Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lien    21/09/2007    5 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 12/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 12.  La Stanza del Prefetto

 

 

 

Harry si guardò intorno con circospezione, osservando le mille tonalità di verde che spiccavano nella grande sala. Fece vagare lo sguardo dai divanetti di velluto ai tappeti ricamati, fino ai tavolini di vetro dalle pregiate rifiniture di giada, poi ai vari mobili in mogano scuro appoggiati alle pareti. Anche le torce appese ai muri sembravano riflettere sulla pietra una luce smeraldina.

 

Si ricordava bene l’unica volta che era entrato nella Sala Comune di Serpeverde, quando lui e Ron si erano travestiti da Tiger e Goyle per estrapolare informazioni a Malfoy. Quella volta però, impegnato com’era nella sceneggiata, non era riuscito ad osservare bene l’ambiente e l’unica cosa che gli era rimasta impressa era stata l’aria umida e cupa dei sotterranei; ora invece doveva ammettere che, sebbene l’illuminazione non fosse la migliore, la temperatura era perfetta e l’ordine e la raffinatezza dell’arredamento donavano alla Sala un’eleganza con cui la caotica Torre di Grifondoro non avrebbe mai potuto competere.

 

Pensando al caos che di solito regnava sovrano nella Sala Comune rosso-oro, Harry notò per la prima volta che quella di Serpeverde, invece, sembrava completamente deserta.

 

“Sono tutti a lezione o nei propri dormitori,” disse Tom intuendo i pensieri del ragazzo, “ma prima di pranzo si riempirà di sicuro.”

 

Harry fece qualche passo in avanti, poggiando una mano sui fini intagli che percorrevano il bordo di uno dei tavoli. “È tutto così… ordinato.”

 

Tom scrollò le spalle. “Teniamo molto alla pulizia. Prima di parlare però, dovresti vederla nel periodo esami. Quando ci sono in gioco i voti, la Foresta Proibita ci fa un baffo al confronto.” Aggiunse ridendo.

 

Harry sorrise: Tom Riddle aveva un contorto senso dell’umorismo.

 

Attraversarono la sala fino ad una porta in legno situata in fondo a destra, dove si poteva leggere, incisa sopra una placchetta d’argento, l’inscrizione: Prefetto – Tom O. Riddle.

 

“Ok, queste sono le mie stanze, quelle che d’ora in poi saranno anche le tue.” Cominciò Tom girandosi con le spalla alla porta chiusa, tenendo il pomello fermo in una mano. “Regola numero uno: non si mangia in camera da letto, c’è sempre il salottino se proprio devi.”

 

Il moretto sgranò gli occhi: salottino? Ma quanto era grande l’alloggio del Prefetto?

 

“Numero due: visto che sembri essere abituato a svegliarti all’alba per fare non-so-che giù al lago, se scopro che hai finito l’acqua calda, finisci a dormire sul tappeto.”

 

Harry rise, annuendo in segno d’assenso. Tom lo guardò un attimo sorpreso da quel gesto, ma infine si abbandonò ad un lieve sorriso, che poi scomparve immediatamente com’era venuto.

 

“Numero tre: vietato portare qua ragazze e/o ragazzi. Se proprio devi fare qualcosa, che sia lontano dai miei occhi e dalle mie orecchie. Orion ci ha provato una volta e le conseguenze non sono state piacevoli.”

 

“Orion?” chiese curioso Harry.

 

“Orion Black, la mia spina nel fianco personale. Lo vedrai sicuramente ronzare attorno prima o poi e anzi, sono sorpreso che non sia già qua ad imporre la sua inopportuna presenza.” Rispose, ma il bagliore divertito che gli danzava negli occhi suggeriva ad Harry che in realtà tutte quelle cose non le pensasse davvero.

 

“Comunque per finire, beh, non è tanto una regola quanto un consiglio: se ci tieni alla privacy chiuditi in camera, perché Orion e Giselle hanno la pessima abitudine di comparire qua quando pare e piace loro, facendo come se fossero a casa propria.”

 

Orion, Giselle, e poi? Non aveva tenuto in considerazione il fatto che avrebbe conosciuto e dovuto convivere con tanti altri ragazzi oltre che a Tom.

 

“Bene, ora che è tutto chiaro, sarà meglio entrare.” E detto questo, il Prefetto aprì la porta ed entrò.

 

Harry trattenne il respiro. Sebbene non avesse mai avuto l’occasione di vederla, era sicuro che nemmeno la stanza del Caposcuola di Grifondoro fosse tanto grande. La stanza dove erano entrati era davvero un piccolo salotto, con tanto di divanetti e tavolino, e una scrivania nell’angolo in fondo a sinistra. Sulla parete destra invece c’era un’altra porta, che conduceva probabilmente alla camera da letto.

 

“Caspita, hanno fatto in fretta,” disse Tom indicando uno dei divani dove era appoggiata un’uniforme nera, “qui c’è già la tua divisa e l’orario delle lezioni.” Aggiunse raccogliendo un foglietto di pergamena dal tavolino.

 

Harry si avvicinò ad osservare il suo nuovo corredo, facendo un’espressione leggermente schifata vedendo lo stemma di Serpeverde appuntato all’altezza del cuore: non ci si sarebbe mai abituato. In più aveva un altro problema: nella lettera che aveva scritto, facendo finta di essere suo zio, aveva detto che tutte le sue cose gli sarebbero state spedite in giornata, ma in realtà aveva svuotato la Stanza delle Necessità prima del colloquio col Preside e il suo baule era in quel momento rimpicciolito nella sua tasca. Come fare in modo di tirarlo fuori senza che l’altro Serpeverde se ne accorgesse?

 

Tom stava ancora studiando il suo orario ed Harry, curioso, si avvicinò. Essendo però il Prefetto girato di schiena e lui dieci buoni centimetri più basso, per poterlo vedere dovette sporgersi al di là della spalla dell’altro, con il mento quasi appoggiato nell’incavo del suo collo.

 

“Qualcosa non va con le mie lezioni?” chiese, incuriosito da un così lungo scrutinio.

 

Tom si irrigidì di colpo e si voltò di scatto, facendo quasi un salto all’indietro, un’espressione illeggibile sul volto. Harry di rimando lo guardò confuso: ma che aveva fatto?

 

“Scusa, cosa hai detto?” gli chiese il Prefetto con la voce stranamente incrinata.

 

“Ehm, no, niente. Chiedevo solo se era tutto a posto col mio orario.”

 

Tom lo guardò un attimo stranito. “Orar…?” poi abbassò lo sguardo verso il foglietto di pergamena che ancora stringeva tra le dita. “Oh, l’orario certo. Cioè, no, non c’è nulla che non va.” Rispose in fretta porgendoglielo.

 

Harry allungò la mano per afferrarlo circospetto: Riddle si stava comportando in modo decisamente strano rispetto al solito.

 

Lo vide ricomporsi in pochi secondi e un attimo dopo si stava di nuovo rivolgendo a lui con la solita espressione distaccata. “Io vado a farmi una doccia prima che diventi ora di pranzo, tu cambiati pure qui e non uscire per nessun motivo fino a che non sono di ritorno, intesi?”

 

Il moretto semplicemente annuì di risposta mentre osservava, ancora leggermente confuso, il Prefetto attraversare la stanza a grandi passi prima di chiudersi dietro le spalle la porta della camera da letto.

 

Passandosi una mano tra i capelli, Harry decise di lasciar perdere il suo nuovo compagno di stanza per il momento, visto che gli si era appena presentata l’occasione per tirar fuori le sue cose. Prese dalla tasca il baule rimpicciolito e si portò di fianco alla scrivania prima di posarlo a terra e lanciargli un “Engorgio!”.

 

Dopo aver controllato che tutti gli incantesimi serranti fossero al loro posto (non sarebbe stato piacevole se qualcuno avesse trovato il suo libro di Storia della Magia con una cinquantina di anni di storia in più), tornò dalla sua nuova divisa. Come sempre indossava sotto i vestiti la pettorina in pelle di drago che faceva parte della divisa da Auror ed era piuttosto reclutante a togliersela: in un ambiente sconosciuto rinunciare alla costante protezione lo faceva sentire vulnerabile.

 

‘Datti una svegliata Harry,’ si disse, ‘non ci sono Mangiamorte in giro per la scuola, sei ad Hogwarts in tempo di pace!’

 

Scuotendo la testa si sbottonò la camicia e la ripiegò sulla spalliera del divano, prima di attaccare i vari lacci che tenevano allacciata la pettorina. Quando ebbe finito, se la sfilò rimanendo a torso nudo, e fece appena in tempo a rimpicciolirla e mettersela nella tasca dei pantaloni, quando la porta dell’entrata si spalancò.

 

“Ehi Tom, com’è che non c’eri a Difesa? Non sai che ti sei perso, Heidi aveva appena finito di raccoglie le sue– oh… tu non sei Tom.” Disse lo sconosciuto.

 

Harry si voltò, ma ogni parola gli morì in gola una volta visto in faccia il ragazzo che era entrato.

 

“Sirius…”

 

 

 

 

Tom si chiuse la porta alle spalle con un lieve ‘click’ e vi appoggiò contro la schiena con un sospiro. Che cosa gli stava succedendo? Che gli era preso prima?

 

Il piano che si era formulato nella mente era semplice: quel ragazzo, chiunque fosse e qualunque fossero i segreti che portava con sé, era estremamente potente. Era riuscito a capirlo fin dal primo incontro, quando – e la cosa gli bruciava ancora un po’ – era riuscito a schiantarlo senza troppe difficoltà. Era indispensabile che riuscisse a farne un alleato, nonostante l’inspiegabile rancore che sembrava serbare nei suoi confronti.

 

Si, doveva assolutamente trovare il modo di avvicinarlo, fare in modo che si fidasse e infine sfruttarlo nel modo più appropriato. E con un potere del genere, di modi ce n’erano a volontà. Doveva stare attento però perché, se conoscenza significava potere, tutti i segreti che quel ragazzo teneva potevano rivelarsi un ostacolo difficile da sormontare. Come si tiene in pugno una persona di cui non si sa nulla? Non poteva nemmeno usare la sua identità falsa come ricatto, tanto tra poco più di due mesi sarebbe partito…

 

Una strana stretta allo stomaco lo colpì a quel pensiero e, infastidito, si diresse verso il suo baldacchino, notando per la prima volta il secondo letto sistemato sotto la finestra. Perché gli dava tanto fastidio il pensiero che se ne sarebbe andato?

 

“Perché due mesi e mezzo sono troppo pochi per poter mettere in atto il mio piano, ecco perché.” Si disse ad alta voce, portandosi di fronte al suo grande specchio a parete e osservandosi.

 

“Bugiardo,” gli rispose il suo riflesso, la cui voce stranamente somigliava molto a quella di Black, “e l’esserne stato ossessionato per più di una settimana dove lo metti? L’effetto che ti fa guardarlo dritto in quegli occhi smeraldo? Il ritratto che ne hai fatto?”

 

“Era solo perché volevo scoprire chi fosse!” ribatté, senza nemmeno preoccuparsi del fatto che stesse litigando con uno specchio.

 

“Certo, certo, ed è per questo che sentirlo così vicino, sentire il suo fiato danzarti sul collo ti ha fatto andare in black out il cervello poco fa, vero?”

 

“Quello… quello non centra niente! E poi anche se fosse? D’accordo, ammetto di essere un minimo attratto da quel ragazzo, non è la prima volta che succede, non vedo il grande avvenimento.”

 

Il tono del riflesso si fece triste tutto d’un tratto. “Sempre spaventato dai propri sentimenti, vero Tom?”

 

Il Serpeverde si irrigidì e l’espressione divenne di pietra. “Sentimenti?” disse improvvisamente risoluto, “No, io non ho sentimenti, le uniche emozioni che provo sono rabbia, odio, rancore” e dolore, aggiunse tra sé, “Harry Evans non è altro che l’ultimo strumento da sfruttare, l’ultimo giocattolino con cui trastullarmi. Nient’altro.”

 

Lo specchio non rispose, limitandosi a riflettere la sua immagine. Ossessionato? Forse, lo ammetteva. Perché a trovare irresistibile era il potere che quel ragazzo emanava, un potere che in fatto di unicità era così simile al suo, così simile…

 

“… erano: sono morti entrambi quando avevo un anno.” Un orfano, anche lui.

 

Così simile…

 

Riportò lo sguardo verso il suo riflesso e incontrò i suoi stessi occhi, occhi che solitamente erano tanto freddi e decisi e che ora invece ospitavano una punta di dubbio nelle iridi color pece. Strinse i pugni voltandosi verso il nuovo letto comparso nella sua stanza. Era stata una decisione avventata quella di far sistemare Harry nella sua stanza. E se avesse cominciato ad impicciarsi troppo? Sembrava già inspiegabilmente sapere così tante cose sul suo conto…

 

Tom spalancò gli occhi mentre un orribile dubbio gli si formava in mente: sapeva forse anche della sua ricerca? Del luogo che stava disperatamente cercando da mesi? E se avesse cercato di intralciarlo?

 

No, Harry Evans non doveva essere che una pedina da tenere a disposizione, non avrebbe mai permesso che si mettesse in mezzo tra lui e i suoi piani.

 

Si voltò con decisione e, dimentico della doccia, si diresse alla porta per provare a se stesso la veridicità delle convinzioni che aveva appena raggiunto.

 

Convinzioni che, una volta aperta la porta, volarono fuori dalla finestra, rimpiazzate da un’ondata di rabbia e gelosia che lo investì allo scenario che gli si parò davanti.

 

 

 

 

Orion osservò il ragazzo che gli era di fronte: no, decisamente non era Tom e anzi, non era nessuna delle persone che conosceva. Aveva folti capelli castano quercia che andavano da tutte le parti e occhi nocciola chiaro, quasi ambrati. Per non parlare dei pettorali scolpiti e degli addominali definiti che si potevano vedere muoversi sottopelle ad ogni movimento, sotto la dorata abbronzatura.

 

Si leccò le labbra lasciando vagare lo sguardo su tutto il petto nudo dello sconosciuto, pensando a diverse cose – nessuna delle quali particolarmente caste – che gli sarebbe piaciuto fare su quegli addominali. Prima di saltargli addosso però, avrebbe fatto meglio a scoprire chi fosse, o per lo meno che ci facesse nella stanza del Prefetto.

 

‘E magari,’ aggiunse tra sé, ‘perché mi sta guardando come se fossi un fantasma appena resuscitato.’ Infatti il ragazzo lo stava guardando fisso con l’espressione più sorpresa, triste e incredula che Orion avesse mai visto. Sussurrò qualcosa, un nome forse, ma lui non riuscì a sentire esattamente quale.

 

“Ehi, ragazzo, sicuro di sentirti bene? Sei un po’ pallido…” tentò, ma senza ottenere alcuna risposta se non lo sguardo perennemente fisso degli occhi nocciola.

 

Ora che gli stava osservando il viso però, gli sembrava di notare una certa famigliarità… l’aveva già vista da qualche parte quella faccia, ma non riusciva a ricordarsi dove. In più c’era qualcosa che non andava nel suo aspetto: non sapeva esattamente cosa, ma c’era come qualcosa di storto, di sbagliato nei tratti del suo volto.

 

L’altro intanto non aveva ancora spiccicato parola e Orion cominciava un po’ a preoccuparsi.

 

“Ehm, ero venuto a cercare Tom, il Prefetto. Sai, il proprietario di queste stanze…” spiegò gesticolando intorno per indicare la sala. Lo sconosciuto però sembrava ancora perso nei suoi pensieri, costringendo il Serpeverde ad un’altra tattica.

 

“Non so esattamente chi tu sia,” iniziò cercando di sfoggiare il sorriso più rassicurante del suo repertorio, “ma nemmeno io mi sono presentato, che maleducato: sono Orion Black, piacere.” Aggiunse porgendo una mano all’altro.

 

Finalmente il ragazzo sembrò scendere da qualunque pianeta la sua testa fosse finita e con due passi raggiunse Orion per stingergli la mano, non abbandonando ancora lo sguardo leggermente incredulo che il Serpeverde non riusciva a capire. Vicino com’era adesso inoltre, Black constatò di essere quasi più alto dell’altro dell’intera testa.

 

“Ehm, piacere, io… io sono uno studente nuovo, sesto anno… ehm, scusa per.. per prima sai, è che non conosco ancora molta gente… eheh” disse il ragazzo arrossendo leggermente e passandosi una mano tra i capelli con fare nervoso.

 

Quando arrossiva così era davvero adorabile!

 

“Nessun problema, figurati! Sesto anno, eh? Ti avrei detto più giovane, ma forse solo perché hai un’aria tanto tenera.” Rispose Orion facendogli l’occhiolino e godendosi il furioso rossore che era salito sulle guance dell’altro a quelle parole.

 

“Avrei dovuto aspettarmelo però,” continuò il Serpeverde con un piccolo ghigno scherzoso, “a quindici anni non si hanno muscoli del genere.”

 

L’altro ragazzo spalancò comicamente gli occhi, prima di abbassare la testa e constatare il suo stato di semi-nudità che sembrava aver dimenticato. Con un verso shockato cercò di allungarsi verso uno dei divanetti dove era adagiata una divisa, ma senza riuscirci, dato che Orion lo prese per un braccio trattenendolo esattamente dov’era.

 

“Eddai, cos’è tutta questa timidezza, non hai davvero nulla di cui vergognarti, credimi.” Gli sussurrò all’orecchio.

 

Se non altro servì solo ad accrescere il panico del ragazzo, che con una straordinaria forza che Orion non gli avrebbe mai attribuito a vederlo, si liberò dalla presa e fece uno scatto verso il divano. Prima che potesse raccogliere l’uniforme però, il Serpeverde lo aveva raggiunto e, spingendolo contro il divano, gli aveva imprigionato la testa tra le sue due braccia, appoggiando i palmi delle mani allo schienale.

 

“Ehi, ma di cosa hai paura, non mordo mica sai? Oh almeno, a meno che tu non me lo chieda.” Gli sussurrò lascivo, passandosi la lingua sulle labbra.

 

Era così intento ad osservare la sua preda da non sentire la porta della camera aprirsi, ma non poté ignorare la voce furibonda che gli ringhiò contro dall’uscio.

 

“Levagli – subito – le mani – di dosso – Black!

 

Orion si voltò, trovandosi davanti la visione di Tom Riddle fermo sull’uscio della camera che stringeva convulsamente il pomello della porta, con un’espressione furiosa che gli aveva visto poche volte sul viso e gli occhi che avrebbe giurato stessero brillando di un rosso acceso. Istintivamente si allontanò dal divano, accorgendosi nel mentre che il ragazzo sotto di se si era portato una mano alla fronte con un sibilo di dolore.

 

Il Prefetto si staccò dall’uscio e con passi calcolati attraversò la stanza.

 

“Dimmi, Black, esattamente, che cosa avevi intenzione di fare?”

 

Orion deglutì rumorosamente, poi però, ricomponendosi un attimo, rispose: “Mi stavo semplicemente presentando al nuovo studente, non mi sembra ci sia nulla di male.”

 

Tom lo fulminò con lo sguardo. “Da quando presentarsi vuol dire strappare di dosso i vestiti alla gente?”

 

“Ehi, non ho strappato di dosso un bel niente io, era già a torso nudo quando sono entrato, ha fatto tutto da solo!” ribatté l’altro.

 

Il Prefetto ghignò. “Un bel cambiamento dalla tua solita routine immagino.”

 

I due Serpeverde rimasero a fissarsi in cagnesco, finché Harry, ancora per metà stordito dal dolore lancinante alla sua cicatrice, non si decise ad intervenire.

 

“Eddai, tutti e due, non è successo niente. Tom, invece di litigare, perché non mi presenti?” tentò di riappacificare.

 

L’indirizzato lo ignorò completamente, preferendo cercare di uccidere con lo sguardo il compagno di Casa.

 

“D’accordo, fa niente.” Sospirò Harry, decidendo di cambiare tattica. “Orion, giusto?” si rivolse all’altro Serpeverde, che interruppe la battaglia di sguardi, “Piacere, io sono Harry Evans.”

 

Qualcosa scattò nella mente di Orion. Harry Evans, Harry Evans, Harry… ma certo! Ora ricordava dove l’aveva visto! Era il ragazzo del ritratto che aveva fatto Tom! Eppure… era leggermente diverso, i capelli avrebbero dovuto essere neri e gli occhi, Tom non aveva scritto che erano verdi? Forse era questo che sembrava stonare nel suo aspetto… ma perché nascondere i suoi veri tratti fisionomici?

 

Qualunque risposta avesse in previsione, venne interrotta dall’aprirsi della porta della sala. Una ragazza dai voluminosi capelli biondi, lineamenti raffinati e portamento elegante entrò con disinvoltura nella stanza, noncurante degli altri tre ragazzi presenti. Quando però i suoi occhi blu cobalto si posarono su Harry, una scintilla sembrò accenderlesi nello sguardo.

 

“E questo giovanotto chi sarebbe?” chiese avvicinandosi.

 

“Sono un nuovo studente, devo fare il sesto anno. Harry Evans, piacere.” Rispose Harry.

 

“Oh, piacere mio, Giselle Malfoy. Sesto anno hai detto? Sembri così piccolo! Saranno le gote rosse che danno l’impressione sbagliata.” Aggiunse arruffandogli i capelli e lasciandolo di stucco. “Un altro studente nuovo, è già il secondo quest’anno, anche se l’altro se l’è preso mio fratello. Ma cosa fai senza una maglietta addosso? È inverno, non fa poi così caldo. Ah, ho capito, non dire altro, Orion ha già tentato di molestarti, vero? Non farci caso, ti ci abituerai presto, fa così con tutti il nostro playboy!”

 

Harry la guardava con occhi stralunati: possibile che non avesse preso fiato nemmeno una volta?

 

“Ehi, non sono così maniaco!” protestò Orion con aria indignata, ma un’occhiataccia da parte di Tom lo zittì. “Comunque Giselle ha ragione Harry, non preoccuparti che non alzerò neppure un dito su di te d’ora in poi.” Aggiunse guardando di sottecchi il Prefetto che gli stava a fianco. “È tutto tuo, Tom.” Gli sussurrò all’orecchio in modo che fosse l’unico a poter sentire.

 

L’altro Serpeverde di risposta sbuffò e non diede altro segno di riconoscimento.

 

“In ogni caso ragazzi,” continuò Giselle, “sono venuta qui perché tu” indicò Orion, “hai gli allenamenti di Quidditch e stanno aspettando tutti te, e tu” indicò Tom, “hai bisogno di trovare una buona scusa da dare al Professor Donill sul perché non eri a Difesa, ti vuole nel suo ufficio. Quanto a te Harry, ti consiglio di metterti qualcosa addosso, prima che questi signori ti mangino con gli occhi.”

 

Harry arrossì nuovamente e lanciò un’occhiata a Tom di sottecchi, ma il Prefetto aveva voltato la testa dall’altro lato. Prese finalmente la propria divisa dalla poltrona e se la infilò con facilità, per poi girarsi verso gli altri occupanti della stanza: Tom era ancora ostinatamente voltato da un’altra parte, Orion guardava Tom ridendo sotto i baffi e Giselle si osservava attentamente la manicure.

 

Fu il Prefetto a rompere il silenzio. “Io andrò dal Professor Donill, il cielo non voglia che trovi altri pretesti per togliere punti a Serpeverde. Harry,” disse poi rivolgendosi al ragazzo, “resta con Giselle.” E detto questo girò i tacchi e uscì chiudendosi la porta alle spalle.

 

“Beh, a me non resta che dirigermi al campo allora.” Disse Orion stiracchiandosi come un gatto. “Giselle, tu che fai, resti a vedere gli allenamenti?”

 

“Naturalmente, Madlene e Heidi mi aspettano già sugli spalti.” Rispose lei arricciando una sua ciocca su una delle dita affusolate.

 

“Ehi Harry,” gli si rivolse il Serpeverde, “ti piace il Quidditch?”

 

Il primo vero sorriso da quando era arrivato nel passato si aprì sul viso dell’ex-Grifondoro.

 

“Ma certo che adoro il Quidditch! Giocavo come Cercatore nella… nelle partite con gli amici.” Rispose, ricordandosi che in teoria non aveva mai frequentato una scuola.

 

Il suo sorriso venne rispecchiato sul volto di Orion e mai come in quel momento quel ragazzo sembrava la copia carbone di Sirius.

 

“Perfetto, allora vieni con noi che ti faccio conoscere la squadra. Sai, sono convinto che anche quest’anno vinceremo la coppa, pensa che l’altroieri…” continuò il ragazzo sempre più lanciato in una lunga discussione sul Quidditch, mentre tutti e due entravano nuovamente in Sala Comune, con una bionda leggermente annoiata alle calcagna.

 

 

 

 

 

 

 

A.N.: Secondo voi è più bello Tom confuso o Tom arrabbiato? :P Nah, niente da fare, mi piacerà sempre qualunque cosa faccia XD.

Ma bando alle ciance, sono un po’ di fretta, quindi non ho tempo di rispondere alle recensioni, ma sappiate che vi ringrazio di cuore per tutto il vostro appoggio, siete veramente indispensabili e leggere i vostri commenti mi illumina sempre la giornata! Grazie mille!

P.S.: ho modificato leggermente il riassunto della storia, perchè quello che avevo messo all'inizio non mi piaceva granchè, ma non è cambiato praticamente nulla, era solo per informarvi ^^

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lien