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Autore: RoSaLyA    05/03/2013    1 recensioni
-“Ti amo”, sono le parole più dolci che si possano dire a una persona, e sono anche le parole più dolci che ogni persona voglia sentirsi dire… e, si, anche io sogno di sentirmele dire un giorno da una persona importante per me, c’è solo un piccolo problema…non ho ancora trovato ne la persona importante ne nessuno disposto a dirmi quelle parole con tutta l’onestà di questo mondo-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ciò che è davvero importante per me.

Capitolo 1:Una nuova città.

Il viaggio durò diverse ore, tra la nave e la macchina, ma quando finalmente fui in Francia vidi la bellezza dei paesaggi colmare in parte la nostalgia di casa. Quando fummo finalmente davanti al nostro nuovo appartamento fui ammaliata da quella visione. 
C’era una costruzione di circa 5 piani, che si ergeva in mezzo a un enorme giardino con piscina sul retro e panchine sul davanti, che davano tutta l’aria di un luogo tranquillo per potersi riposare sotto l’ombra di un enorme acero.
La palazzina era tutta fatta in mattoni rossi con una grande veranda in legno tinteggiato di bianco all’entrata. Mi guardai attorno e vidi che tutte le case avevano un qualcosa che lo faceva sembrare un posto fantastico, i bambini che giocavano in mezzo alla strada con il pallone e con la corda e quelli più grandetti che giravano in bicicletta per la via. Non sembrava che stessimo nello stesso mondo dove c’erano già i bambini che possedevano telefonini super-fighi, computer solo per loro o addirittura degli i-pad, mi sembrò di essere tornata bambina e guardando mio fratellino non apprezzare queste meraviglie mi ricordai di quanto era diversa la vita in Italia.
Ci avvicinammo tutti insieme alla porticina bianca dell’abitazione e bussammo, venne ad aprirci una signora alta e molto affascinante, aveva dei capelli mossi di un nero corvino raccolti in  e aveva gli occhi color miele, appena la vidi capii che era una che ama tenersi bene, indossava un vestito molto elegante nero che non lasciava trapelare altro che un gran gusto estetico, ci porse la mano e strinse con una delicatezza disumana la mano di ognuno di noi.
<< Voi dovete essere la famiglia Degani, giusto?>> ci chiese con un accento splendidamente francese ed elegantissimo che era il più adatto alla sua figura. 
<< Mi vorrete scusare, la padrona di casa non c’è e mi ha chiesto di fare le sue veci. Mi chiamo Maureen Marsalis, e vivo al terzo piano insieme a mio marito, Mattias Rolland, che adesso è a lavoro, e i miei due figli maschi Gianluca e Andrea. Se prendete i vostri bagagli vi mostro il vostro appartamento.>> 
Tirammo quindi fuori dalla macchina le nostre valigie e le portammo all’interno, arrivati al quarto piano potemmo finalmente ammirare la nostra nuova casa, inutile dirvi che restammo stupiti al quanto quando notammo che la finestra del salone che era in realtà un enorme vetrata dava proprio su un carinissimo laghetto che si scorgeva al di là di qualche albero di nespole posto poco più in la del retro del giardino. Decidemmo le camere e quando fu tutto sistemato, cenai presto e decisi di andare a letto presto in quanto ero stremata per il viaggio e in più l’indomani avrei voluto fare un giro per la città prima dell’inizio delle lezioni al Liceo.

Quando mi svegliai mi preparai con tutta calma, per l’ansia e l’emozione mi ero svegliata che erano ancora le 5 del mattino. Quindi entrai in doccia e ci persi una buona mezzoretta per gustarmi meglio il tepore di un dolce risveglio, dopo di che ero piena di energia e mi preparai al meglio per uscire, scrissi prima di uscire un biglietto avvisando i miei genitori che ero uscita per visitare la città e quindi chiusi la porta dell’appartamento e scesi le scale silenziosamente, ma arrivando al pianerottolo del terzo piano vidi un ragazzo dai capelli con sfumature che variavano dall’argento al nero sulle punte. Mi bloccai di colpo e sentii un lieve stridio provocato dalle mie scarpe, lui si girò e mi vide, mi si avvicinò e prendendomi per un polso e tirandomi leggermente mi intimò a fare silenzio e a seguirlo. Arrivammo fuori e guardandosi intorno…
<< Che ci fai in piedi a quest’ora?>> mi chiese un po’ irritato.
<> mi squadrò un attimo.
<< Ah, tu devi far parte della famiglia italiana che è venuta qui ad abitare, mi scuso per l’arroganza di cui ho fatto uso poco fa. Piacere, io sono Andrea.>> mi tese la mano e come si avvicinò vidi finalmente i suoi occhi di due colori diversi il destro color miele e il sinistro verde smeraldo, mi resi finalmente conto di quanto fosse bello il ragazzo che avevo davanti.
<< Mi chiamo Dana, piacere.>> e gli strinsi la mano.
<< Allora Dana, dicevi che volevi fare un giro per la città giusto?! Visto che ormai ho perso l’ispirazione per scrivere se vuoi ti faccio un po’ da guida, almeno per quel poco che ti necessiterà per ora, ti va?>> 
<> gli risposi soridendo.
Mi mostrò i luoghi che mi sarebbero stati necessari, il negozio dove doveva lavorare mia madre, che scoprii essere il negozio del fratello di Andrea, il negozio di gioielli dove doveva lavorare mio padre, un bazar vicino alla scuola e infine mi accompagnò a scuola, scoprii quindi che anche lui frequentava quella scuola. Erano ancora le 7 e 30 quando ci trovammo davanti al cancello chiuso e decidemmo di aspettare in una panchina lì davanti chiacchierando un po’, per quanto fosse possibile visto il naturale mutismo misterioso che circondava Andrea quando tentavo di chiedergli qualcosa in più su di lui.

  
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