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Autore: Grotesque    05/03/2013    0 recensioni
Vi narro questa storia affinchè, finchè il canto delle sirene non si fermerà,
tutti possano conoscere questa epica ed infinita battaglia.
Le spade si incrociavano, in quella morsa mortale, nella consapevolezza
che, sconfitta la lama avversaria, sarebbe caduto l'unico avversario a loro degno.
E -che diavolo!- ottenuto tutto l'oro celato dal ponte della nave avversaria.
Oro, così brillante, donne, talmente splendide e formose.
Ma soprattutto, questa storia, si dedica a tutto ciò che noi uomini
-non quei figli di pescecani che si beano delle loro ricchezze senza lottare per ottenerle!-
amiamo di più in questo mondo.
Il rum.
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Il raiting potrebbe alzarsi.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Belgio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2.Some sort of assalt
                                                                                                                                              4 Luglio 1684, Puerto Bello

Una giornata come le altre; così sembrava!
Perchè quella giornata sarebbe rimasta impressa nelle loro memorie per il resto della loro vita.
Per sempre.
Perchè nessuno, neanche uno dei nostri coraggiosi eroi -oppure crudeli antagonisti?
- poteva immaginare quello che sarebbe successo; la svolta che le vite di tutti avrebbe preso,
trascinandoli in qualcosa più grande di loro,
che non avevano il potere di controllare.
 
Il passo sicuro dei due spagnoli batteva sulle mattonelle poste imprecisamente a formare la
via che fiancheggiava il mare; questo scrosciava, senza troppa violenza, contro il molo.
La schiuma si dissolveva in un sospiro. Antonio, ogni volta, non poteva fare a meno di ammirare il mare.
Il suo vero sogno era quello di solcarlo, sotto l'onorevole nome della corona di Spagna.
Sorrise all'idea del vento dei capelli, della brezza, dell'odore salato che penetra nelle narici, senza violenza, e rimane nei polmoni, quasi a testimoniare che tu, che hai aspirato il suo vero odore, hai il diritto inviolabile di solcarlo e dominarlo.
Ma anche stare a terra era piacevole; i caldi sorrisi di Bella gli sarebbero mancati in alto mare.
Al pensiero della ragazza lo spagnolo arrossì vistosamente, scaturendo il riso del cugino.
-A chi pensi, eh?- gli chiese, retoricamente.
Chi a Puerto Bello non sapeva del timido amore che sicuramente era celato fra i due?
Tutti erano certi che, superate le barriere che poneva l'insicurezza, si sarebbero sposati.
D'altro canto, Antonio arrossì ancor di più -possibile?
-A-a nessuno! Davvero!- sorrise impacciato, ma sincero. -Ero solo...perso nei miei pensieri!-
Il cugino rise di nuovo: -Spero solo non fossero pensieri erotici! Siamo al lavoro, capitano!- 
L'ironia nella voce di Armàndo era palese, e, sebbene in imbarazzo, lo spagnolo optò di ignorarlo.
Che dicesse quello che voleva!
Anche perchè -tranne la parte dei pensieri erotici, che di certo non gli si addicevano- ci aveva azzeccato in pieno.
Si limitò a scuotere la testa, guardando in avanti. Eppure, sebbene la giornata fosse serena come le altre, Antonio sentiva una morsa al petto, come l'ansia di un qualcosa che deve avvenire, l'angoscia dell'attesa; oppure un brutto presentimento? Ma, come aveva fatto col cugino, optò di ignorare anche quello.
Nulla avrebbe potuto rovinare quella bellissima giornata, nulla. La brezza, il sole, il caldo i gabbiani;
Bella, in lontananza, la vedeva. Le avrebbe potuto chiedere di fare una passeggiata insieme, a fine turno!
Sì, e poi avrebbe potuto bacia-

Una voce interrompe i suoi pensieri.
-Signor Carriedo! Una nave! Non è dei nostri!-
Rispondendo al suo nome, Antonio si voltò di scatto, con un'espressione seria in volto.
Non c'era più tempo per pensare a Bella.
-Chi sono?-
E dire che era sicuro che nulla avrebbe potuto rovinare la giornata.
-...Non hanno alcuna bandiera signore!- 
Nulla.

Tutti i suoi sottomessi iniziarono a prepararsi; c'era grande agitazione, tensione nell'aria.
Navi senza bandiera? Era difficile che se ne avvicinassero a Puerto Bello, così rinforzata.
Le navi senza bandiera normalmente appartenevano a quella razza codarda e infame che erano i...
-Pirati...- un sibilo, che uscì amaro dalla bocca dello spagnolo.
-Che non ci sia uomo senza arma! Che non ci sia donna in strada!- 
urlò, sicuro di sè, il comandante. 
Più lontano, anche Armàndo stava dirigendo dei fedeli servitori della patria, e anche loro si armarono;
alla fine arrivò Don Garcìa, proprio quando la nave stava raggiungendo il molo, che iniziò a dare direttive
più precise ed esperte a tutti gli armamenti spagnoli, che si muovevano e armavano a suo comando.
Poi, d'improvviso, quasi un boato, delle bestie, sporche e selvaggie scendono violentemente dall'enorme imbarcazione; qualcuno rimane sulla nave solo per il gusto di sollevare, per orgoglio una bandiera, un sola, un orgoglio, che si piegava sotto la brezza. La Jolly Roger vigeva fiera sulla nave. Ma ormai tutta la ciurma aveva raggiunto la città. La battaglia era dura, estenuante, eppure, i più numerosi spagnoli si trovavano in difficoltà. Sebbene in meno, i rudi barbari stavano avendo la meglio; come erano possibile? Risate, grida, voci rozze, mani sporche, che depradavano e bruciavano. Che distruggevano la loro beneamata città. Don Garcìa stesso stava sguainando la spada contro quella ciurma sconosciuta. Ma il suo sguardo sembro rivelare un'improvvisa comprensione nello scorgere un volto. Davanti a lui, uno spadaccino, più pulito degli altri; i capelli biondi e lunghi, lucenti, erano legati da un frivolo e vistoso nastro rosa. Che, d'altro canto, si sposava perfettamente coi vestiti sfarzosamente azzurri dell'uomo, assolutamente inappropriati alla sua carriera.
-Oooh, guarda, guarda!- un sorriso, malizioso, si dipinse sul volto giovane. 
-Capitano! Eccolo!-
All'improvviso, incredibile, tutti i pirati avevano interrotto le loro angherie, e si erano voltate verso l'uomo frivolo e sbarazzino, che stava puntando la spada contro la gola di Don Garcìa, anche se questo sembrava starsi per difendere per un potente colpo, che fu abilmente interrotto dallo stesso.
Il silenzio vigeva sulla piazza, e tutti osservavano, confusi, la scena. Compreso Antonio che però, al contrario dei suoi compagni, si ostinava a tenere la spada alta e lo sguardo vigile. Ma tutti i pirati sembravano essersi calmati d'improvviso, come attratti o ipnotizzati da qualsiasi straordinario evento -che gli altri non conoscevano- stesse avvenendo.
O, nel peggiore dei casi, stesse per avvenire.
Dei passi, distinti, lenti; una suola di cuoio, di buon cuoio, batteva contro le mattonelle poste in modo disordinato della stradina, sulla quale corsari e pirati si erano ritrovati a duellare e combattere. Un mantello rosso e vistoso si distinse fra la folla, che lo lasciava passare, chi con rispetto, chi allibito. La fonte del rumore erano evidentemente quei due stivali corvini che quell'individuo indossava. Oltre a quelli, una camicia bianca  -e probabilmente ,non del tutto limpida- ornata da una vistosa cravatta di pizzo; in più sopra di essa padroneggiava una gemma verde, smeraldina, brillante come l'unico occhio visibile dell'uomo che ora aveva su di sè tutti gli sguardi.
-Tu...- sibilò Garcìa, cercando di evitare il contatto visivo con l'individuo misterioso che gli si era parato davanti.
Questo non rispose, si limitò a mantenere un'espressione di superiorità; tale aveva poi la presunzione di non essersi neanche armato per avvicinarglisi. lo prese con violenza per il collo.
-Chi non muore si rivede, mh?- disse lui sorridendo, senza aumentare la stretta della morsa;
lo stava facendo soffrire abbastanza, ma se ora lui fosse morto, sarebbe stato un problema.
L'altro si limitò a non rispondere e guardare con disprezzo l'altro,
mentre venita umiliato di fronte a tutta la sua ciurma. La rabbia lo consumava e questa risplendeva nei suoi occhi.
-Dimmi, tu hai una mappa? Ne hai sentito parlare? Ho sentito che potresti essere coinvolto in qualcosa che mi rigurada.-
L'altro continuò a guardarlo fisso negli occhi, senza rispondere alle provocazioni. Il giovane sembrò innervosirsi, e strinse di più il guanto di cuoio sulla gola dell'altro. -Parla, vecchio. O di addio a questo mondo. Aaah, in più stavo proprio cercando il tuo protetto, sai?- il tono si fece più sarcastico e pungente. -Sono curioso di conoscere il cane che si sente al sicuro sotto la tua debole ala protettrice.-
Per Antonio quello fu troppo; Don Garcìa gli aveva dato tutto.
Una famiglia, una lavoro, una vita. E ora quell'uomo, uno sconosciuto, un pirata, stava osando di fargli tutto ciò? Inammissibile. Non poteva rimanere con le mani in mano. No.

Un colpo di spada.
Evidentemente troppo lento.
Infatti il capitano si spostò agilmente, evitando l'attacco, e sfoderando la sua.
-Antonio, no!-
Supplica vana, vana e vuota.
Antonio tentò un nuovo approccio diretto; un affondamento, che fu però prontamente deviato dalla lama avversaria, e, a quanto pare, agile. E l'avversario non si limitò a questo. Raggirando la spada dello spagnolo con una complessa manovra, tentò poi un affondamento, che andò quasi a segno: colpì un fianco di Antonio. Dopo soli pochi minuti dall'inizio del duello era già ferito! Ma non si perse d'animo, tentò un nuovo attacco, ma di nuovo questo lo schivò, lo prese per un polso e lo trascinò dietro di sè. Antonio non aveva potuto fare molto, confuso, accecato dalla rabbia per le affermazioni contro Garcià e ferito. E, quando entrambi si davano le spalle, in un attimo il pirata si girò, e gli fece una larga ferita sulla schiena, strappandogli la camicia. I corsari spagnoli guardavano la scena increduli e preoccupati; Antonio era il migliore di loro nel combattimento.
Il pirata sembrava addirittura avere uno sguardo annoiato -o divertito dalla presunta incapacità di Antonio, a seconda dei punti di vista- finchè lo squarcio nella maglietta non gli fece vedere ciò che da tanto tempo sperava di scorgere; lo spagnolo non si aspettava che proprio in quel momento, la dea bendata avesse deciso di condergli le sue grazie.
Antonio approfittò dell'improvvisa attenzione del nemico verso un punto imprecisato -che lui non era riuscito ad individuare- per girarsi di scatto, e, a sorpresa, disarmarlo. L'altro, che aveva il volto scuro però, non perse il suo ghigno, e gli puntò una pistola contro la fronte, sorridente.
Lo spagnolo rimase colpito da tanta immoralità. Era un duello, lui aveva vinto. Ora era dovere dell'altro ritirarsi; anche vero però che quello era un pirata e tutto poteva aspettarsi da quel losco figuro che avrebbe anche ucciso la madre per una moneta d'oro puro spagnolo. Guardò furente il biondo che aveva di fronte, prima di porre la fatidica domanda che lo tormentava.

-Chi sei?-
Una risata gli arrivò alle orecchie, sprezzante.
-Il mio nome è Hellcrow, moccioso. Mai sentito nominare?-
Il ragazzo non potè fare a meno di fissare quell'unico occhio smeraldino scoperto, verde e sincero.
Vero che il mestiere di quegli individui fosse mentire, ma perchè si dovrebbe mentire anche sulla propria identità in una simile situazione? Per addossare i propri crimini ad un pirata immaginario? Ma, in quel momento, Antonio non riuscì davvero a formulare una risposta logica alle sue domande. Solo a fissare l'altro, con stupore e rabbia.
 

Quante volte sentì narrar quel momento!
Epico scontro, finito in slealtà! Ma in realtà, non è stato un colpo basso!
Non si era stabilita regola alcuna sulla modalità dello scontro;
dunque, il 4 Luglio 1684, se la memoria m'assiste, i due s'incrontarono
per la prima volta, col saccheggio della città di Puerto Bello, il tesoro d'oro
dei Caraibi. Ma quante altre terre ricche avrebbero incontrato
in una involontaria convivenza forzata?
Quei due figli di pescecani! Mi avessero almeno detto i dettagli!
  
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