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Autore: Moiraine    03/03/2013    1 recensioni
Salve a tutti :)
La protagonista, Estel, è una ragazza dal passato oscuro e misterioso del quale apparentemente non ricorda nulla. Vive una vita difficile o, almeno, vive una vita difficile fino all'incontro con un ragazzo speciale.
Questa è la prima storia che pubblico; quindi non fatevi scrupoli e commentatemi o criticatemi.
Buona lettura :) Spera che la storia vi piaccia :)
Genere: Fantasy, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lei

 
Stava ormai per calare la sera. Estel passeggiava tranquillamente, con Anar al suo fianco. Il ginocchio non le faceva più male ed era abbastanza soddisfatta della giornata che aveva trascorso insieme al rosato.
Con un sospiro alzò il viso a guardare il cielo che si stendeva, immenso, sopra la sua testa. Le stelle erano bellissime anche se le luci del paese le impedivano di ammirarle in tutto il loro splendore.
Anar, accanto a lei, la osservava incuriosito. Ogni istante che passava si accorgeva che la compagnia di quella ragazza lo faceva stare bene. Con lei riusciva a ridere e a scherzare tranquillamente, cosa che non riusciva a fare con le altre ragazze che aveva incontrato fino a quel momento. Lei era particolare. Aveva qualcosa che lo affascinava e che lo rendeva esageratamente protettivo. Anche se non sapeva ben spiegare cosa fosse..
«Peccato..» sussurrò Estel continuando a guardare il cielo.
«Cosa?» le chiese Anar, curioso.
«Di qui non si vedono bene le stelle» sussurrò dispiaciuta.
«È normale» le rispose facendo spallucce. Lei lo guardò con una smorfia.
«Lo so; dico soltanto che è fastidioso» gli rispose infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. Lui scrollò le spalle.
«Sono soltanto stelle» disse guardando la strada davanti a sé. Estel lo guardò stupita.
«Soltanto stelle?» gli chiese fermandosi di botto. Lui si fermò e la guardò confuso.
«Si» le rispose tranquillamente.
«Come puoi dire che siano “soltanto stelle”? Come puoi non capire quando siano stupende e speciali?» gli chiesi avvicinandosi a lui per guardarlo negli occhi.
«Le stelle?» le chiese perplesso, indicando il cielo con un indice.
«Le stelle! Guarda lassù!» disse alzando il viso verso l’alto. Il ragazzo, anche se confuso, obbedì e alzò lo sguardo verso il cielo.
«E allora?» le chiese perplesso. Lei sbuffò.
«Non ti permetto di parlare così delle stelle» gli disse prendendolo per mano e iniziando a correre. Lui la guardò confuso.
«Dove stiamo andando?» le chiese andandole dietro.
«A guardare le stelle» gli disse tranquillamente.
«Le ho guardate tante volte» le disse, seccato.
«No» gli disse bloccandosi all’improvviso per guardarlo negli occhi; «Tu non le hai mai guardate, tu le hai soltanto viste» gli disse incatenando lo sguardo a quello stupito del rosato. Si guardarono per un secondo infinito, dopodichè lei riprese a correre.
Si fermò soltanto dopo essersi lasciata alle spalle le luci del paese. La vista del cielo, da quel punto, era impedita dalle chiome degli alberi.
«Bello davvero» le disse Anar, sarcasticamente. «Da qui le stelle sono stupende».
Estel sbuffò.
«Piantala di lamentarti» gli disse, dopodichè si immerse in un cespuglio, sparendo fra i sottili ramoscelli.
«Estel?» la chiamò lui preoccupato.
«Muoviti» gli disse lei spazientita. Lui sbuffò, ma, come aveva fatto prima la ragazza, si avvicinò al cespuglio e lo oltrepassò. Una volta arrivato dall’altra parte, spalancò gli occhi stupito.
Lì, lontano da qualunque luce artificiale, il cielo era un’immensa distesa coperta di puntini luminosi, e si estendeva in tutta la sua immensità. Le stelle brillavano in tutta la loro perfezione, come se volessero prendersi gioco di quel ragazzo che fino a quel momento non le aveva mai considerate.
«Allora?» gli chiese Estel con un sorriso emozionato. «Non sono stupende?».
«Sono bellissime viste da qui..» ammise lui, «..ma restano comunque soltanto puntini. Non capisco perché per te siano tanto speciali» le disse scrollando le spalle. Estel lo guardò imbronciata.
«Sei proprio stupido» gli disse sedendosi sull’erba.
«Non è vero» controbatté lui, imitandola. Lei sospirò e alzò il viso verso il cielo.
«Come puoi non capire una cosa tanto semplice?» gli chiese in un sussurro. Lui la guardò; aveva gli occhi luminosi, proprio come quegli infiniti puntini che riempivano il cielo. «Guardale» gli disse trafiggendolo con il suo sguardo. Lui restò ammaliato per qualche secondo, ma quando lei distolse lo sguardo per guardare nuovamente il cielo, la imitò. «Sono misteriose e nascondono milioni di segreti; raccontano tante storie: storie di eroi, dei, fate ed esseri magici; raccontano tutto quello che vuoi che raccontino. Guardale, ma guardale davvero, Anar. Esse prendono la forma di ciò che il tuo incoscio ti tiene nascosto e ti rivelano i segreti che neanche tu sapevi di celare» sussurrò, guardando il cielo con un sorriso emozionato.
Il rosato ascoltò attentamente le sue parole e, lasciandosi cullare dalla sua voce, iniziò a guardare le stelle. Automaticamente, un gruppetto di esse si riunì per formare il viso sorridente di una ragazza, gli occhi di stelle luminosi come lo erano quelli di Estel. Sbatté le palpebre incredulo e l’immagine si sgretolò sotto il suo sguardo stupito.
«Cosa vedi?» gli sussurrò la ragazza. Lui rimase in silenzio e guardò nuovamente la volta celeste. Cosa vedeva adesso?
«Una casa» rispose quando quella si materializzò nel cielo. Lei sorrise.
«È già un inizio» gli disse con un sorriso. Anche lui si lasciò sfuggire un sorrisetto, ma all’improvviso l’immagine cambiò e iniziò a muoversi.
«Adesso è cambiata» disse confuso. Lei gli sorrise e lo guardò negli occhi.
«Cosa sta succedendo?» gli chiese curiosa. Lui guardò le stelle, ammaliato da quello che gli stava accadendo.
«Sono comparse delle figure all’interno della casa: una donna, un uomo e un bambino» sussurrò emozionato.
«E cosa fanno?» gli chiese.
«Il bambino sta giocando con qualcosa, mentre i genitori gli stanno vicino; stanno sorridendo» disse intenerito. Anche Estel sorrise.
Anar continuò a guardare il cielo. Quell’immagine gli piaceva; gli sembrava familiare, anche se sapeva di non averla mai vissuta.
«Hai visto?» gli chiese Estel soddisfatta. Lui ridacchiò, ma all’improvviso l’immagine si mosse di nuovo. La sua fronte si corrugò e lei lo guardò curiosa.
«Cosa sta succedendo?» gli chiese.
«Si è avvicinata un’altra figura.. sembra un bambino, ma non sono sicuro, e tiene qualcosa stretto in mano» sussurrò concentrato.
«E che fa?» gli chiese lei curiosa. Lui rimase un attimo in silenzio, ammaliato dalla scena che le stelle gli stavano rivelando, quando i suoi occhi si riempirono di orrore. Lei lo guardò preoccupata; gli poggiò una mano sulla spalla.
«Anar?» lo chiamò delicatamente; ma lui non rispose. Era troppo attento alla scena. La nuova figura si era avvicinata alla casa e si era avvicinata al bambino. Questo le aveva sorriso e si era messo da parte per farla giocare con il proprio gioco. Ma la figura fece qualcosa di strano. Prese il bambino e lo cacciò via dalla casa, lontano dai suo genitori e dai suoi giocattoli, lasciandolo da solo in mezzo al buio. Poi si era avvicinata al camino della cucina e aveva fatto crescere le fiamme, facendole diventare sempre più grandi; talmente tanto grandi che alla fine..
«Anar!» lo chiamò decisamente Estel. Quello sbatté le palpebre parecchie volte, confuso. Si guardò intorno disorientato. Accanto a lui, Estel lo guardava preoccupata, il viso pallido come se avesse appena visto un fantasma. «Cosa è successo?» gli chiese in un sussurro. Lui sbatté nuovamente le palpebre. «Sembrava che le stelle ti avessero ipnotizzato; non riuscivo a farti chiudere gli occhi. Sembrava che la mia voce non riuscisse a raggiungerti..» sussurrò spaventata. Lui scosse la testa e le sorrise.
«Tranquilla» le disse poggiandole una mano sulla testa; «La scena è cambiata di nuovo ed io ero così concentrato a seguirla che non ti prestavo attenzione. Non è successo niente» le disse con un sorriso. Lei lo guardò un po’ diffidente, ma si lasciò tranquillizzare. Sospirò e tornò a guardare il cielo.
«Cos’hai visto di tanto interessante?» gli chiese curiosa. Lui scrollò le spalle e tornò a guardare la volta celeste. La voce di Estel aveva frantumato la scena che stava osservando e non era riuscito a capire come finiva.
«La tua voce mi ha interrotto» sbuffò; «Se mi concentro fosse riesco a vederlo di nuovo» sussurrò speranzoso. Voleva vedere come finiva. Cosa stava facendo quella nuova figura? E il bambino lasciato solo? Perché il bambino era stato lasciato da solo?
«Non credo ci riuscirai» gli disse lei dispiaciuta.
«Perché?» le chiese, guardandola stupito. Aveva le braccia strette intorno alle gambe piegate contro il petto; gli occhi illuminati da una strana luce.
«Vedi, a meno che non fosse una scena che hai costruito volontariamente, le stelle rivelano un qualcosa che nasconde il tuo incoscio solamente una volta. È difficile che lo ripropongano..» sussurrò mordendosi il labbro dispiaciuta. Lui la guardò incredulo. Se quello che diceva Estel era vero, come avrebbe fatto a scoprire cosa nascondeva il resto della storia?
«Non c’è altro modo per vederlo?» le chiese speranzoso. Lei scosse la testa.
«Mi dispiace..» sussurrò pentita. Lui la guardò e si lasciò sfuggire un sospiro. Poi però le sorrise.
«Non era niente di particolare; ma era la prima volta che mi succedeva di vedere le storie delle stelle, quindi volevo sapere come finiva. Non ti preoccupare» le disse sorridendole, ma stava soltanto cercando di tranquillizzare se stesso. Quelle immagini l’avevano inquietato e turbato parecchio. Sapeva che significavano qualcosa e voleva sapere a tutti i costi cosa fosse.
«Sicuro?» gli chiese lei guardandolo di sottecchi. Lui le sorrise.
«Certo» le rispose. «Però, andiamo a casa adesso?» le chiese alzandosi. Lei sospirò. Sapeva che Anar le stava nascondendo qualcosa, ma preferì non fargli domande. Forse le stelle gli avevano rivelato un segreto troppo “pesante” e lui ancora doveva imparare a sottostarne il peso. Ma lei non poteva fare nulla; questo era qualcosa che doveva imparare da solo.
Sospirò e si alzò. Lentamente si incamminarono per raggiungere nuovamente il paese. Erano in silenzio e nessuno dei due osava dire una parola.
Anar era ancora concentrato sulla scena che aveva visto, mentre la ragazza era preoccupata per il suo silenzio. Sapeva ormai da tempo come funzionava la storia delle stelle. Ti rilassavi talmente tanto mentre le guardavi che quelle, alla fine, sembrava ti ipnotizzassero, rivelandoti qualcosa di importante, sotto immagini e metafore che tu non riuscivi a decifrare. E su quelle immagini ci si poteva passare sopra un’intera vita senza mai arrivare a capire cosa significassero realmente.
Lei ci era passata tante volte: aveva visto case infuocate, un mare in tempesta, una donna dall’espressione triste che la guardava con amore, una bambina dalle orecchie appuntite.. e anche tantissime altre scene che però non aveva saputo spiegarsi, e nessuna di quelle immagini le aveva mai fatto capire qualcosa.
Sospirò e infilò le mani nelle tasche dei jeans. Era ormai ottobre inoltrato e l’aria aveva iniziato a raffreddarsi. Si lasciò sfuggire un tremito, mentre un brivido di freddo le percorreva la schiena e il rosato la guardò incuriosito.
«Senti freddo?» le chiese preoccupato. Lei scosse la testa e gli sorrise.
«Non troppo» gli rispose, quando quello le fece una smorfia.
«Ah, ecco» le disse incatenando il suo sguardo a quello della ragazza, accennando un sorriso. Lei, per qualche secondo, rimase imbambolata dalle sue labbra. Sotto la luce della luna avevano un aspetto così.. invitante.
Anar la guardò divertito; sembrava che fosse rimasta incantata da chissà che cosa, ma era consapevole del fatto di essere lui la causa del suo imbambolamento. Quella alzò la sguardo verso i suoi occhi e stavolta toccò a lui restare imbambolato di fronte alla luminosità e alla profondità del suo sguardo.
Automaticamente, alzò una mano e le accarezzò il viso, che sotto il suo tocco leggero si surriscaldò.
Estel si lasciò sfuggire un sospiro, mentre sentiva i battiti del suo cuore aumentare sempre di più il loro ritmo. Un brivido le percorse nuovamente la schiena. D’istinto mosse il suo viso verso quello del rosato che imitò il suo movimento. Il respiro che accelerava, il cuore che martellava, la sensazione di inebriamento che le provocava il suo profumo. Sentì il suo respiro sulle labbra e..
Qualcuno tossì alle loro spalle, facendoli sussultare. Anar alzò lo sguardo, confuso e disorientato, mentre Estel arrossì distogliendo lo sguardo imbarazzata. Si voltarono entrambi e notarono una figura in piedi di fronte a loro. Una figura femminile; una donna che Estel conosceva fin troppo bene.
«Tu?» le chiese Estel con tono incredulo e aggressivo. Il rosato guardò perplesso la ragazza che, immobile, le stava accanto.
«La conosci?» le chiese. Estel strinse i pugni lungo i propri fianchi e arricciò il labbro superiore in una smorfia di disgusto. La donna la guardava con un’espressione divertita e al tempo stesso curiosa.
«Si» sussurrò lentamente; «È mia madre».
 

 
  
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