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Autore: Sorella_Erba    23/09/2007    5 recensioni
[…] « Avete sentito? Malfoy è finito in infermeria. »
Un sussulto al cuore, mentre le sue labbra si schiudevano e il viso le si aggrondava in un’espressione attonita.
« Come? Cos’è successo? »
« Pietrificato, anche lui. »
Il libro d’Incantesimi le scivolò dalle mani tremanti e cadde a terra con un sordo tonfo. […]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Title: Liscio e freddo come marmo.
Author: Sorella Erba.
Summary: […] « Avete sentito? Malfoy è finito in infermeria. »
Un sussulto al cuore, mentre le sue labbra si schiudevano e il viso le si aggrondava in un’espressione attonita.
« Come? Cos’è successo? »
« Pietrificato, anche lui. »
Il libro d’Incantesimi le scivolò dalle mani tremanti e cadde a terra con un sordo tonfo. […]
Characters: Hermione Granger, Draco Malfoy, ship Dr/Hrm.
Rating: PG13
Advises: OOC.
Categories: Introspettivo, Angst.
Desclaimers: I personaggi di questa storia sono © di mrs J. K. Rowling. Il racconto è stato scritto senza alcuno scopo di lucro.
Fanfiction ispirata – sottolineo ispirata - al tema del secondo concorso del forum Leather and Libraries. Purtroppo sono una ritardataria cronica; dunque ho dovuto dire addio alla possibilità di partecipare al contest.
My Thanks to: All’unica persona che, attraverso lo schermo di un pc, è riuscita a conoscermi abbastanza bene. All’unica persona che adoro, anche senza averla mai vista e conosciuta di presenza. All’unica persona che mi comprende. A quella persona che porta il nome Judy e che riesce a distinguersi per bontà, gentilezza, vivacità e una grande, immensa tempra d’animo che le invidio. Grazie mille di tutto.
 

Liscio e freddo come marmo


It’s a beautiful lie
It’s the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me.
[Beautiful lie – 30 Seconds to Mars]
 
 
I giardini di Hogwarts olezzavano di tante, differenti fragranze: dal forte e pungente odore della viscosa resina dei pini, al più rarefatto ma piacevole profumo dei boccioli, pronti a schiudersi – per lasciarsi vezzeggiare dal tiepido sole primaverile.
Tuttavia l’incostante Marzo doveva ancora portare i veri e propri aromi della primavera; le narici di Hermione Jane Granger stavano avvertendo solo un assaggio di ciò che la più dolce delle stagioni avrebbe regalato agli studenti.
Il paesaggio si dimostrava relativamente arido, privo di beltà e di colori vivaci. La neve insisteva ancora sul morbido manto, che sotto alla cappa candida si dimostrava ancora intatto, nel suo verde smeraldo.
Stranamente, quel pomeriggio era sola. Tiger e Goyle erano finiti in punizione per aver giocato un brutto tiro ad alcuni Gryffindor del loro stesso anno, mandandoli dritti sotto l’esperte mani di Madama Chips con lesioni tuttavia non molto gravi.
Stringeva un grosso tomo al petto, come suo solito. Il passo deciso ed incalzante che la distingueva calcava lo strato di nevischio, lasciandovi impronte che presto il vento ed altre orme avrebbero cancellato.
Varcò velocemente lo spazioso portone principale, l’andatura sempre più celere. La chioma, bruna e crespa, ondeggiava ad ogni suo passo sulle esili spalle; il mantello nero fluttuava lungo la sua scia come scosso da un forte vento.
 

« Avete sentito? Malfoy è finito in infermeria. »
Un sussulto al cuore, mentre le sue labbra si schiudevano e il viso le si aggrondava in un’espressione attonita.
« Come? Cos’è successo? »
« Pietrificato, anche lui. »
Il libro d’Incantesimi le scivolò dalle mani tremanti e cadde a terra con un sordo tonfo.
 

La marcia inarrestabile si fece man mano meno veloce, fino a fermarsi del tutto senza preavviso. Hermione rimase immobile, premendo con fermezza il libro contro al torace.
Settimane fa. Eppure quelle parole erano ancora vivide nella sua mente… quei momenti di vuoto dominanti sugli altri ricordi.
Abbassò il capo un momento prima di voltarlo alla sua sinistra.
L’infermeria.
Le porte bianche erano socchiuse e permettevano ad un timido raggio di filtrare ed indorare una piccola parte del corridoio semibuio.
Hermione deglutì, mentre si avvicinava a rilento ai battenti. Posò delicatamente una mano contro un’imposta, sbirciando con invadenza e curiosità.
Malfoy… dov’era Malfoy?
Dalla stretta fessura non riusciva a vedere granché; soltanto il primo letto dell’infermeria, a sinistra, era visibile, immacolato e perfettamente ordinato. Poi, nulla più.
Si convinse ad entrare, spalancando senza alcun rumore una delle due porte. Il forte odore di medicinali e strani intrugli la colpì, stordendola leggermente. Il cambiamento d’aria era palpabile.
Due lunghe file di letti sistemati parallelamente l’uno all’altro si presentarono agli occhi ambrati di Hermione. Batté un attimo le palpebre, sentendosi quasi smarrita. Mentre portava due dita a sfiorare le labbra morbide e rosee, iniziò a marciare lungo il corridoio costeggiato dai bianchi giacigli dell’infermeria.
Il sole penetrava dalle alte finestre ogivali, riscaldando e colorando il pallore quell’ambiente. Era spento, come i corpi pallidi e marmorei degli studenti adagiati sulle coperte dei letti.
Del tutto immobili, statici nella loro postura.
Hermione deglutì nuovamente alla vista dei suoi compagni di scuola, ridotti in tale stato.
Tremò quando riconobbe la figura longilinea di Draco Lucius Malfoy. Sdraiato su un letto poco distante, con i tiepidi guizzi del sole che sfioravano parte del suo corpo.
Non seppe cosa dire, dopo essersi accostata al letto. Rimase ad osservare il suo viso perlaceo, bello e perfetto in quei lineamenti fanciulleschi… ma increspati in un’espressione di terrore.
Cos’hai visto, Draco?
Una mano affusolata rimaneva ritta ad indicare il soffitto con due dita; l’altra era piegata in maniera curiosa davanti al busto, come per far da scudo.
Da cosa volevi preservarti?
Le orecchie di Hermione si riempirono del fastidioso ronzio del silenzio. Con mano tremante, sfiorò le dita tese di Draco.
Hermione sussultò.
Avrebbero dovuto essere piacevolmente tiepide, con il sole che – filtrando dalla finestra più vicina – le rischiarava di tonalità auree… Invece erano fredde.
Fredde e lisce come marmo.

 
« Questa è la sorte destinata ai Mezzosangue. »
Il signor Granger, regale in tutta la sua algida bellezza, aveva pronunciato quelle parole stando comodamente seduto su una poltrona nel luminoso salone del loro maniero.
Parole che colpirono la figlia come uno schiaffo in pieno viso.
 

Morte.
Condannati alla morte dalla rigida obiezione Purosangue. Reclusi in un mondo che difficilmente accettava sangue sporco.
Hermione osservò il sottile e diafano volto di Draco, soffermandosi sulla bocca. Le labbra erano dischiuse e spente, solcate da fini screpolature che ne dimostravano l’aridità.
La giovane Slytherin le sfiorò delicatamente con l’indice latteo, tracciandone i contorni ormai quasi del tutto indistinguibili.
Fredde. Dure e fredde.
Bisognose di calore.
Con greve lentezza, il busto della Purosangue si piegò, mentre alcuni riccioli bruni scivolavano dalle sue spalle per posarsi con morbidezza sul braccio proteso e su una guancia alabastrina di Malfoy.
Rimase in quella postura, china su di lui, a pochi centimetri da quel volto statuario, contemplandone ogni singolo tratto. Percepiva la sensazione di vuoto, di momentaneo distacco dalla vita… Il freddo.
Il glaciale mantello di morte che aleggiava sulla figura distesa del giovane Gryffindor, incapace di tutelare la propria sanità. Così dannatamente inerme.
Così bisognoso di calore.
Hermione sfiorò le labbra secche di Draco un’ultima volta con l’indice prima di sostituirlo con la propria bocca, infondendo loro tepore.
Avvertiva il senso di freddezza farsi sempre più pungente, mentre le sue labbra si muovevano piano su quelle del giovane.
Separò la bocca dischiusa quasi immediatamente; tuttavia restò curvata per qualche altro secondo, intenta ad ammirarlo.
Carezzò - assottigliando lievemente gli occhi – una gota, che a causa della pietrificazione sembrava ben più incavata e compatta.
Era bello, Draco. Anche in quella stravagante ed atterrita posa, che lo rendeva quasi più umano e meno orgoglioso.
Hermione increspò gli angoli della bocca rosea in un momentaneo sorriso di nostalgia, ricordando i brevi attimi in cui si erano scambiati poche e velenose parole; Tiger e Goyle, dietro la sua minuta figura,  crocchiavano le nocche delle mani e lanciavano occhiate minacciose al Magico Trio Potter-Weasley-Mafloy.
Eppure Malfoy senza il suo consueto sorriso di scherno era fin troppo diverso, fuori norma… Era glaciale, sì. Come la carnagione opalina e l’espressione spaurita che mostrava.
Fierezza e beltà piegate, quasi totalmente abbattute.
Ma per lei era sempre bello.
Prima di staccarsi completamente dalla sua figura, Hermione gli regalò un secondo bacio a fior di labbra, delicato e dolce.
In un turbinio di boccoli castani, diede le spalle a Draco e si allontanò, ripercorrendo in fretta la stretta corsia. Il flebile cigolio di una delle due porte della sala annunciò il dileguamento della Slytherin.
L’infermeria si riempì nuovamente del più totale silenzio; solo il lontano canto gutturale e cupo di un barbagianni lo infrangeva per alcuni, fugaci istanti. 
C’era calma e serenità nel luogo di Hogwarts più odiato ma al tempo stesso più amato dagli studenti.
La cosa certa era che una di quelle persone che l’odiavano dal profondo era esattamente lui, Draco Lucius Malfoy. Detestava essere costretto su di un letto che di confortevole aveva ben poco, spesso solo, senza la compagnia degli amici.
E in quel momento si trovava proprio lì, avvolto dal gelo di una delle più temibili maledizioni, a pochi passi dalla morte nel fiore della sua giovinezza.
Un gelo che aveva preso possesso di ogni muscolo del suo corpo, frenando persino il battito cardiaco. Un gelo che rendeva la sua carnagione ancora più pallida del normale.
Eppure nel candore del suo viso aguzzo, si scorgeva una timida sfumatura rosea, esattamente sulle sottili labbra.
Uno scintillio - veloce come un baleno – brillò nelle iridi argentee di Draco, ravvivandole.
Dietro quella maschera di pietra, il suo animo sconfortato e freddo era stato riscaldato.
Riscaldato.
Ma dopo pochi istanti, il pallido colorito che aveva riacceso la sua bocca, si spense.
Liscio e freddo come marmo nuovamente.
 
 
   
 
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