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Autore: Hylia93    03/03/2013    6 recensioni
Dopo aver letto tante ma tante ff, provo a scriverne una anch'io, la mia prima Dramione!
Siamo al quinto anno, ma c'è qualche differenza. Voldemort non è rinato, perché Silente è riuscito ad impedire che Harry (e di conseguenza anche Cedric) usasse la passaporta, ossia la Coppa del Torneo Tremaghi. Tuttavia, Voldemort non è ancora morto del tutto e forse nasconde più di quanto si pensi. L'atmosfera è all'apparenza più tranquilla a Hogwarts, più serena. Sarà un altro anno pieno di peripezie o riusciranno, finalmente, a vivere un anno da adolescenti? Le due cose, in realtà, sono complementari! :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Questo capitolo lo dedico
ad AvieHudson, che dovrà aspettare ancora
del tempo perché succeda e se lo merita perché mi da buca.
Caramella alla menta? :3

I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart

Muse, "Undisclosed Desires"


Capitolo 20, "La parte migliore dei litigi è far pace."

 

Lo cercai in Sala Grande, durante la cena, ma non c'era.
E neppure il giorno seguente.
E quello dopo ancora.
Il cuore mi batteva a mille ogni volta che mi giravo verso il tavolo dei Serpeverde e si fermava ogni volta che vedevo il suo posto vuoto. Ero sempre nervosa, intrattabile e quindi passavo quasi tutta la giornata in biblioteca per evitare di farmi vedere da Harry e Ron. Ovviamente, Ginny se n'era accorta, lei l'aveva capito cos'era che non andava, non c'era bisogno di parlarne.
Il lunedì decisi di averne abbastanza di aspettare. La biblioteca era quasi deserta ed estremamente silenziosa all'ora di pranzo. Presi la borsa ed uscii, dirigendomi verso l'aula di Trasfigurazione. Solo dopo aver raggiunto la porta ed aver posato la mano sul pomello mi resi conto di aver corso. Di questo passo sarei diventata un'atleta…
Feci un lungo respiro e decisi che, magari, era meglio bussare.
- Si?
- Professoressa sono Hermione, posso entrare?
- Certo, cara, vieni pure.
Girai la maniglia e sgusciai dentro, richiudendomi la porta alle spalle.
- Buongiorno io.. ehm, mi dispiace averla disturbata ma… - cominciai un po' impacciata.
- Vuole vedere il Preside? - mi interruppe lei, facendomi cenno con la mano di prendere posto sulla sedia davanti la sua cattedra. Sgranai leggermente gli occhi, sorpresa che lo avesse capito così velocemente. In fondo avevo parlato spesso con lei, da sola, delle lezioni e degli esami.
- Io… si, come fa a saperlo? - chiesi, spostando leggermente la sedia per sedermi, senza staccarle gli occhi di dosso.
- Diciamo che lo immaginavo. - rispose lei, accennando un sorriso, - ma il Preside al momento non c'è. Tornerà stasera, temo. -
Ci mancava solo questa...
- La parola d'ordine è Caput Draconis signorina Granger, nel caso volesse tentare più tardi - aggiunse, probabilmente spinta dalla mia espressione infinitamente delusa.
Sussultai appena, ma tentai di ricompormi subito. Che avesse qualcosa a che fare con?…
Ma no, Hermione, cos'è, è diventata un'ossessione?
- Grazie, professoressa. - mormorai, gli occhi sperduti nei miei pensieri. Mi alzai e uscii dall'aula mormorando un "arrivederci". Malfoy mancava da tre giorni, ed anche Silente non c'era. E io avrei dovuto aspettare ancora tutto quel tempo prima di capire cosa diavolo stava succedendo?
Poggiai la schiena al muro, lungo il corridoio, la testa tra le mani. Se almeno avessi potuto parlarne con Harry… 
Ma non puoi.
Dovevo cavarmela da sola, stavolta. Di certo non potevo andare in giro a chiedere a Tiger o Goyle che fine avesse fatto il loro "padrone" (perché solo il rapporto servo-padrone poteva descrivere la loro relazione), eppure non potevo neanche restare con le mani in mano. 
Non ti viene in mente nessun altro?
Beh, i Serpeverde non erano mai stati particolarmente amichevoli con me, dato il mio sangue, ma… ma certo, c'era qualcuno che si era sempre dimostrato perlomeno cortese. Tuttavia, mi resi conto, io non avevo idea di dove fosse la Sala Comune dei Serpeverde e di certo non potevo avvicinarmi in Sala Grande senza che tutti pensassero che fossi diventata completamente pazza. 
E' tutto qui il tuo gran cervello, Hermione?
No, non era tutto qui.
Rimisi la borsa in spalla e cominciai a camminare.
Quando giunsi alla Guferia, fortunatamente, la trovai vuota. Mi avvicinai ad un piccolo gufo, grigio, e legai il bigliettino alla sua zampa. Lo guardai svolazzare fuori della finestra prima di scendere fino al grande portone della scuola ed uscire, appostandomi sotto un albero poco lontano. Ed ora dovevo solo attendere.
Dieci minuti dopo sentii dei passi avvicinarsi.
- Ciao Nott. - mormorai, quando fu abbastanza vicino.
- Ciao Hermione. - rispose lui, cortesemente, ma con un'espressione particolarmente fredda.
- Io volevo chiederti se…
- Lo so cosa volevi chiedermi. - mi interruppe lui bruscamente, spostando lo sguardo su di me.
Evidentemente mi ricordavo male, i suoi modi non erano poi tanto diversi da quelli degli altri Serpeverde.
Per lo meno sapevo che non avrebbe spifferato in giro nulla del nostro incontro e della nostra conversazione.
- Purtroppo sono tre giorni che non vedo Draco. - riprese, - A quanto ne so io è tornato a casa per qualche questione familiare comunque. - aggiunse, prima che potessi chiedere qualcos'altro.
- Ah. - fu l'unico suono che mi uscì.
- Sei fortunata che Draco ci abbia detto tutto, perché probabilmente questa sarebbe stata una mossa quantomeno azzardata. - commentò, indifferente, guardando oltre la collina.
In effetti non avevo pensato molto a questo aspetto della questione. Si, lui non avrebbe detto a nessuno del nostro incontro né della mia strana preoccupazione per Malfoy, ma al suo amico avrebbe potuto chiedere spiegazioni che lui non avrebbe potuto dare.
- Io… non ci avevo pensato. - borbottai. Ero stata troppo impulsiva, avevo riflettuto sul da farsi a malapena per due minuti prima di passare all'azione e questo non era affatto da me.
- Beh, se è tutto io andrei, si congela qua fuori.
- Oh si, grazie Nott. - mormorai, smettendola di strillarmi mentalmente per il mio pessimo comportamento.
Registrai piuttosto in ritardo quello che mi aveva detto.
… è tornato a casa per qualche questione familiare… 
A casa? Malfoy era a casa?
Mi tornò in mente nitidissimo il sogno "premonitore" che avevo fatto qualche giorno prima e, una volta ricollegato tutto, ringraziai mentalmente l'albero per il grande sostegno che mi stava dando in quel momento. 

- La Granger ti ha chiesto di me? - chiesi esterrefatto a Nott, buttandomi sul letto.
- Già, e sembrava preoccupata.
Beh, almeno una buona notizia. Soffocai il sorriso da ebete che si stava per dipingere sul mio volto e lo sostituii con un'espressione indifferente.
- Ma cosa gli fai tu alle donne? - intervenne Blaise, spalancando la porta del dormitorio senza troppe cerimonie e accendendosi una sigaretta. Sembrava che il suo umore fosse tornato quello di sempre, per fortuna. Almeno non avrei dovuto sorbirmi uno dei suoi sfoghi da donna in menopausa.
- E tu che le hai detto, Theo? - chiesi, ignorando più che volutamente la sua domanda.
- Forse dovrei riformulare: ma cosa ti fa la Granger a te? - mi provocò di nuovo Blaise, un ghigno divertito sul volto, sedendosi sul bordo del mio letto. Gli lanciai un'occhiata a dir poco omicida prima di voltarmi di nuovo verso Nott.
- Le ho detto che eri al Manor per affari di famiglia, cosa dovevo dirle… - borbottò, stranamente scontroso. Alzai un sopracciglio, confuso dal suo tono.
- Credo di dover riformulare ancora una volta: ma cosa vi fa la Granger a voi? - si intromise Blaise con un sorriso sornione, facendo evanescere il mozzicone. 
Ora capisco. A quanto pare, a Nott la cotta non era passata. Beh, questo poteva rivelarsi un bel problema dato che non gli avrei permesso di toccarla neanche con un dito, e lui lo sapeva benissimo.
- Potevi darti da fare prima, Theo. - sibilai, alzandomi dal letto per andare a vestirmi. Lui non rispose, evidentemente consapevole del fatto che avessi più che ragione, mentre Blaise continuava a ridacchiare, estremamente divertito dalla scena.
Infilai un maglione verde e un paio di jeans scuri, controllando la mia figura allo specchio.
- Vai da qualche parte? - chiese Blaise, guardandomi dall'alto in basso. - Che figurino! - aggiunse, sghignazzando.
- Fai poco il cretino, sai che devo andare a parlare con lei. - sibilai offeso. Non mi ero di certo impegnato a vestirmi solo perché dovevo incontrarla, ma per chi mi aveva preso?

Le lezioni del pomeriggio sembravano infinite, forse perché non prestavo loro alcuna attenzione. Ero tesissima e il fatto che non riuscissi a seguire delle lezioni per colpa di quello mi rendeva ancora più nervosa. Harry e Ron mi guardavano imbambolati mentre sospiravo, la testa appoggiata sui palmi delle mani, i gomiti sul banco. Mi accorsi a malapena che l'aula si stava svuotando, e ne fui pienamente cosciente solo quando Harry mi appoggiò una mano sulla spalla.
- Ehm, Hermione, vogliamo andare a cena? - mi chiese, titubante. Dallo sguardo che mi lanciava sospettai che Ginny gli avesse raccontato qualcosa di assurdo per spiegare il mio comportamento. Sbattei un paio di volte le palpebre e mi guardai intorno.
- Oh! Si, scusa, ero distratta. - borbottai, seguendoli fuori dalla porta. Intanto quei due continuavano a scambiarsi sguardi significativi per poi rigettarli su di me in perfetta sincronia.
- Ho qualcosa in faccia, per caso? - chiesi, scocciata.
- Nono! - si affrettò a rispondermi Harry, distogliendo immediatamente lo sguardo.
- Allora perché mi guardate come se fossi sfigurata? - sibilai, lanciando un'occhiata prima all'uno e poi all'altro.
- Beh perché è da qualche giorno che sei intrattabile! E non mi importa che hai le tue cose sei anche più strana del solito! - disse Ron, che ovviamente da quando aveva inteso che non ero interessata a lui aveva deciso di non dedicarmi alcun trattamento di favore. Lo guardai un attimo e poi scoppiai a ridere, facendoli rimanere entrambi contrariati e confusi allo stesso tempo.
Ecco cosa aveva raccontato loro Ginny!
Leggermente più su di morale li presi a braccetto ed entrammo in Sala Grande.
Come riflesso condizionato guardai il tavolo dei Serpeverde. Ma, stavolta, il mio cuore non si fermò.
Io, invece, mi bloccai immediatamente, strattonando indietro Harry e Ron che avevano continuato a camminare. 
Era tornato. E mi guardava.
Lo fulminai con lo sguardo, a dir poco furiosa, ricominciando a camminare impettita fino al mio posto. Cos'era quel sorrisetto soddisfatto? Non si faceva vedere né sentire per tre giorni facendomi pensare al peggio ed ora era lì tranquillo e sereno come al solito? Beh, non era così che avrebbe dovuto funzionare, una squadra.
Mangiai imbronciata, velocemente, poi salutai gli altri e mi diressi verso i dormitori a passo svelto.
- Granger! - mi chiamò, poco dopo, ma io non mi voltai né diedi alcun segno di aver sentito.
Sentii un sonoro sbuffo accompagnare i passi dietro di me e mi venne, inevitabilmente, da sorridere. 
No, Hermione, sei arrabbiata, mi ricordò il mio cervello, così misi di nuovo il broncio ed accelerai il passo.
- Bene, faremo a modo mio. - lo sentii sussurrare, ma prima che potessi chiedermi cosa, quando, perché e soprattutto come, mi raggiunse correndo e mi bloccò la strada, fermandosi davanti a me. Si guardò intorno, mi prese una mano e mi spinse dentro un'aula, chiudendo a chiave la porta. 
Oh, ci risiamo. 
- Cosa ti prende, mezzosangue, non sei contenta di vedermi? - chiese, poggiando la schiena alla porta e mettendo le mani in tasca. Sul suo volto c'era di nuovo quel mezzo sorriso tra il soddisfatto e il malizioso.
- Sei un idiota, Malfoy! Un idiota! Ma d'altronde l'ho sempre saputo, perché mi meraviglio ancora? Eri un idiota prima, lo sei adesso e lo sarai per sempre! Un IDIOTA! - gli urlai in faccia. Lui mi lasciò sfogare, sogghignando leggermente.
- Hai finito? - chiese, dopo un po'.
- No che non ho finito! Si può sapere dove sei stato? Perché non mi hai detto niente? Perché nessuno mi ha detto niente? - domandai, incrociando le braccia al petto e stringendo gli occhi.
- Capisco, e così eri preoccupata per me, Granger. - mormorò togliendo le mani dalla tasca e muovendo qualche passo verso di me. 
Mantieni il punto, ok?
- Oh, no non provare a rigirare la frittata Malfoy! - borbottai, indietreggiando di un passo e sentendo lo spigolo del tavolo sulla mia schiena. Possibile che ogni volta che ero con lui l'ambiente circostante si trasformava in un'enorme trappola per topi?
- Ma io non ci provo affatto, io ci riesco. - sussurrò al mio orecchio, appoggiandomi le mani sulla vita. 
Ok, lascia perdere Hermione, al diavolo il punto.
Si voltò e immerse i suoi occhi nei miei, un'espressione soddisfatta nel constatare che non avevo intenzione di ribattere. O parlare. O pensare.
- Sono stato nel dormitorio, come mi ha ordinato Silente. Non potevo uscire finché lui non fosse tornato. - mormorò, senza distaccare lo sguardo.
- Perché?
- Perché c'è stata l'evasione ad Azkaban e così ha riempito il dormitorio di incantesimi protettivi. Voleva proteggermi. - rispose, pronunciando l'ultima parola con un ghigno schifato.
- Dolohov?
- E la cara zia Bellatrix. E altri che non conosci. Ma adesso non ne voglio parlare. - disse, spostando le mani sulla mia schiena attirandomi verso di lui. Io annuii, non troppo convinta e consapevole dei movimenti del mio corpo, soprattutto nel momento in cui si avvicinò per posare le sue labbra sulle mie. 
Oh. Beh, anche la lingua. Dio come mi era mancato… ma di certo non gliel'avrei mai detto.
Schiusi la bocca per accogliere con trasporto il suo bacio e il suo sapore. Menta, ecco cos'era.
Gli circondai il collo con le braccia, mentre con una mano mi immergevo nei suoi capelli.
Senza alcun preavviso spostò le mani sotto le mie gambe, tirandomi su con estrema facilità ed appoggiandomi sul banco che poco prima - sembravano secoli fa - aveva arrestato la mia fuga.
Una volta posizionatosi tra di esse - inutile dire quanto fossero diventati poco casti i suoi baci - riportò le mani sulla mia schiena, facendosi strada sotto il maglione, lentamente ma senza alcun indugio. Con una mano mi sfilò la camicia dalla gonna e in pochi secondi mi ritrovai il reggiseno slacciato. 
Magia?
A quel punto, in un minuscolo anfratto del mio cervello, il mio spirito Grifondoro batté un colpo. E io lo ignorai.
Intontina dai suoi baci, dal suo sapore, dal suo odore, dalle sue mani sulla schiena, intrecciai le gambe dietro di lui, tirandolo più vicino. Il suo gemito nella mia bocca mi fece capire che lo spirito Grifondoro voleva battersi per la verginità di una povera donzella, tutt'altro che indifesa e totalmente consenziente.
- Malfoy… - sussurrai, incapace di liberarmi dalla sua morsa e, in realtà, restia a farlo.
- Mh? - mugugnò sulle mie labbra senza staccarsi.
- Malfoy! - ritentai, con un po' più di voce.
- Che c'è, Granger? - domandò, scocciato.
- Mi riallacci il reggiseno? - chiesi, shoccata per le parole appena pronunciate e per la persona a cui erano dirette. Mi lanciò un'occhiata disapprovevole, infilò le mani sotto la camicia - in modo affatto casto - e con una lentezza a dir poco esasperante fece quello che gli avevo chiesto.
- Contenta?
- Non proprio. Cioè, si. - mormorai, lo sguardo perso nel suo.
Scoppiò a ridere rumorosamente, tenendomi le mani sui fianchi. Una risata diversa da quella solita, più vera, più felice, più spontanea, che fece sorridere anche me.
- Direi che per stasera può bastare, mezzosangue. - sogghignò, schioccandomi un ultimo bacio sulle labbra. E allora mi chiesi perché in me albergava ancora quel dannato spirito Grifondoro.
Lasciai di malavoglia i suoi capelli e scivolai giù dal tavolo risistemandomi la camicia.
- Avvertimi la prossima volta che sparisci, idiota. Anzi, non sparire. - mormorai, uscendo dalla classe, sperando che non mi avesse sentito pronunciare l'ultima parte, già fuori dalla porta. 

   
 
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