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Autore: silverhind    02/03/2013    2 recensioni
E se il protagonista di Harry Potter non fosse più il famoso Harry ma una semplice altra ragazza di Hogwarts? Se il prescelto fosse una prescelta ignara fino all'ultimo del suo destino? Bene questa è la storia del destino di una ragazza. La storia di un amore difficile, ostacolato, combattuto, ricercato, rinato, tormentato, dimenticato, maturo, dolce, di sacrifici, vissuto, impulsivo, prorompente, vivace, segreto, esagerato, tenero. La storia d'amore tra un professore all'apparenza severo, insensibile, arrogante e prepotente ma in realtà anche lui capace di provare ammirevoli sentimeti, e una studentessa, all'apparenza normale ma in realtà l'essere più speciale per lui. E se è vero che il fiore nato nella tempesta è il fiore più bello e duraturo, i problemi e le difficoltà che i due protagonisti dovranno affrontare li uniranno in un legame indissolubile... o almeno lo spero!
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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<< Ecco, lo sapevo. Possibile che tu non capisca? Siamo già al 5 di ottobre, la scuola è iniziata da un mese, noi due condividiamo la stessa stanza da molto più tempo, e tu continui a comportarti così? >>
Georgy era infuriata. Arrabbiata, scontrosa, infastidita, esterrefatta ma pur sempre innamorata del suo Severus, tanto che terminò le sue offese mattutine scoppiando a ridere. << Puoi farti entrare in quella testolina che quando mi sveglio il bagno lo vorrei libero per me? Ah ah ah ah! >>. Appunto, un’esplosione di risa, anche perché Piton non la lasciò finir di parlare (o ridere) che la prese e la gettò nuovamente sul letto.
<< Credo che per ricordarlo meglio dovresti chiedermelo con più gentilezza, magari con un “per favore” alla fine della frase, e, perché no, corredato da un lungo e intenso bacio, proprio come questo >>, disse il professore, posando le sue labbra su quelle ancora ridenti della ragazza.
<< Va bene, la prossima volta cercherò di farmi capire meglio. Ora, se vuoi scusarmi, è tempo che mi dedichi un pochettino a me stessa, questo bel faccino necessita di un po’ di fondotinta coprente per non essere presa per uno zombie! >>
<< Forse se tu andassi a letto prima la sera quelle enormi occhiaie non ci sarebbero! >>
<< Come osi?! Sei tu che mi tieni sveglia ogni sera! >>
<< No tesoro, sei tu che mi vuoi raccontare sempre la tua giornata! >>
<< Razza di… bue muschiato! >> urlò la ragazza chiudendosi in bagno.
<< Accidenti, dopo questa offesa mi sento veramente ferito nel profondo. Credo che per consolarmi da questo insulto mi mangerò questo bel cioccolatino al latte con ripieno di gianduia che avevo promesso di regalarti, ma non so se te lo meriti… >>.
Non c’era tempo per assecondare Severus e il suo tono scherzoso. Quel cioccolatino andava salvato. Georgy con una prontezza ed agilità che solo queste situazioni sanno dare uscì di corsa dal bagno, saltò sul letto, rimbalzò oltre il professore che si stava allungando verso il comodino su cui si trovava l’oggetto del desiderio e vi piombò davanti. Guardò il professore, sogghignò, afferrò il suo premio e lo alzò come un trofeo.
<< E tu avresti rischiato di ammazzarti per un cioccolatino?! >> chiese stupito Piton.
<< Non per un cioccolatino, ma per il cioccolatino. È mio, e tu non lo avrai mai! Al massimo potrai avere me, se mi vorrò concedere! >>
<< Oh sì che lo farai! >> disse Piton sorridendo e lanciandosi verso la ragazza, la quale velocemente fece il giro del letto e si rintanò in bagno.
<< Ed ora lasciami sistemare! Non voglio mica fare tardi al lavoro, io! >>
La amava. Severus Piton, il professore più antipatico, l’uomo più scorbutico e acido, era follemente, inesorabilmente, esageratamente innamorato di quella ragazza. Non aveva mai amato nessuna così prima d’ora, neppure quella Lily Evans che gli era stata tanto cara. E nessun’altro avrebbe mai amato in tal modo. Georgy era l’unica cosa che avesse, praticamente era la sua famiglia, e l’avrebbe sempre difesa, in ogni modo. Era convinto che anche la ragazza lo amasse, che ricambiasse a pieno i suoi sentimenti, e si rendeva perfettamente conto che insieme erano una coppia fantastica. Non c’era proprio motivo di discussione: quei due erano la coppia d’eccellenza di Hogwarts! Oramai nessuno studente si faceva meraviglia di beccarli appartati scambiarsi parole o piccoli gesti d’affetto. Nessuno durante gli orari scolastici li aveva mai visti scambiarsi effusioni d’amore troppo intime, nessuno poteva dire di averli sorpresi in atti poco consoni a due insegnanti. Erano la coppia perfetta, complementari, insieme diventavano un’anima sola, e non sapevano più dove finiva uno e cominciava l’altro. Tutto andava per il meglio.
E la storia di Lupin? Bè Georgy era rimasta abbastanza colpita dal passato del professore, e si stava dando da fare sia per mantenere il suo morale a livelli accettabili, sia per fare ulteriori ricerche su ciò che stava accadendo o che era già accaduto. Non le andava giù quel Corvax Swire, non capiva perché tutto quell’odio verso delle povere persone innocenti come Lupin, e non capiva perché accanirsi così proprio con Lupin. Avrebbe tanto voluto fare un discorsetto con il signor Swire, e prima o poi ne avrebbe avuto l’occasione, o se la sarebbe creata. Piton ormai ci aveva quasi fatto l’abitudine, sentire ciò che aveva detto Lupin a Georgy durante tutto il giorno, permettere che si vedessero anche fuori dall’orario delle lezioni, riportare tutto alla McGranitt quando ne aveva tempo. Nonostante ciò aveva cercato in tutti i modi di raggiungere un equilibrio, mentale, di pazienza, e fisico, e pareva gli stesse riuscendo. Sapeva di potersi fidare della ragazza, perciò la lasciava libera di fare ciò che voleva. Poi erano i momenti come quell’inizio di giornata a riempirgli il cuore d’amore. Non c’era nulla di meglio che vedere la propria ragazza innamorata correre dentro e fuori dal bagno, fare la finta arrabbiata, lottare per un cioccolatino, scherzare su di loro e sul loro amore, proporre di andare a trovare sua madre, e…
Un momento.
<< Cosa? >> chiese Piton con gli occhi fuori dalle orbite.
<< Sì hai capito bene. Stavo pensando che ormai stiamo insieme da un po’ e potremmo anche andare a trovare i tuoi genitori >>.
<< Non capisco perché dovremmo fare una cosa del genere. >>
<< Perché si fa, è giusto. Tu li hai conosciuti i miei! >>
<< Georgy, ma è diverso! Non so nemmeno dove stiano, come stiano… non so neppure se mio padre sia morto o no… >>
<< Motivo in più per andare… >>
<< Non penso proprio >>
<< E invece sì. Io vado altrimenti faccio tardi, tu pensaci se vuoi, se no fai pure a meno, ma sappi che andremo lo stesso. Ciao ciao! >> disse la ragazza sorridendo e uscendo dalla stanza.
“ Ci mancava solo questa…” pensò il professore rimasto solo, sbalordito, seduto ai piedi del letto. Quella giornata sarebbe stata molto lunga.
 
In tarda mattinata nell’ufficio della preside arrivò una busta, una lettera per la precisione. Appoggiata sulla scrivania, era al centro di grandi cerchi immaginari percorsi a grandi e pensierosi passi dalla McGranitt, visibilmente agitata. Il quadro di Silente era vuoto, nessuna voce era udibile nel corridoio, tutti erano occupati in lezioni.
“Albus ti prego, torna con buone notizie!” pensava Minerva McGranitt, non fermandosi, continuando a camminare attorno alla scrivania, sempre più presa da pensieri cupi e tristi.
<< E’ definitivo >> disse l’immagine rientrata nel quadro, << riprenderà l’inquisizione, a breve si riapriranno i vecchi fascicoli, il tribunale pullulerà nuovamente di innocenti ingiustamente condannati. Corvax Swire apre nuovamente la caccia. Il nostro Remus ha le ore contate. >>
Panico, tristezza, ansia, inquitudine. La McGranitt vedeva quasi come propri figli e nipoti coloro che lavoravano ad Hogwarts e gli studenti stessi, in particolare quelli meritevoli, gentili, ben educati e bisognosi di un luogo da chiamare casa. Lupin era sempre stato un ragazzo e un uomo così, semplice e umile, gentile e cortese, toccato da un destino crudele che ora non gli lasciava scampo. Sarebbe finito in prigione, la stessa dove già era stato rinchiuso, ma questa volta nessuno più avrebbe potuto salvarlo se non un miracolo.
 
Sirius era una persona difficile da gestire. Con quell’animo selvaggio tipico dei lupi e quel caratteraccio tipico degli uomini poteva sembrare veramente una persona orribile da tenere lontana dalla portata di chiunque. Forse Georgy avrebbe dovuto conoscerlo da giovane per poterlo apprezzare di più. il problema era che Sirius si era sempre comportato male con Piton, e continuava a farlo nonostante entrambi fossero cresciuti e (forse) maturati. A Sirius non importava nulla di Piton, le sue azioni si svolgevano indipendentemente dalla sua presenza. Urtavano l’animo del professore? Pace, se ne sarebbe fatto una ragione. Piton non vuole? Che me lo dica in faccia, io lo faccio lo stesso.
E così Sirius, fregandosene come ogni volta dei moniti degli altri e dei pensieri molto chiari di Piton, si mise all’opera.
 
Il 16 ottobre si avvicinava, e Georgy iniziava a pensare a come avrebbe potuto festeggiare il suo compleanno. Non era il primo che avrebbe passato ad Hogwarts, ma era di certo il primo da aiuto-professore, il che forse le avrebbe concesso più libertà rispetto agli anni precedenti. Pensava che forse anche Severus le avrebbe organizzato qualcosa, ma non era certa, visto che il suo uomo sapeva quanto lei fosse precisa e molto organizzativa. Se Georgy aveva già in mente qualcosa era difficile farle accettare altre idee soprattutto se diverse dalla sua. Era così, testarda e organizzata per certe cose.
I giorni che precedettero il suo compleanno però furono densi e carichi di impegni. Le sue giornate diventavano sempre più dure, doveva gestire numerose classi, preparare molte lezioni, talvolta imparare cose nuove per trasmetterle agli alunni. Non credeva potesse essere così difficile insegnare ma le piaceva, amava la materia soprattutto e questo la spingeva a dare sempre il meglio. Notava però che Lupin diveniva sempre più triste e cupo man mano che passavano i giorni, e questo non la faceva stare certo tranquilla e serena. Ogni tanto Lupin si confidava con lei, tanto ormai sapeva tutta la storia, e la ragazza riferiva tutto a Piton, per parlarne, discuterne e trovare una soluzione. Ancora non sapeva che Piton a sua volta riferiva tutto alla McGranitt, e neppure se lo immaginava. Piton però in cuor suo sapeva che prima o poi lei lo sarebbe venuto a sapere e che lei non ne sarebbe stata per nulla contenta. Forse glielo avrebbe detto lui stesso, ma solo quando la storia si fosse risolta per il meglio.
Georgy comunque si sbagliava. Piton non voleva che lei si crucciasse per la sua festa di compleanno, la vedeva sempre indaffarata e di corsa. Le avrebbe organizzato una bella seratina romantica, come aveva fatto quasi un anno prima, quando appena riscoperti l’un l’altra avevano passato la più bella notte della loro vita insieme. Mancava pochissimo ormai, ma aveva curato ogni dettaglio. Biglietti, rose, ristorante. Si era addirittura comprato un vestito come quelli babbani che aveva visto durante l’estate in giro per il mondo. L’avrebbe portata tra i babbani con cui era cresciuta, per poi tornare nel mondo magico per farle toccare con mano le stelle. E se Georgy avesse già pensato a qualcosa l’avrebbe bloccata subito, non ammetteva reclami. Quel giorno sarebbe stata coccolata in tutto.
E un po’ di coccole Georgy se le meritava visto che non aveva più avuto un attimo di riposo da quando era ricominciata la scuola. Non vedeva l’ora arrivassero i week-end per fermarsi giusto mezza giornata, concedersi qualche burrobirra e un po’ di meritato relax. Anche il giorno prima del suo compleanno non faceva che pensare al week-end. Si era completamente scordata che fosse il 15, e non aveva ancora minimamente pensato a come festeggiare il giorno dopo. Il che era un punto positivo a favore di Piton.
 
Il 16 ottobre alle ore 7.30 suonò la sveglia. Gerogy scattò in piedi e si fiondò in bagno. Aveva imparato a sue spese che perdere tempo a letto significava perdere tempo per la colazione e quindi per la preparazione dell’aula per la lezione, il che si traduceva in parole da parte di Lupin e disorganizzazione che le creava il panico.
Si chiuse in bagno e si fissò allo specchio. << Uffa, guarda che capelli! È inutile che io usi un sacco di prodotti, mi restano sempre crespi. Non posso neanche tenerli lunghi che mi diventano peggio di quelli della professoressa Cooman >> si lamentava come suo solito. Fu alzando gli occhi per offendere i suoi lunghi capelli che si accorse che nell’angolo in alto a destra dello specchio era comparsa una rosa rossa, con qualche gocciolina di brina posata sui petali e un profumo che inebriava l’aria. Georgy sorrise, e si dimenticò per un attimo i suoi capelli.
Ultimamente Piton non la attendeva più a letto. Si alzava prima di lei per lasciarle libere le camere e la attendeva alla sua scrivania, ottimizzando il tempo. A Georgy non dispiaceva perché sapeva che quando giungeva il fine settimana la storia cambiava, e poteva così apprezzare di più il fatto che lui la fissasse sempre mentre dormiva o che la svegliasse con baci e carezze.
Uscita dal bagno, lavata e vestita, uscì dalla camera da letto per salutare il suo uomo, ma nello studio non trovò anima viva. Nell’aria andava una musica nuova, una voce bassa e strana riempiva il silenzio di parole, un’altra rosa rossa comparsa su un tavolino fermava insieme ad alcuni petali sparsi un foglio bianco scritto a penna.
 
“Voglio portare via con me ogni tuo sorriso, ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tuo anno ogni volta che mi allontano.”
 
Georgy sarebbe potuta scoppiare a piangere all’istante. Di sottofondo ancora quella musica, ancora quelle splendide parole che riusciva a percepire. Si voltò verso la fonte del suono e trovò nuovamente una rosa e qualche petalo a coprire un altro foglio che recava questa scritta: “Tom Waits – Take it with me. Buon compleanno. A stasera”.Georgy riascoltò la canzone più e più volte, innamorandosi sempre più di quelle parole, che seppure non di Piton la rimandavano a lui. Non aveva mai sentito una canzone più romantica.
Uscì dallo studio assai felice, gongolante. Sperava di trovare il suo uomo a fare colazione ma le dissero di averlo mancato per un soffio. Non ci badò e andò comunque a lezione, sicura che lo avrebbe incrociato prima o dopo. Tutti le facevano gli auguri, la baciavano e la abbracciavano. In fondo era quasi una leggenda per molti, colei che aveva sconfitto quasi da sola Voldemort, che aveva ottenuto giovanissima un posto ad Hogwarts, che aveva fatto innamorare il professore più scorbutico, antipatico e freddo dell’intero mondo magico.
La lezione di Lupin iniziò con un canto d’auguri e con i ragazzi che si erano riuniti in classe prima del dovuto per scatenare un tripudio di magie e colori al suo ingresso. La ragazza non si aspettava tutta quella partecipazione, in fondo era un semplice compleanno.
<< Grazie ragazzi, e grazie professore, non dovevate, son felicissima! >>
<< Te lo meriti Georgy! >> disse qualche ragazzino.
<< Sì, è vero, ci aiuti sempre! >> disse uno tra i più giovani.
“Ah i Grifondoro, son sempre così simpatici!” pensava la ragazza.
Per tutta la lezione non aveva in mente che la canzone di Tom Waits, e non vedeva l’ora di poter vedere il suo Piton.
Finalmente prima di pranzo lo vide lungo il corridoio affollato di studenti, accompagnato da alcuni Serpeverde che si lamentavano come al solito dei Grifondoro. Lui li stava ad ascoltare e condivideva con loro molte idee (l’odio per i Grifondoro di certo non poteva estinguersi solo per amore di una di loro!), ma non appena vide Georgy li congedò velocemente e li mandò in sala grande con il loro disappunto. Si voltò verso Georgy e rimase fermo a guardarla. Il timido sole autunnale e l’atmosfera fredda di quel giorno di sole la rendevano bellissima, i suoi capelli castani riflettevano i colori delle foglie, i suoi occhi chiari per contrasto risaltavano, vivi e vibranti. Lei con passo calmo e tranquillo gli si avvicinò, gli sorrise e gli parlò all’orecchio piano, così che nessuno potesse sentirla: << Io voglio donarti ogni mio sorriso, ogni mio gesto, ogni mio anno, ma non voglio che tu ti allontani. Ti amo >>. Gli sorrise nuovamente e se ne andò saltellando, voltandosi per vedere la sua reazione. Sapevano entrambi che in pubblico non potevano saltarsi addosso e baciarsi senza ritegno e pudore, ma se avessero potuto l’avrebbero fatto all’istante.
Quindi per quella sera la ragazza avrebbe avuto un appuntamento. Non poté non pensare a quello di quasi un anno prima, il volo sulla scopa, la cena, la passeggiata, la notte trascorsa insieme. Era stato davvero magico. E probabilmente si sarebbe dovuta aspettare una serata altrettanto magica.
Quel pomeriggio, dopo la lezione, la ragazza incontrò Sirius, tutto sporco di terra per la sua lezione appena terminata. << Ciao Georgy, come ti va la giornata? Scusa se non ti bacio e abbraccio ma come vedi non sono molto presentabile, i ragazzini del primo anno hanno voluto vedere un lupo all’azione ma mi hanno circondato e siamo un po’ tutti ridotti così. Maledette pozzanghere fangose. I pargoli si divertono, ma io ho una certa età miserciaccia. Comunque volevo chiederti se per caso stasera saresti libera per…ecco, una burrobirra e un dolce in compagnia? >>
<< Oh grazie Sirius per l’offerta ma credo di avere già un appuntamento con Severus… >>
<< Credi? >>
<< Sì mi ha scritto “a stasera” credo voglia farmi una sorpresa! >>
<< Bè almeno potresti fare un salto nell’aula di Trasfigurazione, la sistemiamo un attimo, ti diamo il regalo e poi vai dove vuoi, che dici? Oh no, non dovevo dirti del regalo, che scemo! Era una sorpresa… >>
<< Non ti preoccupare, posso fingere stupore! >>
<< Sì ecco grazie mi faresti un grande favore. Saremo in tanti, non solo io, quindi puoi stare tranquilla, ci si diverte ecco. Allora, ti unisci? Poi quando vuoi te ne puoi andare! Facciamo per le 19.30. >>
<< Mmm va bene dai, resterò un po’. A dopo allora e grazie! >>
<< Ehi io non ti ho detto niente, solo di trovarti in aula a quell’ora ok?! >>
<< Si va bene! >> rispose la ragazza, e si incamminò verso la sua stanza.
Entrò nello studio di Piton e non lo trovò. La musica di Tom Waits ancora risuonava, e lei, che se l’era quasi dimenticata, ritornò ad assaporare ogni sua nota. Entrata nella camera adiacente allo studio trovò sul letto un pacco regalo e una rosa rossa sul cuscino, molti petali sparsi e un biglietto.
“Alle 20.00 alla torre di astronomia. Puntuale.”
“Wow per fortuna faccio in tempo a passare prima da Sirius!” pensò la ragazza. non sapeva cosa potesse contenere il pacco ma se era lì probabilmente doveva aprirlo. Decise prima di farsi una bella doccia calda, per rilassarsi.
La curiosità la stava dilaniando. L’acqua che scorreva sul suo corpo nudo aveva lavato via i suoi pensieri, ora si doveva solo godere il resto della giornata, alle brutte cose avrebbe pensato l’indomani. Uscita dal caldo bagno in accappatoio e asciugamano in testa si sedette sul letto e aprì il suo pacco regalo. Appoggiato al fondo della scatola vi era un abito nero, lungo, bellissimo. Si alzò, lo prese in mano e lo ammirò: spalline non troppo strette disegnavano uno scollo vertiginoso che avrebbe di sicuro messo in risalto il suo seno, dei brillantini argentati segnavano alcuni punti luce del vestito, la gonna arrivava fino a terra, coprendole i piedi. Lo girò e notò che lasciava per buona parte scoperta la schiena. “Severus è un pazzo, quanto freddo farà con questo coso!”. Guardò nuovamente nella scatola e vi trovò anche un completo intimo. “Mmm buongustaio…scommetto che questo non vede l’ora di togliermelo!” e se lo mise addosso. All’improvviso, non appena ebbe allacciato lo strano reggiseno incredibilmente sexy il vestito prese vita, il suo intero armadio prese vita, e tutto iniziò a girarle intorno. Il vestito praticamente la costrinse a farsi indossare, una fila di scarpe con il tacco era pronta per essere provata, i cappotti iniziarono da soli ad accostarsi all’abbigliamento per decidere il migliore abbinamento.
Se non fosse stata un’ aiuto-insegnante di Difesa contro le Arti Oscure avrebbe sicuramente fatto un infarto, invece sapeva benissimo che quella era una magia fatta da un esperto mago per aiutarla nella decisione più ardua di quella giornata: come vestirsi.
Georgy si guardò allo specchio e notò che il vestito non era poi così scollato come appariva da non indossato. Certo le faceva risaltare il suo bel seno, ma la schiena non era poi così tanto scoperta, e le cadeva morbido addosso, facendola sembrare più magra di quel che realmente era. Le stava davvero a pennello. Provò qualche scarpa, ma alla fine optò per dei sandali neri dal tacco vertiginoso, e come soprabito uno corto e nero. Non dovette pettinarsi o truccarsi perché fecero tutto parrucchieri e truccatori invisibili. I capelli un po’ mossi le cadevano sul petto e le coprivano la schiena, un trucco sfumato dal nero all’argentato rendeva glaciali i suoi occhi azzurri, orecchini lunghi brillanti e labbra rosse le mettevano in risalto il sorriso.
Era pronta per una bellissima serata. Alle 19.30 entrò nell’aula di Trasfigurazione e come promesso da Sirius vi trovò tutti i professori di Hogwarts pronti a festeggiarla. La ragazza come promesso all’amico finse stupore per ogni cosa, assaggiò della torta buonissima, bevette della burrobirra e fu presa nella mischi di persone che volevano farle passare una serata divertente.
Le si avvicinò la McGranitt, al settimo cielo per la festa: << Ti stai divertendo? Sirius e Lupin si sono tanto impegnati per questa festa, direi soprattutto Sirius, forse vuole farsi perdonare qualcosa… >>
<< Non saprei, comunque sono grata a tutti voi, non pensavo avreste fatto una cosa del genere! >>
<< Ma tu te la meriti Georgy questa festa, vedi, noi tutti lo facciamo volentieri perché tu hai fatto molto per noi, e a tuo modo sei importante per ciascuno di noi >>.
<< Grazie preside, son parole bellissime. >>
<< Non sono solo parole, è la verità! Però adesso dovresti spassartela un po’, vai a ballare! >>
<< Sì ma devo stare attenta all’orologio, alle 20.00 devo uscire con il professor Piton! >>
<< Ah è vero, mi aveva accennato qualcosa! Sì per avere il permesso di uscire, in fondo non è ancora il week-end… ecco perché sei vestita così bene! Sei bellissima! >>
<< Grazie mille! Resterò giusto cinque minuti… >>
<< Georgy! >> si sentì chiamare dal mezzo dell’improvvisata pista da ballo, << Georgy vieni qui dai! >>.
La ragazza inizialmente indecisa prese coraggio e si buttò nella mischia, ben conscia del fatto che il suo modo di ballare non fosse tra i più belli, anzi, sinceramente, era una ragazza abbastanza goffa e maldestra. Sirius la seppe intrattenere bene, e per farle perdere le inibizioni iniziali le fece bere altra burrobirra. Lumacorno diede il meglio di sé, facendo ridere anche senza dire o fare nulla. Una festa riuscitissima. La ragazza era riuscita a dimenticarsi di tutti i suoi problemi. Dalle finestre entrava il buio della sera, e un raggio di luce derivante dalla luna, piena e splendente…
Fu un attimo. Nel mentre in cui Georgy si era resa conto che il tempo era volato e che ormai erano le 21 passate, Lupin aveva guardato in faccia la cosa che temeva di più, aveva lanciato un’occhiata complice a Sirius e una di scuse ai presenti ed era fuggito, nel suo solito nascondiglio da luna piena, tra lo stupoore dei presenti e le urla di chi lo vedeva iniziare a trasformarsi. Sirius e Hagrid lo seguirono, pronti ad intervenire per qualsiasi evenienza. La festa era sicuramente finita, ma per Georgy stava iniziando una tragedia.
Corse fuori dall’aula e trovò dei petali di rosa rossa davanti alla porta. Una lunga scia rossa la portò alla torre di astronomia, dove un intero mazzo di quei bellissimi e profumati fiori era stato gettato a terra e calpestato, insieme a una cravatta grigia. La ragazza tornò sui suoi passi affranta. Piton l’aveva aspettata per un sacco di tempo e poi si era stufato e se ne era andato. Povero. Chissà cosa le avrebbe detto. L’avrebbe ascoltata? Probabilmente no. Aveva rovinato tutto. Che stupida. Ma forse avrebbe potuto rimediare se gli avesse spiegato. Ma dove poteva essere? Forse in quella serata romantica l’unico posto dove avrebbe potuto essere era il piccolo angolo di giardino nascosto da tutto e da tutti dove si erano scambiati il primo bacio. Corse verso quel luogo con la speranza nel cuore. Gli avrebbe spiegato tutto, avrebbe chiesto scusa e avrebbe ro ricominciato. Sì. Ma in quel posto non c’era nessuno. Neppure un petalo rosso. Non un biglietto. Nulla. Non era stato lì.
Sconsolata rientrò nel castello e si diresse verso la sua stanza. Se non era neppure lì voleva dire che era andato via per conto suo. Aprì la porta dello studio. Fu pervasa da un silenzio agghiacciante. Nessuna musica riempiva l’aria. Ogni accenno di rose e romanticismo era sparito. La porta della camera era aperta, la luce accesa. Piton era a letto, con delle pergamene in mano e una piuma che scriveva all’impazzata. Stava correggendo i compiti di alcuni poveri studenti Tassorosso che lo avevano beccato in una serata poco felice.
<< Ciao Sev >> disse la ragazza piano sulla soglia della porta.
Piton alzò gli occhi e li riabbassò subito. << Ciao >> disse con tono freddo.
<< Io ti posso spiegare >> cercò di dire la ragazza, ma l’uomo sembrava non essere affatto interessato alle sue parole. Continuava a leggere le pergamene e segnare errori su errori.
<< Io non volevo Sev, avevano organizzato una festa a sorpresa, avrei fatto in tempo, è che il tempo proprio è volato e non mi sono accorta che si era fatto tardi… Sev mi dispiace, io volevo tanto uscire con te… Sei tanto arrabbiato? >>
Ancora il professore non rispose. Georgy si guardò attorno, in cerca di parole che potessero farla uscire da quella situazione orribile. Vide su una sedia in un angolo un vestito da uomo, come quello dei babbani, scuro, una camicia bianca e la scatola che doveva contenere una cravatta grigia, di marca. La ragazza si sentì pervadere da un terribile e pesante senso di colpa. Piton si era vestito come mai più avrebbe fatto solo per lei e lei aveva praticamente calpestato i suoi sentimenti.
<< Sev mi dispiace tanto… ti prego dimmi qualcosa… non l’ho fatto apposta, ero eccitata dall’idea di uscire con te, mi sono persa via alla festa, ho accettato perché Sirius aveva detto che ci sarebbe stata tanta gente e non potevo far dar buca a tutti… Sev ti prego dimmi qualcosa! >>
Il professore la guardò, mise per terra le pergamene e la piuma da correzione, si strofinò gli occhi e le disse: << Ora sono stanco, voglio dormire. Quando hai finito spegni tutto. >>
La ragazza rimase immobile sulla soglia della porta. I suoi occhi si annebbiarono di lacrime. Non ci poteva credere. Non aveva mai passato un compleanno così strano, ma in fondo era il suo, lui avrebbe dovuto star zitto e aspettarla. Mandò giù il magone e riprese a parlare al professore, con tono quasi arrabbiato: << Sev ti prego parliamone. Non ho fatto nulla di così grave. Sono andata alla festa di Sirius ma tu potevi benissimo venirmi a prendere. Perché devi fare così l’offeso adesso? Sirius e Lupin hanno organizzato questa cosa, cos’è sei geloso? Si son dati tanto da fare, dovevo ignorarli come tu ora fai con me? Siurius non avrebbe reagito così se… >> ma non fece in tempo a finire la frase. Piton era scattato in piedi, arrabbiato e fuori di sé.
<< Sirius cosa? Non me ne frega niente di quel cane bavoso! Non paragonarmi a lui! Io ti ho dato tutto, ho organizzato tutto, e tu hai preferito stare a quella festa. Ti ho vista che ti divertivi, che ridevi, che ballavi, che tutti ti davano attenzioni, giustamente. Io ti ho aspettata, per ore, sono venuto a cercarti, e ti ho trovata lì, in mezzo a tutti, a far finta che io non esistessi. >>
<< Sev non ho guardato l’ora, non mi sono accorta che fosse tardi… >>
<< Non mentirmi Georgy, avresti potuto benissimo venire alla torre e dirmi di venire con te a quella festa. Ti avrei seguita mio malgrado, ma essendo il tuo compleanno avresti deciso te, tutto quanto. E invece mi ritrovo ad essere il terzo incomodo, anzi il quarto, quinto, sesto, bo… Forse è solo la rabbia del momento, lo spero, ma per ora non ne voglio parlare, non ti voglio parlare. Io dormo di là, tu prenditi pure il letto. >>
La ragazza non si mosse finché Piton le passava accanto. Era attonita. Non riusciva a muoversi, né a parlare, né a pensare. Piton fece per chiudere la porta della camera, ma prima le disse: << Comunque, per quello che può valere, sei bellissima stasera. Ci credo che tutti ti guardavano. Anche io ti avrei fissata tutta la sera, e forse avrei insultato il pazzo che non l’avesse fatto. >>
Una volta chiusa la porta non si sentì nessun rumore. La ragazza era sola, nella sua camera, bellissima, e tristissima.
“Buon compleanno Georgy” pensò, stendendosi nel suo grande letto e iniziando a piangere, sommessamente.
Piton nello studio la poteva sentire singhiozzare. Gli faceva molto male, troppo. Sapeva di averla ferita, si rendeva conto di aver usato parole pesanti, ma era necessario.
 
<< Eccoti qui, finalmente ci rivediamo. È passato molto tempo, ma ora è giunto il momento di rimettere le cose al loro posto. I tuoi amichetti non possono fare niente, guardali, storditi dormono placidamente uno sull’altro. Potrei farli sbranare e dare la colpa a te ma non vogliamo che poi si parli di strane coincidenze, vero? >>.
Un agghiacciante ululato ruppe le parole pronunciate piano dall’uomo che finalmente sembrava aver raggiunto lo scopo di una vita.
<< Romulus, prendilo! >>.
  
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