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Autore: liserc    19/09/2007    4 recensioni
[...]Edward, Edward Debay era il fidanzato di Jane da due anni. I due avevano in progetto di sposarsi, una volta finita l’università. Si amavano alla follia, e nella cittadina tutti lo sapevano e tutti ne erano felici.[...]

Fic un po' triste... Recensite ^^
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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For ever.
Per sempre.


Camminava immersa nei suoi pensieri. Non molto felici, come al solito. Le vie del centro di quella piccola cittadina inglese erano affollate, ma la gente si era ormai abituata a schivare quella pazza ragazzina che camminava a testa china, incurante delle persone che rischiava di travolgere.
Jane camminava come al solito con gli occhi bassi, guardando la strada, e trattenendo le lacrime che sapeva sarebbero sfociate a poco. Eppure, per una volta, non voleva piangere.
Quello che aveva vissuto poco tempo prima era una cosa tragica, certo, e molti che prima la guardavano con disgusto, ora la fissavano con apprensione, coscienziosi del fatto che la ragazza aveva da poco subito un trauma. Ma lei, lei non voleva piangere.
Quello che era successo su quella stessa strada… Era troppo drammatico perché le lacrime le rigassero il volto. Eppure nel cuore aveva ancora i ricordi di lui, i suoi sorrisi le tornavano agli occhi, le sue risate risuonavano nelle sue orecchie. Ma tutto, tutto era oscurato dalla visione di Lui che camminava per strada. Di una macchina, rossa, che correva. Di un urlo, straziante, eternamente impresso nella mente ancora così giovane di Jane.
Si fermò di botto, e le lacrime, cogliendola di sorpresa, annientarono le barriere rimaste e segnarono dei piccoli torrenti sulle guance arrossate. Prese una via laterale, e si accasciò contro il muro, singhiozzante.
«Andiamo Jane, non fare così…
Devi accettarlo, Jane, non si può continuare a piangere in eterno.
Alzati, asciugati quelle lacrime, stampa un sorriso sul tuo bel faccino e poi cammina per strada.
Vai a casa. Affogati nel cuscino, piangi tutte le tue lacrime durante la notte, e poi non piangere più.
Smetti di soffrire, Jane. E’ successo, era destino che Ed morisse così.
Era destino anche che tu fossi in lacrime? No, questo non è permesso, piccola sciocca.
Ti ricordi? Gliel’hai promesso. Basta lacrime, lui non vorrebbe vederti così.
Lui ti vuole felice, Jè, coraggio, accetta il fatto che non c’è più.
Un amore è sostituibile, Jane, e ora alzati e corri a casa.
Riprendi a vivere, per un mese sei stata morta dentro, ora basta.
Coraggio Jane, issati sulle gambe poco stabili, asciuga le guance, inizia a correre a zigzag fra la folla.
E domani, sarà un giorno nuovo. Domani uscirai con i tuoi amici e ti divertirai.»
Ecco cosa pensava, la piccola Jane, mentre rimaneva accasciata in quel vicolo buio e dall’odore sgradevole, mentre versava per l’ennesima volta lacrime per la morte di Ed.
Edward, Edward Debay era il fidanzato di Jane da due anni. I due avevano in progetto di sposarsi, una volta finita l’università. Si amavano alla follia, e nella cittadina tutti lo sapevano e tutti ne erano felici.
Fino a un mese prima, quando, un pirata della strada, evidentemente solo di passaggio nella città, investì il giovane, uccidendolo.
Jane, che era con lui, vide tutto, ma ancora si diceva che non riuscisse ad accettare la morte del ragazzo che amava. Ormai, nessuno riusciva a vedere un sorriso sul bel volto della diciottenne.
Il fatto era stato riportato su molti giornali, c’erano titoloni che chiedevano a chiunque conoscesse il proprietario di una Spider rossa di presentarsi alla polizia. Ma era come se l’uomo – o la donna – possessore dell’auto, fosse sparito.
Nessuno come la giovane aveva compianto il defunto Edward, neppure la madre. Aveva urlato, scalciato, pianto, aveva invocato il nome di Edward, aveva scosso il corpo freddo e bagnato di sangue, con la vista offuscata dal pianto, pregandolo di non lasciarla.
La madre, invece, stava zitta e immobile davanti al telo che copriva il figlio. Il volto coperto di lacrime, scossa dai singhiozzi, senza dire una parola.
Da quel giorno, le due erano diventate inseparabili, eppure era come se qualcosa impedisse loro di andare perfettamente d’accordo.
La madre incolpava inconsciamente la povera ragazza di aver ucciso il suo prezioso figlio, il suo adorato bambino, ancora così giovane, che non meritava di morire così, talmente presto, quando aveva ancora una vita davanti, un futuro…
La ragazza incolpava la donna di non essere triste per la morte del figlio. Le pareva sempre che continuasse a vivere troppo facilmente la vita di tutti i giorni, senza più piangere della morte dell’unico ragazzo che aveva saputo amare con tutto il suo cuore.
Eppure, nessuna delle due sembrava rendersi conto che entrambe, dentro di loro, soffrivano allo stesso modo. Certo, perdere una persona davanti agli occhi è doloroso. Ma perdere il proprio figlio, è come perdere una parte di te. E’ doloroso allo stesso modo.


Un giorno, la ragazzina camminava tranquillamente per le vie della città. Come suo solito la testa china, persa in chi sa quali pensieri.
D’un tratto, vide una macchina rossa spuntare da dietro un angolo.
Le fu impossibile trattenere un urlo, che fece voltare le teste delle numerose persone presenti per strada.
La ragazza, scossa dalla visione, si accasciò a terra.
Tutto divenne buio, e lei perse conoscenza.
Si risvegliò nel tardo pomeriggio in un ospedale della cittadina, accanto al suo letto sua madre, che piangeva lacrime silenziose.
La ragazza si mosse nel letto, e subito la madre la strinse forse a sé, sussurrando parole frenetiche e sconnesse.
La paura di poter perdere un figlio è da sempre troppo grande, per una madre, e questo si sa.
Jane si riprese velocemente dallo svenimento, senza ricordare alcunché della macchina rossa che era passata a tutta velocità, senza ricordare della visione che aveva avuto poco prima di perdere i sensi.
Perché aveva visto qualcosa, in quell’attimo di non lucidità che aveva preceduto lo svenimento.
Aveva visto una ragazza correre in mezzo alla strada, fermarsi a braccia aperte al centro della carreggiata… E venir sbalzata via dal colpo di un auto rossa in corsa.
Ma la visione era un ricordo assai vago nella mente della giovane, cosicché la vita riprese come sempre.
Ogni tanto nella cittadina si vedeva passare quella stessa macchina rossa, ma nessuno ne faceva parola, nessuno lo reputava un fatto importante.
Nessuno poteva immaginare quello che sarebbe accaduto di lì a poco, nessuno poteva immaginare che una giovane come Jane potesse prendere certe scelte.
Ma si sa, la mante dei giovani è un mistero per tutti, anche per loro stessi.


Un giorno, mentre il sole tingeva di rosa il cielo, prima di tramontare all’orizzonte, Jane camminava tranquilla. Stava tornando a casa da una giornata passata con la sua migliore amica, Lily.
Gli occhi azzurri erano ancora persi nel ricordo di quel lontano momento in cui aveva perso la cosa più cara che avesse al mondo.
Era passato molto tempo, sì, ma lei ricordava ogni istante.
Delle piccole lacrime argentate bagnarono le sue gote, ma le scacciò velocemente con una mano, prima di alzare la testa verso il sole e continuare a camminare.
Non guardò la strada, prima di attraversare, non voleva, aveva smesso di voler vivere molto tempo addietro, se fosse morta sarebbe semplicemente tornata fra le braccia del suo amore, come desiderava.
Quand’ecco che, all’angolo della via, comparve una grossa macchina. Correva troppo veloce per frenare, per evitare di prendere la ragazza.
Non si sentirono urla, non si sentì il rumore della macchina che sbatteva contro il fianco di Jane, non si sentì assolutamente nulla.
Solo dopo, dopo che il dolore fu passato, dopo che la mente ebbe ripreso per l’ultima volta lucidità, si poterono sentire due flebili parole sussurrate dalle labbra riarse della giovane. «Per sempre», disse, prima di morire. Per sempre.
For ever.


La mattina dopo, quando la madre, spaventata dalla mancanza della figlia uscì in strada a cercarla, nessuno girava per le vie, e il cielo era rischiarato dalla debole luce dell’alba.
Al centro della strada, proprio davanti alla porta di casa, stava il corpo della giovane ragazza, le braccia aperte, un debole sorriso accennato sul viso, gli occhi chiusi dolcemente.
La madre pianse, pianse e pianse, ma alla fine capì che sarebbe finita così.
Erano destinati a rimanere uniti per sempre, Jane ed Ed.
Per sempre. For ever.


Spazio autrice: Mi piace. Semplicemente. È nata in un momento davvero difficile della mia vita, ed è scritta col cuore. Mi piace usare la scrittura come sfogo, quindi, se non è di vostro gradimento, perdonatemi. Se vi piace o meno, però, vi chiedo di lasciare una recensione. La gente che legge ma non commenta non l’apprezzo troppo. Voglio sapere cosa vuol dire per voi leggere questo, cosa rappresenta questo testo breve e conciso. Se vi ha lasciato qualcosa addosso, o solo vi è scivolato davanti come se nulla fosse ^^.
  
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