forte e chiuse gli occhi.
«L'importante è che adesso sei qui.»sussurrò poi. Liam lo strinse ancora e Louis quasi soffocò, ma sorrise.
«Sì, e non ti libererai mai più di me, Tomlinson.»sussurrò ancora il biondo, le braccia ancorate saldamente attorno alla vita del castano, il viso poggiato alla sua spalla.
«Non ho mai voluto farlo.» quelle parole scivolarono fuori dalla sua bocca che venne da lui stesso, un attimo dopo, maledetta perché sapeva che quelle parole spontanee arrivavano al biondo in modo tagliente, accusatorio e l’ultima cosa che voleva era vedere Liam piangere o incolparlo di qualcosa, ma fu troppo tardi. Le dita del biondo affondarono nella sua pelle attraverso la giacca che stava raccogliendo anche le lacrime di quel pianto silenzioso a cui il biondo si era lasciato andare.
Dopo l’incidente di Harry, Liam era caduto in depressione, la band aveva smesso -per forza di cose- di esibirsi ai concerti, di scrivere musica e quant’altro e per il povero cuore di Payne, conosciuto come quello più sensibile dei cinque, forse solo dopo Harry, tutte quelle brutte novità erano pesate tanto, forse troppo per un cuore così fragile.
Liam aveva lasciato da poco Danielle, in seguito alla scoperta di un tradimento, poi c’era stata la pausa della band, uno dei suoi migliori amici in coma e la sua vita gli era sembrata, giorno dopo giorno, scivolare fuori dalle sue mani come granelli di sabbia bollente.
Non ci era riuscito, aveva deluso se stesso, non era riuscito ad essere il “daddy direction” che tutti si aspettavano, non era riuscito a stare accanto a Louis per dargli forza, non era riuscito ad aiutare Zayn a superare il suo amore a senso unico per Louis, bensì era crollato. Crollato come un castello apparentemente di cemento, pieno però dentro di sabbia, e cosa ancor peggiore aveva trascinato con sé il suo migliore amico.
Niall si era fatto forza per entrambi, fin dal primo giorno aveva lottato per ricostruire due vite, non una; era stato lui a convincere Liam a riprendere a mangiare dopo tre lunghi giorni, era stato lui a portarlo, mano nella mano come con i bambini, a riprendersi il suo look da Liam Payne, nascosto dal viso magro, le occhiaie perenni e capelli troppo lunghi per essere i suoi. Era stato lui, ad accompagnarlo dallo psicologo, lui a nascondersi nei bagni per piangere quando Liam dormiva, perché non poteva mostrarsi fragile.
Il rimorso che riempiva il cuore di Liam era infinito e Niall cercava, giorno dopo giorno, di portargliene via un po’, fino a quando quel giorno, saputa la notizia del bambino da Zayn, era stato lo stesso Liam a prendere Niall e trascinarlo lì, per riprendersi finalmente la sua vita e ritrovare se stesso.
Louis strinse a sua volta la presa sul corpo del biondo e gli accarezzò i capelli.
«Va tutto bene, Lee.» sussurrò.
Dopo qualche attimo Liam si staccò da lui e si passò una mano sul viso, per asciugare quelle lacrime rimaste a scorrere sul suo viso, prima di incastrare lo sguardo in un paio di iridi color dell’oceano che lo scrutavano piene di amore.
«Scusa.» sussurrò ancora Liam, distogliendo lo sguardo dall’altro che si era fatto intenso e troppo pesante.
Louis si avvicinò a lui e con due dita gli fece alzare il viso per incontrare di nuovo le sue iridi color bronzo.
«Se osi scusarti un’altra volta ti prendo a calci!» ed eccolo, di nuovo il vecchio Louis, colui che non riesce ad esser serio per più di cinque minuti. Liam si lasciò andare ad una piccola risata ed annuì.
«Ti voglio bene, Boo Bear.»
Per un attimo Louis sentì il suo cuore fermarsi, chiuse gli occhi e sospirò, e prima che potesse rendersene conto una lacrima scivolò fuori dai suoi occhi blu. Boo Bear: c’erano solo tre persone a cui permetteva di chiamarlo così e quelle erano Harry, sua madre e Liam. Ma quello che maggiormente lo stupì fu sentir pronunciare quel soprannome dalla voce calda di un Liam che, dopo due anni, in lui vedeva ancora Boo Bear e non Louis.
Credeva di esser cambiato negli ultimi anni, credeva di aver perso la maggior parte del suo umorismo, credeva di non esser più quel ragazzo che viveva da eterno Peter Pan e veniva soprannominato Boo Bear, e invece quelle due semplici paroline, quel soprannome, sussurrato dalla voce di Liam gli era bastato per capire che non c’era nulla di diverso in lui, come non c’era in Liam. Potevano passare anni, ma loro sarebbero sempre stati Hazza, Boo Bear, Leeyum, Nialler e Dj Malik.
Quando riaprì gli occhi non si fermò a scontrarne un paio color bronzo, ma ne cercò un paio color cielo, leggermente umidi, e quando li trovò un sorriso spontaneo gli nacque sul volto e con un cenno della testa invitò Niall ad avvicinarsi.
Il biondino non se lo fece ripetere e corse verso di lui, stringendo lui e Liam in un abbraccio sentito, un abbraccio che segretamente Niall desiderava ogni notte.
«Vi voglio bene.» sussurrò spontaneamente; Liam e Niall gli erano mancati, terribilmente, come gli mancava Zayn.
«Andrà tutto bene.» la voce dall’accento irlandese risuonò tra quel piccolo cerchio che avevano creato con i loro corpi e li lasciò tutti con un sorriso.
«Allora, neo-papà, vogliamo andare?» una quarta voce, quella di Mark, li interruppe e Louis sembrò ricordarsi solo in quel momento dove fosse e perché, così sciolse velocemente l’abbraccio con i suoi due fratelli ed annuì.
«Ragazzi, è tardi, io devo andare.» asserì. Niall e Liam annuirono comprensivi. «Ma, se vi va potremmo vederci verso le dodici alla clinica, dopo passerò lì e potremmo andare mangiare qualcosa insieme, tanto a quell’ora le visite sono chiuse.» continuò. Liam e Niall sembrarono non aspettar altro ed annuirono vigorosamente.
«Certo!» asserì Niall sorridendo.
«Nando’s?» propose Liam, conoscendo il suo pollo.
«Ovviamente!» Niall finse un tono talmente ovvio da far scoppiare tutti a ridere, poi Louis li salutò e si diresse con Mark nell’aula prestabilita per l’incontro.


 
«Perfetto, signor Tomlinson. Abbiamo solo bisogno della firma del suo partner e l’affidamento sarà completato.»
Dopo aver svolto le ultime pratiche, messo le firme dei nonni del bambino, messa la sua di firma, sembrava andare tutto bene, tutto sembrava essersi concluso per il meglio, ma a quanto pare no, non lo era.
«Ma, avevate detto che non c’era necessità della firma del compagno del mio assistito.» asserì Mark per lui, troppo nervoso per poter pronunciare qualunque frase di senso compiuto, mettendosi più composto sulla sedia di quell’ufficio triste.
«Mi dispiace, signore, ma se sui documenti non appaiono entrambe le firme dei genitori del bambino l’affidamento non può essere completato.» L’uomo sulla cinquantina che gli sedeva di fronte sembrava non voler sentire scuse, così Louis si ritrovò a dover improvvisare.
«Va bene Mark, non c’è alcun problema, adesso lo chiamo!» asserì e il suo avvocato lo guardò confuso. Louis gli fece cenno di assecondarlo e l’uomo annuì.
«Mh..vado!» asserì, alzandosi dalla sedia sotto gli occhi dei nonni del bambino, del suo avvocato e dell’uomo, poco convinti.
Una volta fuori da quell’aula si diede dell’idiota, chi avrebbe chiamato adesso, che si sarebbe finto il suo fidanzato e avrebbe firmato le carte per l’affidamento di un bambino? Chi si sarebbe preso quell’enorme responsabilità?
Continuò ad interrogarsi per interi minuti, mentre la sua mente rifiutava quell’unica risposta che aveva.
Sapeva benissimo chi sarebbe stato l’unico che per lui avrebbe fatto qualunque cosa senza obiettare, eppure non ci riusciva, non riusciva a fare quella telefonata.
Si poggiò al con la schiena contro il muro di quel corridoio spoglio e sospirò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, poi estrasse il cellulare dalla tasca, cercò velocemente tra i numeri preferiti quello del suo migliore amico e chiamò.
Non appena Louis avvertì la telefonata aprirsi, dall’altro lato, parlò senza permettere all’altro di dire nulla, troppo nervoso.
«Zayn, scusami, mi servirebbe un’enorme favore, puoi raggiungermi?»



«Bene, signor Tomlinson, signor Malik, ecco le carte, adesso è tutto concluso, congratulazioni.»
Louis e Zayn sorrisero, il castano prese i documenti che l’uomo gli stava porgendo, poi salutò con una stretta di mano ed uscì da quella sala, seguito dal moro.
Una volta fuori Louis consegnò i documenti a Mark che lo salutò con un caloroso abbraccio di congratulazioni, mentre Louis lo ringraziò circa dieci volte; non osava immaginare come avrebbe fatto senza di lui, gli era davvero grato.
E, da quel momento, lui era ufficialmente papà. Non poté far a meno di sorridere sornione, mentre guardava il suo avvocato allontanarsi, ma si spense subito dopo, rendendosi conto del silenzio pesante che era calato tra lui e Zayn, rimasti ormai soli, mentre si dirigevano alle loro auto.
«Beh, complimenti, papà!» asserì Zayn, rompendo il silenzio. Louis sorrise sincero e rivolse un piccolo sguardo al moro.
«Potrei dirti lo stesso, tecnicamente l’altro padre sei tu.» asserì un po’ imbarazzato.
«Già.» sospirò il moro, abbassando la testa e riprendendo a camminare in silenzio, con le mani nascoste nelle tasche del cappotto nero. Louis non sapeva dire da quanto tempo non vedesse Zayn, era circa un mese, ed il moro era sempre lo stesso; lo sguardo cupo, il sorriso dolce, le ciglia lunghe e gli occhi grandi, nocciola e profondi. I capelli corvini sempre lisci e tirati su con il gel, il solito pacchetto di sigarette nelle tasche dei jeans, le scarpe nere.
Zayn era sempre Zayn ed era sempre bellissimo.
«Ho qualcosa in faccia?» chiese il moro sorridendo, voltandosi solo un attimo verso di lui. Louis scosse la testa e per un attimo si sentì un ragazzino, imbarazzato ad osservare il ragazzo che gli piace.
«Ehm, no, no.» rispose Louis, in modo frettoloso, distogliendo lo sguardo da Zayn che adesso ridacchiava divertito. Louis non si era minimante accorto di essersi fermato ad osservare il moro.
«Come sta Harry?» chiese poi Zayn, rompendo nuovamente il silenzio che si era creato.
«Come se tu non lo sapessi.» sputò fuori Louis, maledicendo, per l’ennesima volta in un paio d’ore, la sua brutta boccaccia.
Zayn sospirò ma non rispose, facendo presente dopo poco a Louis che erano arrivati alla sua macchina.
«Beh, allora, ci vediamo.» asserì il moro e, senza attendere risposta, gli diede le spalle e si allontanò. Ma non ebbe poi il tempo di allontanarsi molto che Louis gli afferrò saldamente un polso e fermò la sua corsa.
«Zayn, aspetta… dobbiamo parlare.»
 




Piccolo angolo mio.

Okay io proprio non so come scusarmi, non vedo so neanche io con quale coraggio mi sto presentando dopo quasi due mesi, con un capitolo così breve e…pietoso.
Spero mi perdonerete, ma c’è stato un periodo in cui avevo pensato di abbandonare la scrittura, poi tutto si è risolto e ho deciso di portare avanti ciò che ho iniziato, anche perché a questa piccola storiella ci tengo tanto, è la mia prima Larry e merita di esser completata.
In questo capitolo vediamo come essere Louis Tomlinson dia i suoi vantaggi e abbiamo l’inserimento fisico, diciamo, di Liam, Niall e Zayn.
I primi due hanno vissuto una situazione complicata, soprattutto Liam che però grazie a Niall sta riuscendo, giorno dopo giorno, a riprendersi.
Mentre riguardo Zayn, lui viene chiamato da Louis per un’emergenza e non esita neanche un attimo ad aiutare il suo migliore amico, ma le cose tra loro sono difficili, silenzi imbarazzanti iniziano a crearsi e farsi pesanti e Louis non ce la fa, non può mantenere questo rapporto con Zayn, ha bisogno di chiarire con lui e di sentirlo vicino, perché è il suo migliore amico e ha bisogno di lui più di chiunque altro in quel momento.
Come finirà tra loro?
Bene, penso di aver ciarlato a vuoto, quindi me ne vado, perché è tardi, mi fa male la testa e non voglio annoiarvi ulteriormente.
Spero mi perdonerete, mi scuso ancora, prometto che il prossimo arriverà presto.
Grazie mille a chi è rimasto, nonostante il ritardo mostruoso, a chi è anche semplicemente passato ed ha chiuso, a chi ha recensito lo scorso capitolo, a chi ha preferito o seguito o anche solo letto in silenzio.
Grazie, davvero.
Alla prossima.
WakeMeUp. Xx


PS: Per informazioni sugli sviluppi e sugli aggiornamenti della storia, o anche per insultarmi perché pubblico in ritardo, o qualsiasi altra curiosità potete trovarmi su http://ask.fm/ICantChange17 o https://twitter.com/OpsHi17 a me fa sempre piacere sentirvi. C: 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: WakeMeUp