Nell’ufficio di
Silente
Harry fissava la
fiammella del camino scoppiettare allegramente. Fissandola, gli venne in mente
il volto di Sirius. Aveva voglia di vederlo, di parlargli…dopotutto, era l’unica
persona che prendeva il posto dei suoi genitori. Chissà cosa stava facendo in
quel momento…
“Harry!” esclamò
Ron.
Harry, immerso
nei suoi pensieri, tornò bruscamente alla realtà.
“Che
c’è?”
“Sono quasi le
otto!! E’ tardissimo!! Dobbiamo muoverci se vogliamo andare nell’ufficio di
Silente!” spiegò Ron, alzandosi dalla sua poltrona preferita con incredibile
vitalità.
Harry
sbadigliò.
“Sei sicuro
che…?” cominciò.
“Oh, andiamo!
Sei Harry Potter o no?”
Una voce
irritata interruppe la conversazione.
“Voi non
dovreste ASSOLUTAMENTE andare! I guai in cui vi caccerete saranno grossi, molto
grossi, fidatevi!”
“Taci, Hermione”
mormorò aspramente Ron.
Hermione fissò
Ron con gli occhi ridotti a fessure. Poi si alzò di scatto, prese la sua roba e,
senza dire una parola, si fiondò su per la scala a chiocciola che portava al
dormitorio femminile.
Harry sbuffò e
Ron alzò gli occhi al cielo.
“Vabbè, sarà
meglio muoversi.”
Preso il
Mantello dell’Invisibilità, entrambi uscirono dal buco del ritratto e percorsero
i corridoi. Non c’era molta gente in giro, erano quasi tutti nella Sala Grande
per la cena. Finalmente, i due ragazzi si trovarono di fronte ai gargoyle di
pietra dell’ufficio del Preside.
“John sarà già
arrivato?” sussurrò Ron.
“Si spera di no”
rispose Harry, dandosi un’occhiata intorno. Il corridoio era
deserto.
Si appoggiarono
al freddo muro di pietra e rimasero lì, in attesa. L’orologio al polso di Harry
ticchettava regolare, facendo passare i secondi…e di conseguenza i minuti… erano
già le otto e un quarto.
I due ragazzi si
scambiarono un’occhiata triste.
“Significa che è
già entrato?” chiese ancora Ron.
Harry sospirò.
Senza rispondere, cominciò ad allontanarsi dalla porta.
“Per la barba di
Merlino, Harry, aspettiamo là! Magari lo becchiamo quando esce!” esclamò Ron,
senza curarsi di tenere bassa la voce.
“Stiamo andando
verso la sala comune dei Serpeverde. E’ probabile che lo incontriamo per la
strada, no?” fece Harry.
Ron restò un
attimo in silenzio.
“Ok” acconsentì
infine. Non che il suo parere fosse di vitale importanza, siccome Harry
procedeva spedito e sembrava non voler essere contestato da
nessuno.
Sempre sotto il
Mantello, i due ragazzi si diressero verso i sotterranei. Erano vicini alla sala
comune, quando…
“…davvero, mio
padre ha detto che potresti.”
Si
immobilizzarono. Conoscevano quella voce acida e strascicata: Draco
Malfoy.
Lanciando
un’occhiata all’aula vuota di Pozioni, Harry vide la
scena.
Malfoy, Tiger,
Goyle e John Piton erano vicino al muro e parlavano a bassa
voce.
“Io non lo so…”
mormorò John, l’aria leggermente impaurita.
“Ma scommetto
che saresti un Mangiamorte perfetto!! Te l’ho già detto, mio padre pensa così. E
poi, anche il tuo lo è, o almeno lo era… quindi sei adatto a quel ruolo.
L’Oscuro Signore è alla ricerca di anime giovani. Non sai quanti privilegi
avresti se dimostrassi di essere un fedele Mangiamorte!” esclamò Malfoy
gesticolando parecchio.
“Non credo di…”
cominciò ancora John, ma Tiger lo interruppe, scrocchiando le
dita:
“Se non accetti,
dovrai vedertela con noi.”
Ora John era
davvero spaventato. Deglutì.
“No” intervenne
Malfoy. “Non gli faremo niente. La scelta spetta a lui, è una persona libera di
scegliere ciò che vuole. Ma presto scoprirà che la sua strada non è quella del
tirapiedi di Silente.”
Detto questo,
Malfoy, Tiger e Goyle uscirono dalla stanza, con un ultimo sguardo a John.
Quest’ultimo, sempre appoggiato al muro, respirava affannosamente. Aspettò che i
tre si fossero allontanati un po’ e uscì.
Harry e Ron,
sotto il Mantello, avevano assistito alla scena a bocca aperta. Non che fosse
una cosa tanto sconvolgente il fatto che Malfoy stesse dalla parte di Voldemort,
ma Harry era rimasto comunque sorpreso e un po’
spaventato.
John cominciò a
dirigersi verso l’uscita dei sotterranei, guardandosi intorno nervosamente.
Harry e Ron lo seguivano, scambiandosi strane occhiate.
Come previsto,
la meta di John era l’ufficio di Silente.
“Scarafaggi a
grappolo” mormorò, il fiato corto, quando fu davanti ai
gargoyle.
Questi balzarono
di lato mostrando una scala. John salì i gradini e Harry e Ron si affrettarono a
stargli dietro.
Infine,
arrivarono davanti alla porta dell’ufficio.
John riprese
fiato e attese qualche minuto prima di avvicinarsi e
bussare.
“Avanti.”
Il ragazzo aprì
lentamente la porta cigolante. Prima di richiuderla, Harry e Ron sgattaiolarono
dentro, cercando di non fare il minimo rumore.
“Buonasera”
salutò John educatamente.
“Buonasera,
John, sono felice di vederti. Vieni pure a sederti” lo invitò gentilmente
Silente, guardando il ragazzo da sopra gli occhiali a
mezzaluna.
John,
impacciato, prese posto davanti al Preside. Harry e Ron si avvicinarono un po’
alla scrivania, tenendo comunque una certa distanza di sicurezza. Entrambi erano
emozionati e curiosissimi.
“Allora, com’è
andato il primo giorno?” domandò Silente.
“Ehm… abbastanza
bene, grazie” rispose piano John.
“Hai conosciuto
qualcuno?” continuò il Preside.
“Mmm… Draco
Malfoy, Vincent Tiger, Gregory Goyle… e… Harry Potter… Luna Lovegood…e…
mmm… Mary Cohen” elencò il ragazzo balbettando.
“Oh, così hai
conosciuto Harry Potter?”
John
annuì.
“E come ti è
sembrato?”
Harry attese la
risposta, curioso.
“Bé, è un po’
difficile da dire adesso, perché gli ho parlato poco… però mi è sembrato uno
abbastanza a posto” disse John.
Ron trattene una
risatina.
“Bene…” fece
Silente, pensieroso.
Per qualche
minuto, nella stanza regnò il silenzio.
Poi il Preside
riprese:
“C’è per caso
qualcosa che ti turba, o che ti dà fastidio, o che ti mette
ansia?”
Harry e Ron si
guardarono, pensando esattamente alla stessa persona: Malfoy. Ma, con loro
grande sorpresa, John sussurrò:
“M-Mary
Cohen.”
Harry strabuzzò
gli occhi.
Silente guardò
il ragazzo seriamente.
“Per quale
motivo?” domandò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
“Ecco, lei… non
so… quando le sto vicino sento qualcosa di strano, una specie di… come dire…
presentimento…” spiegò lentamente John.
“Presentimento?”
“Sì… mi sento il
petto appesantito e mi manca un po’ il fiato… e quando si muove sento come
qualcosa che mi vibra nello stomaco e che mi provoca un certo dolore, sia fisico
che interiore… e poi, appena si allontana almeno una decina di metri, mi passa
tutto.”
Silente sbarrò
gli occhi.
“Dici sul
serio?”
“C-certo…”
Il Preside
sembrava molto preoccupato.
“Non ci posso
credere” mormorò. “Bé, in questo caso dovrò parlarne con...” cominciò, ma
qualcuno bussò alla porta e interruppe la conversazione.
“Avanti”
Dalla porta
sbucò fuori Severus Piton, con l’aria agitata.
“Ah, Severus,
eccoti. Dopo devo parlarti di una cosa… ma adesso è il momento che John venga
informato del perché l’abbiamo convocato qui stasera” disse Silente,
l’espressione davvero seria.
Piton deglutì e
guardò il pavimento.
Harry era
sorpreso dal suo comportamento, e anche da quello di Silente. Perché si
preoccupava tanto di quello che provava un ragazzo, il quale, molto
probabilmente, aveva appena raccontato i sintomi di una semplice cotta per una
ragazza…? Insomma, di che altro poteva trattarsi, se non di una cotta? E perché
John non aveva detto nulla su quello che era successo con Malfoy, Tiger e
Goyle?
Ma Silente
riscosse Harry dai suoi pensieri.
“Tu sei qui per
venire a conoscenza del tuo passato” spiegò a John.
Tutti e tre i
ragazzi rimasero sorpresi.
“Ma non saremo
noi a raccontartelo esplicitamente; sarai tu a vedere dei ricordi di tuo padre
attraverso il Pensatoio, e man mano commenteremo ogni scena che vedremo”
continuò il Preside.
Si alzò dalla
scrivania e fece segno a John e a Piton di seguirlo. Harry e Ron li
imitarono.
Arrivarono
davanti al calice dal liquido fluido e Silente sfiorò leggermente la superficie
con la bacchetta. Il liquido prese a vorticare… Harry e Ron scattarono in
avanti… probabilmente sporse fuori il mignolo di Ron, ma nessuno se ne accorse…
Harry non sentiva più la terra sotto i piedi… chiuse gli
occhi…
TUNK!
Con un leggero
tonfo, caddero tutti a terra. Harry e Ron avevano tenuto il Mantello,
stringendolo con forza e, per loro incredibile fortuna, erano ancora coperti e
invisibili.
John, Silente e
Piton si rialzarono.
Tutti si
guardarono attorno: erano nella sala comune dei Serpeverde e un ragazzo dai
capelli neri, lunghi e unti era seduto sul divano, vicino ad un altro tipo con
folti capelli castani.
Parlottavano a bassa voce…