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Autore: B i z a r r e    04/03/2013    5 recensioni
Dopo una manciata di secondi, il suono sordo si arrestò davanti la porta della stanza. Il qualcuno dietro di essa esitò un attimo e poi aprì la maniglia.
Sarei morto giovane. E vergine. E senza sapere come sarebbe finito Scrubs.
La persona sgattaiolò, avvicinandosi velocemente a me che ero girato di spalle e non avrei potuto vederlo.
Le coperte si alzarono e un corpo freddo si intrufolò sotto di esse.
La bambola assassina, un morto o un vampiro.
...E da quando io credevo a quelle cazzate?
«Chi è?» riuscii balbettare.
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Era la sua follia.
Uno scrittore ha bisogno dell'ispirazione e dei personaggi.
Lui aveva le persone reali, che uccideva e trasformava in storie. Avevo letto il libro di un anonimo, in realtà era il suo.
Niall era davvero esistito.
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Unearthly.

Liam.

 A Valeria.
#pubblicitàtime  Avete qualche bella ff da consigliarmi?

Le raffiche di vento sembravano non finire mai, continuava ad abbattersi incessantemente su di me. Ero solo, completamente solo, ed immerso nel vuoto.
Nulla, non c'erano nulla, se non la mia paura.
Si udiva solo silenzio mischiato al battito incessante del mio cuore e le lacrime, quelle che mi solcavano il viso.
Stavo piangendo senza accorgermene.
Mi sentivo inghiottito dal nero che mi circondava, come se fossi stato stretto in una morsa. Una morta mortale, che mi levava il respiro e la capacità di ragionare.
I miei occhi non si erano ancora abituati al buio e non sembravano accennare a farlo. Non distinguevo niente perché non c'era niente da distinguere.
Solo, forse cieco, e con una strana sensazione di spossatezza addosso. E mi sentivo stanco, nonostante le ore di sonno del giorno precedente.
Qualche istante, giorno, o forse anno dopo, sentii chiaramente qualcosa aprirsi. Mi voltai in direzione di quel suono, che normalmente mi sarebbe apparso una tortura, ma in quel momento avrebbe potuto essere la mia salvezza.
Un filtro di luce flebile, sottile e distante da me, si andava allargando in quel mare nero. D'un tratto sentii dei mormorii. Voci maschili.
Aguzzai lo sguardo e vidi due sagome avanzare nello spiraglio luminoso. Una luce si accese e rischiarò l'ambiente, e i miei occhi ne risentirono.
La soffitta, che ci facevo io in soffitta?
C'erano Harry, Louis ed Elaice che parlottavano tra di loro. Poi mi indicarono.
Sorrisi alla mia migliore amica e mi agitai perché mi notasse. Lei continuò spedita e mi sorpassò. Anzi, mi passò attraverso.
La paura mi immobilizzò. Né io né lei eravamo ologrammi, e fino a prova contraria due corpi non possono occupare lo stesso spazio.
Il riccio se ne stava vicino alla porta, con lo sguardo agitato di chi sa di avere responsabilità ma non vuole assumerle.
Urlai e urlai, ancora e ancora, tutto per farmi sentire da quei tre che continuavano a percorrere la stanza.
«Ehi, ragazzi, ragazzi sono qui.» agitai le mani davanti la faccia di Louis, ma lui non mi vide.
Forse erano diventati ciechi.
«Ma si può sapere dove si è cacciato?» domandò con le lacrime agli occhi Elaice.
Chi stavano cercando? Forse quel Max...
«Dio Zayn.» sussurrò nuovamente passandosi una mano tra i capelli, con fare disperato.
Eccomi, sono qui, avrei voluto urlare, ma qualcosa mi suggeriva che non avrebbe sentito.
Perché cercarmi se ero esattamente davanti ai loro occhi, che mi puntavano ma non vedevano?
«Loro non possono vederti.» intervenne una voce mai udita.
Avvertii il sangue ghiacciarsi nelle vene. Un tono maschile, profondo ma non del tutto adulto.
Mi girai e lo vidi. Alto almeno dieci centimetri più di me, dai capelli color miele rasati e gli occhi del medesimo colore. La carnagione, pallida, pareva riflettere la luce che lo illuminava.
«Nessuno può vederci.» continuò avvicinandosi. Un suo passo in avanti corrispondeva a un mio indietro.
«Che significa?» balbettai aggiustandomi gli occhiali sul naso.
«Che siamo invisibili.»
Ci pensai una attimo. Se fossimo stati invisibili, non ci avrebbero visti, ma Elaice non avrebbe potuto passarmi attraverso.
«Hai ragione, che sbadato. Siamo immateriali.» si corresse desolato.
Rimasi spiazzato da ciò che aveva detto. Immateriali, senza materia, senza carne, senza... vita.
Strabuzzai gli occhi quando mi accorsi del tremendo pallore che aleggiava in faccia al ragazzo, e dell'alito freddo che avevo. E del fatto che avesse interpretato i miei pensieri.
«Oh, ma oggi sono proprio maleducato, perdona la mia dimenticanza, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Liam, Liam Payne, piacere di conoscerti.»
Lo osservai sconcertato: con meno i cinque secondi era riuscito e dire ciò che Harry sarebbe riuscito con cinque minuti abbondanti.
Tuttavia, la cosa più strana era il suo comportamento, per nulla turbato dal fatto di non essere. Perché quello eravamo, dei non-esseri.
«Ormai sono abituato a questa mia condizione.» spiegò, «Non mi hai ancora detto come ti chiami. Preferisci che ti dia del voi o del lei? Sono troppo confidenziale? Mi rincresce che non riusciate a parlarmi o che abbiate paura di me.»
Nuovamente, rimasi basito di fronte alla sua capacità di parlare. Magari, prima di essere ciò che non era, voleva diventare un avvocato.
«Ammetto che mi sarebbe piaciuto molto.» sorrise cortese.
Boccheggiai un paio di volte.
«Sono Zayn.» riuscii a mormorare. I miei occhi erano allargati a dismisura.
«Zayn, vogliatemi scusare se ho letto nei vostri pensieri, ma ormai è un'abitudine.» spiegò.
Ero spaventato e non poco.
«Sono morto?» chiesi angosciato.
«No, state solo sognando.» rispose tranquillo Liam, «Avete mangiato della pizza molto pesante, preparata dai vostri premurosi amici, che vi sta facendo fare sogni irrequieti.»
Mi guardai attorno con le sopracciglia aggrottate, non capendo a chi altro si potesse riferire.
«Dico a te, preferisci un tono meno formale?»
«Oh, sì. Grazie.» sussurrai, terrorizzato da quella sua inusuale dote.
«Quindi sei solo una mia fantasia, al mio risveglio sarai scomparso, ti ho inventato io, vero?» aggiunsi poco dopo.
«Oh no, io esisto, ma voi avete deciso, oh che sbadato, perdona l'abitudine, hai deciso di vedermi solo ora, nelle fantasie che ti popolano la mente e che di solito riguardano solo la donnina tua amica.» 
Era uno scherzo, in quella pizza doveva esserci qualcosa di davvero pesante. Io esistevo e dormivo, lui era solo frutto della mia mente contorta, che, stufa dei filmini mentali di una mia futura e ipotetica vita con Elaice, avevano deciso di indirizzare il tutto in un altra dimensione.
«Devo deluderti con rammarico, ma io esisto.» parlò leggendomi la mente. Cominciava a irritarmi quella sua capacità.
«No, no, non può essere.» borbottai tirandomi leggermente i capelli e cominciando a percorrere a grandi falcate la soffitta. «Non ne hai le prove.» gli puntai un dito contro, come ad accusarlo.
«Mi dai dell'impostore? In nome del buon Dio che c'ha creati, non inventerei mai simile fandonia, dovete credermi.» ribatté tornando a darmi del voi. Capii che la sua era questione di abitudine. «Io ho ciò che prova che Liam Payne è esistito.»
«E quale sarebbe?» rimbeccai scettico.
«Quando vi sveglierete, vi prego di recarvi nella soffitta in cui già ci troviamo. Prendete il baule e portatelo in un luogo solitario e apritelo.»
«Ma lo ho già fatto.» protestai debolmente.
«Lo so, io ero lì. Io sono sempre lì.»
Sorrise sghembo.
I rumori, l'alito freddo e pesante sul collo, gli oggetti che si spostavano o che si muovevano. Tutto aveva una spiegazione.
«Non volevo spaventare te o i tuoi amici, ma era l'unica via con cui avrei potuto segnalarvi l'imminente pericolo. Non ci sono riuscito, poiché vi siete fermati in superficie senza andare oltre.»
Non riuscivo a capite quel discorso contorto.
«Sappiate solo una cosa.» mi sorrise triste.
«Mai fidarsi delle persone, Zayn, mai.» sussurrò, «Ti tradiranno sempre.» concluse sparendo, evanescente nell'aria.
In chi non avrei dovuto riporre la mia fiducia e soprattutto, a cosa si riferiva?

Mi svegliai di scatto, spalancando gli occhi e respirando affannosamente.
Alzai la testa e balzai in piedi barcollando. Mi trovavo nella mia stanza e per giunta senza occhiali. Tastai il comodino al mio fianco e trovai i Rayban, che afferrai lasciandomi sfuggire un borbottio e li indossai rischiando di beccarmi un occhio. Una volta che la pesante montatura nera, purtroppo per me indispensabile, fu sul mio naso, potei vedere meglio ciò che mi circondava.
Era l'alba o qualcosa del genere, dato che un leggero accenno di sole rischiarava il cielo.
«Sono le ore 5 della mattina del dì 29 giugno, e tu devi mantenere la parola data.» mi ricordò una voce.
Mi voltai. Ancora lui.
«Oh buongiorno Liam, qual buon vento vi porta nella mia umile dimora?» parlai nel suo stile.
«Vento di tempesta, quella che si scatenerà nello spettacolo delle furie della Natura tra una o due ore forse.» sorrise cortese. Come al solito impiegai qualche secondo in più per comprendere le sue parole.
«Oltre a leggere nella memoria prevedi anche il futuro?» domandai scettico, inarcando un sopracciglio folto.
«Da tempo un secolo che osservo il cielo e i suoi elementi, posso dirmi il miglior metereologo che neanche la vostra progredita tecnologia ha potuto rendere più arguto e capace.»
Era prolisso, terribilmente retorico e ampolloso.
 «Capisco.» borbottai.
Lo osservai meglio e mi meravigliai proprio per questo. Riuscivo a vederlo, ma nei giorni precedenti potevo solo immaginare di avvertire la sua presenza.
«Ti vedo.» mormorai.
«Me ne accorgo.»
Già cominciava a urtarmi i nervi, con quella sua aria da perfetto ragazzo per bene e la sua maledetta capacità di scavarmi nella mente.
«Be', fate in modo che io vi stia simpatico, poiché vi accompagnerò per un lungo mese.» parlò sorridendo con una sfumatura di cattiveria nella voce.
«Un mese? Intendi trenta giorni attaccato a me? E hai intenzione di manifestarti agli altri?» chiesi a raffica.
Avrei dovuto avere quella palla al piede per tutto quel tempo. La cosa mi lasciava sconvolto e non poco.
«Trentuno per la precisione, e sì, quando troverò il momento propizio. Credo che il vostro amico, quello castano, sia debole di cuore.» fece spallucce.
«Fantastico.» mormorai a bassa voce.
Per fare il punto della situazione, mi trovavo in un paesino sperduto nelle più remote campagne inglese, infestato dai fantasmi e privo di alcun passatempo interessante per non uscire di senno; la ragazza che mi piaceva sbavava dietro un altro e per finire, Liam mi stava leggendo i pensieri.
«Potresti smetterla.» protestai infastidito.
«Mhm... no. Mi diverte udire i vostri pensieri contorti e assistervi mentre uscite di senno per quella cosetta bassa.»
«Si può sapere cosa hai contro Elaice?» domandai ringhiando.
«Oh, nulla, ma scusate l'invadenza, ai miei tempi si corteggiava la donna amata, non ci si comportava di certo da amici. Le donne vanno conquistate, anche se son delle bambine.»
«
Quindi dovrei farmi consigliare da un fantasma. Grandioso.» borbottai passandomi una mano tra i capelli.
«Ai miei tempi ero uno dei ragazzi più gettonati della città.» protestò Liam.
«Sembri mio nonno.» risi.
«Potrei essere il vostro bisnonno ragazzo, un poco di rispetto.» ghignò lui in risposta.
Sospirai: forse non era così male.
«Be', si va in soffitta.» feci con tono falsamente allegro.

«Apritelo.» mi ordinò una volta che fui davanti al baule.
«Prendete l'album.» continuò Liam.
Afferrai l'oggetto e lo rigirai tra le mani.
«Andate all'ultima pagina.»
Sfogliai e sfoglia.
Lui era lì, in quella foto, immortalato almeno cent'anni fa.
«Come?» balbettai. «Hai tante cose da spiegarmi.» ridacchiai nervoso.
«Meno di quante immaginate.» rispose semplicemente lui, alzando le spalle.
«Perché?» domandai paralizzato.
«Io sono sempre qui, e ora ho il compito di salvarti.»


Ja.
Halo :)
Publico in tempo, yeeeeeeah.
Comunque, l'altra volta ha recensito solo quella santa di zaynstrenght, che ringrazio con tutto il cuore :0
Non è che mi lasciate un commentino piccolo piccolo per farmi sapere che ne pensate?
Anche se mi dite che fa schifo, lol.
Grazie perché leggete, seguite, preferite e ricordate.
Vi amo.
-Frances


























   
 
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