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Autore: _Connie    05/03/2013    8 recensioni
There's a boy who fogs his world and now he's getting lazy
There's no motivation and frustration makes him crazy
He makes a plan to take a stand but always ends up sitting
Someone help him up or he's gonna end up quitting.

«Si sentivano un po’ come del vetro rotto, caduto per terra. Poi, un giorno, Rufy entra nelle loro vite senza preavviso, come un vero e proprio ciclone, e in qualche modo raccoglie da terra quei frammenti, li rimette insieme, li salva dall’oblio in cui erano caduti senza chiedere nulla in cambio. Lui è fatto così.»
[...]In quel momento, Zoro si rese improvvisamente conto di essere appena stato raccolto da terra.
Zoro/Sanji, AU,INCOMPLETA
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{ Capitolo 5: All We Are Is Broken Glass }

 
 
«E per Zoro: hip hip, hurrà!»
Quando quella mattina si era svegliato – senza, ovviamente, trovare ancora alcuna traccia di sua madre in casa – ed era andato a lavoro, non avrebbe mai pensato che, una volta entrato nel Mugiwara Club con le sue spade, si sarebbe ritrovato investito da una pioggia di coriandoli e stelle filanti.
Imprecò, sentendosi alcuni coriandoli tra i capelli. Merda, ci sarebbero volute ore perché si togliessero tutti.
«Ma che diavolo sta succedendo?» sbottò, inarcando un sopracciglio. Inarcava sopracciglia a tutto spiano, lui.
Tutti i membri del club avevano un enorme sorriso stampato in faccia e l’aria di chi ha una voglia matta di fare festa, soprattutto Rufy. Persino Robin gli stava sorridendo divertita.
«Ieri non ci hai dato nemmeno il tempo di apprendere la notizia da Rufy che tu già te ne eri andato via! Perciò oggi abbiamo deciso di farti una piccola sorpresa» disse Franky, ridendo compiaciuto. «T’è piaciuta la nostra accoglienza? Tutto merito del super lancia-coriandoli che abbiamo progettato e costruito io e Usopp questa mattina!»
«Figo, vero?» aggiunse il nasone, sinceramente fiero della loro opera. Mentre quello continuava ad auto-elogiarsi – dicendo cose del tipo “è tutto merito della mia vasta esperienza” o giù di lì –, Zoro finalmente notò l’aggeggio che lo aveva ricoperto di coriandoli: rimase molto sorpreso dall’abilità che avevano quei due di costruire macchine del genere. Erano davvero bravi.
«Uffa, Sanji non si è fatto vedere neanche oggi!» si lamentò Rufy, con un’aria a metà tra la stizzita e la delusa. «Volevo una torta per la festa!»
«Yohoho, su, non ti abbattere! Prima o poi si rifarà vivo.»
Zoro stava per chiedere chi fosse questo Sanji di cui stavano parlando, ma non fece in tempo nemmeno ad aprire la bocca che Rufy urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: «Qui ci vuole un brindisi!», fiondandosi verso il tavolo che si trovava al centro della sala dove si trovavano una dozzina di lattine di birra. Furono tutti d’accordo con lui, compreso Zoro, allettato dalla prospettiva di scolarsene finalmente una dopo una giornata di lavoro al CP9.
Una volta che ognuno di loro ebbe tra le mani una lattina, le fecero cozzare l’una con l’altra contemporaneamente. Rufy poi urlò: «Al nostro nuovo amico Zoro! Alla salute!» e gli altri gli fecero da eco ripetendo «alla salute!», mentre Brook contornava il tutto con la sua solita risata. Zoro, però, rimase immobile, con le pupille leggermente dilatate dallo stupore.
Amico.
In tutta la sua vita, lui non era mai stato amico di nessuno. Eccezion fatta per Kuina, ovviamente, ma il cancro se l’era portata via troppo presto affinché ricordasse le giornate passate con lei: ricordava vagamente qualche loro scontro con le spade – in cui lui perdeva sempre – e che le aveva voluto bene sul serio. Ma forse fu proprio a causa di quel trauma che iniziò a chiudersi in se stesso – a costruire il Muro, come avrebbero detto i Pink Floyd – non permettendo a nessun altro di avvicinarsi a lui. E ora quel ragazzo dal cappello di paglia, che lo conosceva sì e no da tre giorni, lo considerava già un amico. E con lui anche gli altri membri del Mugiwara Club.
«Ah, Zoro, prima che lo dimentichi!»
Zoro si riscosse dai propri pensieri non appena sentì la voce di Rufy che lo chiamava. «Lascia le tue spade a me, le porterò da uno spadaio di mia conoscenza: si chiama Ipponmatsu ed è veramente in gamba. D’accordo?»
L’altro riuscì a malapena a rispondere con un misero «ok» che quello subito tornò a far casino con Usopp e Franky, sotto lo sguardo divertito di Robin.
Zoro si sedette sul divano, dove aveva precedentemente preso posto anche Nami, intenta a tracannarsi la terza birra senza mostrare il minimo segno di cedimento. Era senz’altro una buona bevitrice.
Una volta preso posto accanto a lei, si mise ad osservare le stupidaggini che Rufy stava facendo, tirando poi un sospiro di rassegnazione. «Una sola domanda: perché?»
Nami si girò verso di lui, sorpresa da quella domanda che le era stata improvvisamente posta. Poi sospirò anch’ella, facendo spallucce. «Non ne ho la minima idea. Non so mai cosa frulli per la testa di Rufy, nonostante io sia la sua fidanzata e tutto.» Si voltò poi verso l’oggetto del loro discorso, e sorrise sinceramente. «Ma lui è fatto così, che ci puoi fare. Aiuta chiunque, indistintamente. Tutti, qui dentro, hanno un passato non proprio roseo alle loro spalle, qualcosa che li impedisce, al di fuori di queste quattro mura, di ridere, di divertirsi, di fare ciò che vogliono e di realizzare i propri sogni. Si sentivano un po’ come del vetro rotto, caduto per terra. Poi, un giorno, Rufy entra nelle loro vite senza preavviso, come un vero e proprio ciclone, e in qualche modo raccoglie da terra quei frammenti, li rimette insieme, li salva dall’oblio in cui erano caduti senza chiedere nulla in cambio. Lui è fatto così.»
Nami aveva uno sguardo perso nel vuoto mentre pronunciava quelle parole, lo stesso sguardo che hanno le persone quando riaffiora nella loro mente un qualche ricordo che si sperava dimenticato. Ma il tutto durò solo pochi istanti, perché tornò subito a osservare Rufy e a sorridere.
In quel momento, Zoro si rese improvvisamente conto di essere appena stato raccolto da terra.
 
«Certo che Chopper si è proprio affezionato a te, eh?»
Era questa la frase che chiunque, lì dentro, continuava a ripetergli ogni volta che lo vedevano con quel gatto in braccio, intento ad accarezzarlo. Ma non era mica colpa sua se, dopo essersi svegliato e averlo notato – per tutto il tempo della piccola festicciola, infatti, Chopper se ne era stato beatamente a dormire nella sua cuccetta –, quello si era messo a seguirlo ovunque, continuando a miagolare per fargli capire di voler essere coccolato. Di solito non si affezionava agli animali, ma quel micio gli era per qualche ragione simpatico e perciò lo prendeva volentieri in braccio e lo accarezzava, proprio come in quel momento.
Non avendo nulla da fare, visto che ormai se ne erano andati quasi tutti via ed erano rimasti solo Rufy e Nami – Usopp e Brook avevano da fare, mentre con ogni probabilità Franky e Robin si erano dati appuntamento da qualche parte –, si era messo ad esplorare un po’ il Club: oltre alla “sala grande”, piena di cianfrusaglie varie, c’erano altri due ambienti decisamente più piccoli. Uno era il bagno, mentre l’altro conteneva una piccola cucina, che ad occhio e croce sembrava molto attrezzata e anche utilizzata, visto che non c’era alcuna traccia di polvere. Ma fino a quel momento non aveva ancora visto nessuno dei Mugiwara entrare lì dentro. Che strano, pensò.
Continuando il suo giro di perlustrazione, e soffermandosi in particolare su una delle librerie del club, notò con sorpresa che non conteneva solo libri.
CD. Intere file di CD degli album e degli artisti più disparati: Elvis, Jimi Hendrix, Clash, Metallica, AC/DC, Black Sabbath, Beatles, Red Hot Chili Peppers, Nirvana, Bad Religion, David Bowie, Bruce Springsteen, Rolling Stones, Ramones, Pink Floyd, Deep Purple, Doors, Genesis, Guns ‘n’ Roses, U2, Led Zeppelin… Oh, c’era persino Rock N Roll Animal di Lou Reed!
Alla vista di tutti quegli album e di tutti quei nomi che avevano fatto la storia della musica, un brivido di eccitazione attraversò la spina dorsale di Zoro, facendogli venire la pelle d’oca.
«Rufy… Dove diavolo hai trovato tutti questi album?»
Rufy, che se ne stava steso sul divano in panciolle, si girò verso di lui e, con voce annoiata, gli rispose: «Stavano a casa mia, ma nessuno li usava, così li ho portati qui. Non ricordo perché ce li avessi, però.»
Ecco, tipico di Rufy: non ricordava mai nulla. Anche se nemmeno lui scherzava, eh.
Senza neanche pensarci due volte, afferrò il CD di Lou Reed, lo inserì nello stereo lì vicino e si lasciò prendere dall’intramontabile Sweet Jane. Persino a Rufy e Nami, sebbene inizialmente fossero rimasti un po’ stupiti, sembrava piacere quella canzone, tanto che continuavano a battere il piede a tempo o a tamburellare le dita sul tavolo. Era nel bel mezzo dell’assolo iniziale di chitarra, quando una voce mai sentita prima si intromise, spezzando l’atmosfera appena creatasi.
«Che diavolo è ‘sto rumore?»
A Zoro iniziò a pulsare minacciosamente una vena sulla fronte.
Rumore. Qualcuno aveva appena osato definire Sweet Jane “rumore”. Non sapeva chi fosse stato e non gliene fregava un accidente: si sarebbe ritrovato in ogni caso con qualche dente in meno, quella sera.
Poggiò Chopper sul pavimento, lasciandolo libero di scorrazzare per il club, e si voltò di scatto e con uno sguardo incazzato verso colui che aveva appena pronunciato quella che, alle sue orecchie, era paragonabile ad una vera e propria blasfemia.
Di fronte a lui c’era un diciottenne che aveva tutta l’aria di essere uno di quei ricconi con la puzza sotto il naso: alto più o meno come lui, capelli biondi, ciuffo perfettamente in ordine a coprire il suo occhio sinistro, vestito con quelli che – era palese – erano abiti griffati di una qualche marca costosissima e, soprattutto, un sopracciglio a ricciolo. Mai visto in vita sua un sopracciglio più strano di quello, parola d’onore.
«Oi, tu, rimangiati quello che hai appena detto.» Zoro lo disse col tono più intimidatorio che conosceva, ma tutto ciò che fece l’altro fu quello di squadrarlo da capo a piedi, sollevare accigliato un sopracciglio e chiedere a Rufy: «Perché c’è un punkabbestia nel club?»
Ora lo stava seriamente facendo incazzare.
«Sanji, eccoti, finalmente!» Nami si alzò dal divano e lo salutò con un sorriso. Quindi era quello il famoso Sanji di poco fa.
«Il nostro cuoco! È tornato il nostro cuoco!» Rufy invece gli saltò letteralmente addosso, facendogli quasi perdere l’equilibrio. «Sono giorni che non ti fai vedere. Cos’è successo?»
«Sai, le solite cose» la buttò lui sul vago, staccandosi  Rufy di dosso – che intanto stava iniziando a reclamare cibo a gran voce – e piroettando, letteralmente, in direzione di Nami. Una volta inginocchiatosi davanti a lei, iniziò a lodare il suo viso, i suoi occhi, i suoi capelli, il suo corpo… Una vera e propria dichiarazione, insomma, solo che né Nami né tantomeno Rufy gli parvero dar peso. Anzi: la ragazza, a un certo punto, per toglierselo dai piedi, gli chiese di preparargli un dolce e quello, come uno schiavetto, si precipitò in cucina a prepararglielo, non prima di essersi acceso una sigaretta.
Non solo quel tizio non capiva una mazza di musica, l’aveva chiamato “punkabbestia”, era un figlio di papà e faceva il cascamorto: fumava pure! E lui odiava la puzza di sigaretta.
Non lo conosceva nemmeno da un minuto, ma già sentiva di odiarlo, quel Sanji.
 
 
[Angolo dell’autrice]
*sbava sulla libreria piena di album del MC insieme a Zoro* Un sogno che si avvera *Q* *si ricompone*
Con questo capitolo so di aver fatto contenti molti di voi. Insomma, appare Sanji (finalmente)! :D
Io ce lo vedo troppo bene in queste vesti: un damerino viziato. Sì, esattamente come Zoro è un perfetto punk/metallaro. U_U Ma forse il personaggio di Sanji è un po’ troppo scontato (almeno per ora), dato che spesso nelle AU è un ricco/nobile. Ma la trama che mi è uscita fuori questa è, adattatevi. u_u
Un paio di cosette: il titolo è una frase della canzone Broken Glass dei Three Days Grace, che mi ha ispirata nello scrivere la piccola scena tra Zoro e Nami, il parallelismo con l’album The Wall dei Pink Floyd mi è venuto automatico e al posto di Zoro avrei già mollato un pugno in faccia a Sanji da un pezzo. Sweet Jane non si tocca! è_é *la buttano in mare*
Alla prossima! :3
  
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