CAPITOLO 11
Un giorno,
parecchio tempo
dopo, il gabbiano dei giornali volò sopra la
nave di Barbabianca, e
lasciò cadere il quotidiano.
Era da poco passata l’alba, e sul ponte c’erano
solamente Umi, che si allenava con il suo amato arco, e Marco, che
osservava
assorto il mare.
Quest’ultimo raccolse i fogli, li sfogliò e
sgranò di colpo
gli occhi, iniziando a tremare. La ragazza, vedendolo sconvolto, gli si
avvicinò.
L’occhio le cadde su un articolo in prima pagina, accostato
ad una
foto di un ragazzo. Non impiegò nemmeno un secondo per
riconoscerlo.
–ACE!-
gridò, strappando il giornale di mano all’uomo.
Lesse in fretta l’articolo:
<< Il pirata Portuguese D. Ace, detto “Pugno di
Fuoco”, in possesso dei
poteri del Frutto del Diavolo “Foco-foco”,
è stato catturato pochissimi giorni
fa’ da Marshal D. Teach, chiamato
“Barbanera”, che grazie a quest’azione si
è
guadagnato un posto nella Flotta dei Sette, rimasto vacante da quando
Crocodile
è stato arrestato. La sua esecuzione è garantita,
ed il luogo sarà sicuramente
Marineford, anche se non è certa la data precisa. Al momento
il pirata è
detenuto ad Impel Down, sotto strettissima sorveglianza. Per quanto
riguarda
“Barbanera”... >>
L’articolo proseguiva, ma Umi smise di leggere.
–A-Ace...- mormorò cadendo in ginocchio.
Immediatamente Marco le fu vicino e
l’abbracciò. Ma anche lui era turbato, e
molto.
–Su, andiamo dal Babbo...-
propose facendola alzare.
Insieme raggiunsero Barbabianca, che diede una veloce
letta all’articolo, e subito si incupì.
Lo restituì.
–Nessuno tocca un mio
figlio e la passa liscia, nemmeno se questo qualcuno è stato
a sua volta mio
figlio.- disse pacato, ma con la voce piena di rancore.
–Io vado a liberarlo!-
gridò lei dirigendosi verso l’uscita.
Immediatamente Marco l’afferrò e la
trattenne per le braccia.
–Lasciami! Io posso entrare in quella maledetta
prigione e tirarlo fuori! Ne sono capace!-
urlò divincolandosi.
–No. Adesso basta, Umi. Certo che ne sei capace, sei uno
Spirito, ma lui? Sarà ferito e stanco, secondo te
potrà venirne fuori? È
rinchiuso sicuramente al quinto livello!- replicò il
comandante.
–Ma... Se non
ci vado... Morirà!- protestò con le lacrime agli
occhi.
–Calmati, su... Non
puoi andare... Pensa a Ketsuen: come farà?- le
ricordò l’uomo. Subito lei si
calmò.
–Hai ragione... Ma... La sua esecuzione...- Il Babbo le
sorrise calorosamente,
infondendole sicurezza.
–Non temere, piccola. Noi
lo salveremo. Tutti assieme, prima che lo uccidano.-
Il giorno
dell’esecuzione di Ace “Pugno di Fuoco”
venne
fissata.
I suoi compagni non persero nemmeno un istante, e in pochi giorni
contattarono tutti i pirati a loro alleati, formando a breve una flotta
parecchio consistente. Definirono la loro strategia, formarono il
piano.
Impedire la sua morte, era quello il loro obbiettivo
principale.
Sul ponte
della Moby Dick, una ragazza ed un uomo stavano parlando
concitatamente.
Marco
cercava di convincere Umi a non partecipare alla Guerra, ma senza
successo.
Lei
scuoteva la testa in continuazione.
–No. Ho detto che verrò. Non posso stare a
guardare mentre voi morite per Ace. Voglio fare anch’io la
mia parte!- disse,
facendogli capire che il discorso era chiuso lì.
–Ma...- cercò di obiettare, ma
venne fermato subito:
-Basta. Ti prego, non insistere. Ormai ho preso la mia
decisione, e non mi rimangerò la parola, ok? Ti ho dato
retta settimane fa’,
quando mi assicurasti che l’avremmo salvato tutti assieme.
Non sono andata in
quella stramaledetta prigione, sono rimasta qui. Ma ora non puoi dirmi
di non
andare. Io lo amo, non posso starmene a guardare!-
ripeté.
Marco si zittì,
abbassò la testa ed annuì.
–Scusami.- si scusò infine.
–Però promettimi di
stare attenta- disse poi.
Lei annuì, mostrando un sorriso a trentadue denti.
–E
Ketsuen?- chiese l’uomo provocatorio.
–Ehm... Ci pensa Chiki? Almeno finché non
torniamo!- decise.
–E va bene... Se ne sei convinta...- sospirò
l’altro.
La
ragazza raggiunse la sottocoperta saltellando per la
felicità.
–Chiki, Chiki!!!-
chiamò guardandosi intorno.
–Eccomi, Umi! Non urlare!- rispose una giovane
donna spuntando da una stanza che si affacciava al corridoio.
Aveva i capelli
corti e bruni, duo occhioni dolcissimi color cioccolato e un sorriso
intenerito
stampato sul volto.
–Chiki, io vado in Guerra. Potresti...- iniziò
l’altra
imbarazzata.
–Sarà un piacere!- fece immediatamente la donna,
sorridendole
ancora di più.
–Sì! Grazie!- esclamò Umi
abbracciandola.
Ed
eccoci.
Ci siamo quasi.
La Guerra...
Cosa accadrà?
E... Cosa (o chi) sarà "Ketsuen"?
Chi indovina?
Keyla