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Autore: DaGio    05/03/2013    1 recensioni
(ATTENZIONE-NEI PRIMI CAPITOLI SONO CONTENUTI SPOILER)
"Ba Sing Se, sto arrivando!" disse incamminandosi per il sentiero principale, aumentando il passo. Purtroppo però la cometa era più vicina di quanto pensasse e a breve in cielo sarebbero comparsi anche i mezzi fluttuanti più avanzati della Nazione del Fuoco, cosa che avrebbe potuto ostacolarlo non poco."
Questa è la mia prima fic e si tratta di un'opera abbastanza...confusa? Comunque l'ambientazione è quella dell'intero mondo della serie e la narrazione va dal penultimo capitolo dell'ultimo libro: "Fuoco", passando per la fine della serie e proseguendo poi con una storia totalmente inventata, o quasi. Spero possa piacere agli appassionati, buona lettura!!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Suki/Sokka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 - Giunti al termine -



Il cielo si era tinto di rosso, segno dell'arrivo della Cometa di Sozin. Tre ragazzi si arrampicavano silenziosamente sulla cima di un alto rilievo e poco più avanti uno spettacolo inquietante si mostrava ai loro occhi.
"Siamo in ritardo! La flotta è già salpata!" esclamò Sokka in tono sconsolato.
Un'imponente flotta di aeronavi si accingeva a levarsi da terra per partire alla volta dei territori ancora liberi del Regno della Terra, capeggiati da Ozai in persona, che probabilmente si trovava nel più grande dei velivoli, al centro.
"Allora salperemo anche noi" rispose Toph con decisione. La sua determinazione e il suo ottimismo rendevano le cose più semplici di quanto non sembrassero ma era il suo carattere e poteva dirsi un pregio che rassicurava molto anche i compagni di viaggio. Forse tale ottimismo era dato dal fatto che fosse ceca e non potesse assistere a quello spaventoso scenario?
"Dov'è l'aeronave più vicina?" domandò prendendo lo slancio, come per saltare da un momento all'altro.
"Proprio..." fece per rispondere Sokka, indicando il mezzo a loro meno distante, come se l'amica avesse potuto vederlo, ma non fece in tempo a finire la frase che Toph li afferrò entrambi e si catapultarono assieme verso il velivolo più vicino. La dominatrice della terra non aveva calcolato perfettamente l'altezza e finirono con il superare di almeno due metri la zona dove sarebbero dovuti atterrare, quindi lanciò un grido per un istante, sentendosi sospesa nel vuoto e infine caddero tutti nell'aeronave.
Sokka e Suki riuscirono ad atterrare in piedi ma Toph rischiò di prendersi una facciata, se non fosse stato per i due amici che l'afferrarono in tempo. La dominatrice emise un sospiro di sollievo, forse non avrebbe fatto mai più una cosa del genere.
Ora però erano dentro e dovevano affrettarsi a prendere il controllo del mezzo.
I velivoli dovevano essere circa quattordici, in formazione a triangolo, più quello in avanti, al centro, dove si trovava il Sognore del fuoco Ozai che già sogghignava al solo pensiero di poter regnare su tutto il mondo.
Nel frattempo, parecchi chilometri più distanti dal mare che separava le isole della Nazione del Fuoco dal Regno della Terra, proprio nel deserto antecedente la grande città di Ba Sing Se, un forestiero continuava imperterrito il suo viaggio, non curandosi del colore del cielo e proseguendo di gran fretta verso la meta.
"Eccola lì" mormorò all'improvviso, puntando gli occhi verso la capitale del Regno della Terra, città che non doveva distare ancora più di poche ore, se avesse continuato di quel passo. Le gocce di sudore che gli solleticavano il collo e la fronte, il calore che accresceva sempre più in ogni parte del suo corpo ma anche la forza che ribolliva dentro sé. La Cometa di Sozin accresceva le sue forze, anche se non ai livelli dei veri dominatori della Nazione del Fuoco. Dopo mezz'ora circa, il giovane scorse un gruppo di persone avvolte da abiti molto simili che si spostavano a velocità incredibile in direzione di Ba Sing Se. Il ragazzo riconobbe solo l'emblema del Loto Bianco e questo gli bastò per fargli credere di non avere di che temere da loro, giunti fin lì per il suo stesso scopo.
"Non così in fretta, figliolo!" esclamò una voce alle sue spalle, mentre sentiva la lama di un coltello premergli la gola ma senza lacerarla.
"Fermo! Sono venuto per liberare la capitale! Non voglio ostacolarvi!" fece il ragazzo nel tentativo di giustificare la sua presenza in quel luogo.
"Ci stavi forse seguendo? A me parrebbe di si" replicò la voce profonda. Sembrava che a parlare fosse un'uomo di una certa età e il giovane ne ebbe la conferma non appena vide il suo interlocutore. Si trattava dell'ex generale Iroh, fratello del signore del fuoco Ozai e membro del Loto Bianco.
Intanto la flotta di aeronavi fluttuava sopra al mare sempre più vicina alla costa del Regno della Terra e Sokka si era appostato dietro una porta di ferro blindata, dietro alla quale doveva trovarsi la sala di comando del velivolo. Anche Suki si mise su di un lato dell'ingresso, facendo quanto più silenzio possibile mentre si avvicinava lentamente anche Toph.
"Shhh!" fece Sokka per chiedere silenzio, ma la dominatrice sembrava infischiarsene tranquillamente.
Dentro la cabina gli ufficiali e il capitano udirono come dei colpi al portone e si voltarono allarmati, quando una ragazzina buttò giù la porta con un calcio, usandola come armatura e avvolgendosela attorno al corpo, entrando all'interno della sala di comando sotto lo sguardo stupito dei presenti. Ma non passarono due secondi che subito gli uomini della Nazione del Fuoco presero a infierire lanciando sfere di fuoco, attaccando di continuo ma risultando del tutto inefficaci contro l'avversaria, che non esitò a proteggersi innalzando una piccola barriera dal pavimento e intrappolando due dei nemici alle pareti, essendo tutto in metallo.
Il capitano e un'altro ufficiale continuavano a scagliare palle di fuoco e la ragazzina avanzò, schivando e parando gli attacchi, fino a quando non decise di strappare uno dei tubi che passavano per il soffitto e lo scaraventò contro un'avversario, mettendolo KO in un colpo. Il capitano sembrava preso dal panico e non smetteva di sferrare attacchi ma la dominatrice saltò sul soffitto e avanzò a gattoni restandovi appiccicata come un insetto... un'insetto invincibile!
La ragazza decise di farla finita, quindi atterrò proprio davanti al nemico, il quale rimase paralizzato dalla paura, poi caricò un pugno che assestò direttamente in faccia al pover'uomo, facendolo volare fuori dalla cabina, tra i due ragazzi che la guardarono stupiti.
"È così che si fa" disse Toph levandosi l'armatura dal corpo.
"Bel lavoro Toph! Prendiamo il controllo della nave. Vai al timone" si congratulò Sokka.
"Ma che idea grandiosa! Far guidare l'aeronave a una ragazzina cieca" esclamò con sarcasmo la dominatrice della terra.
"Stavo parlando con Suki..." rispose il ragazzo stizzito.
"Questo è molto più sensato" si affrettò a replicare Toph, mentre la Guerriera Kyoshi andava al timone.
"Come facciamo con il resto della ciurma?" chiese la ragazza.
"Scendi fino ad avvicinarti all'acqua. Mi è venuta un'idea" rispose Sokka sorridendo, poi si avvicinò al sistema di comunicazione ed afferrò la cornetta, quindi si schiarì la voce ed iniziò a parlare.
"Attenzione ciurma, è il capitano che vi sta parlando. Per favore, dirigetevi tutti al vano bombe immediatamente, serviremo torta e crema dolce. Dobbiamo festeggiare un compleanno molto speciale".
La voce risuonò all'interno di tutto il velivolo e alle due ragazze non parve poi così convincente ma a quanto pare funzionò e la nave cominciò a virare poco più a dritta, abbassandosi di molto rispetto al resto della flotta.
Solo dopo un paio di minuti il vano bombe era pieno zeppo di soldati e uomini dell'equipaggio che avevano lasciato i loro posti per recarsi in quella zona della nave sotto l'ordine del capitano, quindi nessuno si era accorto che si trattava di un comando proveniente da Sokka e soprattutto, nessuno sospettava che si trattasse di una trappola.
"Ciao, io sono Quin Li. Lavoro alle trasmissioni" disse uno dei soldati rivolgendosi ad un'altro membro dell'equipaggio, nell'attesa che cominciasse il festeggiamento.
"Ciao, io lavoro in sala macchine. Ecco perché non ci siamo mai visti prima, l'aeronave è molto grande eh?" rispose l'uomo che poteva essere tranquillamente definito come "un'energumeno".
"Già..." fece Quin Li non sapendo bene cosa dire, "tu lo sai di chi è il compleanno?"
Ad un tratto un'altro soldato comparve alle loro spalle rispondendo alla domanda con voce euforica.
"Non posso credere che il capitano si sia ricordato del mio compleanno! È davvero affettuoso!"
Ma gli altri due non fecero in tempo a fargli gli auguri che il pavimento si aprì in due, facendo cadere in acqua tutti i presenti e quindi l'intero equipaggio. In effetti il vano bombe non era altro che un'enorme sala composta da un portellone che faceva da base apribile, dove in teoria venivano fatti gettare gli ordigni esplosivi.
Una moltitudine di grida si udirono all'improvviso e solo quando furono a mollo in mare aperto si resero conto di quel che era successo.
"Tanti auguri" disse l'energumeno della sala macchine, luogo in cui avrebbe fatto meglio a restare.
L'aeronave stava riprendendo quota e Sokka aveva gli occhi fissi su un velivolo in particolare, quello più grande.
"Signore del fuoco Ozai, stiamo arrivando!"
Nel frattempo la città di Ba Sing Se pareva essere molto rumorosa, forse a causa dei carri e delle macchine da assalto che brulicavano per le varie sezioni della capitale e in particolare vicino alle mura interne ed esterne.
Poco più distante sventolava una bandiera su cui era rappresentato l'emblema del loto bianco e proprio sotto erano raggruppate delle figure misteriose.
"Ba Sing Se, l'Ordine del Loto Bianco è qui" disse un signore anziano. Doveva trattasi del Re Bumi di Omashu.
"Ed è qui per liberarti!" concluse un'altro membro dell'Ordine, un vecchio maestro della Tribù dell'Acqua del Nord.
Intanto un ragazzo sui quattordici anni si preparava ad attaccare furtivamente il primo corpo di guardia delle mura esterne. Dopo essersi messo d'accordo con Iroh, al giovane era stato assegnato un compito ben preciso: infiltrarsi e mettere fuori combattimento i soldati posti sulle mura e la fanteria che comprendeva la retroguardia. Un lavoro che avrebbe svolto insieme ad altri volontari giunti da paesi differenti.
Ora si trovava dentro un piccolo tunnel creato da un dominatore della terra scampato alla prigione e si accingevano a prendere di soppiatto il primo corpo di guardia.
Gli ufficiali avevano appena notato il gruppo di persone fuori dalle mura e la loro bandiera ma non sarebbero riusciti a dare l'allarme.
Il ragazzo, non appena uscito dalla piccola galleria sotterranea, si affrettò a lanciare una catena che intrappolò tre avversari, mentre l'alleato aveva sbarrato il passaggio ai nemici rimanenti sollevando una barriera di terra. Un ufficiale non esitò a scagliare contro gli infiltrati una vampata di fuoco ma il quattordicenne la fece dissolvere nel nulla e gli spedì contro una sfera ardente di colore giallo che lo portò a schiantarsi contro gli altri soldati, rimasti storditi. Il dominatore della terra non fece che rinchiudere tutti i nemici dentro una gabbia di roccia, concludendo l'azione.
"Ottimo lavoro, posso sapere il tuo nome? Non è da tutti creare una fiamma da quel colore così splendente, come se fosse d'orata" chiese l'uomo.
"Io sono Oirad e..." rispose il ragazzo ma non fece in tempo a finire la frase che due soldati provenienti da una torre di guardia vicina, gli si lanciarono contro, armati di lancia e daga.
Il giovane estrasse a sua volta una spada piuttosto corta e poco più larga del normale a un solo taglio che pareva essere più chiara, emanando un bagliore argenteo che quasi accecò gli avversari. Il dominatore della terra sbatté con forza un piede al suolo e provocò una voragine che inglobò uno dei nemici, mentre Oirad scattò contro l'altro soldato schivando un montante, incastrando la sua lama tra il manico e il braccio dell'avversario e portandosi alle sue spalle, mettendogli in leva il gomito e disarmandolo per poi spazzargli le gambe con la sua stessa arma facendolo cadere a terra privo di sensi.
" Anche tu non mi hai detto il tuo nome" disse il ragazzo rinfoderando la spada.
"Jin Lyo, ero uno dei generali di questa città" rispose il dominatore della terra.
Più tardi i due si incontrarono con un gruppo di cittadini che stavano organizzando la resistenza da quando Ba Sing Se era stata occupata.
"Siete solo voi? Avete eliminato le guardie a est?" domandò una ragazza armata di spada e scudo, probabilmente sottratti a soldati della Nazione del Fuoco.
"Si, noi abbiamo fatto il nostro dovere. Gli altri alleati stanno scavando delle gallerie per raggiungere il centro città e poter prendere il controllo del posto più facilmente. La guarnigione sarà confusa" rispose Jin Lyo.
La resistenza interna aveva piazzato degli esplosivi in diversi punti della città per rallentare e bloccare gli eventuali rinforzi, anche perché i numeri non erano dalla loro parte. Soltanto quel gruppetto era composto da al massimo sei persone mentre gli occupanti potevano contare su centinaia di uomini schierati e organizzati bene, per non contare l'efficienza dei loro mezzi. I due infiltrati si erano messi d'accordo che avrebbero sabotato le basi dalle quali sarebbero usciti i carri che ancora non erano stati posizionati all'esterno in difesa della città.
Oirad aveva individuato e raggiunto la base più vicina ma non erano certo pochi i soldati di guardia. Avrebbe dovuto sfruttare la confusione durante l'attacco della resistenza nei pressi del centro e delle esplosioni provocate dagli ordigni piazzati in precedenza.
Anche Jin Lyo aveva riscontrato il problema delle guardie e aveva in mente la stessa identica cosa: attaccare nel momento più opportuno.
All'esterno delle mura, invece, l'ex generale della Nazione del Fuoco, Iroh, si preparava a scatenare tutta la sua potenza, ampliata notevolmente grazie alla Cometa di Sozin.
"Soltanto ogni cento anni un dominatore del fuoco può riuscire a raggiungere questo tipo di potere" disse l'uomo con assoluta calma.
Quando inspirò profondamente, parve sentire la forza accrescere a dismisura, gli sembrava di visualizzare la Cometa come se fosse vicinissima; ne sentiva l'ardere continuo e l'intensità delle fiamme e del calore. Riusciva a vedere le scintille, a contemplarne i colori e tutte le preoccupazioni che poteva avere fino a un attimo prima svanirono, nell'assoluta certezza che la capitale sarebbe stata ripresa e liberata totalmente. Poi prese a respirare a fondo poco più velocemente e intorno al gruppo si formò un cerchio di fuoco ogni volta che inspirava, fino a quando le fiammate non iniziarono ad accrescere sempre più, fino a raggiungere i cinque o sei metri di altezza e anche oltre. Dopo qualche istante l'uomo emise un ringhio spaventoso e tese le braccia in avanti, aprendo i palmo delle mani. Il gesto portò tutto il fuoco apparso a raccogliersi in un'unica enorme sfera che rimase per qualche secondo sospesa in aria di fronte all'anziano. Non passò molto prima che il concentrato di calore e fiamme si scagliò a velocità incredibile contro parte delle mura della città, aprendo un grande varco.
A quel punto il re di Omashu decise di agire e cominciò sollevando uno spesso disco di terra sotto di lui, facendone una piattaforma che utilizzò per spostarsi verso la capitale senza faticare troppo. Solo un paio di sfere di fuoco vennero lanciate contro il vecchio e gli altri membri, i quali non fecero che deviare o controllare loro stessi le fiamme. Dopotutto il fratello del Signore Ozai era benissimo in grado di farcela da solo e far svanire il fuoco altrui era una cosa che lo aveva sempre divertito, quindi gli attacchi non centrarono mai i bersagli. Inoltre quelle poche guardie erano giunte da dietro le mura stesse ed erano solo in due perché le altre non avevano fatto in tempo ad accorrere che gli invasori irruppero agilmente sul posto, mentre il corpo di guardia incaricato di sorvegliare tutte le mura era stato messo KO dai sabotatori giunti tramite i tunnel.
Il vecchio maestro dell'acqua creò una cascata che passò sopra a una piccola muraglia interna e trasformò l'elemento in ghiaccio, permettendo ad un maestro di spada di utilizzarla come scivolo e sbaragliare tutti i soldati che gli sbarravano la strada, cosa che fece anche il dominatore dell'acqua, intrappolando definitivamente i nemici abbattuti.
Poco più avanti una vampata di calore e fiamme riuscì quasi a bloccare i due uomini, probabilmente si trattava di uno di quei carri corazzati e sofisticati. Il fuoco però non riuscì a colpire l'obiettivo e deviò verso il cielo, formando una colonna alta decine di metri. A comandarla in quel preciso istante era un dominatore del fuoco disertore, un vecchio maestro che aveva incontrato anche l'avatar Aang durante il suo lungo tragitto. L'uomo spinse la colonna di fiamme contro i mezzi stessi che l'avevano alimentata, portandoli a schiantarsi l'uno contro l'altro. Così accadde anche per i rinforzi successivi. Era uno spettacolo incredibile, così tanta potenza e distruzione in poco tempo e tutto era dovuto alla Cometa di Sozin. Era giunta l'ora della vera e propria insurrezione e gli ordigni piazzati dalla resistenza esplosero là dove erano posizionate le varie trincee e gli schieramenti degli avversari. Il frastuono provocato mise in subbuglio l'ordine tra le fila di tutte le guardie e Oirad ne approfittò per correre verso l'entrata della caserma dove erano stati posizionati i carri da combattimento che avrebbero intensificato la difesa contro l'Ordine del Loto Bianco e la resistenza stessa.
Un paio di soldati erano rimasti e videro il ragazzo che prontamente sguainò la spada e ne rese la lama incandescente, quindi saltò contro uno degli avversari arroventandone l'arma che scottò le mani del nemico, poi con una sfera di fuoco lo spinse violentemente contro la parete dell'edificio che sorvegliava. L'altro soldato si era avvicinato nel frattempo e riuscì a buttare a terra il ragazzo con un calcio allo stomaco. Oirad gemette e cercò di riprendersi ma l'avversario si affrettò a colpirlo con un fendente dall'alto, che il giovane riuscì a parare con la spada impugnata con una sola mano. Oirad era in grado di dominare il fuoco e nonostante fosse rafforzato dalla presenza della Cometa di Sozin, non riusciva ancora a concentrarsi del tutto per emanare le fiammate che gli sarebbero bastate per vincere lo scontro. Il ragazzo approfittò della forza che il nemico usava per premere la sua arma, quindi inclinò la lama della spada verso sinistra e rotolò dalla arte opposta. In tale modo che il soldato affondasse nel nulla poiché l'arma scivolò su quella dell'avversario, andando a colpire nient'altro che il terreno e facendogli perdere l'equilibrio. Oirad approfittò del vantaggio posizionandosi dietro al nemico, per poi colpirlo col pomo della spada in testa, facendolo cadere a terra come un sacco di patate.
Era fatta, anche se avrebbe dovuto rimanere concentrato se non voleva diventare un'ostaggio da usare contro i suoi stessi alleati. Purtroppo quel giorno non si sentiva così forte come tutti i dominatori del fuoco, problema semplicemente dovuto dal fatto che, forse, per lui il dominio funzionava in maniera differente. Innanzitutto il ragazzo non utilizzava l'ira e la rabbia per far scaturire le fiamme dal suo corpo, a differenza della stragrande maggioranza dei dominatori della Nazione del Fuoco. In effetti lui non era nemmeno un abitante di quella regione.
Non c'era più tempo e doveva sbrigarsi prima che i mezzi corazzati nemici riuscissero a fare rifornimento e partire per fermare l'attacco guidato dal Loto Bianco.
Dentro il largo ingresso, quasi tutto in metallo, il giovane non riusciva a vedere praticamente niente ma per fortuna era addestrato a situazioni del genere e l'oscurità non fu un problema. Ora non gli restava che individuare e manomettere i carri, pur facendo molta attenzione alla moltitudine di dominatori del fuoco che facevano da piloti e per questo la zona doveva esserne piena.
Nel frattempo la flotta di aeronavi era a quasi un chilometro dalla costa del Regno della Terra e il Signore del fuoco Ozai, con un ghigno malefico che pareva cinico oltre ogni limite, voleva cominciare a pregustare il sapore della vittoria. Dopo aver teso il braccio destro in avanti, una grande fiamma scaturì dal palmo della mano, puntando verso terra e pochi secondi più tardi, un'enorme fiammata larga e potente, devastò tutto ciò che si trovava al di sotto della nave stessa. Era letteralmente un'ondata di fuoco che distruggeva ogni cosa, alberi, piante, capanne e animali.
L'unica minaccia a frapporlo tra lui e il resto del mondo era l'Avatar Aang che si trovava un chilometro più distante ma riusciva a vedere benissimo quel che stava accadendo in lontananza.
"Momo, è ora che tu vada" disse rivolgendosi al piccolo animale da compagnia, dopodiché respirò profondamente e si preparò a fermare il suo nemico, affrontando così anche il destino che lo chiamava a salvare il mondo.
Il signore del fuoco Ozai riuscì a scorgere almeno cinque dischi di roccia che volavano ad alta velocità contro la sua aeronave ma era troppo tardi per intercettarli. I proiettili di terra centrarono in pieno una delle ventole e uno dei motori a carbone che permettevano al velivolo di muoversi in equilibrio e velocemente, quindi la parte destra del mezzo colpita venne subito danneggiata e dopo un secondo anche una potente fiammata raggiunse il bersaglio già indebolito, facendo esplodere la sala macchine e bloccando definitivamente l'avanzata della nave. Ad attaccarli era stato proprio l'Avatar e quando Ozai lo vide provò una sensazione di angoscia che andava dallo stupore alla rabbia. Avrebbe messo fine a quel l'infinito confronto. L'aeronave però aveva perso anche l'assetto di stabilità e finì inesorabilmente per precipitare contro la miriade di cocuzzoli rocciosi che si estendevano per almeno due chilometri. Il Signore del fuoco fece in tempo a togliersi la veste, bruciarla e saltare sopra la punta di una roccia di fronte ad Aang, aiutandosi con due fiammate scaturite da entrambe le mani per darsi la spinta. I più forti dominatori si trovavano finalmente l'uno contro l'altro, pronti ad affrontarsi a vicenda per imporre pace o caos.
In lontananza un cannocchiale era puntato sui due e ad osservare la situazione era proprio Sokka che in quel momento si era posto con l'aeronave in testa al resto della flotta.
"Cos'è successo?" domandò Suki avvertendo il frastuono del velivolo che si era schiantato più avanti.
"Quello è Aang!" annunciò il ragazzo distogliendo lo sguardo dal cannocchiale, "è tornato!"
L'Avatar aveva cominciato a discutere inizialmente con l'avversario, implorandolo di fermare quella follia, ma Ozai credeva di avere tutto il potere e pensava che l'essersi incontrati doveva essere un segno della provvidenza, dopo che altri signori del fuoco non erano riusciti in quell'impresa. Così iniziò uno scontro senza precedenti, in cui entrambi si destreggiarono nell'uso dei loro elementi. Aang contrattaccava maggiormente con terra, aria e fuoco per dileguare e contrastare le fiamme del nemico. L'acqua doveva essere utilizzata con più riguardo dato l'aridità che c'era in quel punto ma più indietro doveva esserci un torrente e spostandosi avrebbe potuto cogliere l'occasione per sfruttare al meglio anche quell'elemento.
"Vai Aang! Colpiscilo così!" esultava Sokka osservando il duello.
"Non dovremmo aiutarlo?" domandò Suki preoccupata.
"Aang penserà ad Ozai. Noi dovremmo impedire che la flotta rada al suolo il Regno della Terra" rispose il ragazzo voltandosi.
"E come facciamo capitano boomerang? Io non vedo attraverso questo scatolone di metallo" replicò Toph alzando le mani al cielo.
Ad un tratto gli occhi del giovane guerriero parvero illuminarsi, come se la risposta fosse giunta dal cielo più semplice che mai.
"Ah! Con un colpo di aeronave!" esclamò infine.
I due compagni rimasero perplessi udendo quella risposta apparentemente insensata, quindi lasciarono che Sokka armeggiasse con il timone e i comandi di elevazione della nave, portando la a sollevarsi e indietreggiare fino a giungere sopra i velivoli che coprivano il fianco sinistro della formazione.
Intanto i dominatori aveva cominciato a proiettare quantità di fuoco inesorabili, come un'unica cascata di lava ardente che dall'alto colava e disintegrava tutto ciò che le stava sotto o davanti. Alberi e animali, qualsiasi cosa si trovasse nei paraggi sarebbe finita sotto le fiamme più dense al mondo, rinforzate dalla Cometa di Sozin.
"Wow, è davvero un sacco di fuoco, vero?" mormorò Toph percependo il calore sprigionato da tutto quel fuoco e l'odore che esso emanava bruciando ogni cosa. Sokka portò il timone a tutta dritta, dandosi da fare con leve e corde varie che servivano a far innalzare o abbassare l'aeronave. Improvvisamente una valvola cominciò a surriscaldarsi e il termometro misurò una temperatura fuori dal limite di sicurezza, mentre la lancetta che segnava la pressione era al massimo. Proprio come il ragazzo si aspettava, uno dei motori con le ventole adiacenti implose e come era successo per la nave di Ozai, quando Aang l'aveva colpita, anche il loro velivolo aveva preso a destabilizzarsi e cominciava a precipitare verso destra, dove era schierato il resto della flotta.
"Sarà un viaggio turbolento, raggiungiamo la parte più alta della nave" annunciò il ragazzo afferrando per la mano la dominatrice della terra e conducendo la all'uscita.
"E dopo?" chiese Suki fermandosi un momento.
"Proteggiamoci a vicenda e se ne usciamo vivi, te lo farò sapere" rispose Sokka, poi la baciò ed entrambi corsero via dalla plancia. Certo non era il momento più romantico per dirsi frasi affettuose e dolci, ma doveva rassicurarla, soprattutto in un momento in cui niente era certo e l'unica speranza era rimanere uniti. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che si erano baciati e avevano trovato tempo per stare assieme e anche se i momenti così erano sempre meno frequenti, ogni volta i due sentivano di amarsi di più ed erano certi di quei loro sentimenti che provavano l'una per l'altro.
Dopo pochi secondi l'aeronave ebbe il suo primo impatto, scontrando con la parte superiore del velivolo sotto ad essa, per proseguire con quella successiva e quella dopo ancora, lacerando ogni sommità delle navi e causando esplosioni interne ed esterne.
I tre ragazzi salirono la scala che portava al piano più alto della nave e Toph sfondò direttamente la tettoia, notando che stava tutto crollando intorno a loro e dovevano sbrigarsi. Ora si trovavano esattamente sopra il velivolo ma la dominatrice non poteva stare a lungo in equilibrio, tanto che Sokka dovette afferrarle la mano e portarla lontano dalla superficie ricurva dove erano al momento.
Non dovevano fermarsi, mentre l'aeronave continuava a tranciare un mezzo dopo l'altro, ma ecco che ad un tratto si spezzò. Il velivolo si divise proprio tra il ragazzo con la dominatrice e Suki, che sprofondò più in basso insieme all'altro pezzo della nave.
"Suki!" gridò Sokka tendendo le la mano invano.
"Io sto bene, porta a termine la missione!" gli rispose la ragazza che riuscì a ma tenersi in equilibrio. La parte del mezzo su cui era rimasta era appoggiata contro un'altra aeronave fortunatamente, permettendole di non precipitare del tutto.
"No!" cercò di replicare il ragazzo, quando la dominatrice della terra non lo spinse più avanti per continuare l'avanzata verso la prua.
"Sokka dobbiamo muoverci!" esclamò Toph, avvertendo le forti vibrazioni della sommità della nave, indice di altri probabili cedimenti che avrebbero potuto farli cadere da un momento all'altro.
Troppo tardi, infatti dopo appena qualche istante un grande frammento di uno dei velivoli appena distrutti si schiantò proprio più lontano da loro, distruggendo la parte del mezzo sulla quale si trovavano. I due ragazzi caddero sopra un'altro pezzo di aeronave, attutendo il colpo con una capriola. I due si trovavano esattamente dalla parte opposta rispetto a dov'erano prima, quindi proprio sulla poppa. Corsero ancora fino a giungere davanti ad una grande pala.
"Toph, piega il metallo del timone per dare alla nave una spinta laterale, così virerà e colpirà le altre" disse il ragazzo senza scomporsi e modificando leggermente il piano in base alla situazione.
"Ricevuto!" rispose la dominatrice, quindi scostò Sokka dal suo fianco sinistro, si sputò sulle mani per inumidirle leggermente e cominciò a piegare la pala in modo da fare girare il velivolo verso destra. La nave finì inesorabilmente per colpire con il mascone destro la fiancata del mezzo che l'affiancava, completando quella parte fondamentale del piano.
"Te l'ho mai detto che sei fantastica nel dominio del metallo?" si congratulò il ragazzo.
"Mi piace sentirtelo dire" rispose la ragazzina.
Ma la nave in cui si trovavano non era più quella priva di equipaggio dov'erano in precedenza e dopo neanche un minuto comparve da uno sportello dietro di loro, un soldato pronto ad arrostirli per bene.
I due ragazzi si diedero alla fuga, mentre il dominatore del fuoco iniziò a lanciargli contro una poderosa fiammata, sicuramente al di sopra della norma per un qualsiasi guerriero regolare della Nazione del Fuoco. I fuggitivi erano in trappola perché la curvatura improvvisa della superficie sulla sommità dell'aeronave li fece scivolare in basso, costringendo Sokka ad estrarre la spada e usarla per arpionarsi al metallo sottostante, riuscendo a fermarsi in tempo atterrando sopra una protuberanza di ferro che si estendeva su di un lato della nave.
La dominatrice della terra, invece, si reggeva solamente alla mano sinistra dell'amico, rischiando di precipitare nel vuoto.
"La mia gamba..." gemette il ragazzo, sdraiato su quel pezzo metallico la cui estremità ricordava tanto una chiave inglese. "Non mollare Toph!" gridò poi, tenendo salda la presa sulla mano della ragazza.
"Signorsì capitano!" disse in tutta risposta la dominatrice, con voce indubbiamente disperata.
Le cose si complicarono quando ai loro lati comparvero altri soldati che si misero in posizione, pronti a incenerire gli intrusi. Sokka aveva ancora la sua fidata arma a disposizione ed era anche l'unica possibilità di salvezza se solo fosse riuscito a mettere a segno il colpo. Non c'era altra possibilità. Il ragazzo estrasse prontamente il boomerang che lanciò contro ad uno degli avversari che cominciava a emettere fuoco dalla mano destra, poi afferrò anche la spada scagliandola contro l'altro soldato, tagliando anche la corda con la quale si sosteneva. I due nemici erano precipitati e loro erano in salvo o quasi.
"Addio, spada spaziale..." mormorò Sokka vedendo la spada da lui stesso creata con frammenti di un una piccola meteora mentre volava lontano, insieme ai due soldati.
Purtroppo non era finita lì, infatti altri dominatori li avevano raggiunti ancora e questa volta erano almeno in cinque. Non c'era più speranza e Toph stava per mollare la presa, reggendosi ormai solo con le dita a quelle dell'amico.
"Non credo che il boomerang stia tornando Toph!" la avvisò il ragazzo, come per avvertirla sul fatto che probabilmente non c'era più nulla da fare, anche se il loro compito lo avevano svolto e anche alla perfezione.
"Forse questa è la fine" aggiunse con voce tremante.
Invece non era così, ancora una volta. I soldati nemici parvero terrorizzarsi all'improvviso, come se avessero visto un mostro, quando si trattava solo di un'altra aeronave che si stava dirigendo verso di loro rischiando la collisione. I dominatori scapparono per ritirarsi in coperta, dove sarebbero stati più al sicuro e avrebbero potuto salvarsi.
L'impatto fu devastante ma la nave aveva rallentato alla fine, permettendo ai due ragazzi di non subire lo spostamento improvviso del mezzo e cadere, passando appena sotto di loro. I fuggitivi saltarono sull'altro velivolo giunto come per miracolo proprio in quel momento, anche se Sokka doveva essersi rotto una gamba.
"Cos'è successo? Il boomerang è tornato?" domandò Toph incuriosita ma sollevata dall'essere ancora salva.
"No" rispose il ragazzo voltando lo sguardo più avanti, "è tornata Suki".
La ragazza era appesa ad una cima e sorrideva notando che i due erano ancora interi, più o meno.
Nel frattempo a Ba Sing Se la situazione era in continuo mutamento ma ad avare la meglio erano i membri del Loto Bianco che continuavano a eliminare i carri corazzati, guardandosi le spalle a vicenda. In tal modo la resistenza avrebbe potuto badare semplicemente alla fanteria senza rischiare troppo contro i mezzi più avanzati.
Oirad si trovava dentro ad uno dei due edifici dove erano situati i carri e in poco tempo era riuscito a svuotare parecchie casse di combustibile, radunando diversi ordigni esplosivi che aveva trovato sul posto. Il ragazzo aveva in mente di bloccare definitivamente il passaggio dei carri otturando le uscite ma sempre più gente si radunava, portando ceste di carbone dall'esterno e lui doveva agire immediatamente. Decise di concentrarsi, per cui ci vollero almeno due minuti, quindi respirò profondamente portando tutta l'energia che aveva raccolto verso i punti da dove sarebbe scaturito il fuoco. Si sentiva pronto per scatenare un'azione di sabotaggio coi fiocchi ma sarebbe stato inevitabile essere visti da qualcuno.
Ad un tratto sbucò fuori da un'angolo coperto da alcune casse di carbone, le gettò a terra e ne rovesciò un sacco che aveva in mano contro i mezzi fermi per il rifornimento. Anche un paio di soldati vennero colpiti dai tizzoni ancora tiepidi, mentre un decina di guardie iniziarono a sferrare attacchi con sfere di fuoco e qualcuno gli si avvicinò armato di lancia o spada. Oirad continuava a schivare e spargere carbone da una parte all'altra, saltando sopra quasi ogni mezzo, fino a quando non decise di sprigionare tutta l'energia accumulata, creando un piccolo cerchio di fuoco che prese ad allargarsi. A quel punto i soldati non poterono fare altro che indietreggiare recandosi alle uscite, permettendo al ragazzo di inseguirli e non appena si trovarono tutti fuori, Oirad accese le micce degli esplosivi nascosti sopra alle saracinesche degli ingressi.
Quando il ragazzo saltò all'esterno dell'edificio, l'esplosione fu tale da farlo cadere a terra, facendolo rotolare contro gli avversari che non vedevano l'ora di fargliela pagare per il crimine commesso.
Il giovane estrasse la spada con la mano destra, mentre con la sinistra provocò un'ondata di calore che costrinse un gruppo di soldati a fermare l'avanzata chiudendo gli occhi per non rimanere accecati. Un'altra più numerosa formazione di guardie gli si gettò addosso ma Oirad riuscì a indietreggiare, disarmando gli uomini bloccati in precedenza e usandoli come scudi, spingendoli contro gli altri avversari. Un dominatore del fuoco lo mise in difficoltà con una fiammata di notevoli dimensioni ma il ragazzo non si perse d'animo e provviste a dileguarla usando anch'esso il dominio. Sudava e tremava, senza contare le energie che si stavano man mano affievolendo sempre più, ogni secondo che passava. Sapeva di non essere fatto per il combattimento; che ogni volta in cui anche solo si arrabbiava o rischiava uno scontro il suo corpo andava in tilt ma non poteva tirarsi indietro durante un confronto. Non si era mai arreso e sapeva che non lo avrebbe mai fatto, sapeva che in qualche modo se la sarebbe cavata, com'era sempre successo e doveva fare affidamento sulle sue sole forze per sopravvivere. I nemici lo avevano circondato ma qualcosa aveva fatto tremolare il terreno, qualcosa di inaspettato e forse Oirad sapeva di cosa in realtà si trattasse. Una ventina di uomini e donne comparvero con feroci grida di incoraggiamento, saltando fuori da tunnel sotterranei che avevano scavato per prendere il controllo del centro cittadino. Inutile dire che ormai il ragazzo era salvo e approfittò del momento per riprendersi e dare fondo a tutte le sue ultime energie per liberarsi dei nemici.
Non lontano da lì, il vecchio e a dir poco euforico re Bumi era appena tornato in superficie dopo aver solcato a lungo il terreno. Con una faccia stupita vide una fila di carri corazzati venirgli contro, cominciando a fare fuoco a volontà. L'uomo però riuscì prontamente a erigere una barriera di roccia, parando gli attacchi, quindi decise di contrattaccare sollevando dei cumuli di terra che scagliò contro le bocche dei mezzi da dove uscivano le fiamme, rendendolo inutilizzabili. Subito dopo il vecchio re innalzò diverse colonne dal terreno proprio sotto ai carri, catapultandoli uno sopra l'altro impilandoli come un' ammasso di ferraglie. I soldati che guidavano i carri erano storditi e feriti, in alcuni casi erano anche privi di senso, come nei mezzi posti più in basso, schiacciati dagli altri.
Iroh, che si trovava davanti al palazzo reale, socchiuse gli occhi per qualche istante e quando li riaprì fece scaturire dalle dita un'enorme sfera infuocata che andò a bruciare uno stendardo della Nazione del Fuoco, ormai sconfitta dal Loto Bianco e dai volontari accorsi per liberare quella città.
Oirad e Jin Lyo si erano riuniti e si preparavano a mettere in fuga e inseguire i soldati nemici, mentre le altre squadriglie di volontari avevano sistemato per bene le sentinelle e le guardie sulle torri e le mura, da dove avrebbero potuto sferrare poderosi attacchi dall'alto.
Era finita. Aang aveva combattuto ininterrottamente contro il Signore del fuoco, rischiando anche di perdere, anche se alla fine lo stato di Avatar si era fatto sentire e il ragazzo ora si preparava a dare il colpo di grazia all'avversario.
Ozai era in ginocchio, con le braccia e le mani bloccate, mentre Aang aveva il pollice puntato contro la sua fronte. Ad un tratto, ecco che gli occhi e la bocca del ragazzo si illuminarono d'azzurro e anche lo sguardo terrorizzato del nemico cominciò a illuminarsi ma di una luce color arancio, quasi rossa. Anche i loro corpi presero a brillare sempre più e due diverse aure si formarono attorno ai più potenti dominatori allora esistenti. Sembrava che il cielo fosse diviso tra loro, da una parte era rosso e dall'altra era azzurro, come due forze opposte che cercavano di prevalere l'una sull'altra. Ma Aang sapeva che gli bastava aver appreso una semplice cosa per vincere: infatti l'Avatar avrebbe dominato direttamente l'energia interna dell'uomo, rendendo il proprio spirito inalterato perché lui stesso non ne rimanesse corrotto dall'energia dell'avversario. La questione non era semplice e il ragazzo rimase quasi pervaso dalla forza di Ozai, fino a rimanere illuminata d'azzurro solo la pupilla dell'occhio destro. Ma non poteva finire lì, non così: in quel modo e dopo tutte le avventure, gli insegnamenti, l'amore e le lezioni di vita apprese durante il suo tragitto. I suoi compagni combattevano e non si sarebbero fermati, quindi lui avrebbe fatto lo stesso. Non poteva deluderli, non lui. Così come una lampo di luce irrompere tra l'oscurità della notte, l'Avatar sprigionò tutta la sua energia, tutto il suo spirito, facendo scaturire dal corpo un fascio di luce celeste che prevalse su quello del Signore del fuoco. Anche il cielo si tinse di un unica sfumatura che oscillava tra il blu più denso e scuro a quello più chiaro e sottile, quasi come fosse una flebile luce ma pronta a dominare su tutto. Un raggio accecante perforò le nuvole sopra ai due, oltrepassandole di centinaia di metri e non rimase nulla del l'influenza di Ozai, che crollò a terra. Aang riuscì a riprendersi abbastanza in fretta e dopo aver barcollato per pochi attimi, si mise per bene in piedi. L'uomo provò a sferrare un paio di attacchi, ansimando ma non accadde nulla.
"Che cosa mi hai fatto?" mormorò guardando con occhi stanchi l'avversario.
"Ti ho tolto il dominio del fuoco. Non potrai mai più usarlo per minacciare o ferire nessun altro" rispose Aang avanzando. Di fronte a lui c'erano solo fiamme e distruzione ma non sarebbe durato a lungo. Il ragazzo si concentrò a fondo, inspirò e chiuse gli occhi, per riaprirli sotto stato di Avatar per pochi istanti. Aveva ripreso le forze e iniziò a dominare l'acqua di un fiume per spegnere il fuoco che pervadeva l'area, dalle foreste alle aeronavi precipitate a terra.
Aang si recò subito dal velivolo dal quale stavano uscendo i suoi amici, notando che Sokka doveva essersi rotto una gamba e Suki lo aiutava a reggersi per poter camminare.
"C'è l'hai fatta! Avresti dovuto vederti, eri strepitoso!" esclamò il guerriero della tribù dell'acqua, a dir poco esaltato dall'azione dell'amico.
"Quindi hai...insomma, hai finito il lavoro?" domandò Suki avvicinandosi a Ozai e indicandolo.
"Io sono ancora vivo!" replicò l'uomo dando un'occhiataccia alla ragazza, che si ritrasse immediatamente con uno sguardo perplesso.
"Ho imparato che c'era un'altro modo per sconfiggerlo e ripristinare l'equilibrio. Gli ho portato via il suo dominio" ammise il ragazzo.
"Wow! E chi te l'ha insegnato? chiese Toph esterrefatta.
"Una Tartarugaleone..."
"Vivi delle avventure straordinarie quando sparisci" concluse la dominatrice.
"Ehi guardati un po' rammollito, ora che il tuo dominio è scomparso dovremmo chiamarti il Signore fallito!" infierì Sokka non badando a irritare l'uomo che fino a pochi minuti prima era il più forte dominatore del mondo.
"Io sono il Re Fenice, ragazzino!" rispose Ozai cercando di rialzarsi, ma era troppo debole e cascò a terra come un sacco di patate.
"Ooh scusa, non volevamo offenderti re fenicie che si è fatto prendere a calci!" continuò a provocarlo Toph.
"Si! Che ne dite in vece di Re dei ragazzi che non vincono mai?" azzardò a esprimersi Suki con poca convinzione.
"Lascia a noi i soprannomi, tesoro..." commentò la dominatrice della terra.
Quella battaglia era giunta al termine, così come la guerra stessa e ora avrebbero potuto pensare a divertirsi e vivere in pace e serenità, mentre la Cometa di Sozin scompariva all'orizzonte come se non fosse mai passata, abbandonando quei cieli par altri lunghissimi anni.
Pochi giorni dopo migliaia di abitanti si riunirono davanti al palazzo reale della Nazione del Fuoco, dove il nuovo re Zuko e l'Avatar Aang avrebbero costruito un nuovo mondo, insieme, da bravi amici.
Katara e Sokka avevano rivisto il loro padre, fiero delle azioni che avevano contribuito alla liberazione delle quattro regioni. Anche tutti i guerrieri e i combattenti di vari villaggi e popolazioni si erano riuniti disponendosi in file ordinate. Il loto Bianco era al completo, insieme ad alcuni dei volontari che avevano contribuito alla liberazione di Ba Sing Se, che al momento era sotto la tutela dei membri della resistenza. Toph si trovava proprio lì vicino, forse nella speranza di trovare anche i suoi genitori che potevano volerle bene ma non si fece troppe illusioni: dopotutto aveva scoperto una nuova vita, più libera e divertente che la madre e il padre non le avrebbero mai concesso. Ad un tratto un colpo di gong annunciò l'arrivo sul grande balcone del palazzo, del nuovo Signore del fuoco.
La folla iniziò ad acclamarlo e ad esultare come non mai, con grida di gioia e felicità.
"Vi prego, il vero eroe è l'Avatar" disse Zuko scostandosi per presentare a tutti i presenti l'ultimo dominatore dell'aria.
"Oggi, finalmente la guerra è finita!" continuò il Signore del fuoco, mentre la folla applaudiva e sembrava in preda al delirio, esultando parole di immensa stima verso i due ragazzi di fronte a loro.
"Ho promesso a mio zio che avrei ristabilito l'onore della nazione del fuoco e giuro che lo farò. La strada davanti a noi è tortuosa e cento anni di lotta fra noi ci hanno lasciato un mondo ferito e diviso. Ma con l'aiuto dell'Avatar possiamo tornare sulla retta via e iniziare una nuova era di pace e di amore"
Detto questo, Zuko si chinò per prepararsi ad essere ufficialmente incoronato davanti al popolo.
"Viva il nostro Signore del fuoco Zuko!" annunciò uno dei sacerdoti ponendo il fermaglio dorato sul capo del ragazzo in ginocchio, rendendolo re a tutti gli effetti, sotto gli scroscianti applausi della folla.
L'Avatar e il Signore del fuoco erano insieme, di fronte ad un futuro incerto e magari ancora colmo di insidie e pericoli, anche se il loro potere aveva raggiunto l'apice e probabilmente non avevano più nulla da temere.
Conclusa la cerimonia, i presenti tra il pubblico si diedero alla pazza gioia: c'era chi ballava, chi mangiava e qualcuno si tratteneva dal caos circostante chiacchierando in modo molto pacato... o quasi.
"E quindi sono riuscita a piegare il metallo per la prima volta per liberarmi. Ma non finisce qui, perché dopo riuscii a compiere molte altre azioni come sopra l'aeronave! A bordo di quel mezzo misi KO tutti gli ufficiali senza farmi un graffio!" diceva Toph, raccontando le sue avventure ad alcuni membri del Loto Bianco e al gruppo formato da una decina di persone provenienti dalla capitale del Regno della Terra, i quali sembravano molto affascinati dalla storia della ragazza.
"Ahahah, davvero incredibile! Sono felice che abbiate fermato gli invasori perché non so quanto avremmo potuto resistere a Ba Sing Se" si congratulò re Bumi.
"Già! Com'è andata la liberazione della città?" domandò la dominatrice curiosa.
"Bé posso dirti con sincerità che se non fosse stato per le squadre inviate prima per eliminare le sentinelle, non credo saremmo riusciti a prendere la capitale tanto facilmente. Molti di quelle persone ora si trovano a Ba Sing Se ma alcuni di loro sono proprio fra noi!" spiegò il vecchio uomo.
"Ad esempio qui abbiamo due elementi che hanno giocato un ruolo decisivo per la liberazione, sapendo destreggiarsi nel conflitto contro gli occupanti" intervenne Iroh spuntando all'improvviso dietro a loro.
Oirad si sentiva un po' in imbarazzo sentendosi tirare in causa, anche se non poteva che essere felice di quel complimento da parte dell'ex generale della Nazione del Fuoco.
"Oh e quindi voi avete partecipato alla liberazione della capitale?"
"Si, proprio così" rispose Jin Lyo facendo un lieve inchino.
L'anziano re di Omashu diede un colpetto col gomito al fianco del quattordicenne, facendogli capire che sarebbe stato bene presentarsi a dovere.
"Ehm, io sono Oirad, piacere. Per me è un onore conoscere la maestra del dominio della terra dell'Avatar" si presentò il ragazzo sprofondandosi in un inchino.
"Io mi chiamo Jin Lyo e un tempo ero uno dei generali di Ba Sing Se" disse l'altro uomo.
La ragazza strinse la mano ad entrambi e si inchinò leggermente, sempre con un bel sorriso stampato in faccia e con un'espressione che non poteva che rallegrare chiunque la guardasse.
"Eh... e così tu sei l'unica dominatrice del metallo? Caspita sono davvero sorpreso e lieto di conoscerti" farfugliò Oirad non sapendo cosa dire per rompere il ghiaccio.
"Si, anche credo che tutti i dominatori della terra possano farlo se riescono a raggiungere un alto livello del loro dominio" rispose Toph.
"Se volete scusarci noi del Loto Bianco andremmo da mio nipote, ora che sembrerebbe libero e finalmente disponibile per una chiacchierata. Intanto ho notato che avete trovato modo di continuare la conversazione, quindi vi lascio. A più tardi" si congedò Iroh, andandosene con l'amico Bumi. Ed ecco che Oirad si trovava al centro di una discussione senza sapere come andare avanti. Per i due vecchietti era stato facile come bere un bicchier d'acqua, si erano semplicemente congedati e basta, ma il ragazzo si sentiva a disagio e sperava che Jin continuasse a parlare ma invece di aiutarlo in quella situazione di imbarazzo, lo fissava aspettandosi che riprendesse il discorso. Che situazione.
"Ma dimmi, tu da dove provieni esattamente. Il tuo nome è insolito per un'abitante della Nazione del Fuoco" chiese inaspettatamente la dominatrice.
"Ecco io, esattamente è complicato da spiegare. In effetti non sono un'abitante di questa regione ma provengo da molto lontano, verso il confine a sud ovest" rispose Oirad, lieto che non fosse costretto a parlare di sua iniziativa.
"Ma che tipo misterioso. Ma sei un dominatore anche tu?" domandò Toph ancora più curiosa.
"Bé, non esattamente..." fece per rispondere il ragazzo ma l'uomo al suo fianco lo interruppe prima che riuscisse a completare la frase.
"Ahah, eccome se è un dominatore! Quando ero con lui lo ho visto controllare un fuoco dalle fiamme più dorate che mai. Abbiamo fatto un lavoro di squadra impeccabile direi"
Ma perché Jin Lyo doveva intervenire per complicare le cose, come se non fosse già abbastanza una situazione difficile che turbava il giovane più che mai, mettendolo a disagio di fronte a tutte quelle persone che li ascoltavano?
"Wow sul serio? Quindi sei un dominatore del fuoco. È raro trovare un abile dominatore così giovane... a proposito, quanti anni hai scusa?" continuava la ragazzina.
"Io ho quattordici anni, comunque non sono ancora in grado di sfruttare a pieno le mie potenzialità quindi sto cercando un maestro e credo che chiederò ad Iroh di addestrarmi" disse Oirad, rivelando le sue intenzioni.
"Quindi ti sei prefissato uno scopo. Vuoi diventare ancora più abile nel tuo dominio eh? Ma perché proprio Iroh, se posso chiedere? In questo modo sarai costretto a seguirlo a Ba Sing Se, dove probabilmente si stabilirà"
"Già ma il fatto è che lui mi sembra la persona più adatta, inoltre avevo comunque intenzione di trovare casa in quella zona, anche perché non avrei dove andare. Ho lasciato casa mia quasi un anno fa e dopo aver saputo dell'attacco al Regno della Terra sono andato a prestare aiuto a Ba Sing Se"
Quella conversazione rischiava di continuare ancora a lungo e il ragazzo si sentiva alquanto a disagio, cosa che la dominatrice aveva notato in qualche modo, forse dal lieve tremolio della sua voce e dal modo insicuro in cui si esprimeva. Di certo poteva risultare strano che un semplice ragazzino proveniente da molto lontano, in grado di dominare il fuoco già abbastanza bene, cercasse proprio un maestro come Iroh per allenarsi. C'erano così tanti dominatori esperti lì e lui voleva a tutti i costi seguire quel vecchio generale fino alla capitale del Regno della Terra? Per quale motivo? E perché proprio in un momento di pace come quello? Ma non importava poiché per scoprirlo, la ragazza avrebbe avuto tutto il tempo che voleva, essendo anche lei diretta laggiù.
La guerra era finita e tutto sembrava tornare dopo anni alla normalità, finalmente. Certo rimanevano ancora diversi misteri da svelare e Zuko in persona si era recato alle prigioni per risolverne uno lui stesso, mentre in un futuro più vicino di quanto pensassero, il Signore del fuoco, l'Avatar Aang e tutti i loro amici avrebbero costruito le basi per quella che sarebbe divenuta la più prospera e ampia repubblica di sempre.
Intanto si sarebbero tutti recati a Ba Sing Se, poi avrebbero organizzato il sistema del nuovo governo mondiale e da lì si sarebbe sviluppato un mondo migliore. Solo qualche cosa, o qualcuno, avrebbe potuto ostacolarli nel frattempo.
   
 
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