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Autore: xstolemyheartx    03/03/2013    10 recensioni
"Perché io e quelli che amo scegliamo persone che ci trattano come fossimo nulla?"
"Accettiamo l'amore che pensiamo di meritarci"
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Kyle, ho tanta paura.» sussurrò la piccola Faith da sotto le coperte. Era sull'orlo del pianto, come tutte le notti. Kyle era seduto in mezzo al letto con le gambe al petto e lo sguardo fisso verso il muro. «Andrà tutto bene.» rassicurò il bambino, forzando leggermente un sorriso. Somigliava quasi ad una smorfia di dolore. «Papà verrà anche questa volta, ci troverà svegli e ci darà le botte.» «Non succederà. Fidati di me sorellina.» sussurrò. «Vieni qua.» le fece segno di sedersi accanto a lui. Faith esitò qualche istante, impaurita dai passi del padre che continuavano ad avvicinarsi e allontanarsi ogni secondo, seguiti dalle urla. Tirò giù le coperte, saltò fuori dal letto e si fece coraggio correndo su quello del fratello che la accolse a braccia aperte. La bambina ci si tuffò, facendosi il più piccola possibile, quasi a voler sparire. La strinse a sè. «Andrà tutto bene, okay? Ci nasconderemo dentro l'armadio, in mezzo ai vestiti. Non ci troverà.» «Sei sicuro Kyle?» domandò con voce flebile. «Sicuro.» Le prese la mano e la strinse. Era in quei momenti che si sentiva protetta, desiderata.
Kyle scese e con cautela si avvicinò all'armadio. Aprì le ante lentamente e diede un'occhiata. Lo spazio era necessario dato che erano piuttosto bassi e mingherlini. Spostò una pila di vestiti verso sinistra e si infiltrò, provando a sistemarsi al meglio e fare spazio anche alla sorella. Si accucciò. «Vieni Faith, corri!» sussurrò, incitandola. La piccola si sporse leggermente per vedere dove fosse finito il fratello. «Dove sei?» «Sono qua, vieni!» Incuriosita da cosa avesse combinato là dentro, saltò giù dal letto e andò verso di lui. «Io non penso sia un buon piano.» disse, scrutando la situazione. 
Nel frattempo dei passi si stavano avvicinando alla stanza, senza che i bambini se ne accorgessero. «Fidati di me Faith.» Le tese la mano. Lei esitò qualche istante prima di afferrarla, fino a che non sentì il suono della porta aprirsi. A quel punto si fece catapultare all'interno e Kyle chiuse subito le ante. Fece segno alla sorella di non fare un fiato, o sarebbero stati spacciati. Faith si mise le mani davanti alla bocca e chiuse gli occhi: tremava dalla paura. Il bambino la strinse a sè, il più forte possibile. Volevano sparire.«Claire, dove sono i bambini? Dove diavolo li hai nascosti, eh?!» urlò. La donna dal piano di sotto non faceva che piangere e urlare dalla disperazione. «Claire!» Sembrava un mostro. La piccola gemette leggermente dalla paura. Non riusciva più a trattenersi, voleva fuggire via. Kyle chiuse gli occhi e si strinse di più alla sorella, convinto che in quel momento li avrebbe scoperti e fatti a pezzi. 
L'uomo cominciò a girare ovunque, in qualsiasi angolo della stanza, persino sotto ai letti o nella soffitta. Per ultimo, si avvicinò all'armadio. I battiti dei due bambini si fermarono improvvisamente. Prese un'anta, e la aprì.
 
 
Era passato un giorno preciso da quando aveva vissuto quella terribile esperienza, quel tremendo incubo. Ma se proprio vogliamo metterla su questo piano, da quel giorno gli incubi non erano mai cessati. L'ultimo gesto di Niall la tormentava, non le faceva chiudere occhio. Aveva di nuovo il terrore di essere presa dal letto, sbattuta al muro e maltrattata, come tredici anni fa.
 
"Faith di qua, Faith di là, Faith quell'altro, Faith sta attenta" Da quando  era tornata a casa Kyle non le aveva dato tregua: quasi quasi  sarebbe tornata volentieri in carcere solo per il piacere di non sentirlo più sbraitare, ma aveva cose più importanti delle quali occuparsi.  «Ti rendi conto in che situazione ti stai cacciando?» rimproverò il ragazzo, acciecato dall'ira. Poteva tollerare tutto, ma non che la sorella gli mentisse così spudoratamente. «Sì, me ne rendo conto, okay? Ma la vita non è la tua, piantala di immischiarti negli affari che non ti riguardano.» disse con acidità, usando quasi lo stesso tono che Niall usava con lei. «Come puoi dire che non mi riguardano? Sei mia sorella!» «Appunto: sono tua sorella, non tua figlia.» «Ma so molte più cose di quante tu ne possa immaginare.» «Contenta per te.» ribattè. Mise le ultime cose in borsa, chiuse la cerniera e se la mise in spalla. «Dove vai ora?» «Da Niall.» evidenziò il nome per infastidirlo. «Che cosa? Ma con chi ho parlato fino ad ora?!» «Non lo so, me lo chiedo anch'io.» Con l'intento di riuscire a farlo stare zitto finalmente, aprì la porta e fece per andarsene, ma guarda caso, venne bloccata. Maledizione. Cominciava davvero a  non sopportarlo più, aveva i nervi a fior di pelle.  Si voltò con calma, cercando di trattenere i suoi istinti omicida. «Faith, non voglio essere il fratello ultraprotettivo, ma per favore, se devi rischiare fallo usando il cervello. Tu non sai chi è Niall Horan.» «E non voglio saperlo. So abbastanza su di lui per essere in grado di gestirmi.» «No Faith, no. Chi te l'ha fatte quelle ferite? Chi ti ha sbattuto in carcere senza neanche provare a difenderti? Lui non ha sentimenti, capiscilo.» Lui non ha sentimenti. «E' qui che ti sbagli, Kyle, e di grosso.» Dopo averlo guardato un'ultima volta si girò e senza neanche aprir bocca si allontanò da casa. Perchè nessuno cercava di andare oltre l'apparenza di Niall? Perchè solo lei era riuscita ad arrivarci?
Ciò che le faceva male più di tutto era vedere Kyle non capire che lei teneva veramente a quel ragazzo, più di qualsiasi altra cosa. L'aveva trattata male così tante volte, lei si era ribellata, eppure lo amava ogni giorno di più: era sicura che sotto quella corazza che si era creato c'era una persona meravigliosa, forse la più bella che lei abbia mai incontrato, ma spettava a lui lasciarsi andare. Lei poteva soltanto aspettarlo a braccia aperte e se doveva lo avrebbe fatto anche per la durata di un'eternità. 
Se davvero credevano di poter fermare Faith Evans, allora non l'avevano mai conosciuta fino in fondo. 
Bussò alla porta. 
Silenzio. 
Bussò di nuovo. 
Silenzio.
Dei passi si avvicinarono, poi finalmente la porta si aprì. Si appoggiò allo stipite della porta un ragazzo, vestito con degli indumenti che da quel che si capiva usava solamente a casa. Faith alzò lo sguardo. Niall. Tirò un sospiro di sollievo: desiderava tutto tranne che fare strane presentazioni con la sua famiglia. Era già tanto avere a che fare con lui, figuriamoci con qualche altro messo alle stesse condizioni. «Non ti arrendi mai, vero?» «..Sono venuta per parlarti. Posso?» «Entra.» ordinò. Faith senza scomporsi minimamente dal suo tono, entrò in casa. Chiuse la porta. L'abitazione somigliava molto alla sua, era semplice, ma aveva un particolare: era vuota. Vuota di emozioni, di persone, di felicità. C'era solo buio, buio ovunque. Chissà perchè, ma qualcosa stranamente la riportava all'animo di Niall. «Ti piace vivere nell'oscurità?» domandò, per sdrammatizzare. «Stavo dormendo.» «Oh, capisco. Allora scusami di nuovo.»  Stupido, odioso sarcasmo. Il ragazzo la fulminò con uno sguardo. «Sei venuta qua per rompere o con qualche scopo?» «Te l'ho detto, ero venuta per parlarti. E beh sai, mi aspettavo che anche tu avessi da dire qualcosa, ma probabilmente non parlerai mai.» «Vedo che cominci a capire.» «E' l'abitudine.» fece spallucce. «..Comunque ero venuta anche per portarti le fotocopie di scienze. Le ho fatte qualche giorno fa, ma mi ero dimenticata di dartele. In mezzo c'è anche la relazione che ti sei dimenticato sotto al banco.» disse, mentre frugava nella borsa. Niall la osservava con un sopracciglio inarcato. Ma cos'era, un cyborg quella ragazza? Nemmeno sua madre a quei tempi era così precisa. 
Tirò fuori i fogli e glieli porse. «Che diavolo ne sapevi che avevo lasciato la relazione sotto al banco?» domandò, mentre sfogliava tutte quelle fotocopie che gli aveva dato. «Conosco come sei fatto e per evitare un due ho controllato che avessi preso tutto almeno quella volta.» «Perspicace.» «Lo so.» disse, facendo di nuovo spallucce. Ignorandola come sempre, si diresse in soggiorno e buttò la roba sul tavolo, dimostrando il suo evidente spirito da menefreghista. Faith lo seguì. «Come vanno le ferite dell'altra sera?» «Ma che cazzo di domanda è?» domandò, mentre si sbracava sul divano. «Come vanno le ferite dell'altra sera?» ripetè, come se non avesse assolutamente sentito nulla. In realtà stava semplicemente mettendo in atto una delle sue migliori armi, l'indifferenza. Per quanto poco lo conoscesse sapeva che lo infastidiva a morte quando lo ignoravano e Faith avrebbe continuato finchè il ragazzo non avrebbe capito che quel comportamento era inutile con lei. Ormai c'era troppo dentro, non poteva mollare. Non udendo risposta, tirò fuori dalla borsa un piccolo kit di pronto soccorso. «Ora che cazzo vorresti fare? La croce rossina?» «Togliti la maglietta.» ordinò lei. «Scordatelo.» «Ho detto togli quella maglietta e non controbattere.» A quelle parole il ragazzo perse la pazienza. Odiava gli ordini, odiava lei e odiava quelle sue stupide premure. Lui non aveva bisogno di nessuno, tantomeno di una come lei, o perlomeno era quello che voleva dimostrare. La afferrò per la maglietta con violenza e la trascinò a sè, gelandola con uno sguardo di ghiaccio. «Stammi a sentire tr..» Faith si tolse le sue mani di dosso e lo prese per le spalle, bloccandolo. «No, stammi a sentire tu. Non azzardarti neanche minimamente a usare certi toni con me, perchè come tu pretendi rispetto, lo pretendo anch'io, hai capito?» Niall la osservò in silenzio per qualche istante, poi tirò fuori uno dei suoi soliti sorrisetti strafottenti. «Se no?» La ragazza strinse la presa e affondo le unghie nella sua pelle. «Non sottovalutarmi, Niall.» «Oh, che paura!» «Sta zitto e togli quella stupida maglietta.» disse, fulminandolo con uno sguardo e ricomponendosi. Senza guardarlo minimamente in faccia riprese a preparare l'essenziale per curarlo. Niall si alzò e senza opporsi, stranamente obbedì. Apparentemente sembrava che si fosse arreso, ma nella sua mente sapeva che gliel'avrebbe fatta pagare con quel gesto. Sarebbe diventata nel giro di pochi secondi una delle sue stupide vittime. 
Buttò la maglietta a terra con violenza, con l'intento di attirare la sua attenzione. Lei non rispose a quella richiesta. «Mettiti seduto.» Non voleva mostrarsi debole, non doveva. «Cosa c'è, ti vergogni a guardarmi per caso?» domandò sogghignando. Si morse il labbro e si sedette il più possibile vicino a lei. Aspettava una risposta. Silenzio, di nuovo. Che cazzo le prende? Afferrò vari cerotti e finalmente si avvicinò al ragazzo. Okay Faith, fai un respiro profondo e alza lo sguardo. Con qualche esitazione, alzò il viso. Non arrossire, non arrossire. Niall continuava a sogghignare, osservando ogni particolare del suo viso. Non vedeva l'ora di coglierla nel sacco. 
Si avvicinò di più e scrutò il suo petto leggermente scolpito. Aveva ferite e graffi ovunque: passò una mano su questi ultimi. A quel tocco, il ragazzo diventò improvvisamente serio. Era sicura che non appartenessero alla sera precedente, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa. 
 
«Schifoso essere inutile.» Si osservava allo specchio, con tutto il disprezzo che una persona potesse provare contro se stessa. Passò una mano sul suo petto. Lividi, ferite, sangue ovunque. Si macchiò leggermente l'avambraccio. Con disgusto continuò a farsi del male. Affondò le unghie nella pelle il più possibile e con violenza segnò altri quattro graffi, dai quali cominciò subito a colare sangue. Bruciavano, come il dolore che lo sopprimeva, come le ferite che nel tempo non si erano mai rimarginate, come la morte della sua famiglia. Bruciavano come l'amore che non aveva mai ricevuto.
 
 
«Niall, chi te li ha fatti?» sussurrò. «Non sono cazzi tuoi.» Faith lo guardò negli occhi. «Sai che non lo direi a nessuno.» «No, non lo so. Rimangono comunque cazzi miei.» «Per favore.» «Fai quello che devi fare e non scassare.» «..Come vuoi te.» Voleva la guerra? E guerra sia. Prese il disinfettante e ne versò un pò sopra un batuffolo. Cominciò a passarlo sopra le ferite ancora fresche, premendo. Niall a primo impatto sobbalzò dal dolore. «Maledizione, vaffanculo, sei una tro..» Lei alzò un sopracciglio e lo guardò. Ormai era tra le sue mani, qualsiasi mossa facesse era sbagliata. A suo rischio e pericolo. Strinse i denti. «Brucia?» «No, ma che dici?» Faith scoppiò a ridere. «Mi dispiace.» «Già, noto il dolore sul tuo viso.» disse sarcasticamente, riprendendo a osservarla con attenzione come poco fa. Se solo non fosse stata così diversa da lui, ci avrebbe persino fatto un pensierino. Ma forse era proprio questo che lo portava a pensare certe cose. Lei era diversa. 
Sobbalzò di nuovo. «Cristo, vuoi piantarla di farmi male?» ringhiò. «Ti sto semplicemente pulendo le ferite, non rompere.» Diede un'ultima occhiata poi sostituì il batuffolo ormai sporco. Prese dei cerotti. «Sei capace a metterteli da solo o ti serve la badante?» «Dammi qua.» disse, sfilandoglieli dalle mani. Ne aprì uno e buttò la carta per terra, come faceva sempre. Alla fine della giornata il soggiorno era sempre un disastro, e ovviamente chi puliva? Sempre lui. Non poteva minimanente contare su suo fratello: quello tornava a casa, si faceva fuori altre due lattine di birra, come se non bastasse quello che avesse già bevuto e poi si metteva a letto, ubriaco fradicio. Abitare da solo o con lui era indifferente, non cambiava nulla. Sotto questo punto di vista in effetti benediva davvero i suoi diciannove anni. In fondo stare da solo tutto il giorno senza nessuno che ti rompa non era affatto male. Diciamo non lo era stato fino a quel momento, poi era subentrata Faith. Stare da soli era impossibile. Una volta per i compiti, una volta per controllare come stesse, veniva sempre a suonare a quel maledetto campanello. Tante volte avrebbe voluto sbatterle la porta in faccia, anzi, sempre. 
Sistemò il cerotto sulla ferita. Metà gli si spezzò sulle mani mentre lo appoggiava. Faith lo guardò. «Hai la grazia di un elefante, Niall.» «E allora fallo tu che sei tanto brava, tieni.» disse, strappandoselo di dosso e tirandoglielo contro. Si fece uscire nuovamente il sangue, ma ormai non era una novità per lui. La ragazza con pazienza lo raccolse da terra e riprese dell'ovatta, mettendo a tamponare. «Tienilo così per favore.» «Tienicelo tu.» «La pianti di fare il bambino?» «Ma vaffanculo a te e il bambino.» le tolse la mano con arroganza e se lo trattenne da solo. Faith nel frattempo aveva preso i cerotti e li stava sistemando uno ad uno sul divano. Ne prese uno alla volta e glieli sistemò con cura su tutti i graffi e le ferite che aveva, ovviamente i meno gravi. Per il resto dovette fargli una fasciatura attorno alla vita per la quale impiegò almeno mezz'ora. Niall quando si trattava di certe cose era assolutamente negato, per non parlare di quando dovevano fare delle ricerche insieme a scuola o degli esperimenti al laboratorio. Faceva tutto lei, anzi. Doveva fare per lei e rimediare ai disastri che combinava il ragazzo. La storia si ripeteva continuamente. «Ora puoi rimetterti la maglietta.» disse, sospirando. «Quando dovrò toglierla tutta questa roba?» «Quando te lo dico io, ma non oggi perchè se ti trovo senza, non so che ti combino.» Lui fece una smorfia e si rimise la maglia, senza far un fiato. Faith nel frattempo stava rimettendo in ordine le cose e raccattando la roba da buttare via. La aiutò. «E da quando tu mi dai una mano?» «Da quando sei in casa mia?» «Quando facciamo i compiti a casa tua però non fai una mossa, eh simpaticone?» «E che ti aspetti? Sei tu quella intelligente, o sbaglio?» Faith gli porse le scartoffie, poi lo guardò negli occhi. «Non ho mai detto di esserlo, tu sei migliore Niall. Non so cosa ci vedi di sbagliato in te.» Il ragazzo distolse lo sguardo e si allontanò. «Non prendiamo questo argomento.» Lei lo seguì in cucina e si mise seduta di fronte a lui, vicino alla finestra. «Invece lo prendiamo.» «Se ho detto di no è no, chiaro?» ripetè a muso brutto.  La ragazza fece una smorfia da presa in giro poi alzò gli occhi al cielo. «Ti credi simpatica?» sputò lui di tutta risposta. «Più di te sicuro.» «Beh se è così puoi anche andartene.» «Dio, come sei permaloso, stavo solo cercando di rompere questa stupida tensione che c'è sempre tra noi due.» sbuffò. Non appena fece per rimettersi in piedi, Niall si mise di fronte a lei, bloccandole il passaggio. Serrò i pugni e li poggiò attorno a lei. «Tu non hai capito niente di me.» la fulminò con gli occhi. Faith gli prese il viso e lo avvicinò al suo. «E tu devi capire, Niall, che io ho capito più di quanto tu possa immaginare.» sussurrò. Erano così vicini. In quel momento era come se tra loro non ci fosse più rivalità, come se tutto fosse più semplice. Desiderava baciarlo con tutta se stessa, stringerlo a sè e non lasciarlo più andare via, ma non poteva. Appoggiò la sua fronte contro quella del ragazzo. «E chi cazzo sei, un'indovina?» sussurrò con lo stesso tono, per prenderla in giro. Faith sorrise e si staccò. «Mi piacerebbe, almeno potrei sapere cosa ti frulla in quella testa.» Si appoggiò sulle sue spalle possenti e scese giù. Amava prendersi gioco di lui, era un pò la sua forma di "vendetta". Non appena fece per dirigersi in soggiorno a prendere le sue cose, un rumore estraneo la fece bloccare in mezzo all'atrio. C'erano delle voci di fuori, proprio fuori dalla porta, ed erano molte.. e c'entrava in qualche modo Niall. Aveva potuto distinguere il suo nome nella conversazione. Il ragazzo si avvicinò. «Che cazzo fai lì in mezzo come una scema?» «Niall.. doveva venirti a trovare qualcuno?» sussurrò. «No. Stai diventando pazza per caso?» A quella risposta, cominciò ad andare in allerta. «Ti prego, parla piano. Di fuori c'è qualcuno, parlano di te.» «Ma che diavolo..?» Fece per avvicinarsi alla porta ed aprirla, ma proprio in quel momento uno sparo violento colpì la finestra del soggiorno, mandandola in frantumi. Erano tornati. Erano settimane che lo perseguitavano e non si sarebbero mai arresi finchè non l'avrebbero fatto fuori. Stava per aprire pronto ad andare a fare a botte, ma proprio in quel momento si ricordò di Faith. Non poteva lasciarla lì senza nessuno che la proteggesse, l'avrebbero massacrata e lui non poteva permettere che qualcun altro passasse sotto le loro mani. Un altro sparo colpì l'altra finestra. Chiuse la porta a chiave. «Faith, corri al piano di sopra, corri!» ordinò. Lei esitò. «Non se non vieni anche tu.» «Non posso lasciare tutto nelle mani di quei bastardi.» «Neanche la tua vita.» Si avvicinò e gli afferrò la mano saldamente. «Ti prego, Niall.»
La guardò negli occhi per qualche istante poi la spinse verso le scale. «Dobbiamo sbrigarci e prendere la macchina sul retro prima che me la facciano in mille pezzi.»  disse, mentre correvano di sopra. «E come facciamo?» «Troveremo un modo, ora dobbiamo nasconderci in soffitta.» La prese per un braccio e la trascinò nella sua stanza, poi chiuse quest'ultima a chiave. In tutta la sua vita, Faith non aveva mai visto la sua camera, mai, gliel'aveva sempre tenuta nascosta, il che la faceva insospettire più del dovuto. Ora però non era il momento di indagare, sapeva che avrebbe trovato il momento giusto prima o poi con le buone o con le cattive. Niall tirò giù un apertura dal soffitto e fece scendere delle scalette. Le fece segno di salire. Lei esitò qualche istante, poi si avvicinò. «Promettimi che sali anche tu.» «E secondo te che ci sto a fare qua?» Faith fece spallucce. Cominciò a salire gli scalini, fino a che non arrivò ad una piccola specie di stanzetta. Si trascinò sul pavimento e si sedette, guardando in basso. Lo incitò a raggiungerla. Niall lo fece, la imitò, poi tirò su le scalette e chiuse l'apertura con un lucchetto. «Credo che qui non ci arriveranno mai.» sussurrò Faith. «Appunto, quindi non sussurrare. Sai, quando lo fai sembri pazza.» «Io non sono pazza.» controbattè. Il ragazzo scosse la testa e si alzò. In fondo alla soffitta c'era una finestra, dalla quale filtrava la luce del sole che illuminava il tutto. La aprì con cautela e si affacciò. Vuoto. In lontananza c'era ancora la sua macchina fortunatamente viva e vegeta. Se volevano fuggire da la dentro e non rischiare la vita, dovevano trovare un modo di scendere da lì. «Niall, che fai?» «Cerco un modo per uscire.» disse. «Ovvero?» «..Te la senti di saltare da quest'altezza?» Faith lo fissò perplessa. «Mi prendi in giro?» «No, Faith, no. Non vedo altri modi per uscire, okay?» disse, spazientendosi leggermente. Aveva i nervi a fior di pelle. Dopo due ore con lei, ci era mancata solo quella banda di pazzi a completare la giornata. Cominciò a frugare in mezzo alle scartoffie e a tutta roba ormai decrepita, cercando una corda o qualcosa di simile. In quel momento sarebbe stata davvero pericolosa, ce l'avrebbe volentieri legata e buttata giù di sotto per quanto era su di giri. 
Improvvisamente si bloccò. Un altro flashback gli illucidì gli occhi: in un angolo, a terra, c'erano le lenzuola di sua madre. Si passò una mano tra i capelli e le afferrò con foga. Nonostante tutto rofumavano di pulito, dopo così tanto tempo: il solito odore era ancora impresso, sebbene fossero leggermente impolverate. Ricordava ancora come ieri quando le puliva e le stirava con tutta la cura del mondo, gli sembrò di ritornare indietro nel tempo di quattordici anni senza neanche accorgersene. Faith si avvicinò.  «Tutto bene?» domandò a bassa voce. Niall abbassò lo sguardo e le strinse a sè. «Sì.» sussurrò. «..Erano di qualcuno a cui tenevi, vero?» si accucciò accanto a lui. «Come fai a saperlo?» «Si vede da come le guardi.» «..Già.» Era forse la prima volta che le parlava con così tanta tranquillità. 
Un rumore assordante dal piano di sotto li interruppe, riportandoli alla realtà. Dovevano sbrigarsi. «Le useremo per scendere di sotto, aiutarmi a legarle, dobbiamo formare una catena.» disse, alzandosi. Faith sorrise leggermente e cominciò a dividerle una per una e ad aiutarlo. Nel giro di pochi minuti formarono una specie di treccia chilometrica che Niall legò ad una trave che sorreggeva il soffitto: era l'unico punto sicuro. Faith la lanciò dalla finestra e la osservò cadere sul giardino: la lunghezza era perfetta. «Scendo prima io.» disse il ragazzo. «..Sei sicuro?» «Non saresti in grado di difenderti da loro.» «E da quando ti preoccupi per me?» «Non mi sto preoccupando per te, l'avrei fatto per chiunque, okay? Non hai idea di cosa si prova a passare sotto le loro mani.» disse, mentre si avvicinava alla finestra. Si mise seduto e afferrando le lenzuola, con cautela si lanciò di sotto. «Sta attento.» «Non ho bisogno delle tue stupide rassicurazioni, pensa a pararti il tuo di culo.» Nel frattempo scendeva. Faith fece una smorfia. «Sempre il solito spaccone.» borbottò. Lo osservò scendere fino in fondo: non appena ebbe messo i piedi a terra fuggì verso la macchina. La ragazza si sbrigò ad uscire e afferrare le lenzuola. Non l'avrebbe mica lasciata sola, vero? Con foga cominciò a muoversi velocemente fino a che non riuscì a toccare terra. Tirò un sospiro di sollievo e cominciò a correre a perdifiato verso l'auto di Niall. Salì. «Allaccia le cinture, non andrò a venti all'ora.» disse il ragazzo con le mani al volante. Faith chiuse lo sportello e obbedì. «Sai, in realtà pensavo mi avresti lasciato da sola.» «..Quanto sei stupida.» commentò, scuotendo la testa. Mise in moto e partì a tutto gas. Lei cominciò a guardare dallo specchietto retrovisore ogni dieci secondi, per paura che li seguissero. «Niall, secondo te riusciranno a rintracciarci?» «Vedi non cominciare a fare domande o apro la portiera e ti lascio per strada, okay?» Abbassò la guardia e incrociò le braccia a mò di broncio. «..Okay.» «Magnifico.» «Però ora dove andiamo?» «Ma con chi ho parlato?» Faith voltò gli occhi al cielo: «Scusa tanto se voglio sapere che fine farò.» 
In quell'istante il suo cellulare cominciò a squillare all'impazzata. Lo afferrò. 
 
Kyle: 10 chiamate perse.
 
Sbuffò. Poteva continuare a chiamare quanto voleva, non avrebbe risposto neanche morta. Lo rimise in tasca. «Che fai, non rispondi?» «Non sono affari tuoi.» rispose impettita, con lo stesso suo tono. «..Giusto.» «E allora se è giusto non farmi certe domande.» «D'accordo, ma ora abbassa i toni.» «Non sei mia madre, okay?» «Con questo?» «Con questo smettila di darmi ordini.» «Sei tu che li dai a me veramente.» «Ah si? E quando l'ho fatto che non mi hai mai dato retta?» «Certo, ora fai l'innocente. Ma fammi il piacere.» «Qui sei te che fai l'innocente mio caro.» Possibile che passavano continuamente da momenti in cui si poteva parlare a momenti in cui si scannavano a vicenda nel giro di pochi minuti? «Si, okay, mandiamola così.» disse, lasciando cadere il discorso. Sembrava strano, ma proprio non aveva voglia di mettersi a competere con una mente così testarda come la sua in quel momento. Sapeva che altrimenti sarebbe andata a finire male e aveva già abbastanza problemi. Mentre osservava la strada cominciò a pensare a come fosse ormai ridotta la sua abitazione e cosa sarebbe successo quando sarebbe tornato suo fratello. Sotto al letto c'erano ancora le sue buone dosi di droga che nascondeva e tutti i soldi che aveva rubato insieme ai suoi compagni del giro. Sicuramente al suo ritorno non avrebbe trovato più nulla. Come avrebbe fatto a mantenersi? Di certo non poteva contare su Greg: lui sarebbe stato capace di vendere casa senza neanche accorgersene. Con la coda dell'occhio osservava Faith fissare il finestrino con lo sguardo perso nel vuoto. Non avrebbe mai avuto le palle di chiederle aiuto, l'orgoglio era più forte di lui. Girò lo sguardo verso il segnale del serbatoio della benzina, era a corto. Lanciò un calcio. «Maledizione, maledizione.» ringhiò. La ragazza si voltò di scatto.  «Che succede ora?» «La benzina, siamo a corto, dannazione.» «Stai scherzando spero.» «No, non sto scherando!» «E ora?»  Erano già in autostrada, non c'era anima viva. Nessuno avrebbe potuto fermarsi e aiutarli.
Niall senza pensarci due volte partì a tutto gas, svoltò con la macchina e si addentrò in mezzo agli alberi, fuori dalla strada. «Ma che diavolo fai?!» domandò la ragazza, slacciandosi le cinture. «Non abbiamo altra scelta.»


 


ciao pipol. ouo
finalmente sono riuscita a pubblicarlo, dopo tante pene. (?)
ci ho messo una vita a scriverlo, a farlo più lungo del solito e dettagliato.
sinceramente, spero vi piaccia, ma siete liberi di esprimere la vostra opinione.
ancora non è niente, verrà il bello tra un pò di capitoli, probabilmente dovrete aspettare un pò, ma verrà lol
non so se si è capito, ma odio scrivere i flashback. mi vengono malissimo.
però ogni tanto devo metterli o non si capisce 'na frappa. 
bien, ora vi lascio mie care.

vi faccio notare che sono passata da 20 recensioni a 9, faccio pena HAHAHAHA
se recensite vi regalo un biscotto, daidai. 
alla prossima. ♥
 

 

   
 
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