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Autore: C h i a r a    06/03/2013    3 recensioni
Questa è una ff di genere Young-Adult. Eleonora è una ragazza di Livorno che non ha amici. A molti la situazione starebbe scomoda, ma a lei no, non vuole interagire con nessuno.
(la storia si svolge a Livorno, ma luoghi e persone sono puramente inventati, ogni riferimento è puramente casuale)
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell’ultimo periodo io ed Alessio abbiamo parlato molto. Alcuni in classe ogni tanto mi guarda strano, vedendo che interagisco con qualcuno. Persino la Bigo ha dovuto riprendermi perché parlavo.
«Sono tre anni che insegno in questa classe, adesso ti svegli e chiacchieri di continuo con Longari. La vuoi smettere?» ha chiesto, infastidita.
«La smetterò quando avrò finito il discorso.» le ho risposto.
Mi ha guardata offesa e poi ha ricominciato a spiegare. Le sue minacce sono sempre a vuoto.
È appena suonata la campana. Di solito Alessio all’intervallo sta in classe, a parlare con qualcuno. Mi sto alzando per uscire quando mi viene in mente una cosa.
«Ti va di venire fuori?»
Sorride e annuendo e mi segue in cortile. Mi accendo la sigaretta , e inizio a fumare, seduta come al solito sulla rastrelliera delle bici. Alessio è in piedi davanti a me, mentre mangia in silenzio il suo panino. Quando ha finito gli mostro il pacchetto di sigarette aperto, lui lo osserva e poi ne prende una appoggiandola alla bocca. Senza chiedere prendo il mio zippo e gliel’accendo.
«Non pensavo fumassi.» gli dico.
«Una sigaretta di tanto in tanto.» annuisco «dove hai comprato lo zippo? È fighissimo.»
«Tieni.» e gli lancio l’accendino argentato. Dalla tasca sinistra ne tiro fuori uno uguale «Ne ho sempre uno di scorta.»
Ride facendo sbuffare fuori il fumo. Subito dopo sento una vocina stridula.
«Alessiooooooooooooooo!»
Ci giriamo entrambi verso la voce, e vedo la ragazza-eyeliner avvicinarsi a noi. Abbraccia Alessio spalancando il braccio destro e sfiorandomi il naso con la sigaretta tra indice e medio. Si scambiano tre baci sulla guance.
«Alessio, tesoro! È da tantissimo che non ti vedo. Dov’eri finito? Hai trovato la ragazza, eh?» chiede facendo l’occhiolino.
«No no. È solo un amica.» farfuglia a testa bassa.
Si gira verso di me, porta la sigaretta nella mano sinistra e mi allunga la destra «Piacere, Sofia.»
«Eleonora» dico, stringendole appena la mano.
«È la ragazza del mio migliore amico» mi spiega Alessio.
Sofia mi guarda, tentando di nascondere un sorrisetto da sfottere. Si gira e urla.
«Amore. Vieni.»
Arriva il ragazzo che tempo fa mi aveva tirato un pugno dopo scuola. Batte il cinque ad Alessio e si abbracciano.
«YO! È da troppo che non ci vediamo, zio.» gli dice l’amico. La sua voce è più odiosa di quanto ricordassi.
«Da quando non sei più single scompari sempre.»
«Eh sì, mi ha rapito.» mette un braccio attorno alla vita della ragazza. Ogni tanto il braccio scivola lentamente verso il basso fino a toccarle il sedere.
Alessio mi presenta il suo amico, che scopro chiamarsi Omar.
«Ci conosciamo già.» dico, Alessio mi guarda stupito.
«Davvero?»
«Sì. Lei» indico Sofia «mi ha spento una sigaretta pestandomi la mano. Lui» indico Omar «mi ha presa a pugni per avere sfidato il suo amore.» dico l’ultima frase con voce stridula, per imitare Sofia.
Alessio li guarda con uno sguardo furioso. Proprio in quel momento suona la campana. Prima di poter avere una qualunque reazione i due fidanzati sono scomparsi dentro la scuola. Torniamo in classe. Alessio non parla, vedo i muscoli della sua mascella squadrata tendersi, quando ci sediamo al nostro posto.
«È vero?» chiede bruscamente.
«Avrei qualche ragione per mentire?»
«No, direi di no.» il tono della voce si addolcisce «Mi dispiace per quello che ti hanno fatto. Sono due cretini.»
Faccio spallucce sorridendo, poi entra il prof e inizia la lezione.


Sono su youtube, ad ascoltarmi qualche canzone, tra le schede aperte ho le interazioni di twitter. Improvvisamente un “uno” tra parentesi compare. Aggiorno la pagina e scopro di avere un nuovo follower, lo seguo, senza guardare chi è. Torno al video di “Evelyn”, ma non appena finisco compare di nuovo il numerino. Il mio ultimo follower mi ha menzionata, quando però leggo il nome mi blocco qualche istante: Alessio Longari. “Ehi ciao.” Scrive, rispondo dicendogli che non l’avevo riconosciuto.  Sono stupita,  è la prima persona che conosco nella realtà che mi segue su twitter. “Ci troviamo?” mi chiede. Guardo sulla scrivania le chiavi che mia mamma si è dimenticata. “Non posso uscire, mia mamma si è dimenticata le chiavi.” Non riapro il video, è inutile, non faccio in tempo a vederne qualche secondo che ha già risposto. “Posso venire lì. Se vuoi.” Gli rispondo di venire. Dopo 20 minuti al massimo, suona il campanello. Apro, e solo in quel momento mi accorgo di essere vestita con una vecchia tutona anni ’80 di mia mamma. Alessio mi guarda ridendo.
«Legami ad un palo. Potrei saltarti addosso.»
Gli tiro una sberla sul braccio.
«Taci ed entra.» andiamo in camera mia. «Perché volevi vedermi?»
«Così...» risponde, facendo spallucce
«Ok, che vuoi fare?»
Si guarda intorno, poi vede la xbox vicina la tv.
«Giochi con la xbox?» annuisco e gli indico i giochi sullo scaffale.
Si avvicina e li scorre con l’indice, tira fuori FIFA 2013 e mi mostra la copertina con sguardo interrogativo. Dopo che ho annuito inserisce il cd nella console, prende i due joystick e si siede vicino a me sul letto.
«Sai quanti ragazzi vorrebbero avere vicino una bella ragazza che gioca a FIFA?»
«Solo per portarsela a letto dopo aver giocato.» rispondo scegliendo il Chealsea.
«Ma perché odi così tanto i ragazzi?» sceglie il Manchester United.
«Io non odio i ragazzi. Io odio tutti.»
«Anche me?»
«Se ti odiassi non saresti qui.»
Vedo un sorrisino di soddisfazione nelle sue labbra, e mi accorgo che involontariamente anche le mie fanno lo stesso. La prima partita la vinco 2-0, allora mi chiede una rivincita, e una ancora, e una ancora. Tutte vinte da me. Finita la quarta partita mette il broncio.
«Stupido gioco.»
«Fai sempre così quando perdi?»
Ride. «No. Adesso che facciamo?»
Non faccio in tempo a rispondere, che la porta della stanza si spalanca. Mia mamma entra come una furia.
«Cosa state facendo?» sbraita.
Io la guardo confusa, e senza parlare le mostro il joystick. Chiude gli occhi, inspira sonoramente, e poi con tono melodrammatico.
«Alessio. Devo chiederti di andartene.»
Mi saluta, e prima di andarsene mi da un bacio sulla guancia. Io però quasi non lo noto. Ho lo sguardo che non si stacca dagli occhi di mia mamma.
Quando sento la porta chiudersi le chiedo «Che problema c’è?»
«Non voglio che tu rimanga in camera tua con un ragazzo quando non c’è nessuno in casa.»
«Ah, quindi è questo il problema? Beh, non c’è niente tra di noi. Quindi non ti devi preoccupare.»
«Non mi interessa se c’è qualcosa oppure no. Ho detto che non voglio ragazzi in casa quando non ci siamo io o tuo papà. E questo è tutto.»
Non le rispondo, le indico solo la porta, e sto immobile fino a quando non esce. Io non capisco quella donna, se non si fida di me non so che farci. Ricevo un tweet da Alessio, dove si scusa se ha fatto un casino. Da lì iniziamo una conversazione che si interrompe all’ora di cena, ma poi va avanti fino alle 11 e mezza, parlando del più e del meno. Sento mio papà e mia mamma litigare in sala per quello che è successo prima. Mio papà è ancora una volta dalla mia parte. Almeno qualcuno di sano in questa famiglia c’è.


È metà Maggio. Ormai è un mese che io ed Alessio ci siamo parlati la prima volta. Dalla sfuriata di mia mamma non ci troviamo più a casa mia, nonostante lei sia venuta a chiedermi scusa. Il più delle volte ci troviamo in biblioteca, leggiamo un po’ e poi mi costringe a fare un giro in centro.
Sono in biblioteca anche adesso, leggo le prime pagine di “Cime tempestose”, prestatomi proprio da Alessio, lui deve ancora arrivare. Mi accorgo che sì, sono contenta di avere qualcuno con cui passare un po’ di tempo, ma mi mancano i bei pomeriggi passati da sola, con i miei pensieri. Non che mi disturbi, quando siamo soli spesso lo costringo a stare in silenzio. Però non lo ritengo ancora un amico al 100%, forse con il fatto che non ne ho mai avuto uno faccio fatica ad accettarlo. Ma non sono ancora convinta.
Eccolo arrivato. Gli sorrido e poi si siede a leggere il giornale. Dopo un’oretta usciamo, e lo porto all’Hero. È la prima volta che ci andiamo insieme. Stephanie chiede spesso di lui, ma io riporto sempre l’argomento alla filosofia. Quando entriamo, non facciamo in tempo a sederci che è già da noi con un blocchetto, chiedendoci che ordiniamo. Quando torna, invece di due spritz ne ha tre. Dopo averci serviti si siede e beve con noi. Alessio mi guarda strano, allora faccio le presentazioni.
«Stephanie, questo è Alessio. Alessio, Stephanie.»
Si stringono la mano. «Eleonora mi ha parlato molto di te.» dice Stephanie.
«Davvero?» chiede Alessio, stupito.
«No. Ho cercato di farla parlare, ma lei cambia sempre argomento. Sono contenta che il ragazzo misterioso abbia finalmente un volto.»
Così iniziano a chiacchierare amichevolmente. Io invece sto in silenzio, a sorseggiare il mio spritz, non ascoltandoli, pensando al nulla. Questo è quello che non mi convince della nostra amicizia. Dovrei tenerci a entrare nella conversazione, essere offesa dal fatto che mi stanno totalmente ignorando. Invece sono contenta che lo facciano, così posso starmene sulle mie, evitando silenzi imbarazzati. Dopo un po’ Stephanie deve andare a servire altri tavoli.
«Tutto bene?» chiede Alessio.
«Sì.»
«Sei libera sabato sera?»
Non mi serve fare mente locale, non ho mai da fare. «Sì.» non gli chiedo perché, immagino già cosa mi voglia chiedere.
«Ti va di venire al Polo con me?»
Lo spritz mi va di traverso. Mi aspettavo mi invitasse a mangiare la pizza. Non certo la discoteca!
«Non ci sono mai stata.» mi esce la scusa più stupida che mi passa per la testa.
«Beh, una ragione in più per andare.»
«Ok.» esce dalle mie labbra, ancora prima che io possa fermarmi.
Alessio mi guarda stupito.  «Vuol dire che andiamo?»
Ormai è troppo tardi per tirarmi indietro. «Sì.»
«Fantastico!» dice, emozionato «Passo a prenderti per le otto e andiamo a piedi. Tanto è lì vicino.»
Faccio un sorriso tirato, per fingere di essere emozionata. Io detesto quel posto. Vabbè, se mi fa tanto schifo mi ubriaco, almeno non mi renderò conto di niente.
  
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