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Autore: MeiyoMakoto    07/03/2013    1 recensioni
Leslie Lynch, capelli rossi, occhi verde chiaro, strega da quarant'anni senza sapere di esserlo. Come è possibile? Cosa l'ha spinta a vivere per vent'anni ai margini della società? E soprattutto, perché diavolo tutti dicono che somiglia in modo incredibile a una certa Lily Evans?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Rubate'
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Oggi compio 16 anni, e ho deciso di festeggiare aggiungendo un capitolo! Vedo già le vostre facce splendenti di gioia alla notizia....
Oppure no.
Comunque potreste anche farmi una recensioncina come regalo, perché no?
Detto ciò, namarie e buona lettura.
Meiyo



Leslie era così presa dalla biografia di Severus che non si rese conto di stare camminando a zig-zag finché non sbatté contro una colonna, cadendo sul pavimento.
‘Occhio, professoressa.’, rise Ginny Weasley aiutandola a rialzarsi.
‘Grazie.’, borbottò l’altra arrossendo. ‘Ma Ginny, cosa ci fai qui? A quest’ora non dovresti avere gli allenamenti?’
‘Il nostro Boccino si è rotto, sto andando a prenderne un altro in magazzino.’, rispose la ragazza indicando la palla che le fluttuava acciaccata accanto alla spalla: aveva un’ala spezzata.
‘E’ lo stesso che usate dall’inizio dell’anno?’, non poté fare a meno di chiedere Leslie.
Ginny annuì.
‘Era molto vecchio, però; Harry ha ereditato quello che abbiamo usato gli scorsi anni, che era in condizioni molto migliori.’
‘Ereditato?’
‘Lunga storia. Comunque, professoressa, è par caso interessata ad un Boccino? Io non so che farci.’
Era evidente che non si aspettava che Leslie accettasse, ma lei non se lo fece ripetere due volte.
‘Senz’altro. Grazie, Ginny.’, rispose afferrando il Boccino.
‘Sul serio?’, fece la ragazza, sorpresa. ‘Beh, allora è tutto suo.’
Leslie sorrise.
Sul serio, Ginny, grazie infinite, pensò mentre la ragazza si allontanava.
 
 
 
 
Nonostante avesse bevuto una caraffa intera di camomilla, era mezzanotte passata quando Leslie finalmente si addormentò, il Boccino ancora in mano.
 
 
‘James Potter, scendi immediatamente da quella scopa! Mi avevi promesso una sorpresa!’
Mio marito mi sfreccia accanto sulla sua Nimbus, sfiorandomi la guancia con la punta delle dita.
‘Infatti, tesoro: cosa c’è di più romantico di una bella partita a Quidditch nel parco della nostra beneamata scuola per festeggiare l’anniversario del nostro primo appuntamento?’
Sirius ridacchia e gli passa la Pluffa con un lancio ben mirato. Con tutto il bene che gli voglio, non posso fare a meno di odiarlo, in questo momento: perché dev’essere onnipresente? Almeno il giorno del nostro anniversario non potrebbe lasciare me e James da soli?
‘Non mi avevi portato qui per rivedere quel famoso albero?’ , insisto allusiva.
‘Quello sotto il quale ci siamo dati il nostro primo bacio?’, risponde lui inclemente.
Sospiro: Sirius si sta rotolando dalle risate, a questo punto. Sta quasi per cadere dalla scopa, dal gran ridere. Oh gioia.
‘Vado a casa, Potter.’, annuncio.
‘Aspetta!’, esclama lui allarmato, parandosi davanti a me con una rapidissima virata. Dietro le lenti gli occhi nocciola sono lucidi, da cucciolo, una risorsa che sfrutta sempre quando sa di averla combinata grossa.
‘Che c’è?’, sospiro.
‘Sirius deve ancora liberare il Boccino, non vorrai andartene proprio ora?’
Faccio per buttarlo giù dalla scopa per tempestarlo di pugni, ma è troppo veloce per me: scivola via senza nessuna difficoltà. Giro sui tacchi e comincio ad allontanarmi, ma prima di aver fatto due passi vengo bloccata da qualcosa di piccolo e duro che mi finisce dritto in testa. Mi giro di scatto; il Boccino fluttua nell’aria vicino a me, innaturalmente fermo in un solo punto. Forse non mi è finito addosso per caso.
‘Sirius Black, hai scelto il momento sbagliato per farmi  uno scherzo idiota!’, urlo.
Quando è troppo è troppo, dannazione! E nel giorno del nostro anniversario, per di più… James Potter è un uomo morto, è ufficiale.
‘Ah, no, Caposcuola Evans, stavolta sono innocente. Non mi vorrai punire per una colpa che non ho commesso, vero? Non lo accetterei mai!’, ride Sirius.
Afferro il Boccino con l’intento di lanciarglielo in testa per ricambiargli il favore, ma all’improvviso questo freme nel mio pugno, come lottando per liberarsi. Apro la mano e lo guardo, sconcertata:
Vuoi sposarmi, Evans?
Scoppio a ridere. Sento che James mi ha cinto la vita in un abbraccio.
‘Allora?’, chiede ansioso.
Mi guardo intorno: Sirius si è misteriosamente volatilizzato.
‘Sì.’, sussurro.
 
 
 
 
Leslie si svegliò con il cuscino bagnato di lacrime. Avvertì qualcosa di freddo contro la guancia e capì di aver dormito accanto al Boccino. All’improvviso si sentì dannatamente sola. Si alzò e corse fuori dalla sua stanza, poi fuori dalla Torre di Grifondoro, poi giù per le scale, in corridoio. Trovandosi nel corridoio deserto le venne un capogiro, si appoggiò ad una colonna per non cadere.
‘Professoressa Lynch?’, disse una voce femminile. ‘Va tutto bene?’
Era una dei Prefetti di Corvonero nel suo turno di ronda; la ragazza si precipitò ad aiutare Leslie. Chissà che colpo doveva aver avuto, nel trovarsi davanti una professoressa semisvenuta in camicia da notte.
‘Sì.’, riuscì ad articolare Leslie. ‘Ho… Ho bisogno di Dru. La professoressa Peppermint…’
‘Aspetti qui.’, disse la ragazza. ‘Vado a chiamarla.’
Chiamò un Prefetto di Tassorosso che passava lì vicino perché portasse Leslie in infermeria, poi schizzò verso la Torre di Corvonero.
Drusilla la trovò distesa su un letto con una tazza di camomilla preparata dal ragazzo di Tassorosso, dopo essersi fatto convincere a forza di suppliche a non svegliare Madama Chips, l’infermiera. L’amica si precipitò al suo capezzale, pallida come un cencio.
‘Stai bene?’, le chiese ansiosamente, accarezzandole la guancia. ‘Cosa ti è successo?’
Erano sole.
‘Ho avuto un ricordo.’, mormorò Leslie. ‘Di James. Stavolta è un ricordo vero… Il giorno in cui ha chiesto a Lily di sposarlo. Aveva… Avevamo…  un amico che si chiamava Sirius Black, ma di lui non ricordo niente. Ma James… Lui non è più un estraneo. Era allegro. Amava Lily, amava i suoi amici. Gli piaceva il Quidditch. Faceva scherzi stupidi in continuazione, ma Lily non riusciva mai ad arrabbiarsi con lui, non sul serio. Si erano dati il loro primo bacio all’ombra di un albero. Non riesco… Non posso credere che sia morto.’
Si gettò tra le braccia dell’amica, singhiozzando. Drusilla la strinse forte, senza parlare.
‘Credo di essere Lily Potter.’, sussurrò Leslie quando riuscì a calmarsi. ‘Non mi sembra ancora vero…’
Dru si staccò gentilmente da lei, le circondò le spalle con un braccio e la guardò negli occhi.
‘Anch’io lo credo.’, disse seria. ‘Ma Les, adesso devi fare una scelta: vuoi cercare di recuperare i tuoi ricordi, o provare a tornare Leslie Lynch?’
Leslie rifletté prima di rispondere.
‘Harry Potter…’, mormorò.
‘Ha bisogno di una madre, sì.’
‘Dru, io… Non posso tornare indietro. Non è più possibile.’
‘Sarà doloroso, Les. James Potter è solo il primo dei fantasmi che dovrai affrontare: Lily Evans ha vissuto una guerra che l’ha privata di quasi tutti i suoi cari.’
Leslie si sciolse di nuovo in lacrime a quelle parole. Seppellì il viso sulla spalla di Dru.
‘Shhh…’, sussurrò lei accarezzandole i capelli. ‘Andrà tutto bene. Hai ancora me e Jerome. Hai ancora tuo figlio.’
La mattina dopo Madama Chips trovò le due donne addormentate, con gli occhi rossi e gonfi; Drusilla era accasciata su una sedia accanto al letto di Leslie, che aveva una mano stretta intorno alle dita dell’amica, come una bambina piccola che dopo un brutto sogno si rifugia nel lettone con la madre.

  
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