Scritta
per il contest di preci e Judi del mitico #thegays. Vi amo tutti!
His Dark Materials!AU
Larry/Wyra, what else? :-)
His Dark Materials!AU
Larry/Wyra, what else? :-)
Guardando
il mio daimon sonnecchiare al mio fianco, sdraiato nell'erba profumata
del giardino, non posso non pensare alla pazzesca, incredibile giornata
che si è appena conclusa.
Si sa, Oxford è una città ospitale e
discreta e il Jordan College, l'università dove sono
cresciuto fin dalla fanciullezza, il miglior istituto del mondo
occidentale. Avevo avuto la fortuna di conoscere Lyra, una ragazza di
circa una decina d'anni più di me, dolce e divertente, ma
con una strana malinconia negli occhi. La luce che brillava impetuosa
nel suo sguardo era sempre distante, quasi appartenesse ad un altro
universo.
Lyra viveva da sempre al Jordan College e non si era mai
fatta scrupoli nel raccontare storie meravigliose a noi ragazzini figli
della servitù, racconti fantastici su altri mondi in cui
(pazzesco!) i daimon non esistevano in forma fisica, ma erano come
'all'interno' delle persone. Al principio avevo tremato al solo
pensiero di non avere la mia amata Relah al mio fianco giorno e notte,
rabbrividendo immaginando di non poter condividere con la mia dolce
anima tutti i miei crucci, le mie gioie, i miei dolori e i miei
pensieri più intimi e segreti; ma mi ero lasciato
affascinare dal mondo che Lyra descriveva, da tutto ciò che
l'altra Oxford, così la chiamava lei, poteva offrire.
Io e il mio fratellino più piccolo, Niall, un
pupetto di soli 7 anni, ma vispo e scaltro come un ermellino (ed in
effetti era la forma preferita di Riuka, il suo daimon), avevamo notato
che, ogni anno, il 22 di Aprile, Lyra spariva tutto il giorno e, quando
ritornava, aveva gli occhi segnati di rosso, le labbra secche e
consumate dal pianto e lo sguardo distante, per giorni.
Non potevo vedere così la mia più cara
amica, mi faceva troppo male. Così l'aprile in cui correva
il mio quattordicesimo anno di vita, decisi di seguirla da lontano, per
cercare di capire quale fosse la causa di tanto dolore.
Mi ero preparato di tutto punto, pronto a chissà
quale avventura, mettendo nello zainetto anche una borraccia e un paio
di tramezzini trafugati per me da Niall nelle cucine del Jordan. Il
viaggio tuttavia fu più corto del previsto,
quando mi accorsi che Lyra era semplicemente entrata nell'immenso parco
dell'orto botanico e si era diretta ad una panchina solitaria, sotto un
salice dalle foglie verdissime. Mi fermai a 20 metri da lei, nascosto
dietro ad una siepe di bosso scuro, un po' per non farmi sorprendere e
un po' per lasciarle la sua intimità.
Pantalaimon, la bellissima martora dal pelo lucido e dal
musetto attento, tremava avvolto al collo di Lyra, stringendola e
cercando di comunicarle tutto il suo amore.
"Will... Will..." ripeteva lei come una litania "Will mi
manchi, quanto vorrei poterti vedere ora. Chissà come sei
diventato, chissà se ti ricordi di me. Tutto ciò
che ho sempre sognato, da quando con le tue dita sottili hai chiuso
l'ultima porta fra i nostri mondi, è di poterti incontrare
ancora una volta. Oddio, Pan, mi manca da morire..."
Ero rimasto shockato da quanto avevo sentito. Allora tutti i
racconti incredibili che Lyra ci aveva sempre narrato, non erano
semplicemente storie... Will esisteva davvero, e le streghe e i grandi
orsi corazzati e il regno dei morti, le arpie, i gallivespiani, gli
angeli, Città Gazze, i dolci mulefa dalle ruote odorose...
Tutto vero. Tutto reale. Così come l'amore palpabile di Lyra
per qualcuno che non avrebbe potuto incontrare mai più. No,
non era giusto, non lo potevo permettere. Ma come avrei potuto fare a
realizzare il suo sogno?
"Reh, aiutami. Dobbiamo fare qualcosa per lei" sussurrai al
gatto che fremeva di dolcezza verso le figure piangenti sulla panchina
solitaria.
"L'unica forza in grado di vincere su tutto, Harry,
è l'amore, lo sai, lo abbiamo sempre saputo" mi rispose con
una leccatina sul naso.
"Ma se non è riuscito il loro amore a tenere
aperta una porta, quale amore passato presente o futuro potrebbe mai
riuscirci?"
"Probabilmente l'amore più puro di tutti, un
amore che deve ancora sbocciare, un amore cosiddetto 'in potenza',
qualcosa che è comunque destinato ad esserci, ad esistere in
qualunque universo e tempo" commentò lei, la mia
intelligentissima e fin troppo sensibilmente acuta Relah.
La guardai e la presi fra le braccia perché era
strana, quasi assente, come se stesse parlando a qualcun altro. Come se
le parole che pronunciava non venissero direttamente da lei, ma da
qualcuno che,tramite lei, stava cercando di comunicarmi qualcosa (e
giuro, non so perché, mi balenò in testa il nome
di Serafina Pekkala).
E poi successe. Si mise a tremare, dondolando avanti e
indietro come su un'altalena impazzita, sempre più
velocemente, spaventandomi a morte. Si fermò di colpo dopo
una manciata di minuti, in cui pensavo sarei impazzito dalla
preoccupazione, e la sentii mormorare un nome che non avevo mai sentito
prima, ma che infiammò il mio cuore di una miriade di
sensazioni vorticose e caleidoscopiche.
"Laion" disse. Semplicemente. Dolcemente. Appassionatamente.
E il mio daimon fece un passo verso la mia destra e,
così come è vero che mi chiamo Harry,
sparì.
Mi precipitai nel punto esatto in cui avevo visto Relah
scomparire sotto i miei occhi, impazzito di paura e di angoscia, quando
vidi un bagliore azzurro dove avrebbe dovuto esserci solo verde.
Scomparve subito, ma mi diede la forza di riprendermi e di scorgere una
specie di strappo nel tessuto della materia, come un taglio visto
solamente se guardato di profilo, una strana anomalia da cui il mio
daimon fece nuovamente capolino.
"Li ho trovati" disse solamente, con la voce tremante di
emozione, prima di scomparire nuovamente al di là del
passaggio. La paura di lasciare da sola Relah era maggiore della paura
di quello che avrei trovato dall'altra parte, perciò chiusi
gli occhi e, senza farmi vedere da nessuno, scivolai dietro al mio
daimon in quello che, avevo capito, ero sicuro essere un altro mondo.
La prima cosa che cercai con lo sguardo fu ovviamente lei,
la mia dolce anima e mi si spezzo il fiato in gola quando la vidi a un
solo passo dalle braccia di un ragazzo sconosciuto.
"No!" le gridai a bassa voce, per impedirle di fare quello
che avevo capito stava per accadere. Tutto quello che lei fece fu
girarsi verso di me con lo sguardo più determinato che le
avessi mai visto addosso e "Fidati di me" mi disse, prima di saltare.
Il mio mondo cambiò in quell'istante. La mia
forza, i miei pensieri, la mia vita, tutto il mio essere.
Tutto.
Reh si allontanò con Laion dal ragazzo senza
fiato che aveva appena visto per la prima volta il suo daimon e che
aveva accarezzato per la prima volta il mio.
"Laion."
"Relah."
I sussurri dei due daimon si persero fra le fronde di un
bosso identico eppure diverso rispetto a quello che avevo lasciato
nell'orto botanico, a Oxford, nel mio mondo.
E rividi l'azzurro, scoprii finalmente come respirare dopo
una vita in apnea, come camminare in una vita immobile, come vedere
dopo quattordici anni di buio.
"Louis..." sussurrai il suo nome, come se l'avessi sempre
saputo, rinchiuso nella profondità più remota del
mio io.
"Harry" mi rispose, fissandomi negli occhi, ancora senza
fiato.
Non capivo, ma era meraviglioso.
La prima volta che sfiorai le sue dita, la sua mano tesa
verso di me come se fossi un miraggio, mi sentii a casa.
Ancora non capivo, ma era ancora meraviglioso.
I primi sussurri che ci scambiammo furono parole senza
senso, dette a caso, solo per bearci del suono delle nostre voci, tanto
a lungo desiderate che ancora non potevamo credere di averle trovate
realmente.
Stavo iniziando a capire, anche se era tutto così
chiaramente nebuloso.
La curiosità di Louis chiarì tutto. E
allora guardai verso la panchina dove avevo lasciato nel mio mondo Lyra
e Pantalaimon, trovandovi un bel ragazzo, oramai quasi uomo, che
accarezzava singhiozzando il gatto dai colori più sfuggenti
che avessi mai visto.
"... e quindi ho seguito di nascosto il mio amico Will e
Kirijava, il suo inseparabile gatto, che a dir la verità a
volte mi sembra quasi umano! Mi guarda come se mi volesse giudicare...
mah, cmq dicevo, li ho seguiti fino a qui, ben sapendo
che oggi è il 22 Aprile. Mi sono nascosto dietro
questo cespuglio e Will ha iniziato a piangere, sussurrando ogni tanto
un nome di donna..."
"... Lyra?" gli domandai sorridendo a quel flusso
ininterrotto di parole.
"Come fai a saperlo?" mi domandò lui sgranando
gli occhi.
"Te lo mostrerò. Ma poi dimmi, cosa è
successo?"
"Ah già! Ora arriva la parte più
assurda, anche se in effetti tutta questa situazione lo è...
ma dicevo, che, nel momento in cui ho desiderato poter fare qualcosa di
concreto per aiutare Will, ho sentito come un calore dentro al petto,
proprio qui, all'altezza del cuore. E improvvisamente una lontra (ti
rendi conto?), una lontra mi stava fissando e io sapevo che io sono lui
e che lui è me... E ha iniziato..."
"Aspetta, aspetta. Hai detto lui? Il tuo daimon è
un maschio?" lo interruppi spalancando la bocca come un babbeo.
"Bè sì, che c'è di strano?"
mi guardò interrogativamente lui.
"Niente, Louis, continua pure, scusami..." Non era ancora
arrivato il momento di dirgli, considerato che aveva solo da pochi
minuti scoperto di avere un daimon, che sua madre gli aveva sempre
raccontato che le persone con un daimon del proprio sesso sono persone
stupende e particolari, uniche, capaci di amare chiunque
incondizionatamente. E che certamente sono rarissime eccezioni.
"Dopo qualche minuto ci siamo entrambi ripresi dallo shock"
riprese a raccontarmi Louis, "e abbiamo iniziato a fare conoscenza,
quando Laion ha iniziato a parlarmi con una voce strana, quasi non
fosse lui. Ha iniziato a dirmi qualcosa su un amore... come aveva
detto... 'in potenza', mi pare. Mi ha parlato di un amore
più forte di qualsiasi cosa, del passato e del futuro. E poi
è sbucata una gattina da non so dove e tu subito dietro di
lei."
"Ti spiegherò tutto, fra un attimo, Louis," gli
dissi io guardandolo negli occhi e quasi perdendomici dentro, "ma prima
devo fare una cosa importantissima".
Sciolsi le mie mani dalla carezza della sua stretta
inconsapevole, arrossendo leggermente dal piacere di quel contatto
così intimo e naturale. Cercai con lo sguardo la mia Relah e
la scoprii al sicuro insieme a Laion, vicino allo strappo in
controluce, che mi guardava determinata e sorridente.
Le sorrisi di rimando, rincuorato dalla fiducia di lei, e
determinato passai nuovamente nel mio mondo.
Mi avvicinai alla panchina, dove Lyra si era accoccolata con
Pantalaimon sulle ginocchia e le posai una mano sulla guancia.
"Harry! Ma che... cosa ci fai qui?" disse, con la voce roca
e spezzata dal pianto.
"Vieni con me Lyra. Ti prego, fidati" le dissi
semplicemente, tendendole la mano.
Lei mi guardò, poi guardò Pan, poi la
mia mano e finalmente la afferrò, seguendomi dietro alla
siepe di bosso.
Mi saltò il cuore nel petto alla vista del
giovane uomo che, con occhi sgranati e il labbro tremante, stava in
piedi accanto al ragazzo più bello dei mondi. Ci facemmo un
piccolo cenno e ci staccammo furtivamente dai fianchi dei nostri
rispettivi amici, per lasciare loro un po' di intimità.
Ci guardammo negli occhi per un secondo e in quell'istante
capimmo che ce l'avevamo fatta. Insieme, eravamo inconsapevolmente
riusciti ad esaudire il più grande desiderio di Lyra e Will.
Si erano riuniti, ma la domanda era: per quanto potevano restare
insieme? E per quanto potevamo rimanere noi insieme? Ne
sapevo abbastanza sulla Polvere dai racconti di Lyra per intuire che il
varco non poteva restare aperto, poiché altrimenti tutta la
Polvere sarebbe "scappata" via, portando caos e distruzione nei mondi.
Io e Louis ci eravamo appena finalmente incontrati, non lo volevo
lasciare andare. Non l'avrei permesso.
Una risata cristallina ci fece girare gli occhi verso il
cielo e non saprei dire se fosse più aperta la mia bocca o
gli occhi di Louis dallo stupore.
Una donna bellissima, dai lunghi capelli neri, gli occhi
verdi e la pelle di luna era sospesa a mezz'aria reggendosi
elegantemente ad un ramo di pino nuvola.
"Harry, Louis, sono così felice che finalmente vi
siate incontrati!" disse ridendo con la voce e con gli occhi.
"Tu... Tu sei Serafina Pekkala, vero?" domandai io,
arrossendo fino all'attaccatura dei capelli.
"Perché parli come il mio daimon?"
domandò sfacciatamente Louis, suscitando in lei un'altra
risata e in me un misto di incredulità e ammirazione.
"Ragazzi, narra la più segreta delle profezie del
mio popolo che solo l'amore più puro che esista, solamente
il più forte di tutti i tempi e i luoghi, avrebbe potuto
ricongiungere per sempre gli sfortunati salvatori dei mondi. L'unico
varco da cui la polvere non può scappare è quello
creato da questo amore perfetto. Il vostro amore. Grazie per aver
permesso ai miei amici di poter vivere uno accanto all'altra, ve ne
sarò eternamente grata. Mi raccomando, amatevi e amate, voi
siete vita! Addio!" e senza lasciarci il tempo di dire una parola,
lieve come un sussurro, la strega era sparita.
Ed ora sono qui, guardando il mio daimon sonnecchiare
accoccolato sull'erba sotto forma di koala, stretta al suo compagno che
sembra sorridere anche nel sonno. E la mia schiena è
appoggiata a quella di un ragazzo dai capelli castani, la frangetta
scompigliata, gli occhi più azzurri che ci siano al mondo,
che non sta zitto un attimo, ma che adoro sentire parlare. Un ragazzo
che ancora non conosco, ma che so mi insegnerà piano piano,
con il tempo, il significato dell'amore. Un ragazzo che sarà
al mio fianco per sempre.
Perché so che sarà così.
Perché è così che deve
essere.