Blair
si sentiva ristorata dal bagno caldo che
aveva appena fatto ed era pronta a sistemare nei minimi dettagli
l’incontro con
i dipendenti della Waldorf Design che avrebbe tenuto l’indomani. Dopo
essersi
rivestita e aver fatto un piccolo spuntino con del te e dei biscotti,
si mise a
recitare davanti a Dorota il discorso d’apertura che aveva scritto
mentre si
trovava in volo, ma una voce calda e suadente, proveniente dalle sue
spalle, la
distolse dai suoi compiti.
«Sono
davvero estasiato. Chi non sarebbe felice di
lavorare per una così bella e carismatica donna d’affari?» Blair si
girò
lentamente e regalò uno dei suoi più bei sorrisi a Chuck che nel
frattempo si era
avvicinato quel tanto che bastava per darle un veloce ma dolce bacio
sulla
guancia. Blair gli sorrise nuovamente e tenendolo tra le sue braccia
appoggiò
la sua fronte a quella del piccolo Bass.
«Scopriremo
domani se quello che dici è vero. Ma
ora dimmi … che ci fai qui? Pensavo fossi con Jack alla ricerca di
qualche
indizio sulla finta scomparsa di tuo padre.»
«Diciamo
che avevo bisogno di passare un po’ di
tempo con una compagnia migliore di quella di Jack.» I due si
guardarono
intensamente negli occhi per un lungo e interminabile istante. Chuck
avvicinò
le labbra a quelle di Blair e i due iniziarono a baciarsi prima
lentamente e
poi con più trasporto. Dorota si schiarì la gola per ricordare ai due
piccioncini che lei era ancora lì. Senza staccarsi gli occhi di dosso,
entrambi
diedero l’ordine alla cameriera di lasciarli soli.
«Sai,
credo potremmo sfruttare al meglio questo
nostro piccolo incontro.»
«Uhm,
l’idea mi piace. Cosa avevi in mente?»
«Che
ne dici se andassimo in camera mia
e giocassimo un po’ insieme?»
Chuck
non se lo fece ripetere due volte. Le diede
un bacio a stampo pieno di desiderio e dopo aver preso la mano di Blair
nella
sua, iniziò a correre su per le scale, seguito da B. e insieme chiusero
la
porta per poter passare un po’ di tempo da soli a fare quello che più
li
divertiva.
***
Mentre
Dan si stava mettendo l’orologio al polso
il suo telefono squillò e lui andò di corsa a rispondere.
«Pronto?»
«Parlo
con Dan Humphrey? Il più grande scrittore
di questo secolo?» Dan ci mise un istante a capire con chi stava
parlando ma
poi un sorriso illuminò il suo volto.
«Jenny,
hai cambiato numero?»
«sì,
da un paio di giorni.»
«Ecco
perché non mi rispondevi più. Stavo
iniziando a pensare che ti fossi stancata di parlare con il tuo
fratellone.» Il
campanello suonò e Dan si avviò ad aprire la porta.
«Come
potrei mai stancarmi di te?» Quella che Dan
si trovò di fronte era una bellissima ragazza bionda, con un trucco
pesante e
degli abiti dallo stile rock. Jenny si buttò tra le sue braccia,
stringendolo
forte a sé. Era così bello per lei poter finalmente riabbracciare il
fratello e
parlargli di persona che quasi stentava a crederci e questi erano gli
stessi
pensieri che stavano invadendo la mente di Dan. Quando si staccarono
dal
abbraccio Jenny entrò in casa e Dan chiuse la porta.
«Jenny,
che cosa ci fai qui?»
«perché?
Dovevo prima essere invitata da te per
poter fare un salto nella mia vecchia casa?»
«No,
è solo che … ehm, lascia perdere. Sono
davvero felice di rivederti. Mi sei mancata.»
«Mi
sei mancato anche tu.» si scambiarono un
tenero sorriso. «Allora,
che regalo mi hai portato dall’Italia?»
«ah,
è per questo che sei qui, e io che mi
illudevo che sentissi davvero la mia mancanza … »
«è
ovvio che mi sei mancato ma sei andato in
Italia, il paese dell’arte, della cultura e soprattutto della moda! Non
puoi
non aver portato nulla alla tua sorellina drogata di stile e moda.»
«uhm,
sì, qualcosa c’è.»
«Evviva!»
Jenny iniziò a battere le mani come una
bambina mentre Dan andava nella sua camera per tirar fuori dalla
valigia una
piccola calamita con il Colosseo disegnato sopra.
«ecco
il tuo regalo.» lo mise in mano alla sorella
che incredula guardava quella calamita dal aspetto carino ma lontana
anni luce
da quello che si aspettava realmente.
«che
c’è? Non ti piace?»
«Beh
ecco, non è che non sia carina ma … è solo
che io mi aspettavo qualcosa di diverso.»
«tipo?
»
«tipo,
una giacca di Cavalli oppure un vestito di
Valentino o delle scarpe di Versace. Insomma, questa calamita è
davvero,
davvero carina ma … non è proprio quello che mi aspettavo.» Dan scoppiò
a
ridere «sei
davvero carina quando
sei in imbarazzo e visto che non ce la faccio a continuare … » andò in
camera
sua a prenderle il vero regalo.
«che
c’è? Perché ridi?» quando Dan uscì con una
borsa di Dolce e Gabbana in mano, sua sorella perse letteralmente la
testa.
Iniziò a gridare, a saltare e con la borsa in mano non smetteva più di
ringraziare il fratello. I due si abbracciarono e quando Dan sentì
squillare
nuovamente il telefono ordinò alla sorella di non muoversi. Frase del
tutto inutile
visto che Jenny sembrava incantata dalla sua nuova borsa.
«pronto?»
«Dan,
ho saputo che sei tornato e mi chiedevo se
ti andasse di andare a bere qualcosa insieme?»
«Nate,
sì certo che mi va. Dimmi solo dove e
quando.» I due ragazzi si misero d’accordo per trovarsi verso sera in
un bar a
bere qualcosa insieme e dopo essersi salutati, Dan tornò da Jenny.
«Allooooora
… era Nate al telefono?»
«sì
era proprio lui. » Dan guardò incuriosito la
sorella. «non
ti piacerà ancora Nate?»
«Che
cosa? No! Ero solo curiosa di sapere che ti
aveva detto. È bello vedere che siete ancora amici. Io ho perso tutte
le mie
amicizie, beh, a parte Eric, ma lui è costretto a sopportarmi visto che
andiamo
nella stessa università.» Dan era felice di vedere come la sorella
avesse “rimesso
la testa apposto” dopo quello che era accaduto con gli uragani Chuck e
Blair
ed era felice che avesse scelto di
tornare a studiare per poter realizzare meglio il suo sogno di
diventare
stilista ma era ancora iperprotettivo con lei e nonostante non fosse
più la sua
sorellina di quindici anni già da un po’ lui non riusciva a fare a meno
di
pensare che doveva proteggerla, soprattutto dai ragazzi del UES … anche
se quei
ragazzi si chiamavano Nate.
«Dan,
non ti ho mica chiesto di procurarmi un
appuntamento con lui. Ti ho semplicemente chiesto se era lui, tutto
qui.»
«Hai
ragione, scusa. Sì era Nate e sì, siamo
ancora amici, sperando che l’uscita del libro non gli faccia cambiare
idea.»
«perché?
Hai parlato male di lui?»
«di
Nate? No, non proprio. Di lui ho parlato bene,
ma non del modo in cui ha raggiunto il suo attuale lavoro.» Jenny dopo
aver
appoggiato la sua inestimabile nuova borsa sul tavolo, mise le mani
sulle spalle
del fratello per poterlo consolare un po’.
«ascolta. Io non so cosa hai scritto su di lui, me e sugli altri, ma se Nate è davvero un tuo amico non si arrabbierà.» Dan pensò che non era poi così spaventato per la reazione di Nate, quanto per quella di … caccio via il pensiero in un lampo e ringraziò la sorella per il supporto morale. I due parlarono ancora per un’ora prima di salutarsi e poi si strapparono la promessa di non lasciar passare più così tanto tempo prima di rivedersi. Infondo erano fratelli ed avevano bisogno l’uno dell’altra.