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Autore: Dalhia_Gwen    05/03/2013    5 recensioni
Questa è la storia di una diciassettenne di nome Gwen che, nonostante tutte le ingiustizie e il passato che ha vissuto, riesce finalmente a trovare la felicità che aveva perso, grazie ad uno dei suoi più grandi hobby, la quale sarà in grado di scalfire il suo ormai cuore di diamante, immune fino a quel momento...
Tratto dal capitolo 28:
“....Cominciò a ticchettare il piede destro sul tappeto color del deserto, rendendosi conto di non riuscire a sopportare tutta quell’ansia che la stava letteralmente mangiando, ma fu proprio in quel momento che avvertì la carica giusta per poter affrontare la competizione nel migliore dei modi. Una mano calda e tremante quanto la sua intrecciò le dita con quelle della mano della gotica, esattamente qualche minuto prima del fischio. Scattò a quel tocco così intimo e che desiderò da fin troppo tempo, per poi girarsi velocemente verso la sua sinistra. Ad attenderla vi erano gli occhi decisamente più luminosi del solito del punk, che nel frattempo era arrossito quanto lei per quel gesto nato spontaneamente..."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Una volta tornata a casa sua, Gwen si diresse verso la sua stanza, per poi rinchiudersi nel bagno e lasciarsi andare a quel suono così rilassante della doccia. Stava per chiudere la porta del bagno, quando all’improvviso venne bloccata dalla mamma che si trovava fuori al balcone a stendere i panni nel momento in cui la figlia varcò la soglia per il ritorno a casa. “Oh tesoro! Sei  a casa! Non ti avevo vista! Allora, com’è andata la prima sera in palestra? Hai conosciuto qualcuno?” chiese la mamma sorridente e piena di curiosità. A quell’ultima domanda Gwen arrossì leggermente, abbassando lo sguardo per un attimo. Perché sentiva calore sulle sue guance? Perché avvertiva un senso di felicità nel momento in cui ripercorreva l’incontro con quei due ragazzi? Non se lo spiegava. Forse era elettrizzata all’idea di aver scambiato finalmente due parole con altre persone, che erano al di fuori delle mura domestiche. In quel momento si reputava una persona “normale”, capace di dialogare ed esprimersi in maniera semplice, senza pregiudizi. Con quei due ragazzi avvertì quel senso di libertà, di quotidianità che non aveva mai potuto esternare nell’ambito scolastico.
Lei non era antipatica.
Assolutamente no, anzi. Col fratello andava più che d’accordo, malgrado i loro caratteri completamente opposti. E quando si trovavano insieme non facevano altro che ridere, facendo scappare ogni volta alla madre un leggero sorriso nel momento in cui udiva le loro risate provenienti dalla loro camera fino in cucina.
Quando era più piccola, era circondata di amichetti che la volevano bene, la invitavano sempre alle feste, e lei puntualmente non se ne faceva scappare una. Era una ragazzina tranquilla, e tanto, tanto simpatica, ma purtroppo, col passare del tempo, ci accerchiò di amicizie negative alimentate puramente dalla cattiveria,che la portarono a chiudersi sempre di più, e a perdere quella spensieratezza e quell’allegria che nutrivano le sue giornate.
La ragazza tornò con i piedi per terra, rendendosi conto di essersi persa nei suoi pensieri, così alzò il capo e rispose abbastanza imbarazzata: “B-beh..tutti lì sono molto simpatici! La palestra mi ha fatto davvero rilassare! Scusa mamma ma adesso devo farmi la doccia!” e così dicendo, senza neanche dare il tempo a Margaret di risponderle, chiuse velocemente la porta del bagno, facendo rimanere la mamma sorpresa, ma allo stesso tempo pensierosa. “Simpatici? Mah…Spero sia la volta buona..” si ritrovò a pensare Margaret facendosi sfuggire un leggero sorriso, per poi ritornare alle sue faccende domestiche.
 
Il giorno seguente Gwen tornò a scuola con aria più serena, sollevata: la palestra le faceva proprio bene. Quando entrò in classe, quest’ultima era già piena con tutti i suoi alunni. Mancava solo lei. Con grande disinvoltura, salutò l’insegnante per poi sorridere anche ai suoi compagni, i quali rimasero sbigottiti di fronte ad un comportamento così normale come quello che aveva Gwen. Si ricordarono benissimo dello scherzo fatto il giorno precedente alla gotica asociale, ma sembrava che lei se ne fosse completamente dimenticata, arrivando addirittura a salutare la classe, cosa che ormai non faceva più. Era davvero strana, troppo per i loro gusti, tanto da metter quasi paura. Ovviamente la sua era solo una tattica: era scontato per gli altri che Gwen sarebbe arrivata in classe l’indomani e, piagnucolando,avrebbe raccontato tutto all’insegnante presente in quell’ora in classe, ma mai ad immaginarsi che, invece, avrebbero riscontrato l’effetto contrario. Il suo comportamento infatti, mirava ad infastidire le sue acerrime nemiche, le quali non riuscivano a tollerare quegli sguardi minacciosi che Gwen lanciava, nonostante quest’ultima non si fosse azzardata ancora a raccontare l’accaduto.
No, non l’avrebbe fatto. Troppo semplice. Stavolta voleva prendersi lei gioco di loro, prendendole in giro.
La vendetta sarebbe arrivata nel momento giusto, che non coincideva con quella mattina.
Cosi’ quella mattina scolastica passò, silenziosa e molto monotona. Gwen nel frattempo andò a cercare, nelle altre aule, l’insegnante con la quale avrebbe dovuto fare l’interrogazione alla prima ora del giorno prima, spiegandole che purtroppo quella mattina era andata a fare una visita che non avrebbe potuto più spostare, in quanto l’aveva già fatto in precedenza, e per questo motivo si scusò per non essere stata presente alla verifica orale. D’altra parte l’insegnante, riconoscendo la persona con la quale stava avendo a che fare in quel momento, capì la situazione che l’alunna aveva vissuto e la perdonò senza indugi, facendola congedare e riferendole che la prossima volta che l’insegnante avrebbe avuto lezione con la loro classe, l’avrebbe interrogata. Gwen, felice più che mai della reazione della signora Gordon, la ringraziò nuovamente, facendo scattare un sorriso alla donna, per poi salutarla cordialmente e avviandosi verso l’uscita dell’edificio.
Così i giorni si susseguirono normalmente e in maniera serena: andava a scuola, faceva i compiti e frequentava la palestra. Oramai era come un toccasana per lei, quegli attrezzi le erano diventati fin troppo familiari, ed ogni volta che ne usava uno avvertiva una felicità incomparabile. Sorrideva nel momento in cui azionava l’aggeggio, per poi godersi quell’oretta in pieno relax. Pensò all’assurdità della sua felicità, tanto strana ad occhi esterni, ma per lei era tutto. L’esercizio fisico era quello che le serviva per trovare l’equilibrio che perse in quegli anni, aggiungendo poi il calore che le veniva donato dai suoi amici, a partire dall’istruttore. Luigi era diventato il suo migliore amico ormai. Gli raccontava tutto quello che le accadeva la mattina a scuola, e Luigi era sempre disponibile ad ascoltarla, fornedole consigli e talvolta anche confortandola con i suoi racconti scherzosi inventati al momento, per risollevarle il morale. E ci riusciva, perché ogni volta Gwen sfoggiava un bellissimo sorriso e, come se si fosse caricata della forza giusta per iniziare qualcosa, cominciava a divertirsi con gli attrezzi della palestra.
Ma c’era ancora qualcosa che le mancava: quella sensazione di spensieratezza che visse non pochi giorni fa, esattamente quella sera in cui conobbe quei due ragazzi, Duncan e Geoff. Non se lo riusciva a spiegare, ma la compagnia di quei due ragazzi la faceva sentire meglio, poteva essere se stessa con loro, non doveva nascondere nulla, perché loro non la giudicavano. Gli unici sulla faccia della Terra che non la facevano sentire “un’aliena” come molti invece facevano. Ma soprattutto avvertiva una certa simpatia per il punk, con quei bellissimi ed incantevoli occhi color acqua-marina e con quello sguardo da strafottente. L’aveva colpita d’apprincipio, sia per l’aspetto e sia per la sua galanteria. Doveva ammetterlo, non era affatto male, ma aveva escluso a priori che sarebbe nato qualcosa tra loro due. Era umanamente impossibile, malgrado le loro somiglianze nell’abbigliamento. Il problema era che non si sentiva alla sua altezza: era troppo diversa da tutti,le diceva il suo cervello, e stentava a crederci che sarebbe esistito un ragazzo che l’avrebbe accettata per quello che realmente era. Eppure Duncan non la giudicava, non la disprezzava, anzi, in un certo senso l’apprezzava. Ed era questo ciò che lei non riusciva a realizzare, o meglio non voleva ammetterlo. Le sembrava fin troppo irreale. Ma era certa solo di una cosa: cominciò a preoccuparsi nel momento in cui non vide più i due ragazzi venire al corso. All’inizio non ci fece peso, ma poi col passare dei giorni cominciò ad avvertire la loro mancanza, l’assenza delle loro risate, della loro presenza in quella palestra immensa. In fondo erano gli unici che la facevano sentire una loro amica. Evidentemente era questo che cercava: l’essere accettata dagli altri, ed era infatti una sensazione nuova per la gotica solitaria. Arrivò anche al punto di chiedere informazioni su di loro a Luigi,dato che lui era anche il loro istruttore, ma avvertiva profondo imbarazzo all’idea, arrivando a sentire la gote arrossate, in quanto avrebbe sicuramente frainteso. Perché mai, poi? In fondo non chiedeva nulla di strano, eppure nella sua mente balenò il pensiero che Luigi avrebbe capito una cosa per un’altra e magari sarebbe andato a raccontarlo anche ai due destinatari, e questo doveva assolutamente evitarlo.



-Angolino dell'autrice-
Ehilà!!!!!
Ebbene sì, ho finalmente aggiornato! >.<
No non ero sparita, purtroppo non avuto proprio tempo di scrivere nulla durante la scorsa settimana...
Spero che però mi perdonate col nuovo capitolo, augurandomi che vi piaccia! :3
Ringrazio in anticipo tutti coloro che recensiranno e i lettori silenziosi! :)
Un grande saluto, e cerchero' di aggiornare il più presto possibile ^-^

Dalhia_Gwen
  
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