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Autore: MissPatty    04/03/2013    1 recensioni
La chiave compare nei sogni nella sua doppia funzione di aprire o di chiudere, ha il potere di modificare uno stato, una situazione e chi la possiede è a sua volta investito di questo potere che lo rende protagonista attivo di ciò che sta vivendo. Elisa capirà cosa significa questo suo sogno ricorrente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentivo le mie palpebre pesanti. La bocca era completamente asciutta. Cercai di aprire gli occhi, ma la luce che illuminava la stanza mi accecò. Una fitta di dolore mi colpì alla testa. Portai una mano vicino alla fronte, un cerotto copriva la parte dalla tempia fino all’occhio. Provai di nuovo ad aprire gli occhi. Lentamente mi abituai a quella luce. Ero distesa sul letto nella mia stanza. Mi alzai con fatica. La testa era pesantissima. Mi misi a sedere,cercando di  riacquistare un po’ di equilibrio. Andai verso lo specchio sopra il mio comò. Il volto era più pallido del solito, gli occhi cerchiati da scure occhiaie, i miei lunghi capelli castani erano una massa informe. Sembravo essere stata investita in pieno da un tir.
« Sei sveglia finalmente!» Andrea comparve alle mie spalle « Ci hai fatto prendere un bello spavento! Come ti senti? Ti fa male la testa?» ero leggermente confusa, quasi non riuscivo a seguire le sue parole.
« Andrea ma cosa è successo?»
« Non ricordi? Il dottore ha detto che poteva succedere.» mi prese per mano e mi fece sedere di nuovo sul letto « Ieri sera Sara e Luca mi hanno chiamato dicendo che eri svenuta e di correre a casa. Quando sono arrivato c’era già la guardia medica, svenendo hai battuto la testa è per questo che hai quel cerotto» portai di nuovo la mano alla mia tempia, avevo scoperto il motivo delle forti fitte che sentivo «Eli non puoi farci prendere questi spaventi.»
« Mi dispiace» non sapevo nemmeno perché mi stavo scusando, non ricordavo nulla della sera precedente. « Ho sete.»
« Vado a prenderti dell’acqua, tu rimani a letto» mi accarezzò il capo e andò verso le scale. La testa continuava a girare. Ancora stordita cercavo di ricordare qualcosa, il vuoto nella mia mente.
« Ecco prendi…» mi porse il bicchiere « Bevi lentamente. Il dottore ha detto…» la voce di Andrea andò sfumandosi, fissavo il bicchiere e tutto fu di nuovo chiaro. La chiave. Era quello che avevo visto prima di svenire. Non poteva essere solo la mia immaginazione. « Eli mi ascolti?»
« Cosa?»
« Io devo andare per forza a lavoro, mi fai il piacere di rimanere a letto. Nel pomeriggio verranno Luca e Sara a farti compagnia.» mi diede un bacio sulla fronte e andò via. La chiave, di nuovo lei. Non poteva essere solo la mia immaginazione. Doveva pur significare qualcosa. Mi alzai presi il mio blocco da disegno e mi diressi nel salotto. Avevo bisogno di schiarirmi un po’ le idee, e disegnare era l’unico rimedio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Correvo. Nella notte riuscivo a sentire il mio respiro profondo. Correvo perché dentro sapevo di non poter fare altro. Ogni mio passo affondava nel terriccio bagnato dalla pioggia. Mi sentivo sempre più stanca. Il mio respiro risuonava nell’immenso silenzio che mi circondava. Correndo mi voltai per guardare alle spalle. Ero sola in quella viottolo di campagna. Avevo paura. Correvo cercando di non scivolare nelle pozzanghere che si erano create. Le mie gambe erano stanche, ma non potevo fermarmi. Il petto mi bruciava ad ogni respiro. Il mio corpo aveva però perso ogni minima traccia di calore. Gli abiti bagnati attaccati addosso. Mi voltai di nuovo. Una sagoma incappucciata era dietro di me. Aumentai il passo. Delle forti fitte iniziarono a colpire le mie tempie. Tornai a voltarmi, l’uomo continuava a seguirmi. Il ritmo irregolare del mio respiro mi risuonava forte nelle  orecchie. Le mie gambe stavano per cedere. Vidi in lontananza una luce. Forse una fiamma. Correvo. La strada sembrava non finire mai. Fui tirata in un cespuglio. Una mano mi copriva la bocca. Un'altra mano mi teneva con forza verso il basso. Il cuore martellava nelle orecchie. Mi sentivo soffocare. Intravidi tra i rami la sagoma incappucciata camminare. Oltrepassò il cespuglio continuando a percorrere la strada con lo stesso passo lento. La persona dietro di me respirò profondamente. La schiena attaccata al suo petto. Sentii la sua mano abbandonare la mia bocca. Mi voltai. Il mio respiro ancora irregolare. Vidi i suoi occhi verdi. Iniziai a piangere.
« Gabriel, ho paura.»
« Elisa tu non puoi avere paura!»
 
 
 
 
Mi sveglia di scatto al suono del campanello. Dovevo essermi addormentata mentre disegnavo. Mi scrollai di dosso la coperta, facendo cadere ai piedi del divano il blocco da disegno. Respirai profondamente portandomi una mano tra i capelli. Cosa mi stava succedendo. Questi continui sogni dovevano pur voler dire qualcosa. E l’episodio della sera precedente? Non era una cosa normale. Il campanello suonò di nuovo, riportandomi alla realtà. Andai ad aprire, ed ad aspettarmi dall’altro della porta c’era Gabriel. Rimasi a fissarlo per  un secondo. Sembrava di essere ritornati nel mio sogno. Dietro quel cespuglio.
« Mi fai entrare o preferisci rimanere lì a fissarmi?» scossi la testa, e mi spostai leggermente dall’entrata per farlo passare. Gabriel entrò togliendosi la giacca e guardandosi attorno. Io rimasi all’entrata del salotto studiandolo. Non avevo ancora detto una parola. Tutte le mie capacità intellettive andavano a farsi benedire in presenza di questo ragazzo. Forse avevo ragione Luca e Sara quando dicevano che ero cotta di lui.
« Non ti ho vista  a lezione oggi?» disse mentre osservava delle foto che erano sul camino. Aveva un modo così sfacciato di guardare le mie cose, quasi da farmi sentire un’estranea nella mia stessa casa. Si girò a guardarmi, quando si accorse che non avevo ancora risposto alla sua domanda.
« Non sono stata molto bene ieri sera.» dissi mentre mi andai a sedere sul divano. Lui fece lo stesso. D’improvviso la distanza tra noi su quel divano era minima. Aggiustai il cardigan che era scivolato dalla mia spalla e mi girai a guardarlo. Lui mi osservava. Alzò una mano e sfiorò il punto della mia tempia coperto dal cerotto.
« Cosa ti sei fatta alla testa?» continuava a tracciare con grazia i contorni del cerotto. Io non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Il suo viso si avvicinava sempre di più.
« Sono svenuta ed ho battuto la testa…» dissi quasi balbettando. Ora la sua mano accarezzava la mia guancia. Ingoiai a vuoto. Quella carezza stava diventando troppo per me. Mi alzai di scatto.
« Vado a prenderti qualcosa da bere» non gli diedi il tempo di rispondere e andai in cucina. Presi dal frigorifero una lattina di aranciata. Rimasi ad osservare per un minuto il corridoio che portava al salotto, ripetendomi che dovevo comportarmi come una persona normale. Arrivata al salotto, vidi che Gabriel era ancora seduto sul divano. Sulle sue gambe aveva il mio album da disegno. Osservava con attenzione la pagina davanti a lui. Era talmente assorto nel guardare il disegno che non si accorse della mia presenza davanti a lui.
« Ti ho portato un’aranciata » dissi poggiando la lattina ed il bicchiere sul tavolino da caffè. Mi sedetti di nuovo, e vidi che il disegno che stava osservando era quello della chiave. Gabriel non aveva ancora distolto il suo sguardo dal foglio.
« Elisa da quanto hai iniziato a vederla?» rimasi immobile.
« Vedere cosa?» si girò verso di me e con i suoi occhi fissi nei miei ripeté.
« Elisa da quanto tempo hai iniziato a vedere la chiave?»

 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore.
 
Allora cosa ve ne pare? Lentamente Elisa sta capendo che queste sue visioni e sogni qualcosa vorranno dire. Fatemi sapere cosa ne pensate. Ringrazio tutti quelli che leggono questa storia, e soprattutto chi per tutti questi capitoli mi lascia consigli e tante belle parole che mi rendono felicissima. Ci vediamo al prossimo capitolo.
   
 
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