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Autore: LuxInWonderland    03/03/2013    4 recensioni
Avevo sempre saputo che saremmo finiti, che il nostro tempo era limitato.
Ci sono persone che credono che i limiti geografici non siano un problema rilevante in una relazione, io credo che il dolore per la lontananza sia il più lacerante che esista .
Eppure quel dolore straziante si affievolì fino a rimanere accantonato in una parte del mio animo, che almeno una volta al giorno si risvegliava come a ricordarmi che Niall non era lì.
Ben presto, però, anche la speranza di rivederlo scomparve.
E poi arrivò la disperazione. Avevo perso completamente ogni speranza di poterlo rivedere.
Ero stata solo un amore estivo, niente più.
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You Were Mine
Gosh, why me?

12 giugno 2009. Una data, una destinazione… Un maledettissimo volo da prendere!
-Niall James Horan! Muovi il culo e vieni giù, che rischi già di perdere il tuo dannatissimo volo e io non voglio averti tra i piedi per il resto dell’estate- sentii la voce di Greg rimbombare nella tromba delle scale.
Afferrai la custodia della chitarra e il borsone, affrettandomi verso la porta.
Scesi velocemente le scale, rischiando più volte di sfracellarmi al suolo inciampando nei miei stessi piedi.
Infine saltai a piè pari l’ultimo gradino, atterrando perfettamente in equilibrio accanto al resto dei miei bagagli.
Vidi un ghigno apparire sul viso di mio fratello –Sempre in ritardo, vero piccolo Horan?-
Alzai gli occhi al cielo nel sentire il ridicolo che mi aveva affibbiato tanti anni prima.
Sentii il suo braccio stringermi, mentre col pugno chiuso dell’altra mano mi scapigliava i capelli giocosamente –E così anche il marmocchio biondo abbandona per la prima volta il nido familiare…- mi lasciò per asciugarsi una lacrima immaginaria, mentre fingeva una faccia commossa e orgogliosa.
-Greg, perché devi sparare sempre queste minchiate?- domandai esasperato dandogli una leggere scoppola sulla nuca.
-Perché io posso- mormorò incrociando le braccia al petto soddisfatto.
Fu in quel momento che mia madre raggiunse l’ingresso e ci trascinò entrambi fuori di casa.
Il viaggio fino all’aereoporto fu coperto delle sue noiose e inutili raccomandazioni.
-Niente birra, niente alcolici, niente feste brave e niente strip tease club, per piacere- mi ricordò con fare severo mentre ci avvicinavamo al check-in.
Sospirai mentre guardavo mio fratello scuotere la testa, per poi sorridermi cercando di tirarmi su di morale.
-Certo, mamma, mi comporterò bene- mormorai raggiungendo l’imbarco –Sarò il miglior irlandese che abbiano mai visto a Malibù- ridacchiai.
-Vedi di scherzare poco, ragazzino- mi riprese mio fratello mentre guardavo gli occhi di mia madre sciogliersi in lacrime.
-Mamma…- mormorai dolcemente abbracciandola –Non parto mica per la guerra-
-Magari- tossicchiò Greg cercando di farla scoppiare a ridere, con scarsi risultati.
-E’ che tu sei il mio piccolino ed è la prima volta che parti per un posto così lontano per tanto tempo, tutto solo- singhiozzò lei sulla mia spalla –Non hai neanche sedici anni-
La strinsi delicatamente aspettando che si sfogasse, prima di allontanarla leggermente –Tornerò presto, e sarò super abbronzato- ridacchiai contagiando anche lei.
-Ok- mormorò sommessamente prima di baciarmi le guance e lasciarmi definitivamente.
Mi voltai verso mio fratello, che mi tendeva una mano sorridente. La afferrai e lui la strinse a pungo –Divertiti, fratellino, e non lasciare un scia di cuori infranti dietro di te quando tornerai-
Gli feci l’occhiolino –Mi pare ovvio, fratello- gli assicurai prima di trascinare via il mio borsone e la custodia della mia chitarra.

***

-Perché a me?- gridai scompigliandomi i capelli di nuovo, sistemando il lenzuolo sul letto.
-Ma dico 206 stati, di cui 50 degli Stati Uniti, cinque continenti, otto pianeti, non so quanti sistemi solari e galassie e lui deve venire proprio a casa mia!- strepitai di nuovo sistemando per bene la coperta alla fine del materasso –Un irlandese!-
-Smettila, Amanda!- mi ammonì mia madre sentendo i miei lamenti anche dal pianterreno.
Mi buttai sul letto a peso morto sbuffando, non curandomi del fatto che lo avevo appena risistemato.
“Gli ho anche preparato il letto!” sbuffai di nuovo rizzandomi a sedere ed osservando la stanza semivuota. Un letto, una scrivania con una sedia in un angolo, una libreria e un armadio. Era così vuota, ma così piena di ricordi.
Mi alzai di scatto catapultandomi fuori dall’uscio senza porta, scendendo velocemente le scale e fermandomi nel soggiorno.
Mio padre se ne stava comodamente seduto in soggiorno, intento a leggere beatamente il suo giornale.
Mi inginocchiai al suo fianco proprio come facevo da bimba, quatta e silenziosa come una gattina.
-Cosa vuoi, Amanda?- mi chiese abbassando improvvisamente il grande plico di fogli grigi e stristi.
Lo guardai perplessa –Come diamine hai fatto a sapere che ero qui?- domandai sconvolta.
-Ti muovi con la grazia di un elefante incinto e hai anche il coraggio di chiedermi come ho fatto a sentirti?- il suo ragionamento non faceva una piega.
-Questi sono dettagli- farfugliai muovendo le mani come a scacciare quei pensieri –La mia domanda è perché abbiamo accettato di fare questo stupido scambio culturale con uno che non conosciamo neanche-
-Perché tu ami viaggiare. Un anno lo ospitiamo noi, e l’estate prossima tu andrai in Irlanda- mormorò soddisfatto della sua risposta.
-Io non voglio nessuno a casa nostra- borbottai incrociando le braccia al petto come una bambina capricciosa, quale effettivamente ero.
-Ti sbagli, Amy- mi rimbeccò lui col suo tono saggio e fissandomi con occhi quasi compassionevoli –Tu non vuoi nessun altro-
Abbassai la testa tra le ginocchia, lasciando che i miei capelli mi nascondessero il viso mentre mi asciugavo una lacrima silenziosa, sfuggita caparbiamente al mio controllo.
Non ero una piagnucolona, ma la risposta di mio padre mi aveva fatto capire quanto effettivamente avesse ragione.
-Dio, perché a me?- dissi in tono melodrammatico alzando le braccia al cielo.
-Smettila, Amanda!- mi rimbeccò di nuovo mia madre dalla cucina.
-Mamma!- la sgridai –Sto cercando di avere un dialogo con Iddio Santissimo, non disturbare la mia concentrazione, per l’amore del cielo!-
-Amanda, se non la smetti subito di bestemmiare ti mando da Don Ambrogio a confessarti- mi minacciò allora lei.
A quel punto tacqui. Quando metteva in mezzo Don Ambrogio era sempre meglio lasciar perdere.
Qualche minuto dopo i miei uscirono di casa per andare all’aereoporto a prendere Niall o Nail. Non avevo capito bene come si chiamava quel tizio.
Mi buttai sul divano in totale relax, accendendo la tv su MTv, come ero solita fare quando mettevi in funzione quell’aggeggio quadrato.
Guardai distrattamente la performance di Cristina Aguilera “Beautiful”, finché non fui improvvisamente sopraffatta da un corpo peloso.
Mi drizzai a sedere –Whisky!- salutai il mio shih tzu, accarezzandogli il pelo scuro tra le orecchie.
-E così siamo solo noi due- lo stuzzicai mentre lui abbagliava, completamente d’accordo con me.
 -Lo so, lo so- annuii convinta –Presto il nostro equilibrio familiare verrà stravolto da un estraneo-
Lui mi fissò intenerito –Non ti ci mettere anche tu!- protestai –Io quello lì non lo voglio! Lo so che a te piace tanto fare nuove amicizie, ma io proprio non ho voglia di avere un nuovo compagno di stanza con cui dovrò condividere lo stesso tetto, il bagno del secondo piano e l’aria che respiro-
Lui mi leccò una guancia ed io gli feci un grattino sulla pancia –Grazie, Sky, è bello sapere che c’è almeno qualcuno che ti supporta- mormorai prima di posarlo a terra ed alzarmi dal divano, sentendo le prime note di “Supermassive Black Hole” dei Muse invadere il salotto.
-E’ per questo che festeggeremo questi ultimi attimi di libertà facendo un bel party hard, giusto Whisky?- gridai prima di saltare dal divano atterrando con grazia sul tappeto della cucina e cominciando a ballare sulla musica ormai troppo alta perché potessi sentire l’abbaiare del cane o la porta d’ingresso che veniva aperta…

***

Quando scesi dall’ aereo subito due signori si avvicinarono a me con un sorriso gentile sulle labbra. Si presentarono come i signori MacDonald, la famiglia che mi avrebbe ospitato.
Mi presentai e loro mi guidarono alla loro auto raccontandomi un po’ della California e della loro città.
La signora MacDonald, o come voleva essere chiamata, Sophie, aveva lunghi capelli biondi come il grano e delle lentiggini contornavano l’aggraziato naso all’insù.
Alan, il signor MacDonald, sembrava molto il gay della serie tv “Modern Family”, solo più vecchio di dieci anni. I capelli e la barba non troppo lunga erano di quel colore che si sarebbero divertiti a chiamare “pel di carota”.
Erano cordiali e per me fu facile mettermi a mio agio con loro. Ben presto scoprii che la famiglia del signor MacDonald era originaria della Scozia, come si poteva facilmente intuire dal suo cognome e dai suoi capelli sgargianti.
Scoprii anche che avevano una figlia di nome Amanda, la piccola Amy, come sottolineò suo padre con una punta d’orgoglio. Era la loro unica figlia, aveva la mia stessa età ed era un po’ pazza.
-Non ti spaventare, Niall, se si comporta in modo bizzarro- mi rassicurò suo padre –Amy è fatta così, ma è innocua-
“Sì,  ma così come?” continuavo a chiedermi mentre la mia curiosità aumentava. Mi erano sempre piaciute le ragazze strane. Non quelle dark piene di piercing, ma quelle particolari, che sembravano avere un lato della loro personalità che stravolgeva il loro piccolo mondo in meglio.
-Quella è la casa!- sobbalzò improvvisamente la signora MacDonald, indicando una delle tante villette, tutte uguali, che si susseguivano lungo la strada. Ma questa era diversa dalle altre. Delle grande palme invadevano il giardino con la loro maestosità lasciandoti senza fiato, mentre la parte inferiore della facciata, che circondava la veranda e le finestre a pian terreno, era stata dipinta con lo sfondo di un paesaggio marittimo, col sole che tramontava sul mare.
-Waw!- non riuscii a trattenermi dal dire a quella vista singolare, ma allo stesso tempo incredibile.
-Lo ha fatto Amy- disse sua madre e vidi subito la luce che le brillava negli occhi mentre pronunciava quelle parole.
Scesi dall’auto, afferrai la mia chitarra, aiutando il signor MacDonald a recuperare i miei bagagli.
Mentre mi avvicinavo al portico notai che della musica proveniva dall’interno dell’abitazione.
-“Supermassive Blach Hole”?- domandai al  mio ospite che annuì con un sorriso –A quanto pare tu ed Amy avete gli stessi gusti in fatto di musica-
Dopo di che lo seguii verso la porta, mentre la signora MacDonald faceva strada, aprendo il portone d’ingresso e lasciandomi entrare.
La musica si espandeva chiaramente dalla stanza accanto all’ingresso, così che io e gli altri ci affacciammo per guardare cosa stesse succedendo.
Una ragazza dai lunghi capelli biondo ramato scuoteva i fianchi, volteggiando su se stessa e alzando le mani, come trascinata dal ritmo incalzante della canzone; tutto mentre un cagnolino dal pelo bianco e marrone le saltellava attorno allegro.
Sorrisi a quella scena. Sì, quella ragazza era decisamente strana, ma in senso buono.
-Amanda!- la richiamò sua madre alzando il tono di voce per sovrastare la musica alta.
Lei si voltò di scatto. Il suo sguardo si spostò velocemente da colei che l’aveva chiamata e me. Avvampò diventando dello stesso colore dei capelli di suo padre.
Ridacchiai, mi stava già simpatica.

***

Appena notai mia madre ferma all’ingresso guardarmi con aria truce e le braccia inevitabilmente strette al petto, spostai gli occhi cercando lo sguardo di mio padre.
Invece, alla sua destra c’era un ragazzino della mia età super giù, con i capelli biondi e due occhi color del cielo.
Il mio cuore perse un battito e sentii un familiare calore invadermi le guance. Maledetta timidezza, avrebbe continuato a perseguitarmi per il resto della vita?
Mi voltai velocemente alla ricerca del telecomando, per poi spegnere la tv e mormorare l’ennesimo “Dio, perché me?!” della giornata.
Quando mi girai notai subito che il ragazzo si era piegato ad accarezzare il pelo del cagnolino che gli era corso incontro alla ricerca di coccole.
-Si chiama Whisky- mormorai senza neanche controllare la mia lingua.
Lui si rialzò rivolgendomi un sorriso gentile –Nome interessante per un cane-
Il piccolo traditore tornò indietro con la coda tra le gambe nel sentire il suono della mia voce. Mi china e lo presi in braccio -Già, a me non piacciono le cose banali-
Lo inchiodai con lo sguardo, notando che nel sentire la mia risposta acida non aveva cambiato espressione. Che cavolo aveva da ridere? Non avevo mica fatto una battuta.
-Io sono Amy- borbottai sperando che finalmente mi si scollasse di dosso.
-Niall- rispose lui offrendomi una mano.
La fissai con le sopracciglia alzate per qualche secondo, per poi tornare a guardare il suo volto e notare che il sorriso di qualche secondo prima era sparito.
-Solo perché il mio cane ti fa le feste e viviamo sotto lo stesso tetto, non vuol dire che devi starmi simpatico per forza- sbottai guardandolo neutra prima di dirigermi verso le scale e sentire la fragorosa risata di mio padre.
-Ma che ho fatto?- domandò l’irlandese dispiaciuto, mentre salivo al piano superiore.
-Niente, niente- si affrettò a chiarire mio padre –Te lo avevo detto che era strana, ma stai tranquillo, è del tutto innocua- 


Potatoes!
Ok, ciao a tutte! Per chi non mi conoscesse io sono Lucia, Lulù o Lucy a vostro piacere. 
Dopo ottomila anni che lo dico, sono riuscita a postareil primo capitolo di questa mia nuova benedetta storia dedicata a Niall James Horan! Lo so, sembra un miracolo anche per me O_O
Allora, che ne pensate? Sono nuova delle ff demenziali/romantiche quindi se fa schifo, scusatemi ma sono ancora "piccola" e devo crescere in questo senso. La storia sarà tutta su Niall e i ragazzi appariranno verso la fine, sappiatelo. In tutti i capitoli ci sarà un pov di Niall e uno di Amy, molto più che in "The Beauty of The Dark" dove la storia era scritta praticamente tutta sotto il profio di Zayn.
Vabbè, per il resto, non c'è molto da dire apparte che nelle loro avventure i due protagonisti saranno costantemente accompagnati da Whisky, che farà tipo da fata madrina ad entrambi :D
Io ora vi lascio ringraziando chi sia arrivato a leggere fin quaggiù, ricordandovi che se vi va io ho scritto una serie di 3 storie la cui prima è The Story of a Dream e una ff fantasy su Zayn The Beauty of the Dark.
Alla prossima, belle :3
Bye bye
XoXo
Lulù


   
 
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