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Autore: xZivaDavid    05/03/2013    0 recensioni
-Aspetta.. Non ci siamo presentati.- Inarcai un sopracciglio, lo stava facendo davvero? -Senti, non so chi tu sia ma..- M'interruppe,ancora.
Iniziava a darmi seriamente sui nervi. -Jerry, Jerry Jonas- . Poi Nick l'aveva persa, in un battito di ciglia. >Recensite?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

 

'Blonde'.

 

 

Un anno prima.

 

Il ragazzo canticchiò, passando la lametta sulla schiuma da barba e perdendosi nei propri pensieri senza badare ai propri gesti.

Nick Jonas era un ventenne con un passato musicale importante alle spalle. 

Il rasoio scivolò lentamente in direzione opposta a quella desiderata e il moro soffocò un mugugno di fronte al bruciore provato.

Un altro taglio. 

Nick Jonas era un ragazzo attraente. 

La propria bellezza era enfatizzata dai boccoli stretti che si rincorrevano sulla fronte candida, dall'ombra delle fossette che apparivano ad ogni sorriso.

Il giovane sciacquò il viso e osservò il proprio riflesso, incompleto.

Gli occhi scuri rimasero impressi nell'immagine come petrolio fuso. 

Un battito di ciglia. 

Nick Jonas era sempre puntuale ed immancabilmente dolce. 

 

Frequentava il West High School di Los Angeles, altro segno del coerente distacco dalla vita precedente.

Le ragazze erano carine. - Era stata la scusa utilizzata per convincere tutti della sua innocenza.

Su quello non si era sbagliato. 

Aveva una prerogativa particolare: cambiava donna ogni sera, purché fosse bionda.

Ogni notte sceglieva una ragazza con cui inumidire gli occhi e le lenzuola ed appena arrivava la mattina, lì, 

rinchiuso in una gabbia di riflessioni, si schifava della propria condizione.

Ecco la pecca in cotanta perfezione.

 

Non aveva mai trovato quello che stava cercando. 

Era stato un ragazzo fedele, sensibile. 

Si era sacrificato per tante donne che avevano voltato le spalle al suo amore.

Uscì dal bagno con la stessa melodia soffocata tra le labbra e gli occhi spenti, ancora.

 

«Joe, Kevin, vado a lezione. Buona giornata.»

 

Sbatté forte il portone di casa.

Con uno sbadiglio mise in moto la propria Cadillac rossa e sarebbe anche partito,

se non si fosse attardato ad osservare la fine delle gambe,  dove le pantofole rosa unicorno di Kevin sorridevano beffeggiandolo, riscaldando i piedi del ragazzo.

Represse un'imprecazione, continuando a chiedersi come diavolo aveva fatto a non accorgersene.

Lo sguardo cadde sull'orologio da polso che portava sempre con sè, unico regalo gradito di una vecchia fiamma.

Le otto e mezza.

 

Nick Jonas imprecò. E mandò a quel paese tutti i buoni propositi costruiti quella mattina.

 

***

 

«Oh, mio Dio. Arriva Cher. E' così dolce, e.. hai notato che occhi? Eccola, fammi mettere dall'altro lato, così la saluto.» 

 

Marie Fanny Underworld imprecò. Possibile che l'unico deficiente con cui avesse attaccato bottone fosse un ragazzo attratto dalla solita capocheerleader bionda?

Insomma, non che lui le piacesse o cose simili, ma non sopportava che si facesse abbindolare da lei.

Sciolse la coda che iniziava a farle dolere la cute e la rifece velocemente, con un piccolo sbuffo.

In quel momento, Cher attraversò il vialetto e scoccò lentamente un'occhiata enfatizzata dalle lunghe ciglia finte in direzione di Fanny e Mike.

Il ragazzo alzò la mano come saluto e la giovane fece un cenno di risposta che divenne una smorfia appena notò la mora. 

 

«Hey, ma l'hai vista? Dubito che si abbasserebbe ad uscire con un ragazzo che non è del suo rango

 

Fanny non era mai stata popolare e la cosa non le importava minimamente. Detestava il narcisismo e la superficialità che regnavano in quell'istituto.

Si era sempre tenuta lontana da tutto e da tutti, la sera si abbandonava nella stanzetta che le era stata assegnata di diritto, leggeva un libro o guardava qualche serie tv, 

ma non usciva di lì, non vedeva Mike, non andava a ballare. Non spettegolava e, a dirla tutta, non amava la moda. Il suo armadio era piccolo e semivuoto. 

Paia di Jeans ammucchiati da un lato, nell'altro maglie o maglioni dai colori neutri.

Niente felpe. Niente gonne, tantomeno collant. 

Indossava degli occhiali dalle lenti inutili data la sua vista perfetta.

Niente che le facesse avere una vita sociale minimamente interessante.

Si era trasferita in quel liceo a malapena da tre mesi e non aveva conosciuto nessuno se non Mike.

Tutto perché lui aveva insistito sino allo stremo perché lei passasse un po' di tempo con lui, come amici.

Altrimenti, Fanny sarebbe rimasta alla larga anche da lui.

Si truccava quel tanto che bastava a non farla sembrare un fantasma, legava sempre i capelli folti ed evitava di sorridere.

Nascondeva ogni parte attraente di sè ed ogni giorno chiudeva il suo mondo agli altri un po' di più.

Non aveva mai avuto amiche per quel che ricordava. Non si era mai fidata di nessuno.

O quasi. Ricordava poco, aveva cercato di eliminare tutti i ricordi precedenti.

Perché ogni volta che il passato si affacciava, lei capiva.

Era sola, aveva perso tutto. Vuota. 

La solitudine che portava dentro le impediva ormai di piangere.

Non parlava quasi mai, perché tanto ciò che era andato non sarebbe mai potuto tornare.

Nessuno poteva più restituirle l'amore che era stato distrutto quella notte.

 

'Voi non mi accontentate mai'. ancora una volta quel suono fece eco nella sua mente,

facendole perdere i contatti con il mondo che la circondava.

Era stata tutta colpa sua, ne era certa.

'Non v'importa proprio delle mie passioni, voi volete farmi diventare un robot'.

Non riusciva ancora a crederci, immersa in un ricordo troppo grande per non far male,

di aver pronunciato quelle parole forti. Aveva rovinato tutto.

Un bagliore d'oro davanti a sè.

Si sentì cadere all'indietro, sbalzata di colpo.

Precipitò ed un colpo ammortizzato la fece tornare alla realtà.

 

Riaprì gli occhi: il sole le appannava la vista.

Aveva le palpebre umide, segno che ancora una volta aveva pianto.

E poi, una fitta improvvisa la colse nel torace.

Qualcosa le pizzicò le orecchie e la base del collo: l'erba del giardino del liceo.

Fece per alzarsi, ma rimase bloccata lì.

Solo in quel momento notò qualcosa di troppo pesante su di sè.

Qualcosa che rideva a crepapelle.

Asciugò le lacrime appena in tempo per incrociare gli occhi nocciola del ragazzo che le era appena piombato addosso.

Lo osservò con aria interrogativa, mentre le gote si scaldarono. Perché diavolo non si alzava? 

 

«Potresti alzarti? Pesi un tantino.» 

 

Gli occhi di lui erano rimasti incatenati nelle iridi di lei. Si sciolse in un sorriso.

 

«Scusami, dei cretini mi hanno spinto. Non volevo farti del male.» 

 

Si rialzò e le porse la mano perché anche lei facesse lo stesso, ma Fanny non accettò l'invito.

Si sentiva strana. Era come se in quel momento ci fossero solo loro due, come in una bolla.

I ricci del ragazzo ricaddero sulla sua fronte, morbidi.

Le venne voglia di toccarli, ma si trattenne.

 

«Scuse accettate. Puoi dir loro che ti ho urlato contro o che ti ho sbavato addosso da quanto mi piaci, se vuoi.» 

 

Si alzò a sua volta e ripulì gli abiti. Stava andando via, quando la risata di lui la raggiunse.

Inconsapevolmente, si voltò. Era carino, lo ammise. 

E aveva un buon profumo: le era rimasto impresso dentro, come se il suo sguardo avesse letto dentro sè, lasciandovi la traccia del proprio passaggio.

Si riscosse subito dai propri pensieri. Era solo un ragazzo carino.

 

«Che mi hai..sbavato addosso?» il tono di lui la fece sorridere.

Aveva una voce melodiosa. Velluto sul corpo candido di lei.

Fanny lo guardò ancora negli occhi e scosse il capo.

 

«Ho visto tante di quelle ragazze sospirare, farfugliare idiozie o sbavare al passaggio dei ragazzi dell'ultimo che, dicevo, se i tuoi amici vogliono uno spettacolo simile, puoi anche regalarglielo. A dirla tutta, non m'importa. Solo, non ridicolizzarmi troppo.»

 

Sorrise un'ultima volta, stranita da quella sensazione che da tanto tempo non provava.

Il ragazzo rimase immobile, lo sguardo fisso su quella strana ragazza. 

 

La campanella dell'inizio delle lezioni la fece sobbalzare. 

Era diligente, non poteva arrivare in ritardo.

Corse via, senza sentire le parole di lui rincorrerla, voltandosi di tanto in tanto per scorgere il viso che era riuscito a farla arrossire.

 

*

 

Nick Jonas si riscosse dai propri pensieri solamente appena fu travolto dall'odore di fumo,  

che lo colpì come uno schiaffo in pieno volto rispetto al profumo delicato a cui la sua mente si stava fondendo dall'incontro con quella ragazza. 

Una risatina di scherno lo fece ridestare. La bionda Charlotte gli stava di fronte, la sigaretta accesa e posata tra le dita, lo sguardo indagatore.

 

«Allora, la sfigata di turno che ha detto? 

Fammi indovinare: ti ha pregato di farla sua, o ti ha fatto notare quanto le stessi antipatico. 

Sono tutte così banali da far quasi pena, non credi?»  Sorrise in attesa di una risposta.

Il ragazzo sbuffò. Non aveva fatto nulla del genere. 

Non gli era mai capitato di incontrare una ragazza simile.

Qualcosa dentro sè si illuminò.

Era lei. Era diversa.

 

«Nicky? Allora? Stasera hai già le coperte occupate?» 

Il ragazzo si trattenne dal risponder male a quella ragazzina.

Pensava davvero di esser migliore delle altre perché economicamente ben fornita o perché svendeva il proprio corpo?

Scosse il capo «le mie coperte sono off-limits.»

Si allontanò a testa bassa, una mano sui capelli, tentando di dimenticare le parole di Charlotte o perlomeno di capire il motivo per cui fosse finito in quella compagnia.

Non gli piaceva per niente, quella non poteva essere la sua vita.

 

Si voltò in direzione della platinata, che ancora porgeva al mondo la propria espressione esterrefatta.

Che Nick fosse già stato rifiutato parecchie volte era noto, ma nessuno aveva mai fatto passare lui la voglia di passare la notte con lei.

Le sicurezze della bionda crollarono.

Tra Nick e quella ragazza doveva esser successo qualcosa.

Qualunque cosa fosse, doveva distruggerla.

 

Nick entrò a lezione di chimica e per la prima volta non seguì.

Avrebbe detto agli altri che lei lo aveva rifiutato, del resto era già successo.

Poi, avrebbe fatto di tutto pur di rivederla.

 

*

 

Fanny Marie Underworld si sedette in ultima fila, nell'unico posto libero.

Si voltò verso Mike. Possibile che l'avesse abbandonata lì, poco prima?

Lo chiamò a voce bassissima.

Per la prima volta, fu lei a tentare un dialogo con lui. 

Mike non la sentì.

«Mike?» chiamò ancora, stavolta con un tono più potente.

Il ragazzo sorrise raggiante in direzione di lei.

«Fanny, scusa per prima! Io volevo tanto restare con te, ma hai visto, no? Cher mi ha rivolto la parola per la prima volta! Così, quando mi ha chiesto di entrare a scuola con lei, non ho pensato che avrei dovuto aspettarti! Scusami tanto.»

Sembrava mortificato. Le parole di lui rimbombarono nella mente della giovane.

Infine sorrise.

 

«Sono contenta per te.»

Aveva un tono così allegro che Mike strabuzzò gli occhi. Doveva esser successo qualcosa anche a lei, ma come suo solito, rimase in silenzio.

 

*

All'uscita di scuola, Mike continuava a blaterare.

Parlava di come fosse bella Cher, quando Fanny smise di ascoltarlo.

Ogni tanto annuiva alle sue affermazioni o mugugnava, segno che stesse seguendo il discorso.

In realtà non le importava, ma non voleva offenderlo perciò fingeva almeno un minimo d'interesse.

Si guardò intorno. Era tutta la mattina che si comportava in quel modo. 

Voleva avere un briciolo dell'attenzione che lui le aveva riservato quella mattina.

Voleva che quel ragazzo la guardasse. Avrebbe anche sperato in un sorriso se non si fosse resa conto che le sue aspettative superavano ben troppo la realtà.

Era stato un incontro casuale, lui non l'avrebbe mai e poi mai salutata per i corridoi solo per una sciocchezza simile.

Fanny si mise il cuore in pace: era iniziata in un lampo e come una stella cadente, era morta prima di diventare speciale.

 

*

'ciao bella' . Troppo viscido.

'hey ciao, ti ricordi di me?' non ci siamo proprio.

'ciao' troppo banale.

 

Nick Jonas farfugliava tra sè all'uscita dal liceo.

Voleva salutare la ragazza con cui aveva fatto quella pessima figura, voleva conoscerla.

Voleva vedere il sorriso di lei, voleva accompagnarla a casa, proteggerla e tenerla per mano.

Gli era sembrata piccola ed indifesa.

E sopratutto triste.

La scorse tra la marea di ragazzini, che tornava alla propria stanza in compagnia di un altro ragazzo.

La gola si strinse e il coraggio di salutarla mancò.

Alzò la mano in segno di saluto, ma lei non lo vide.

Sbuffò, sperando di avere ancora qualche possibilità.

Non poteva perderla prima di averla trovata.

 

*

 

Si diresse alla fermata dell'autobus al fianco di Mike che ancora parlottava della sua cotta.

Il cielo minacciava pioggia e l'umore della ragazza divenne instabile.

Continuava ad osservarsi le scarpe e per una frazione di secondo si ritrovò a considerare la sua scelta di vita.

Voleva fermarsi all'anonimato? 

Se gliel'avessero chiesto il giorno precedente non sarebbero esistiti dubbi a riguardo.

Ora però l'indecisione regnava sovrana.

Del resto lui era uno sconosciuto e lei aveva imparato che nessuno meritava la sua fiducia.

Scosse la testa, la sua vita andava bene così.

Doveva tagliare i ponti con quello strano sconosciuto, doveva farlo prima che le cose iniziassero a sfuggirle di mano.

Si sedette nella panchina umida e fredda e sentì che i jeans non bastavano a proteggerla dall'arrivo dell'inverno.

Si strinse a sè per sentire un attimo di calore, ma si sentiva comunque sola.

Possibile che fosse bastato un ragazzo qualunque a farle cambiare tutta la sua prospettiva di vita?

Scosse il capo, sciogliendo la coda. Una miriade di ciuffi ramati si riversò sulla sua nuca e sul collo candido, provocandole una sensazione di tepore piacevole.

Per cambiar rotta di pensiero, si guardò intorno, quando un clacson suonò proprio davanti a lei e la fece sobbalzare.

Proveniva da una Cadillac rossa che si fermò in un parcheggio azzardato.

Il finestrino del passeggero si abbassò ed il respiro di Fanny divenne irregolare: era lui.

 

«Serve un passaggio?» 

Le iridi di lei si spalancarono e Nick poté legger da lontano la sorpresa ed un pizzico di felicità nei suoi occhi.

Per questo rimase spiazzato quando la ragazza rifiutò il suo invito.

 

«Grazie ma no, sarà per un'altra volta.»

Aveva risposto con tale ansia e fretta che non era sicura che lui avesse capito finché non si scontrò con la tempesta dei suoi occhi.

Probabilmente aveva appena rovinato quello che sarebbe potuto essere il momento perfetto.

Si riscosse ancora dai propri pensieri: un ragazzo che senza sapere il tuo nome ti invita a salire nella sua macchina vuole provarci con te.

Aveva bisogno di sicurezza ma davanti a sè scorse solo superficialità.

 

«Va bene, guarda che me ne ricordo!»

Lo disse ostentando sicurezza ed allegria, ma Fanny aveva notato come il suo sorriso era calato notevolmente rispetto al precedente 

e si era resa conto della timidezza nascosta dietro le sue ultime parole.

Deglutì. 

Non sembrava più un maniaco, solo un semplice ragazzo deluso.

 

Sorrise.

Fanny sorrise e i suoi occhi si illuminarono appena lo salutò.

Nick non riusciva a crederci, era bastato un gesto simile per fargli tornare quella sensazione di felicità che aleggiava tra loro.

 

«Allora ci vediamo domani a lezione.» tentò di rimediare lei.

Non poteva e non voleva perdere un'occasione simile.

Lui le ricordava qualcuno di speciale.

Si diede dell'idiota mentalmente.

Lui era speciale, ora doveva solo scoprire quanto.

 

«Sarà un piacere.»

Lo disse senza malizia, ma quello che Fanny scorse fu contentezza.

Nick ripartì, senza salutare.

Perché quando si saluta qualcuno significa che lui si allontana da noi,

mentre lui voleva che il ricordo di lei gli restasse accanto tutta la serata.

 

*

 

Charlotte non era una stupida, no.

Le piaceva apparire tale, le piaceva ottenere le cose con semplicità e sopratutto le piaceva Nick Jonas.

Non che ne fosse innamorata, nemmeno per sogno.

Solo che era tremendamente carino ed era logico che fosse adatto a stare con lei.

Charlotte era la numero uno, non aveva mai avuto rivali in alcun ambito.

E sapeva di esser la preferita di Nick, perlomeno a letto, dove condividevano emozioni forti.

Per il resto, le piaceva stuzzicarlo a lezione, perché sapeva che nessuna avrebbe mai preso il suo posto.

Insomma, Charlotte era sempre stata molto gelosa delle sue cose e le custodiva con bramosia.

E nessun voglia che il suo Nicky venga adocchiato da qualche altra ragazza.

Rimase ad osservare la cadillac di Nick ferma con il motore rombante accanto alla fermata del bus 

e con discrezione tentò di ascoltare il discorso dei due.

Colse solo l'ultima frase pronunciata da lui: 'Sarà un piacere'.

Qualcosa nel suo stomaco ribollì e l'ira prese il sopravvento.

L'unica che avrebbe potuto dare piacere a quel ragazzo doveva esser lei.

Perché era l'unica cosa in cui era brava e solo Dio sa quanto Charlotte amasse essere unica.

Quella ragazza l'avrebbe pagata cara.

Sistemò il rossetto rosso riflettendosi negli specchietti di una macchina vicina e poi prese a camminare con grazia,

il sorriso perfetto e maligno stampato sul volto.

Non si metteva al secondo posto Charlotte, per nessun motivo.

 

*

 

 

 

FINE CAPITOLO.

 

 

 

- ci ho messo un'eternità a postare il capitolo e mi scuso infinitamente.

Spero che passerete comunque a leggere, mi farebbe un grande piacere.

Spero vi piaccia, fatemi sapere… un bacio, F.

 

 

 

 

   
 
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