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Autore: Maaggie    06/03/2013    3 recensioni
Taylor Smith si trasferisce da Oxford, a Brixton, un quartiere multi-etnico di Londra.
Una comune dicottenne che avrà una vita un po' confusa nella nuova scuola.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con il nuovo capitolo gente! C:

Scusate se ci ho messo molto a pubblicarlo, ma non ho avuto le recensioni

e mancavo di voglia di fare qualsiasi cosa quindi capitemi. u.u

Bene, spero vi piaccia e ditemi che ve ne pare, accetto critiche e consigli!

Per il prossimo se si potesse, vorrei le cinque recensioni u.u, e ricordate, più di 10 parole!

Alla prossima,

-Maaggie c:



 

Halloween!


 

Uscii di casa per aspettarla davanti alla porta e invece della sua BMW, trovai una Range Rover nera parcheggiata li fuori. A causa del buio notai solo una massa di ricci scomposti e pensai potesse essere qualche amico di Adam, ma non era così.

-Hai intenzione di aspettare Pasqua prima di salire o cosa?- domandò irritato, abbassando il finestrino.

-Cosa ci fai tu qui? Non doveva venire Gemma?- domandai di rimando.

-Se controllassi il cellulare ogni tanto, lo sapresti- rispose tornando ad osservare il suo cellulare.

La sua risposta mi ricordò che non avevo letto l'ultimo messaggio che mi era arrivato.

-Bene- sbuffai salendo in macchina.

-Bene- rispose scocciato.

Nessuno dei due parlò finché non squillo il suo telefono.

-Si, stiamo arrivando, siamo quasi a casa, a tra poco.- concluse riattaccando.

-Era Gemma?- chiesi rigirandomi il telefono tra le mani.

-Si, la cena è quasi pronta- disse senza nemmeno voltarsi verso di me.

-Io non ti capisco. E in genere sono brava a capire le persone, ma con te non funziona. Prima spunti sotto casa mia dicendo che vuoi essermi amico e poi di punto in bianco ti comporti come se fossimo due completi sconosciuti-

-Nemmeno io capisco te, allora. Sei sempre attaccata a quell'ameba del tuo amico, e qualsiasi cosa ti dica tu ridi e sorridi con lui- sbottò lui.

-Ma cosa c'entra! Lui è solo il migliore amico di mio fratello e un mio amico! Se tu invece di fare il deficiente che tiene il broncio senza motivo, mi parlassi, riderei anche con te, non ci vuole tanta logica per capirlo!- risposi ormai alterata.

-Vedi che alla fine diventi isterica per niente?! Mi gridi contro senza motivo!- si difese lui.

-Non sono pazza, per cui non grido senza motivo, i motivi me li dai tu, e poi mi dai della pazza!-

-Non ti sto dando della pazza, però gridi senza un valido motivo!-

-Certo, grido senza motivo! Fermati qui.- dissi poco dopo.

-Perché? Ormai siamo quasi arrivati- disse fermandosi forzatamente al semaforo.

Aprii lo sportello e scesi, lasciandolo li come uno stupido. Magari ero io quella sbagliata alle volte, ma in questo caso quello con qualche rotella fuori posto era sicuramente lui. Nel frattempo mi incamminai verso casa sua, mentre il marciapiede era illuminato solo dalla luce dei lampioni.

Dopo una manciata di minuti accostò vicino al marciapiede e scese dalla macchina cominciando a dirmi delle cose che non capivo, seguendomi, mentre io andavo avanti indisturbata.

Tutto d'un tratto mi prese per un polso e mi abbracciò. Non lo respinsi, anzi ricambiai l'abbraccio, senza un motivo ben preciso. Solo che quel abbraccio mi scaldò il cuore, facendomi arrossire sotto la luce sei lampioni.

Dannazione, perché gliela davo vinta di nuovo? Perché ero arrossita per un suo abbraccio? Mi sentivo come una bambina incapace di capire ciò che provava alla sua prima cotta.

-Guardami,per favore- sospirò Harry tirandomi su il mento con due dita, in modo che i suoi occhi potessero osservare i miei.

-Mi dispiace, davvero. Non so perché mi comporto sempre come un totale idiota, non lo capisco nemmeno io. Ma so che quando sto con te, sto bene e vorrei poter passare del tempo insieme, per poterti conoscere bene, e poterti dimostrare che ci tengo che diventiamo amici- disse indugiando sull'ultima parola.

-Sei lunatico, è ufficiale- ribattei cominciando a ridere per la faccia che mi aveva fatto.

-Andiamo, non è vero! E poi tu mi rovini sempre i migliori momenti- s'imbronciò lui.

-E comunque sei bellissima quando arrossisci- commentò prima di darmi le spalle e incamminarsi.

Io lo fulminai con un'occhiata che lui evitò accuratamente, dopodiché tornammo alla macchina e arrivammo pure in ritardo. Nel frattempo non feci altro che pensare alle sue parole. Avrebbe funzionato? Saremmo riusciti ad andare d'accordo per davvero, prima o poi?

Suonammo il campanello e ci aprì un Louis molto felice, che sprizzava allegria da tutti i pori, come al solito.

Harry si inventò una banale scusa sul troppo traffico e scampammo l'interrogatorio di sua sorella.

La serata procedette tranquillamente, finché non si fece tardi ed Harry si offrì per accompagnarmi a casa. Accettai volentieri.


 

Due giorni dopo, alle otto del mattino, Harry mi stava aspettando sotto casa per andare a fare colazione insieme prima della lezione di chimica.

Andammo allo Starbucks vicino a scuola, e dopo aver finito la colazione, Harry si rifiutò di farmi pagare la mia parte. Ci incamminammo verso la scuola, e strada facendo incontrammo anche Niall e Zayn che si aggregarono a noi.

Il tempo passava e mancava qualche giorno alla festa di Halloween organizzata da Gemma.

In quel lasso di tempo, da quando io ed Harry eravamo diventati amici, successe una cosa che mi spiazzò.

Un pomeriggio, mentre andavo in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, qualcuno suonò alla porta, cosi andai ad aprire.

Mi trovai davanti un Harry davvero allegro, con un sorriso radioso che gli illuminava il viso.

-Oh, ciao ricciolo, non ti aspettavo- dissi facendolo entrare.

-Infatti non sono venuto per te, ma per Edward, mi ha sfidato ad una partita a Fifa che non potevo rifiutare assolutamente- m'informò lui.

-Ah, okay. Al piano di sopra, seconda porta sulla destra- dissi andando a prendere il bicchiere dal tavolo della cucina.

-Comunque, sono felice che tu sia in casa, mi fa piacere vederti- disse grattandosi la nuca imbarazzato, prima di scomparire sulle scale.

Mi ero persa qualcosa, era poco ma sicuro. Da quando Edward-il-tipo-non-m'ispira-simpatia ed Harry-il-mio-problema-si-chiama-Edward erano diventati grandi amiconi che si sfidavano a Fifa a mia insaputa?! Dopo non so quanto tempo me ne andai verso le scale, assorta nei miei pensieri, finché Ed, che correva appunto sulle scale non perse l'equilibrio e mi venne contro, rovesciandomi l'acqua addosso.

-Ed, se ti prendo ti ammazzo, sappilo. Cretino, era l'unico pigiama pulito che avevo!- minacciai indicandolo.

-Bro, io scappo, altrimenti mi fa fuori, ma voglio la mia rivincita. Tay, stasera si mangia cinese, so che mi perdonerai, a dopo piccola- disse lanciandomi un bacio, che ignorai.

Ero rimasta da sola in casa con Harry, che si era seduto sulle scale continuando a ridere senza fine.

-Piantala o ti sbatto fuori- dissi, ma lui non mi diede corda.

-Che hai mangiato stamattina a colazione, yogurt scaduto? Sei sempre cosi acida!- scherzò mentre apriva il frigo.

-Vedo che tu e il problema siete diventati amici- dissi cercando di asciugarmi la maglietta del pigiama.

-Si beh, è più simpatico si quanto mi aspettassi. E poi questa era la regola del patto, se io mi scusavo con lui, tu mi avresti dato una possibilità di dimostrati che possiamo andare d'accordo, ed eccoci nella tua cucina a chiacchierare- concluse ancora con la testa nel frigo, alla ricerca di chissà cosa.

-Ci sarai anche tu alla festa di tua sorella?- domandai, ignorando la sua faccia da pervertito.

-La tua maglietta lascia ben poco all'immaginazione, ormai, e comunque si, verranno anche i ragazzi con me, e in più Edward mi ha chiesto di tenerti d'occhio- rispose sorridendo.

Gli lanciai un'occhiataccia, che lui colse divertito.

-Piantala di guardarmi come un maniaco, vado a cambiarmi- risi poi.

-E poi, perché proprio tu mi dovresti tenere d'occhio? So badare a me stessa- gridai dal bagno.

-Perché ti vuole bene e si preoccupa per te- fece lui con tono sdolcinato.

-Vabbè, io vado a studiare matematica, che di equazioni di terzo grado ne capisco ben poco-

-Ehm, se vuoi potrei aiutarti, sono abbastanza bravo in matematica- affermò.

-Beh, se non è un problema accetto volentieri la proposta, o questi mi bocciano, e non ci tengo a ripetere l'anno- sorrisi, prima che ci barricassimo in camera mia, armati di penne, libri e quaderni.

Erano passate più di due ore da quando avevamo cominciato ed ero ancora allo stesso punto. Beh, non proprio, qualcosa avevo capito, anche se ben poco.

-Non c'è niente da fare, sei un caso disperato!- sospirò Harry prima di lasciarsi andare sul letto.

Rimase a fissare il soffitto a lungo, osservando le stelline colorate fosforescenti che avevo attaccato. Guardarle mi rasserenava. E poi mi ero divertita tanto ad attaccarle, mentre Adam mi teneva la scala e io li spaventavo facendo finta di cadere.

-Grazie Harry, anche se non ci ho capito molto- proferii sorridendogli. Lui si alzò e si diede una sistemata ai pantaloni, prima che cominciassimo a scendere, per andare al piano di sotto.

-Non ti preoccupare, e se hai bisogno di altre ripetizioni, fammi sapere-

-Oh, sei la mia salvezza, ti devo un favore- risposi con un sorriso.

-Per saldare il tuo debito, vieni con me, accompagnami-

-Dove?

-Alla festa di Gemma, sarai la mia accompagnatrice?- domandò divertito. Annuii.

-Io devo andare, ti ringrazio per non avermi mandato via, sono stato bene in tua compagnia, e salutami Ed- disse, dopodiché mi abbracciò e mi baciò una guancia per poi salire in macchina e andarsene.

Mi aveva lasciata li sulla porta, ad osservare la sua macchina che si allontanava dal vialetto di casa mia per poi sparire dietro l'angolo, senza un vero motivo, in realtà.

Sorrisi, mentre il rossore prendeva il sopravvento sulle mie guance.


 

Halloween.

Era tardo pomeriggio quando io e Gemma stavamo sistemando le ultime cose per la festa imminente. L'avevo aiutato ad organizzarla e poi eravamo andate a prendere dei costumi. Avevamo fatto un sacco di foto, vestite in modo buffo e divertente. Poi alla fine, lei aveva scelto un costume da angelo, con due grandi ali di piume attaccate alle spalle. E mi aveva costretta a comprare un vestito azzurro lungo fin sopra il ginocchio, senza spalline, abbinato ad un coprispalle, con tanto di tacchi abbastanza alti per i miei gusti.

I miei capelli erano raccolti in una treccia a lisca di pesce che ricadeva sulla spalla sinistra, mentre quelli di Gemma erano raccolti in una coda alta con i boccoli che le coprivano le spalle. Era davvero bella.

Gemma aveva spedito Harry a prepararsi a casa di uno dei ragazzi perché continuava ad intralciarci mentre finivamo le ultime cose per la festa, cosi, per liberarsene l'aveva mandato via. La sua faccia contrariata mi fece soffocare una risata che lui notò promettendo vendetta molto presto.

Gli invitati cominciarono ad arrivare verso le nove, poco dopo cena insomma.

Una maschera a forma di farfalla mi nascondeva il viso, perciò in pochi mi riconoscevano. Edward mi aveva mandato un messaggio augurandomi di divertirmi e mio fratello aveva fatto lo stesso.

I costumi variopinti illuminavano la stanza. Ce n'erano di ogni tipo: da principessa a pirata, da moschettiere a gatto, da orco, da fata, perfino i soliti idioti che alle feste si travestivano da pony o qualsiasi tipo di animale a quattro zampe. Erano bizzarri.

Avevo perso Gemma nella mischia già da un po', quando un pirata si avvicinò e mi offrì un drink. Poi cominciò a parlare, e solo allora lo riconobbi. Era Niall! Cominciai a ridere e lui mi guardò interrogativo. Alzai leggermente la maschera, per farmi riconoscere e sul suo viso si fece largo un'espressione stupita.

-Taylor! Che figura da scemo che ho fatto non riconoscendoti, scusami bellezza- sorrise dandosi uno schiaffo sulla fronte.

-Mi sarei stupita se invece mi avessi riconosciuta, il che valeva a dire che il mio costume non aveva funzionato!- esclamai, alzando un po' la voce per sovrastare il volume della musica.

-Comunque tu e Gemma avete fatto un ottimo lavoro con la festa. Scusami, ma vado a cercare un momento Lou, devo dirgli una cosa, ci vediamo dopo- mi baciò una guancia e si allontanò alla svelta verso l'altro lato della stanza.

Mi andai a sedere sul divanetto del salotto accanto ad alcune coppiette che si mangiavano la faccia a vicenda.

Mi persi nei miei pensieri, e mi venne in mente la prima volta che avevo visto Harry, durante la lezione di chimica, e come lo avevo subito preso in odio, per ovvie ragioni, che poi si erano rivelate non giuste. Intanto bevevo il contenuto colorato del mio bicchiere. Non Che mi piacesse granché, ma era giusto per bere qualcosa. Un ragazzo, apparentemente sobrio, si sedette accanto a me, tendendomi la mano.

-Io sono Davis, piacere-

-Taylor- risposi stringendogli la mano.

-Non sei di qui, vero? Perché altrimenti mi sarei accorto subito della tua grande bellezza- biascicò avvicinandosi pericolosamente alla mia faccia.

-Si, abito qui vicino, ma tu mantieni le distanze- rispose allontandolo con una mano.

-Ma perché mi rifiuti cosi?! Non ti ho fatto nulla, ancora- sogghignò lui.

Okay, era ubriaco perso, e la cosa mi preoccupava un po'. Si avvicinò di nuovo, quando una mano prese la mia, facendomi alzare, per poi poggiare un braccio intorno alla mia vita.

-Davis, lascia stare la signorina, è qui con me. Tu piuttosto, vai a casa, che sei già ubriaco da far schifo- disse il ragazzo, di cui riconobbi subito la voce.

Era travestito da... Beh, esattamente non so cosa fosse, ma era un misto tra un principe, un pirata e un barbone.

-Andiamo di là a ballare?- mi domandò, una volta allontanati dal ragazzo ubriaco che era crollato sul divano.

-Come facevi a sapere che sono io?- domandai mentre andavamo a ballare.

-Io non sapevo chi tu fossi, ma Davis quando è ubriaco fa solo casini. Poi però ho riconosciuto la tua voce, e ora riconosco il tuo profumo, Taylor- concluse prima di appoggiare le mani sui miei fianchi per poi seguire il ritmo della musica.

-L'azzurro ti dona, anzi a pensarci bene qualsiasi colore ti dona- mormorò posando il mento sulla mia spalla. Grazie ai tacchi ero quasi più alta di lui, e ciò mi faceva sentire potente. Ringrazio il cielo per aver avuto il viso coperto dalla maschera, perché sentii il rossore farsi spazio sulle mie guance.

-Harry, quanto hai bevuto da quando sei arrivato?- domandai scherzosamente.

-A dir la verità non ho bevuto più di due drink, e comunque ricordati che l'alcol disinfetta i pensieri - rispose, tornando ad osservarmi, attento a non pestarmi i piedi.

In qualche modo riusciva a raggirare qualsiasi mia risposta a suo favore, e ai miei occhi tutto ciò lo faceva apparire diverso, oserei dire. Mi scostò un ciuffo fuori posto dal viso, per poi stringermi in una specie di abbraccio mal riuscito.

Gli circondai il torace con le braccia, ricambiando quella strana cosa. Quella vicinanza stava cominciando a mandarmi fuori di testa. Mentre ero a casa da sola, a volte mi capitava di pensarlo, pensare al sorriso che incorniciava sempre il suo viso, accompagnato da quelle adorabili fossette che gli attribuivano la tenerezza di un bambino. Pensare a quei pozzi verdi come i prati in primavera, in cui ti potevi perdere, e pensare alla sua risata, che mi faceva girare la testa, ogni volta.

Mi resi conto di essere ancora li a stritolarlo solo quando lui mi fece il solletico sulla schiena, sorridendo malizioso.

-Ti direi che i tuoi abbracci sono meravigliosi, ma non lo farò, altrimenti ti monterai la testa e non mi libererò più di te- dissi con un sorriso, mentre mi guardavo attorno.

-Modestamente, me lo dicono tutti- mi punzecchiò lui.

-Che ragazzo modesto- risposi, per poi essere trascinata verso un gruppo di persone, amici di Harry.

Mi presentò a tutti e poi ci spostammo in cucina, a rovistare nel frigo alla ricerca di qualcosa di consistente, che non fossero patatine, tortillas o hot dog.

Trovammo due panini e li divorammo senza pensarci due volte. Era quasi mezzanotte, cosi Gemma cominciò a mandare via la gente e io ed Harry andammo ad aiutarla. Si dimostrarono tutti molto contenti, soprattutto Davis, che nonostante avesse dormito tutta la sera, non si era ripreso nemmeno un po'.

Harry lo spinse lontano da me, e infastidito dal suo comportamento chiuse la porta alle sue spalle, dato che era l'ultimo.

Il giorno dopo avrebbero sistemato quelli dell'impresa delle pulizie chiamato da me e Gemma qualche giorno prima. Ma figuratevi se io e lei ci mettevamo a pulire tutta quella roba.

Prima di andare a dormire ci accordammo con Zayn e gli altri per fare qualcosa il giorno seguente, dato che eravamo a casa da scuola. A quel punto ognuno si recò nella propria stanza, e io ero diretta a quella degli ospiti, siccome avrei dormito da loro.

Entrai e socchiusi la porta dietro di me. Cacciai fuori dalla borsa il pigiama e me lo infilai, appendendo il vestito ad una gruccia che avevo trovato per caso. Andai in bagno a struccarmi e lavarmi i denti, dopodiché in punta di piedi filai in 'camera mia'.

Ero sul punto di addormentarmi, ma dato che avevo lasciato la porta aperta, notai la figura di Harry appoggiato allo stipite, con le braccia conserte al petto che mi guardava sorridente.

Entrò e si sedette sul bordo del letto, accanto a me.

-Piaciuta la festa? - domandai.

-Si, non era male, ma lo sanno tutti che mia sorella è una brava organizzatrice e poi con te come aiuto è venuta ancora meglio- rispose guardandosi le mani.

-Sono contenta che sia andato tutto bene, e poi tu hai adempito al ruolo che Ed ti ha affidato, mi hai tenuta d'occhio per tutta la sera- risposi guardandolo di profilo.

-Si, anch'io sono contento che sia finita bene, ma ora vai a dormire, principessa dal vestito azzurro, buonanotte- sussurrò prima di lasciarmi un leggero bacio sulla guancia e uscire dalla stanza.

L'istinto mi portò ad afferrarlo per una mano, e lui si girò quasi spaventato.

-Harry.. Rimani con me stanotte? Questa stanza è enorme e io mi sento sola, dato che da tua sorella c'è il suo ragazzo..-

Si fermò un momento a pensare, per poi girarsi e dire -Se me lo chiedi cosi, non potrei mai dirti di no- sorrise e tornò indietro, per poi infilarsi sotto le coperte e abbracciarmi. Ci stavamo prendendo gusto entrambi, ad abbracciarci cosi, dico. Parlammo per un po', finché non fui colta dal sonno, e le palpebre si chiusero pesantemente.

  
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