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Autore: Lelaiah    04/03/2013    1 recensioni
Ethelyn è figlia del Vento, ma ha i capelli di fiamma.
Drew vive in un villaggio di minatori, in compagnia del suo fidato amico Blaking.
Simar e Kiron sono gli eredi al trono di un Regno celato da una misteriosa e potente foresta.
Nive è stata abbandonata e si guadagna da vivere facendo la danzatrice.
Zahira è a capo del proprio villaggio, ma è rimasta sola.
Gizah ha la capacità di trasformarsi in un centauro grazie all'eredità paterna.
Infine Roving è l'ultimogenito dell'antica casata dei Kite, indomito come il simbolo della propria famiglia.
Tutti loro sono attesi al varco e si ritroveranno a viaggiare per lunghi chilometri nel disperato tentativo di impedire la morte di uno dei Veglianti, i grandi lupi elementali. Non dovranno temere le ombre perchè è in esse che si cela il loro nemico.
Nessuno di loro è nato per diventare un eroe, ma voi siete disposti ad accompagnarli in questo viaggio?
Qualsiasi sia la vostra risposta, vi do comunque il benvenuto a Suran!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 27 Il tempio dell'Acqua
Scusate l'ennesimo ritardo! >___<
In questo capitolo ci sarà un po' di tutto, dai preparativi per il viaggio agli scontri. Eh sì, torna un po' d'azione :) Ne sentivo la mancanza!
So per certo che, alla fine della lettura, vi chiederete: Ma che sta succedendo? XD
Per ora buona lettura!



Cap. 27 Il tempio dell’Acqua


  Sorrise, soddisfatto.
Dopo l’ennesima, estenuante lotta, era riuscito ad aver ragione di quell’essere luminoso. Ancora non si capacitava di come fosse sopravvissuta, fatto sta che, almeno per il momento, Calimë non sarebbe stata un problema.
Sentiva il suo potere premere dall’interno, come a volergli sfondare la cassa toracica. Ma non poteva nulla, non dopo esser stata incatenata dalla sua oscurità.
Lo strano legame di amore odio che li univa pareva essere al tempo stesso debolezza e forza di entrambi: il punto stava nel saperlo sfruttare correttamente.
  E lui l’aveva fatto.
Aveva approfittato di un momento di debolezza della donna e l’aveva assorbita nuovamente dentro di sé. E nel farlo aveva avuto il lampo di una visione.
Alcuni dei Cair si erano risvegliati dal torpore che lui stesso aveva imposto loro, tornando vigili e altamente pericolosi.
Probabilmente era colpa di quel gruppo che aveva cercato di attraversare i confini del Cuore, anche se non sapeva chi fossero i suoi componenti. Era venuto a conoscenza della loro esistenza grazie alle sue creature d’ombra, che raccoglievano informazioni per suo conto.
  L’aver imbrigliato le volontà degli animali gli assicurava notizie sempre aggiornate.
Il risveglio dei Veglianti, però, aveva complicato leggermente la sua posizione. Per un attimo, un solo, breve attimo, la spirale di luce gli si era rivolta contro, brillando di una luce che sembrava aver ormai perso.
Nei meandri del suo potere aveva percepito la coscienza di Shunka, non ancora vinta. Non era morto, ma viveva in una condizione vegetativa ormai totale.
“Non così totale come avevo creduto.”, meditò Anrekres, rabbrividendo al ricordo dell’influsso benefico del lupo.
  Aveva impiegato quasi tutte le sue energie per corrompere quella fulgida fiamma di luce e non poteva permettere che qualcosa, o qualcuno, rovinasse i suoi piani.
Fece scattare la testa di lato, lanciando un’occhiata in tralice alla piuma che teneva in vita il Cairansis. Stava diventando interamente cinerea, ma era ancora troppo luminosa per i suoi gusti.
Infastidito dal suo flebile fulgore le diede le spalle, raggiungendo il grande trono di pietra che aveva modellato per sé.
Si abbandonò contro quel rigido sostegno, sostenendo il capo con una mano. I pensieri si rincorrevano veloci nella sua mente, tentando di trovare una soluzione a quell’inaspettato problema.
Non era così sciocco da attaccare direttamente gli altri Veglianti, ma poteva far sì che le sue creature creassero scompiglio, provocassero faide, spingessero gli abitanti di Suran a futili e sanguinose guerre.
“I Kelpie non riescono ad avvicinarsi alle zone interne, l’acqua è troppo pulita, lì.”, ragionò, squadrando le pietre attorno a sé.
Nonostante gli enormi progressi fatti, il suo potere era ancora troppo debole, ad Est. E le creature di terra non potevano avvicinarsi alla capitale, suo obiettivo.
“Se solo potessi portarli dall’altra parte…”, meditò. Arricciò il labbro superiore, sentendosi vincolato dai propri poteri, quando arrivò ad una soluzione.
La sua bocca si stese lentamente in un sorriso, che divenne sempre più un ghigno man mano che il piano prendeva forma nella sua testa.
Avrebbe sicuramente funzionato, ne era certo.


***

-Vi ho qui riuniti, amici, perché siamo chiamati ad affrontare un grave pericolo.- esordì Analyon.
Tutti i presenti iniziarono a scambiarsi occhiate ansiose, preoccupati. Lo sguardo del Primo era mortalmente serio e più scuro del solito.
-So che vi starete facendo molte domande, quindi è giusto darvi alcune risposte.- disse, zittendo gli astanti col solo ausilio della propria voce. –Shunka, il Cair della Luce, sta morendo. La sua dimora e la sua stessa vita sono preda di un potere oscuro, generato dall’ombra che vive in simbiosi con la luce.
A quelle parole scoppiò il finimondo.
Era inconcepibile che uno dei Veglianti potesse trovarsi sotto attacco, soprattutto a causa di qualcosa che, vista la sua natura, dovrebbe far parte di lui.
-Silenzio.
La terra fu percorsa da un tremito, che scosse gli alberi fino alla punta dei loro rami e fece zittire nuovamente tutti quanti.
Si voltarono lentamente a fissare il grande lupo e tornarono ai propri posti, ricomponendo il cerchio. Xira, dietro di lui, manteneva la piuma d’oca sospesa sulla pergamena, pronta a riprendere la sua attività.
-Dovete ascoltarmi. Molto attentamente.- scrutò i Guardiani con calma, spostandosi dall’uno all’altro come se stesse valutando i loro poteri. O il loro coraggio. –Dopo aver ascoltato la storia, avrò bisogno di volontari: dovranno agire in fretta.
Vide molte teste annuire.
Fece per iniziare il suo racconto, quando con la coda dell’occhio colse un movimento. –Perdonatemi, Signore.- esordì una voce di donna.
Si voltò a guardarla, ben sapendo che a parlare era stata la più giovane dei presenti. –Fa’ in fretta, giovane Gizah. Non c’è tempo.- la esortò.
-Qualsiasi cosa sia successa e qualsiasi sia la minaccia, io voglio essere d’aiuto. Tenetemi in considerazione per la missione.- disse, fissandolo direttamente negli occhi. Per l’occasione aveva assunto la sua forma completa, quella che rappresentava al meglio tutte le razze di cui faceva parte: il suo corpo di centaura era color panna e la sua coda poco più scura.
Analyon la scrutò per qualche istante, meditabondo. Sapeva perché si era offerta e non la biasimava.
  Molti, all’interno dell’istituzione, consideravano quanto meno strana la sua nomina a Guardiana ad appena venticinque anni. Senza contare la sua discendenza mista, vista dai membri più anziani come qualcosa di degradante.
A volte si chiedeva perché le persone fossero di così strette vedute. A lui risultava estremamente semplice amare tutte le creature di Suran.
Mosse leggermente il capo. –Accetto la tua offerta.- le disse. “So quanto vali, non c’era bisogno di questa dimostrazione di coraggio.”, la rimproverò subito dopo.
La donna abbassò lo sguardo. “Voglio far capire loro che non valgo meno solo perché ho sangue misto. Anzi, forse ho una marcia in più.”, rispose, ferma nella propria decisione.
“E sia. Ma mi raccomando, stai attenta.”, le disse.
Ricordava ancora il giorno in cui sua madre gliel’aveva presentata, orgogliosa di aver dato alla luce una nuova creatura. Non le importava che avesse il vento nel proprio sangue, le bastava solamente sapere che era il frutto dell’amore che condivideva col proprio compagno.
Lui l’aveva benedetta e le aveva dato un nome.
  Non avrebbe saputo spiegarsi il perché, ma provava un inspiegabile moto di affetto per quella giovane e determinata centaura.
Si crogiolò ancora per qualche istante in quelle riflessioni, ignorando i pensieri oltraggiati di alcuni dei presenti. Prese un respiro profondo e si accinse a parlare, deciso ad imporre le proprie decisioni, nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.


***

-Vi aspetto dopodomani, un’ora prima dell’alba, per andare al tempio.- Nive lanciò un’occhiata ai presenti e poi si congedò, dirigendosi verso la propria stanza.
-Quanto odio quel suo tono da generale.- commentò Drew, sbuffando. La giovane era sufficientemente lontana per non poterlo sentire. Fortunatamente.
Blaking lo guardò con un pizzico di biasimo: a volte sapeva essere veramente rigido nelle proprie convinzioni. –Però ci ha portati da Csi.- gli ricordò.
-Che non ci ha ancora dato la mappa.- il Nun lo fissò coi suoi occhi chiari, sfidandolo a replicare. Aveva una strana sensazione, addosso, come se non stessero facendo progressi e qualcosa di molto brutto stesse per succedere.
-Sei nervoso…- commentò l’amico.
Si fissarono per qualche istante sotto gli sguardi degli altri, poi il ragazzo annuì e si scusò.
-Tranquillo.- l’Ippogrifo gli sorrise e gli diede un colpetto col capo, facendolo ridacchiare.
Nehir, osservando la scena, spostò il proprio sguardo su Simar, meditabondo.
“Che c’è?”, chiese il principe.
Mosse leggermente le orecchie. “Nulla, pensavo.”, rispose con nonchalance.
L’Elfo gli si avvicinò, incuriosito. “E a cosa, se posso chiedere?”
Il grosso lupo lasciò uscire uno sbuffo, prima di avvicinarsi al bordo della terrazza e guardare la luna, ormai bassa nel cielo.
Blaking, Drew ed Ethelyn se la stavano ridendo, dimentichi di loro due.
“Al nostro rapporto. A come ci siamo conosciuti… cose del passato.”, rivelò infine, tenendo lo sguardo fisso su un punto imprecisato.
“Il nostro legame è una cosa che appartiene al passato?”, domandò il ragazzo, accigliandosi. Gli sembrava di essersi perso un pezzo di conversazione.
Il Fisàan scosse il capo e lo guardò. “Stavo solo ragionando sul fatto che noi non ci comportiamo come loro.”, si spiegò, lanciando un’occhiata ai restanti membri del gruppo.
“Vorresti che fossimo più chiassosi?”, Simar alzò un sopracciglio. La sua espressione scettica fece ridere Nehir e sentì distintamente la risata risalirgli lungo la gola, per poi esprimersi in un gorgoglio. “A me va bene così. Mi fido di te e so che tu ti fidi di me. Questo mi basta.”, spostò lo sguardo in quello del lupo.
“Ti accompagnerò fino a quando avrai bisogno di me.”, assicurò il Beta.
-Allora fino alla mia morte.- sussurrò l’Elfo, affondando una mano nella gorgiera del suo compagno. Si scambiarono un’occhiata carica di significato, poi si voltarono per godersi la piccola scaramuccia in atto tra Drew e Blaking.
Era bello potersi concedere qualche momento di svago, ogni tanto. Andando avanti la situazione sarebbe sicuramente peggiorata, quindi era meglio approfittarne per divertirsi.

  Dopo aver passato un po’ di tempo a chiacchierare, scambiandosi opinioni sulla serata, ognuno si era diretto verso la propria stanza, augurando ai compagni la buonanotte.
Della notte in sé non rimaneva molto ormai, ma una dormita di poche ore era meglio di niente.
Drew si chiuse la porta alle spalle e vi ci si appoggiò contro, stanco.
Ethelyn, qualche passo avanti a lui, si voltò a guardarlo prima di chiedere:-Sei stanco?
-Un po’.- ammise lui, sorridendo brevemente.
-Forse è meglio andare a riposare.- suggerì, avvicinandosi al paravento. Senza una parola il Nun le si avvicinò e prese a slacciarle il corpetto. –G-grazie…- fece, stupita.
Il giovane non sollevò nemmeno gli occhi, limitandosi a stirare le labbra in un sorriso e continuò ad armeggiare coi lacci. Era diventato abbastanza bravo con quel capo d’abbigliamento infernale.
La Ferift esitò qualche istante, concentrandosi sui movimenti delle mani del ragazzo e sui lievi spostamenti d’aria che generavano. –Cosa ne pensi di Csi?- domandò.
-Mhm… sono quasi certo che ci abbia taciuto la maggior parte di quello che sa, ma quello che ci ha detto era vero. Si starà anche nascondendo, ma capisco le sue ragioni, come capisco che nel suo passato ci sia qualcosa di cui non vuol parlare.- ragionò.
-Sì… deve avere sicuramente a che fare con quella cicatrice che gli deturpa parte del corpo…- mormorò la rossa.
Finito il proprio compito, Drew si allontanò per lasciarle la propria privacy. –Mi auguro solo che la mappa sia quello di cui abbiamo bisogno.- disse, levandosi gli stivali di cuoio e dandosi una rinfrescata al viso.
Ethelyn sbucò da dietro il paravento, districando i nodi dei capelli con le dita affusolate. Appoggiò i foderi dei sai su una bassa cassettiera e poi si avvicinò al letto. Nonostante fossero a Neith da pochi giorni, quello strano rito della sera era diventato quasi una routine, per loro due.
Sembravano una coppia di novelli sposi.
Il Nun le lanciò un’occhiata, notando come il tessuto della camicia da notte che indossava fosse rivelatore, poi si affrettò a stendersi sul materasso. Lei gettò i capelli su una spalla e poi lo imitò.
-Secondo me lui viene dal Sud. E la cicatrice ha a che fare con il suo trasferimento qui a Neith e anche con suo nipote.- meditò, pensierosa.
-Come mai ti interessa tanto?- chiese lui.
-Perché…- esitò un attimo. –Quando mi ha guardata, sembrava sapere tutto di me, quasi come se mi stesse scavando dentro. E mi sono chiesta se fosse solo una sua capacità o qualcos’altro… non hai avuto anche tu questa sensazione?- alzò la testa per guardarlo.
-Sì.- ammise. –Ma non è stata una cosa spiacevole.
La rossa scosse la testa. –No, no… non ho detto che fosse spiacevole. Solo molto intensa.
-Intensa lo era di sicuro.- concordò. –Dai, ora dormiamo. Più tardi ci aspetterà sicuramente una giornata da facchini, perché Blaking e Simar vorranno terminare di preparare le cose per il viaggio.
-Insieme sono meglio di un esercito scelto.- ridacchiò lei, appoggiando la testa sul cuscino. Drew la imitò, voltandosi verso il centro del letto.
Stare così, chiacchierando quasi senza pensieri, gli dava una bella sensazione. Era come se stessero pian piano approfondendo il loro rapporto, conoscendosi e scambiandosi opinioni, in vista di qualcosa di più duraturo.
  E poi, Ethelyn era dannatamente attraente, in quella posa completamente rilassata che assumeva solo quando era veramente stanca o stava parlando con… be’, con lui.
Fece scorrere lo sguardo lungo la sua figura, soffermandosi sulla morbida curva dei suoi fianchi. Lei sembrò accorgersene perché arrossì, affrettandosi a sistemare le pieghe dell’indumento.
Il giovane si schiarì la voce, pensando a qualcosa da dire per togliersi d’impaccio. –Sei mai stata in uno dei templi sacri?- le chiese.
-No.- confessò.
-Esistono in ogni città, mentre nei paesi più piccoli si tratta solo di edicole votive.- spiegò. –Qui a Neith c’è quello dedicato a Manannan e al Balhia dell’Acqua. Anche se i cavalli alati sono una leggenda, la gente li associa al Cair del rispettivo elemento.- continuò.
-Quello che c’è qui è molto grande?
Annuì. –Il più grande delle terre dell’Est. Non so di preciso come sia fatto, ma so che c’è molta acqua. Vi sono contenute le statue del Vegliante e quella del Balhia.- disse.
-Oh… e le persone vanno lì per… pregare?- i suoi occhi verdi si fissarono su di lui, incuriositi.
-Anche. Chiedono benedizioni, offrono doni e li ringraziano per i raccolti o un’epidemia mancata. Le statue sono i tramiti tra le persone comuni e quelle due… divinità, se così possiamo chiamarle.- concluse.
-Secondo te perché Csi ci ha dato appuntamento lì?
Corrugò leggermente la fronte, ragionando su quanto gli era stato chiesto. –Mhm… forse per il potere…
-Il tempio è protetto?- domandò la Ferift.
-Sì, i templi sono protetti da barriere magiche, quindi deduco si possano considerare luoghi sicuri.- disse, ripescando le informazioni dai propri anni di studi.
-Non avevo mai letto nulla sui templi…- ammise Ethelyn, avvicinando le gambe al petto.
-Oh, ma sei comunque molto intelligente.- le sorrise Drew.
Lei cercò la sua mano e la strinse. –Grazie.
-Di niente…- sussurrò, stringendola leggermente a sé. Purtroppo faceva troppo caldo per poter stare veramente a contatto, ma così andava più che bene.
“Dai tempo al tempo…”, si disse, prima di scivolare in un sonno senza sogni.


  Come previsto Simar e Blaking organizzarono tutta la giornata successiva per i preparativi.
Come se ce ne fosse veramente bisogno, dopo tutte le ore passate a cercare quello che avrebbe potuto servir loro, nei giorni precedenti.
  I ragazzi sapevano che la loro paranoia era qualcosa di positivo, anche se spossante. Drew, poi, si sentiva sopraffatto: aveva sempre dovuto sopportare Blaking nei suoi momenti di “pazzia organizzativa”, come li chiamava lui, ma col supporto del principe il problema diventava anche peggio.
Durante la giornata Ethelyn sembrò notarlo e tentò in tutti i modi di distrarlo, chiedendogli ulteriori informazioni sui templi e su tante altre cose.
Dopo la chiacchierata della notte si era ricreduta sul Nun: lo credeva un tipo svagato, più abile col corpo che con la mente.
“Quanto mi sono sbagliata.”, pensò, ascoltandolo parlare. Era evidente che fosse una persona intelligente, che sapeva appassionarsi a tutto quello che catturava il suo interesse.
-Che c’è?- si interruppe lui, ad un certo punto.
La rossa scosse la testa. –Niente… stavo pensando.- si limitò a dire. Il giovane rimase a fissarla per qualche istante poi si sporse e le posò un delicato bacio sulla guancia.
Sentì la sua pelle scaldarsi poco prima di scostare le labbra.
-E questo?
Fece spallucce, divertito dal suo imbarazzo. –Mi andava.
-Ehi, piccioncini, non battete la fiacca!- Simar li richiamò all’ordine. Stava avvolgendosi attorno al gomito parecchi metri di solida corda di canapa. Si era tolto la casacca, in quanto faceva veramente troppo caldo, e aveva intrecciato i capelli in modo che non lo disturbassero.
Nessuno avrebbe mai detto che fosse un principe.
-Mi spieghi che ce ne facciamo di tutto questo cordame?- brontolò Drew, raggiungendolo.
-Fidati: le corde sono sempre utili.- replicò.
-Mah… se lo dici tu…
Blaking ridacchiò, vedendo l’amico lamentarsi. –Ringrazia di non avere le mani, se no saresti qui anche tu.- si sentì dire. In risposta gli fece un sorrisetto di sfida ed andò da Ethelyn.
-Ehi, a che punto siamo?- gli chiese lei.
-Nehir è fuori a caccia… ci sta procurando delle provviste. Dovremo farle essiccare per poterle conservare più a lungo. Ci servirebbero altre erbe medicinali e una bussola. Non credo ce l’abbiamo.- meditò, facendo il punto della situazione.
Lei annuì. –Cosa posso comprare?
-Oh, la bussola, per favore.- le disse, fissandola coi suoi intensi occhi color ghiaccio. –Chiederò a Simar di aiutarmi con le erbe, più tardi.
-Ci rivediamo qui nella piazza del mercato?- chiese la Ferift. Al cenno d’assenso dell’amico si avviò con passo spedito, inoltrandosi tra i vari banchi dei venditori.
Ad un certo punto, mentre si allontanava da una bancarella di spezie, si scontrò con un passante e finì quasi addosso alla merce esposta nel banco alla sua sinistra.
-Mi scusi! Mi dispiace!- disse, mortificata, al rivenditore.
Quello non sembrò essersela presa più di tanto e si affrettò a rimettere a posto la propria mercanzia con mano sicura.
  Ethelyn si chinò per raccogliere alcuni degli oggetti caduti per terra, quando si bloccò. Tra le mani stringeva una bellissima statuetta di legno intagliato, raffigurante uno Spirito Blu intento a manipolare l’acqua.
-Che bella…- sussurrò, rimanendo a guardarla, colpita.
-Bella, vero? Viene dal mercato di Meridie, la capitale del Sud.- le spiegò il commerciante, un Elfo con curiosi occhi castani.
La giovane non riusciva a staccare gli occhi da quel piccolo oggetto, sentendosi misteriosamente attratta dalle precise incisioni lasciate dall’artista. Era come se potesse sentire il suo potere fluire attraverso il legno, avvolgente come i raggi del sole.
-Signorina…?
Si riscosse all’improvviso, alzando gli occhi da quel piccolo oggetto. –Mi scusi.- mormorò, umettandosi le labbra.
L’uomo continuò a fissarla, poi indicò il manufatto. -Lo vuole comprare?
-Come…? Oh… no… mi scusi per il disturbo… buona giornata…- si allontanò in fretta e furia, ancora confusa.

 
  Finalmente era arrivato il giorno dell’incontro.
Il gruppo scivolò silenzioso attraverso i corridoi per radunarsi nella solita terrazza, dove trovarono Nive ad attenderli.
La danzatrice sbadigliò, ancora leggermente assonnata, poi li salutò con un cenno del capo. Il sole non era altro che qualche nastro di luce rosata all’orizzonte.
-Bene, siete pronti?- domandò, osservandoli distrattamente. Per lei non faceva nessuna differenza, ma le era sembrato giusto chiedere.
-Possiamo andare.- confermò Blaking.
-Bene, seguitemi.
E così si ritrovarono a scivolare tra le ombre di Neith ancora una volta, silenziosi come fantasmi. Al loro passaggio la nebbia che aleggiava sopra i canali si avvolgeva in riccioli, aprendosi come le quinte di un teatro.
Durante l’attraversamento della città incontrarono alcuni pescatori, già pronti a recarsi al di fuori dei confini del canyon, e qualche mercante. Nessuno fece domande.
  All’improvviso videro una cintura di alberi davanti a loro e si scambiarono sguardi confusi. Nehir, invece, apprezzò grandemente la novità.
-Dove siamo?- chiese Drew.
-Ai confini del terreno che ospita il tempio. Quelli che vedete sono gli alberi della piazza d’ingresso.- spiegò Nive, continuando ad avanzare spedita.
I suoi sandali non producevano il minimo rumore a contatto con le pietre e si chiedeva come facessero, gli altri, ad indossare perennemente gli stivali. Si dedicò a quel dilemma per qualche istante, poi tornò a dedicarsi a quello che doveva fare.
-Ci sono delle guardie?- Simar le si affiancò. Lei per poco non sobbalzò, non avendolo sentito arrivare. Se c’era una cosa che odiava, degli Elfi, era il fatto che fossero più silenziosi della notte.
-No, non è presidiato. I cittadini mantengono il tempio in ordine, mentre un sacerdote si occupa delle offerte.- rispose. –Dobbiamo evitare di farci vedere da lui.
Il principe annuì.
In poco varcarono l’ingresso e si ritrovarono davanti una piazza semicircolare, in cui si apriva una vasca a forma di mezzaluna. Era direttamente alimentata dal canale principale della città, che vi confluiva lento e pigro dopo aver attraversato numerosi arabeschi, studiati per rallentare il suo flusso.
  Esattamente al centro v’era un ponte di pietra marmorea, che permetteva il passaggio. Lo attraversarono, silenziosi, e si ritrovarono all’interno di un bacino cinto da mura semicircolari.   Lì, ad attenderli, c’erano diverse barche.
Il legno di cui erano fatte proveniva chiaramente dalla spiaggia, in quanto era bianco come le ossa.
-Immagino vorrete usarle.- commentò Nive.
-Be’, non siamo nuotatori provetti come te.- le fece notare Simar. “Anzi, non siamo proprio amanti dell’acqua.”, sentì aggiungere Nehir.
Lei lanciò un’occhiata al grosso lupo, forse intuendo i suoi pensieri. –D’accordo. Vi aspetto in fondo al corridoio. Csi ci ha dato appuntamento sotto la statua del Cair.- e detto questo si tuffò, sparendo nella calma acqua del bacino.
Gli altri seguirono le increspature dell’acqua con lo sguardo, fino a quando queste non scomparvero.
-Bene… direi di avviarci.- fece Ethelyn.
“Ma quella barchetta reggerà?”, si chiese il Fisàan, sospettoso.
Simar gli diede una pacca sulla spalla. -Finché non proverai non lo saprai.
Il compagno gli lanciò un’occhiata tutt’altro che amichevole, poi si accinse a salire a bordo. Dopo alcuni rollii, l’imbarcazione si stabilizzò e rimase immobile, in attesa di altri passeggeri. Il principe si lasciò sfuggire una risata, vedendo la malcelata espressione di stupore dell’amico.
-Direi che regge.- commentò Drew, salendo su quella vicina. Si voltò e poi allungò una mano per aiutare Ethelyn, ma lei era già a bordo. La guardò, stupito e poi scosse la testa, sorridendo. –Blaking?
-Direi che posso volare… non mi sembra una gran distanza.- commentò spalancando le grandi ali.
L’Elfo fu l’ultimo a salire. Diede una leggera spinta all’imbarcazione e quella iniziò a muoversi, lasciandosi trasportare dalla corrente, diretta verso la statua del Cair, che si vedeva in lontananza.
 
  Lasciarono l’ingresso del tempio, ammantato dalla penombra e si ritrovarono a percorrere la lunga via d’acqua che fungeva da unica navata al tempio.
Quando uscirono all’aperto si stupirono nel vedere i raggi del sole attraversare le grandi arcate in pietra della struttura, colpendo l’acqua e traendone riflessi dorati. Considerata la presenza delle mura del canyon doveva esser stato escogitato un modo per far penetrare il sole anche nelle prime ore della giornata.
  Non fu solo la presenza della luce, a stupirli: il corridoio era chiuso da un doppio ordine di colonne, che sorreggevano archi a tutto sesto e trabeazioni scolpite. Sui fregi superiori crescevano, indisturbate, diverse varietà di piante, i cui rami pendevano leggeri verso il basso.
Ad impreziosire il tutto miriadi di cascate d’acqua si gettavano nel canale, uscendo da otri di pietra.
Tanti piccoli arcobaleni facevano bella mostra di sé, mostrandosi e nascondendosi a seconda dei capricci della luce.
La copertura altro non era che il cielo, percorso da alcune nuvole raminghe.
Mentre ammiravano la bellezza del tempio videro approssimarsi la sua fine, segnata da un catino absidale realizzato con la stessa tecnica della navata. Davanti ad un’ampia piattaforma lastricata faceva bella mostra di sé una conformazione rocciosa, tra le cui stratificazioni scorreva limpida e gorgogliante acqua.
A due livelli differenti si trovavano la statua del Balhia dell’Acqua e quella di Manannan: entrambe erano realizzate in marmo, anche se alcune parti anatomiche erano di acquamarina, dalle diverse sfumature di azzurro.
-Caspita!- boccheggiò Ethelyn, stupita. Drew le aveva parlato del tempio, ma non aveva fatto cenno a tutta quella bellezza.
-Vedo Nive: è con due uomini.- Simar spezzò l’incanto, indicando davanti a sé.
“Uno è un Ferift, ne vedo le ali, l’altro è uno Spirito.”, confermò Nehir, dietro di lui. “Non ricordo di averli visti, nel covo.”, aggiunse, perplesso.
-Stiamo all’erta.- l’Elfo si rivolse ai compagni, che annuirono. Blaking si abbassò leggermente, avvicinandosi alle imbarcazioni.
Mancavano meno di cinquanta metri quando alcune forme scure passarono sotto le chiglie delle barche. L’Ippogrifo si accigliò, cercando di capire che genere di pesci fossero.
Non ci mise molto a trovare la soluzione, dato che tutti quelli presenti erano scappati a rifugiarsi attorno ai basamenti delle colonne.
-Attenzione!
Fu un attimo: le imbarcazioni s’immobilizzarono prima di essere circondate da alte colonne d’acqua, che perforarono la superficie come dardi impazziti.
Tutti i ragazzi finirono a mollo, mentre l’Ippogrifo per poco non venne colpito da uno di quei getti.
-Nuotate verso la piattaforma!- urlò loro, tentando di trovare un bersaglio contro cui scagliarsi. Con tutta quell’acqua non riusciva a vedere nulla.
Si abbassò di qualche metro per poi vedersi subito costretto a riprendere quota. Era impossibile avvicinarsi!
Le sue grida allarmate, però, servirono per mobilitare i due affiliati dell’Elfo chiamato Csi.


  All’improvviso la calma superficie del canale era esplosa in miriadi di colonne d’acqua, facendo ribaltare le imbarcazioni dei ragazzi.
Nive sgranò gli occhi, soffocando un grido di sorpresa.
-Che succede?- riuscì a chiedere.
Arkan, il terzo in comando all’interno del gruppo di studiosi, le lanciò una rapida occhiata e le disse, perentorio:-Resta qui. Potrai attaccare da terra.
Lei fece per protestare, dicendo che non era in grado di combattere o di fare qualsiasi altra cosa che vi fosse lontanamente vicina, ma l’uomo si era già allontanato.
Ren, il braccio destro del capo, la fece arretrare verso le statue prima di sparire in acqua. Lo vide ricomparire poco prima di gettarsi in mezzo ai getti impazziti. Il suo compare, molto più in alto, aveva estratto i suoi pugnali, pronto a lanciarsi nella mischia.
“Oddio, cosa devo fare?!”, si chiese lei, terrorizzata. Tutta la sua spavalderia se n’era andata e proprio nel momento del bisogno.
Se non si fosse data una calmata sarebbe stata un peso per il resto del gruppo, altro che aiuto da terra.
Tentò di concentrarsi sullo scontro, provando ad identificare una forma conosciuta, ma il ribollire dell’acqua precludeva molto alla sua vista.
All’improvviso colse un guizzo con la coda dell’occhio. Si voltò di scatto e vide quello che sembrava uno Spirito Blu puntare a gran velocità verso di lei.
  La sua parte razionale si chiese perché dei rappresentanti della sua specie li stessero attaccando, ma il suo istinto ebbe la meglio e in poco si ritrovò a lanciare proiettili cristallizzati contro la creatura.
Quella si avvitò in aria, scartandoli e tornò a tuffarsi nelle profondità del canale, ma non prima di aver dato la possibilità alla ragazza di notare la sua pelle, di un blu talmente scuro da sembrare nero.
-Sono Spiriti Blu! Sono Spiriti corrotti!- urlò con quanto fiato aveva in gola per avvertire i compagni.

  Blaking sentì Nive urlare e capì che quelli che li stavano attaccando erano creature del popolo dell’Acqua. Come se non bastasse erano caduti vittima del potere che stavano cercando di fermare.
  La cosa peggiore, però, era che non riusciva a trovare un modo per poter aiutare Drew e gli altri. Non sapeva dove fossero e non era in grado di nuotare, sicuramente non in mezzo a tutto quel ribollire d’acqua.
Stava per lanciarsi alla cieca quando si vide raggiungere da uno dei due uomini di Csi. Era un Ferift a giudicare dalle ali, anche se aveva gli occhi di una strana sfumatura ramata.
-Dobbiamo tirarli fuori da lì.- gli disse, raggiungendolo. Non si presentò, non ce n’era il tempo.
L’Ippogrifo annuì. –Ma come?- chiese, sentendosi immensamente impotente.
Arkan si mise ad osservare la scena sottostante, provando ad individuare la sagoma di uno dei ragazzi o quella del grosso lupo che era con loro.
-Prima il Fisàan. In acqua rischia di morire. Ren!- urlò, rivolto al proprio compare.  –Riesci a trattenere l’acqua?
-Non lo so… ci posso provare.
-Ti aiuto!- gli disse l’altro, chiudendo gli occhi e concentrandosi. Agguantò il potere e lo spinse all’esterno, facendolo arrivare fino al fondo di roccia del grande corridoio d’acqua. Una volta lì tentò di generare un mulinello, subito ostacolato dagli attacchi dei loro nemici.
Percepì il loro potere, vischioso e malvagio, che tentava di imbrigliare il suo. Digrignò i denti, aumentando la portata del vortice.
Blaking iniziò a sbattere furiosamente le ali, provando ad aiutarlo in qualche modo, mentre lo Spirito Blu loro alleato teneva le braccia sollevate, nel tentativo di richiamare l’acqua.
-Ancora, Ren!- lo incalzò il compagno.
-E’ difficile spostare un volume del genere, te ne rendi conto?- fu la risposta alquanto piccata. Mentre tentava di fare quanto suggerito dal Ferift, doveva anche provare a difendersi dagli attacchi di quelle disgustose creature.
Per il momento si stavano limitando ad ostacolarlo con l’acqua, ma nessuno poteva dire quando avrebbero iniziato a colpire col l’intenzione di ferire.
  Improvvisamente sentì il familiare strappo e parte della massa d’acqua si aprì, rivelando il fondo. Dei ragazzi non v’era traccia, ma uno dei loro avversari si era ritrovato in mezzo ed ora si guardava attorno, spaesato.
Blaking lo notò e gli piombò addosso, finendolo con gli artigli.
-Non li vedo!- disse, scrutando all’intorno. Le due ali d’acqua fluivano con un moto continuo e la pietra attorno a lui non gli forniva alcun indizio.
Sopra la sua testa Arkan stava tentando di mantenere salda la presa sull’acqua, ma quella premeva con forza, aiutata dal potere degli esseri corrotti.
  Ad un certo punto uno di loro balzò fuori ed aggredì l’Ippogrifo che, per la sorpresa, lanciò un acuto verso di gola. Entrambi gli uomini persero la concentrazione e l’acqua sciabordò con violenza all’interno della sua alcova, sollevando onde di parecchi metri e schiantandosi contro le colonne.
-Dannazione!- imprecò Ren poco prima d’immergersi per potersi allontanare. Sott’acqua venne aggredito da uno degli avversari e si ritrovarono avvinghiati in un feroce corpo a corpo.
Venne mandato a sbattere contro le pareti del canale, ma riuscì a soffocare il suo nemico con un cappio di bolle.

  Erano stati sballottati da una parte all’altra mentre tentavano di difendersi dagli attacchi di quegli Spiriti corrotti.
Poi, quando sembrava stessero per annegare, erano stati sollevati e si erano ritrovati in alto. Era stato tutto così veloce che Simar non aveva potuto fare nulla, se non rimanere sospeso a mezz’aria, in balia della corrente.
Poco dopo, come se non bastasse, era ripiombato verso il basso con violenza, riuscendo però a prendere una boccata d’aria.
Ora era nuovamente sott’acqua, rallentato dai vestiti e dalle armi che aveva con sé. Non sapeva dove fossero gli altri, li aveva intravisti solamente quando l’acqua si era schiantata al suolo.
  La cosa più importante, però, era trovare Nehir. Lui era una creatura di terra, naturalmente debole all’acqua: se non l’avesse soccorso sarebbe morto.
Determinato a fare ciò, prese a guardarsi attorno con frenesia, tentando di non sprecare la poca aria che aveva in corpo. Improvvisamente lo vide: stava scalciando come un forsennato, tentando di liberarsi dalla presa di due Spiriti.
Con un possente colpo di reni puntò in quella direzione, nuotando il più velocemente possibile. L’acqua si opponeva al suo passaggio, percorsa da una miriade di correnti che parevano serpenti in grado di mordere.
“Nehir!”, chiamò.
Il lupo lo sentì e voltò la testa nella sua direzione, bloccandosi un istante. Poi prese a combattere con rinnovato vigore, riuscendo a ferire uno dei suoi aggressori.
L’altro, però, lo imprigionò con catene invisibili, che lo costrinsero ad aprire la bocca ed ingurgitare acqua.
  Simar concentrò quanto più potere riuscì mentre si avvicinava. Quando ritenne di non poter resistere oltre, raggiunse il fondo e posò le mani sulla roccia. Lasciò scorrere la propria magia e creò un sentiero che potesse portare il suo compagno di sempre in salvo.
Si stava avvicinando sempre più alla superficie quando ricevette un colpo in pieno viso, che lo mandò a sbattere con una spalla contro il bordo di pietra. Stordito, riaprì gli occhi in tempo per evitare un affondo e vedere i pesci del tempio circondare lo Spirito Blu, nel tentativo di fargli guadagnare tempo.
L’essere iniziò a dimenarsi, tentando di liberarsi di quel vortice di pinne multicolori.
L’Elfo tornò all’attacco e le rocce ripresero a salire. Vide il suo Fisàan sbalzato verso l’alto e dento di sé tirò un sospiro di sollievo.
Ora doveva solo permettergli di arrivare alla piattaforma e non sapeva quanto fosse distante.
Nehir sentì improvvisamente i polmoni pieni d’aria. Non ebbe tempo di prendere fiato, sapeva che doveva raggiungere le due statue in modo da essere fuori pericolo.
-Nehir!- si sentì chiamare.
Alzò la testa verso l’Ippogrifo, ma continuò a correre. “Simar!”, pensò, spaventato.
Mentre avanzava uno dei loro nemici balzò fuori dall’acqua, ma Blaking lo colpì con una testata, mandandolo a sbattere contro l’intradosso di un arco.
-Sbrigati!
Stava correndo più veloce che poteva, ma aveva i muscoli e i polmoni in fiamme. “Un ultimo sforzo!”, si disse, balzando in avanti.
Atterrò malamente sulla piattaforma, rischiando di travolgere Nive.
“Ci sono!”, comunicò a Simar.
Il ragazzo staccò le mani dal fondo e si diede una spinta, facendo perno sulla roccia. Infranse la superficie dell’acqua come una freccia, inspirando a fondo dalla bocca.
Agitò una mano per farsi notare e poco dopo qualcuno l’afferrò, tirandolo fuori. Si ritrovò ad osservare un Ferift e subito dopo atterrò sul dorso di Blaking.
-Stai bene?- gli chiese l’amico.
Annuì, pesto e bagnato.


  Non avrebbe retto a lungo, non se doveva difendere sia se stessa che Drew.
Dopo essersi ripresa dallo spavento iniziale, Ethelyn aveva fatto in modo di poter respirare grazie al proprio potere e lo stesso aveva fatto per il Nun.
Purtroppo mantenere le bolle d’aria e combattere allo stesso tempo, in un ambiente a lei sfavorevole, si stava rivelando assai difficile.
Senza contare che, quando erano stati sbalzati in aria ed erano ripiombati dabbasso, aveva sbattuto violentemente il petto contro il bordo di pietra del canale.
  Forse aveva una costola incrinata.
Quella considerazione ebbe vita breve perché si ritrovò a dover schivare l’attacco di uno di quegli Spiriti neri. L’essere tentò di trafiggerla con una lancia d’acqua, ma lei parò usando l’elsa di uno dei suoi sai.
Il movimento le costò tantissimo, in termini di fatica. Ma non aveva intenzione di morire.
Si avvitò su se stessa e nuotò sotto il proprio avversario, assestandogli una gomitata al centro del torace. Quello lasciò uscire una gran quantità di bolle, ma non ne risentì più di tanto.
Con la coda dell’occhio vide Drew tentare di liberarsi del suo fedele arco, che in acqua risultava essere solo un impiccio.
Avrebbe voluto andare ad aiutarlo, ma venne bloccata dalla creatura contro cui stava combattendo. Lo fronteggiò, fissandolo direttamente negli occhi, neri come la pece.
Si mise in posizione di difesa, tentando di concentrare il proprio potere per creare una barriera protettiva. Il problema era che non c’era molta aria da utilizzare, sott’acqua.
  Lo Spirito sembrò capirlo e si slanciò contro di lei come un proiettile, intenzionato a conficcarle la punta dell’arma in corpo.
Dato che il colpo non andò a segno, decise di soffocarla sfruttando la pressione del liquido. Ethelyn si vide costretta ad un pericoloso braccio di ferro, il tutto per impedire al suo corpo di collassare sotto il peso dell’acqua.
Strinse febbrilmente le labbra, opponendosi con tutte le sue forze, ma sapeva che non avrebbe potuto resistere a lungo.
Improvvisamente i suoi occhi videro un’immagine abbagliante, fatta di acqua e piume. Sollevò le palpebre di scatto, sconvolta e perse la concentrazione.
“E’ finita.”, pensò, preparandosi al peggio.
Lo Spirito stese le labbra in un ghigno, pronto ad ucciderla, quando venne raggiunto da un globo di luce, che lo colpì in mezzo alla schiena.
Si voltò, infuriato, trovandosi davanti Drew.
La ragazza avrebbe voluto urlare il suo nome, ma non ne aveva più le forze. Tentò di nuotare verso l’alto, in modo da poter uscire, ma la testa le girava.
Annaspò alla cieca, cercando un appiglio. Ad un certo punto le sembrò che l’acqua fosse meno densa e poté risalire di qualche metro.
Subito dopo un proiettile lanciato a folle velocità la raggiunse e l’afferrò per i fianchi, puntando verso il cielo. Riemersero senza sollevare spruzzi e lei si ritrovò catapultata in aria.
Con un rapido sguardo notò due creature alate davanti a sé e poco dopo afferrò qualcosa. Non sapeva cosa fosse e non le importava, fatto sta che si aggrappò con tutte le sue forze.
-Ti ho presa.- si sentì dire per poi trovarsi sulla schiena di Blaking, le morbide piume che le solleticavano il viso.
-Ho visto il ragazzo, andiamo!- sentì urlare qualcuno.
-Drew!- si tirò su di scatto, avvertendo una fitta dolorosa poco sotto il seno.
Il pennuto non rispose, affrettandosi a raggiungere la loro ancora di salvezza, parecchi metri più in là.


“Devo uscire dall’acqua. Subito!”, pensò Drew.
Il potere di Ethelyn l’aveva abbandonato e la bolla che gli permetteva di respirare si era dissolta nel nulla.
  Il problema era che davanti a lui c’erano ben tre Spiriti e sembrava che ne stessero arrivando altri dall’imboccatura del canale.
Alzò il capo, tentando di capire quanto fosse distante dalla superficie e poi, all’improvviso, vide qualcuno tuffarsi. Si scansò giusto in tempo per osservare un Ferift fargli segno di risalire.
Lo guardò confuso e poi si voltò verso i loro avversari.
L’uomo insistette, indicando con rapidi gesti verso l’alto. Il Nun non se lo fece ripetere ancora ed obbedì, nuotando il più velocemente possibile.
  Mentre tentava di risalire serpenti d’acqua gli passavano accanto, facendogli fischiare le orecchie. Uno lo colpì nello stomaco, mandandolo a fare una capriola. Quando riuscì a guadagnare nuovamente la posizione eretta vide tutte le sue frecce galleggiare, smarrite.
Non provò nemmeno a recuperarle, dato che non avrebbe potuto scoccarle. Decise, invece, di riprendere la scalata verso la superficie, ma venne nuovamente attaccato.
Questa volta si sentì avvolgere da liquide spire.
“Il pugnale!”, pensò, tentando di arrivare allo stivale. Il suo assalitore sembrò capirlo perché aumentò la presa, bloccandogli completamente gli arti superiori.
Il ragazzo tentò di trattenere quanta più aria poteva, ma era difficile riuscirci mentre il suo torace subiva una compressione pari a quella esercitata da un tornio.
Arkan colse un rapido e convulso movimento con la coda dell’occhio e girò la testa di scatto. Il ragazzo era stato catturato!
“Dannazione!”, imprecò, ruotando su se stesso con una possente bracciata. Ritirò le ali e tentò di raggiungerlo in più in fretta possibile.
Nel farlo, però, diede le spalle al suo avversario, che si lanciò al suo inseguimento, la lancia pronta a colpire.
  Allungò una mano giusto in tempo per afferrare un braccio di Drew e venir colpito alla schiena dallo Spirito che stava fronteggiando poco prima.
Spalancò la bocca, in un gemito involontario. Poi si voltò di scatto, come un cane rabbioso, e conficcò uno dei suoi pugnali nella spalla dell’altro essere.
Quello sgranò gli occhi e, subito dopo, digrignò i denti, infuriato.
Nel mentre Drew era riuscito a liberarsi, facendo evaporare il serpente che lo teneva prigioniero.
Fece per riprendere la risalita quando vide un gruppo nutrito di quelle creature nuotare verso di loro. Stavano puntando dritti sull’uomo che stava tentando di aiutarlo.
“No!”, e senza pensare si slanciò in avanti.
Il sangue del suo soccorritore si mescolò a quello nero dello Spirito mentre il Nun tentava di portarsi fuori traiettoria.
Afferrò saldamente il braccio del Ferift, intenzionato ad uscire da quel dannatissimo canale, quando si sentì braccare per un piede e tirare verso il basso. Gorgogliò qualcosa, tentando di liberarsi.
Quando si voltò per vedere da dove arrivasse l’attacco, si ritrovò davanti un enorme drago d’acqua. Era praticamente su di loro e li avrebbe sicuramente inghiottiti, facendoli annegare.
“Il drago…!”, chiuse gli occhi, senza sapere bene che fare.
All’improvviso sentì uno strano calore fluire nel suo corpo, che lo invase completamente. Subito dopo ebbe la netta sensazione che le ossa gli si stessero spezzando e poi perforò la superficie, sbucando all’esterno.
Ruggì, dimenando il lungo collo. Un attimo… lungo collo?
Si bloccò, abbassando lo sguardo e quello che vide lo lasciò senza parole.
Era diventato un enorme drago, dal corpo serpentino e le squame dorate. Com’era possibile?!
  
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