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Autore: Benny23    06/03/2013    1 recensioni
"C'è qualcosa in questo mondo che qualcuno ha già visto. Qualcosa che è stato dimenticato. Se venisse rivisto, sono sicuro che tutti lo vorrebbero, e per questo che il mondo l'ha nascosto talmente bene... per evitare riaccadesse ciò che è successo in passato. Ma alla fine la persona destinata lo scoprirà, e solo lui avrà il diritto di averla per sempre. E' così che ha stabilito il destino".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ami Kawashima, Minori Kushieda, Nuovo personaggio, Ryuji Takasu, Taiga Aisaka
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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La sveglia suonò così forte che le mie orecchie divennero sorde.
«Ah, merda. Le 8.00»
Rimasi sul letto.
«Le 8:00?!»
Mi alzai molto velocemente.
‘Ma… nessuno in questa casa mi sveglia?’ Pensai tra me e me.
I panni stavano ancora ad asciugare, quindi mi misi quelli del giorno prima.
Abbassando lo sguardo, vidi un po' di muffa.
«Muffa?!? Merda, devo pulire!»
Sotto il lavandino c’era della muffa. Non sopportavo il fatto di avere una casa sporca.
Strofinai attentamente, levandola piano piano.
«Ecco fatto!»
Mi guardai allo specchio.
«Perché somiglio così tanto a lui? Bah, devo dire che è dall’anno scorso che mi piaccio di più, però…»
Chiusi la porta del bagno, mi misi il giubbino e scesi le scale.
«Mamma…mamma!»
«Ryuuji, hai fatto di nuovo tardi? Dai… fai colazione…» La sua tranquillità mi mise meno ansia. Era sempre così tranquilla e solare, e faceva sempre tutto con calma. 
«Hey, io vado. Stai attenta. La colazione è in cucina.»
«Certo… ma penso che ora andrò a dormire.»
Sembravo io il padre e lei la figlia.
Chiusi la porta lentamente, e mi incamminai verso la scuola.
«Tanto, presto o tardi, sono sempre in ritardo…» Sbadigliai.
Mentre camminavo, sentii il suono di dei passi echeggiare alle mie spalle. Passi piccoli.
«Ah, ma, sarà la mia immaginazione?»
Non mi girai dietro. Lo sentii una seconda volta.
Si sentii, in quel momento, una pietra schiacciata da un piede.
«…Cosa?»
Mi girai.
L’unica cosa che vidi furono dei lunghi e bei capelli che volavano via, nascondendosi dietro ad un muretto, che, anche se mi incamminavo sempre in quella strada, non avevo mai visto.
«Hey, tu. Laggiù.»
«Hhh!» Esclamò quella voce, come se fosse un singhiozzo.
«Chi…se-»
Uno schiaffo mi arrivò in faccia.
Quando riaprii gli occhi, corsi verso il muretto, e lei non c’era più. Davanti a me non c’era più. Era scomparsa.
«Merda… se l’è scampata! Sarà… una stalker?»
 
Il mio nome è Ryuuji Takasu, e assomiglio tantissimo a mio padre, ed è per questo che faccio paura a chiunque mi veda. Tutti mi evitano.

«Takasu! Takasu!»
«Kushieda, buongiorno.»
«Oh, sì, buongiorno. Ancora in ritardo?»
«Perché mi hai aspettato?»
«Beh, sei pur sempre mio amico, no?»
«Ah, certo...»
«Takasu...»
«Mh?»
Abbassò lo sguardo con aria triste, poi mi riguardò.
«Niente, niente... che ne dici se andiamo?» Mi sorrise.
«Penso che sia un'ottima idea>

Corse verso l'aula velocemente, mentre io, con tranquillità, mi incamminai verso di lei.
«Muoviti, Takasu!»
«Kushieda... Kushieda!» Esclamò la professoressa, toccando la spalla di Minori. 
«Professoressa!»
«Che ci fai qui fuori?» Le domandò, con aria confusa. Non era arrabbiata.
«Stavo aspettando... Takasu Ryuuji» Mi indicò.
«Ryuuji, muoviti!» Mi disse la professoressa, lasciando la porta aperta per non farmi restare fuori.
Entrai in classe. 
«Scusate per il ritardo...»
Nessuno osava guardarmi, ne rivolgermi la parola. E forse, per colpa mia, Minori Kushieda stava perdendo il suo 'successo' a scuola. 

Mi arrivò un biglietto.
«Ta-Ta-Takasu...»
Mi girai verso la mia destra, e vidi un viso tremante che mi mandava un bigliettino. 
Mi indicai. «Per... me?»
Annuì, e me lo mandò.
«Grazie...»
'Secondo me,  neanche ha ascoltato...'
Lo aprii senza far rumore, e vidi cosa c'era scritto: "Takasu, vogliamo parlarti. Vieni sul tetto della scuola verso l'ora di pranzo, va bene?   
-Kushieda. -Kawashima"

Le guardai, e senza sprecare carta, accennai un sì. 
Aspettai ansiosamente l'orario di pranzo, e, finalmente... la campanella suonò.
«Grazie al cielo»
Kawashima mi fece segno con gli occhi di venire sopra, e io mi alzai per andare.
«Ryuuji!» Mi disse una voce da dietro.
«Kitamura?»
«Hey, non mi riconosci più? Di solito non vai da tante parti... dove vai così di fretta?»
«Scusami, devo fare una commissione urgente» E corsi verso l'uscita dell'aula.
«Commissione... urgente?»
Corsi verso le scale che portavano al tetto, aprii la porta e... non trovai nessuno.
«Kushiedaaa! Kawashimaaa!» Urlai.
Ci fu un minuto di silenzio.
«Buh!» Mi disse una voce da dietro. Era Minori. Mi presi un colpo.
«Kushieda, mi hai fatto preoccupare! Kawashima, dov'è?»
«Sono qui, idiota»
«Idiota a chi?» Voltai la testa sia a destra, che a sinistra, ma non la vidi.
«Dietro.»
«Die... ah, dietro!» Mi girai dietro, e la vidi.
«Cosa volete?»
«Takasu», iniziò Minori. «Vuoi restare così per sempre?»
«Così... come?» La guardai confusa. Di che stava parlando?
«Scommetto che sei così idiota che non ti sei neanche accorto di cosa parliamo, vero?» Mi disse Ami, finendo la frase con una piccola risatina.
«Cosa?» Mi arrabbiai.
«Ryuuji!» Mi chiamò per nome.
«Ku... Kushieda?»
«Chiamami Minori»
«Minori?»
«Ormai siamo amici, no?» Mi sorrise.
«Certo» Ricambiai.
«Anche a me... puoi chiamare per nome» Affermò Ami, girandosi con aria vanitosa verso di me.
«Ami, certo»
«Ryuuji... Taiga...»
«Taiga? Cosa?»
«Taiga... non la vorresti ritrovare?» Mi domandò Minori, con aria nettamente triste.
Annuii.
«Allora trovala!» Mi disse Ami. «Trovala, perché il vostro amore è finito una merda.»
«Cosa? Ma noi...»
«E se si è innamorato di un altro?»
«Ami, ma che dici? A me non interessa più!»
Mi incamminai velocemente verso l'uscita del tetto della scuola, sbattendo la porta.
Vidi Kitamura davanti a me. «Ma... Kitamura?»
«Allora eri qui, eh? Chi c'è con te?»
Mi agitai.
«NON ANDARE PER NESSUNA RAGIONE!» Esclamai, mettendomi davanti alla porta.
Sentii dei rumori dietro. Mi girai. Erano quelle due che stavano bussando perché volevano uscire.
'Merda, fraintenderà...'
«Ki-Kitamura... che ne dici di andarcene a bare qualcosa, eh?»
«Chi c'è dietro di te?»
Mi girai rapidamente.
«Dietro di me?! La porta!» Risi per finta. «Dai, andiamo!»
«Ryuuji!»
Lo spinsi per incamminarlo verso le scale, coprendo sempre le porta per non far vedere che c'erano quelle.
«Ryuuji... ti vedo strano!» Mi disse Kitamura, guardandomi e provando a guardare dietro.
«Strano? Io? Beh... è perché ho fame! Dai, andiamo!»
«Ma non ti porti sempre il cibo da casa?»
«Sì, ma di solito mangio giù!» Continuai a ridere.
«Ah, ho capito! Volevi provare a mangiare sul tetto, ma visto che è Gennaio e fa freddo sei ritornato giù, giusto?»
'Eh?'
«Certo, certo» Annui. Kitamura sembrava così intelligente... ma era un perfetto idiota.
«Bene, questa devo dirla sicuramente a Kushieda!» Rise.
«E' ve-- KUSHIEDA?» Mi girai, e la vidi che scendeva le scale. 'Se ora la vedesse... scoprirebbe che c'era lei sul tetto! Insieme a Kawashima.' Pensai.
Feci un segno per dire "Non venite, non scendete", o qualcosa del genere... ma non penso che avevano capito. Anzi, Ami si metteva anche a ridere.
«Kitamura, facciamo presto, dai!» Gli diedi una pacca. «Sicuramente lei starà giù!»
«Certo, andremo a cercare Kushi-» Gli misi la mano sulla bocca.
«Kushina Umeko, giusto? La capoclasse. Andiamo.» 
Corremmo, fino a quando finalmente non ce la scampammo.
«Ryu-Ryuuji!» 
«Kitamura, mi dispiace!»
«Ma... io intendevo Kushieda!»
«Shh! A bassa voce.»
«Perché dovrei?»
«Niente...»

La campanella risuonò. Mi sedetti sul banco, e aspettai la fine delle lezioni.

Dopo una lunga giornata, finalmente potevo andarmene da quella scuola. 
«Minori... si vede così tanto?»
«Ryuuji, cosa?»
«Uh?! Niente, scusami...»
'Merda. Ho pensato ad alta voce.'

«Allora a domani!» Mi disse, mentre si incamminava sull'altra parte della strada.
«A domani» Esclamai, girandomi verso la strada che portava a casa mia.

«Quel cespuglio... si muove?» Mi domandai, mentre continuavo a camminare.
«Hhh!» Sentii.
Somigliava tanto a quel singhiozzo di stamattina.
«C'è... qualcuno?»
Non rispose.
Corsi verso quel cespuglio. «Esci fuori! Esci!»
Mi buttai sul cespuglio... ma non c'era niente.
«Sono... qua»
La voce somigliava a...
«Taiga?»
   
 
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