// 3. Avremo un bambino, che guarderà spesso le nostre foto.
Alla mia Mortimer—Mo.

Shasa Fubuki passava distrattamente un dito pallido contro la cornice argentata e decorata della foto leggermente sbiadita dei suoi genitori.
La mamma aveva i capelli già corti corti – si chiese se avevano foto in cui aveva ancora quella lunga e folta chioma color papavero – e il papà una massa informe di ciuffi rosa polvere e un sorrisone.
Appoggiò delicatamente il mento al comodino, mentre un raggio di un lampione faceva una leggera striscia bianca sul suo nasino.
Aveva preso gli occhi ambrati del papà quando si faceva vivo nel fratello e una misteriosa chioma biondo cenere, gli occhi leggermente a mandorla della madre e la determinazione del papà.
Soffiò via qualche granello di polvere.
Guardò stringendo gli occhietti nel buio una bella foto di suo padre in smoking e la mamma in un abito da sposa con la gonna ampia, sotto una cupoletta bianca come le nuvole in ferro battuto.
Cercò di evitare la foto in cui si baciavano, ma ci finì di nuovo facendo una smorfietta schifata.
Anche se riteneva il rapporto fra la mamma e il papà abbastanza strano, quasi gli faceva ribrezzo, nervoso, quando si coccolavano, desiderava tanto avere un rapporto bello come il loro.
E anche delle foto belle come le loro.

***

Kira era rimasta incinta una seconda volta quando Shasa aveva un anno e mezzo.
Ma non avrebbe mai voluto che il piccolo si sentisse come lei e Atsuya.
Una vecchia copia facilmente sostituibile, ecco a cosa pensava quando lo sentiva piangere.

Era difficile inquadrare l’amore che avevano per il loro unico figlio, lo chiamavano il loro angelo; appellativi così dolci non li avevano mai dati a nessuno.
L’amore rendeva stupidi, impulsivi, ma anche coraggiosi.
Chissà –si chiedevano spesso- se Shasa avesse gradito quella sorellina.