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Autore: Plutarco    05/03/2013    2 recensioni
Storia di un ragazzo, Liam, che entrando per sbaglio in un bar Gay, conobbe il barista che l'aiuto ad uscire da una situazione imbarazzante. Da allora comincia il suo travaglio, perché si rende conto di non essere come tutti, ma più speciale, come quei ragazzi che fino al giorno prima, prendeva in giro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Contesto generale/vago
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Note d’autore
Eccomi con il secondo capitolo e la conclusione del racconto. Spero che vi  piaccia e spero anche che mi recensiate per poter migliorare. Buona lettura!

 

2
L’Amore travolge tutti

 

“ Una vita senza amore è come un giardino senza sole.”
Oscar Wilde

 
 

Ero nel letto, con lo sguardo fisso sulla sveglia, con la speranza che arrivasse l’ora di alzarmi, per poter andare al quel bar prima dell’inizio delle lezioni, ma non ci riuscii.
Era l’alba ed ero già in piedi. Spensi la sveglia per evitare, che suonasse e svegliasse tutti, la mia assenza non doveva essere notata fino a colazione.
Mi alzai dal letto facendo in modo di non fare rumore e mi vestii rapidamente ed uscii. Percorsi il vialetto di casa tranquillamente con il mio zaino e raggiunsi la fermata dell’autobus, che mi avrebbe portato a Brooklyn.
Il viaggio fu piacevole, con le cuffie nelle orecchie e con una moltitudine di pensieri che mi affollavano la mente, ma uno in particolare mi rendeva nervoso.
 
<< Quando arrivo lì, cosa gli dico?! E si ricorda di me? >>
 
Mi preoccupai di questo fino a che non scesi dall’autobus, e intravidi in lontananza l’insegna del bar. Percorsi i 100 metri che mi separavano dal locale, con passo veloce, all’improvviso distolsi la mente dai miei pensiero e alzai lo sguardo verso il bar.
 Ecco che inizia il dramma.
Dal bar esce lui, il barista tanto gentile che mi salvò, se ne stava andando. Non sapevo cosa fare, cominciai a correre pensando:
 
<< Merda! Ora cosa faccio? Come lo fermo?! >>
 
Appena lo raggiunsi, lo fermai con un gesto istintivo, trattenendogli la giacca di pelle che indossava, con il cuore che mi batteva a mille gli dissi:
<< Hey, sei quel ragazzo che fa il barista in quel locale lì all’angolo, vero?! >>
Mentre aspettavo una sua risposta, mi reputai un vero idiota per una domanda così scontata, ma nel frattempo la mia attenzione si focalizzo sulla sua risposta.
<< Ciao, se non ricorda male tu sei quel povero ragazzo che ieri è entrato per uno sbaglio nel locale dove lavoro! Eh sì, ti sei ricordato bene. >>
Io ripresi subito a parlare con un sorriso stupido, pieno di imbarazzo.
<< Ciao, io sono Liam. Eh bene sì, sono quel ragazzo. >> mi fermai per un secondo, nel frattempo, lui mi guardava cercando di capire perché mi trovassi lì. Ripresi a parlare.
<< Vado subito al dunque. Volevo chiederti se ti andava di prendere un caffè. >>
Abbassò lo sguardo, ma quando lo rialzò e mi guardò negli occhi con un sorriso dolcissimo mi disse:
<< Bene, bene. Non so perché sto per accettare il tuo invito, ma ti accontento prenderò un caffè con te. Comunque io sono John, piacere! >>
Lo guardai con una faccia meravigliata, perché non mi aspettavo che accettasse. Ci incamminammo verso un caffè ed ero imbarazzatissimo.
 
All’improvviso mi accorsi che ci eravamo fermati, non era un caffè, ma un chiostro. Richiese due caffè espressi, poi si girà verso di me e dice:
<< Scusami non ti ho chiesto come lo volevi, va bene l’espresso?? >> io risposti ridacchiando << sì, va benissimo. Grazie, ma offro io.>>
Non finii di parlare  e mi arrivai il bicchiere di caffè in mano, lui mi disse sorridendo:
<< Mi dispiace sarà per la prossima volta >>.
Nel frattempo, ci incamminammo, prendemmo la metro e arrivammo a Central Park, dove ci fermammo nei pressi di una fontana.
John prese la parola.
<< Sai Liam, per tutto il tragitto ho pensato e ripensato al perché mi hai chiesto di prendere un caffè, e mi sono accorto che non lo so. Me lo vorresti dire, sono curioso. >>
Abbassai lo sguardo, presi tempo per risponde.
<< In realtà ti volevo ringraziare per ieri.. >> mi guardava con quel suo bel viso ricoperto da un po’ di barbetta che lo rendeva irresistibile, e ripresi dicendo:
<< Scorda quello che ho detto, in realtà ti devo confidare che dopo il  nostro incontro tutte le convinzioni su me stesso sono andate a puttana , scusami per il termine, ma è così. Non ho fatto altro che pensare a te. >> mi alzai e chiusi un attimo gli occhi e quando li riaprii John era dinanzi a me e mi guardava negli occhi e mi disse:
<< Non so se crederti! Non puoi venirmi a dire che ti piaccio, se fino a ieri pensavi di essere, come tutti dicono, “ Normale ”. Non puoi! >>
Lo guardai, i miei occhi erano piani di lacrime. Ero arrabbiato con me stesso e la mia mente mi ripeteva:

<< Merda, perché sto qui, ha ragione! Non so neanche io chi sono realmente, non posso incasinare la vita degli altri! >>
 
 Mi accorsi che stava ancora parlando e mi concentrai sul suo viso e mi accorsi che diceva:
<< Ti do un’occasione. Questa sera ti aspetterò qui a Central Park e se verrai io ti ascolterò, ma dovrai venire solo se ti chiarisci con te stesso. >> prese una pausa e continuò << ti confesso che se fossi stato un altro, me ne sarei andato, ma tu mi hai colpito, non so come hai fatto, forse potresti piacermi con questo tuo modo di fare, con il tuo entrare nelle mia vita con forza, come un uragano nella tempesta. Ti aspetto qui alle 20:00. Non deludermi! >>
Lo guardai andarsene, ma non sapevo cosa fare la mia mente continuava a ripetere le sue parole “ Non deludermi! ” e io risposi a  me stesso:
 
<< Come posso fare a non deluderlo?? Devo chiarire questa cosa con me stesso! >>
 
Non potei tornare a casa, avrebbero chiesto spiegazioni, le lezioni erano finite da tempo. Passeggiai per tutto il parco, finché come uno stupido non caddi nella fontana.
Ero lì, inzuppato dalla testa ai piedi, che capii.
Passò del tempo, i miei pensieri si misero a posto come tasselli di un mosaico. Io voglio essere così, io sono omosessuale e ne vado fiero. Guardo l’orologio e mi accorsi che erano le otto meno cinque. Mi alzai tutto bagnato e cominciai a correre, correvo per non deludere lui.
Quando arrivai, era lì come aveva promesso. Mi guardò, io arrivai non gli faccio aprire bocca e presi rapidamente la parola.
<< Sono qui per me, ma soprattutto per te. Ho capito che io vado bene così come sono. Quando tutti dicono sei “ normale ”, hanno ragione perché non esiste la normalità, ma esistiamo noi..>> presi fiato e ripresi << ti voglio conoscere per bene, se capiterà amarti anche come in quest’istante.>>
Mi guardava con le lacrime agli occhi, ma sorrideva felice e mi abbracciò, poi si discostò da me e disse dolcemente:
<< Vieni con me ti porto a casa mia, ti devi asciugare, sei bagnato come
 un pulcino. >>
 
Arrivammo dinanzi a un edificio enormemente alto. Lo guardai e chiesi:
<< Abbiti qui?? >> poi pensai:

<< Che domanda estremamente stupida! >>
 
Lui mi guardò e mi fece un cenno di seguirlo, io tutto infreddoliti lo segui.
Percorremmo un grosso corridoio che ci porto d’avanti a una porta. John prese le chiavi ed entrammo.
Chiusi la porta alle mia spalla e mi ritrovai John con dei vesti e un paio di scarpe in mano e mi disse:
<< Mentre io vado a prendere il fono, cambiati. >> un po’ imbarazzato risposi
<< Ok! >> lui sorrise e se ne andò.
Quando tornò con il fono mi cominciò ad asciugarmi i capelli, ad accarezzarmeli. Io non potei resistere e gli chiesi:
<< Perché lo stai facendo?? >> lui mi guardò perplesso e disse:
<< Facendo cosa? >> io risposi:
<< Tutto questo. Prestarmi i tuoi abiti, asciugarmi tu i capelli e accarezzarmi la nuca. Non nego che tutto questo mi piace, ma vorrei capire anche io ora. >>
Lui mi guarda sorridendo  negli occhi e prende parola:
<< Hai ragione hai bisogno di una spiegazione, dopo quello che ti ho detto questa mattina >> prese una pausa e continuò << Quando me ne sono andato ho pensato a quello che è accaduto e ho capito, che ciò che mi ha colpito di te andava oltre quelle quattro parole che ti ho detto. Mi piace il tuo modo di essere, e ora anche la tua tenerezza. >> lo fermai, ma lui continuò << Io speravo che saresti venuto, lo volevo. Ora spero, di amarti, che qualcosa nasca tra di noi.>>
Dopo le sue parole non potei resistere, mi alzai dalla sedia e mi avvicina lentamente e come avrei fatto i questi casi, avvicinai il mio viso al suo e lo baciai. Arrossendo gli dissi:
<< Questo è stato il mio primo vero bacio, ti confesso che mi e piaciuto >>
Cominciammo a sorridere entrambi e a ridere per le mie parole e passai tutta la notte e la mia intera vita con John e vivere la mia vita senza maschera, con il mio strappo nel cielo di carta, come avrebbe sostenuto Pirandello.

   
 
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