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Autore: Nimirose    08/03/2013    7 recensioni
Seguito della Longfic "Comprare un Malfoy".
A volte i maghi del passato che credevamo eroi, non sono affatto tali, ma soprattutto, la loro storia è avvolta da talmente tanta polvere che nessuno può più distinguere il vero dal falso.
così, il Clan GrangerMalfoy profetizzato da Boudicca dovrà darsi da fare, tra una gag comica e una scena di caotico flirtare, per scoprire l'eredità di antichi e crudeli maghi celtici. Ma tutto, come sempre, ruota intorno a una cosa sola. Cos'è l'amore? Ed Eltanin, l'occhio del Drago, lo scoprirà in tempo per salvare il mondo magico?
N.B.: Non si parla nè di Silente nè di Harry, NON sono loro i falsi eroi!
Dramione, maneggiare con cautela.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Comprare la felicità'
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Parla Nimirose, prima che la fustighiate:
 
A volte le cose non vanno come avevamo previsto.
A volte le cose non vanno e basta, si fermano e tu non puoi farci nulla.
A volte a fermarsi non è la vita, non sono le cose, ma sei tu stessa.
E allora cerchi di riprendere in mano quello che eri, cerchi con tutta te stessa di raccattare i frammenti della tua anima, sperando che nessuno veda quanto ti ha ferito e ti ha fatto male guardarla andare in frantumi.
E allora rimani li a guardare quei pezzi di specchio sparsi sul pavimento di un ospedale in cui speravi di non dover tornare mai, ma che ora si macchia del tuo sangue e della tua vita.
E allora provi, tenti e cadi, senza riuscire, perché sai che sollevarti è l’unica via, ma a volte non dipende da te, e tutto ciò che puoi fare è riprovare, ancora e ancora.
Quando è il corpo a fermarsi, mentre la mente va avanti, fisserai un punto nel vuoto, cercando di non guardare quello che ti accade. Cercando di non pensare.
A volte le cose non vanno come previsto, ma se lo si desidera davvero si può superare qualsiasi difficoltà.
Quindi, davvero, scusate il mio ritardo, ma come ho già detto, le cose non sempre vanno come desideriamo, soprattutto se le desidero io.
 
Nimirose
 
 
Parla Eltanin:
 
Dicono che la luna sia incostante, mutevole e bugiarda.
I tragici amanti di Verona, Romeo e giulietta, Montecchi e Capuleti, le addossarono la colpa di essere “bugiarda”, ma io so che non è così. La luna è sempre la stessa, eterna, immutabile e meravigliosa, e la sua incostanza rimane negli occhi di chi la guarda, fidandosi erroneamente di una vaga impressione visiva, delle tenebre che ne nascondono una parte, delle stelle che ne illuminano un’altra.
Non è una colpa avere mille sfaccettature, non quanto lo è non saperle cogliere, non quanto lo è accusare e odiare l’oggetto tanto poliedrico da suscitare invidia e confusione nell’animo altrui.
Io so come si sente la luna, perché anche io mi sento allo stesso modo. Infinita, molteplice e sfaccettata.
In me, la divinità convive con la donna, l’amore con l’odio, il potere con la fragilità.
Non sono più la ragazza che ero un paio di mesi fa, ed ora mille facce di ciò che sono, di chi sono, brillano alla luce del giorno o illuminate da quei raggi lunari che tanto sembrano ingannatori.
Sono la figlia di mia madre, la principessa di mio padre, la guida dei miei fratelli. Sono la compagna di Rastaban, il Drago nero d’oriente, sono l’Occhio del Drago, sono la detentrice di una magia così antica da vibrare nella terra. Sono la migliore amica che possiate mai desiderare e la peggior nemica che possiate mai incontrare.
Ma soprattutto, sono una ragazza innamorata, e la metà complementare di James Sirius Potter, che a sua volta è la mia. E questo mi sembra sia la cosa più importante di tutte.
A volte mi chiedo però quale sia il ruolo di questo mio sentimento infinito nella battaglia che ci apprestiamo a combattere. Nimue, la Dama del Lago, mille volte più potente di me, è morta, dicono, uccisa dal suo stesso amore, ma io? Sarò abbastanza forte per riuscire a combattere nonostante l’amore che mi scorre nelle vene come fuoco?
No. No, io combatterò perché amo, e amerò combattendo. Difenderò i miei sentimenti, li proteggerò.
Che sia stato l’amore a fare di me una creatura speciale, fin troppo simile alla Dama del lago originaria, non è in dubbio. Come non lo è il fatto che sarà l’amore che provo a fare di me lo strumento perfetto per la sconfitta delle tenebre.
Forse è a questo che ero destinata, ad amare e a salvare.

 
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Isola di Lif: Notte del 3 giorno.
 
Ancora avvolti da quel bizzarro fulmine azzurro, Eltanin e James rimanevano rannicchiati uno contro l’altra, beandosi della reciproca vicinanza. Forse lui avrebbe voluto parlare, rassicurarla, dirle qualcosa, e forse lei desiderava lo stesso, ma gli bastò guardarsi negli occhi per sapere che non c’era nulla da dire, nulla da spiegare. Erano Eltanin e James, e lì, le spiegazioni iniziavano e terminavano. Forse avevano impiegato un po’ prima di riconoscersi, ma ora, ora che avevano toccato l’una il cuore dell’altro, non si sarebbero persi mai più.
Il fulmine circondava i loro corpi, distesi sotto la pioggia e la tempesta, sulla sabbia bianca di Lif, tra centinaia di fiori rosso sangue, e da loro partiva a ricoprire l’intera isola, muovendosi a spirale, disegnandone una perfetta sul terreno dell’isola. Al suo centro, i due giovani si sfioravano, mani bianche sulla pelle liscia e nuda, labbra gonfie di baci su altre labbra, in pura contemplazione del corpo dell’altro, dell’amore e della meraviglia dell’altro.
Eltanin avrebbe potuto sentire tutto, ma in quel momento sentiva solo James. Solo le sue dita, solo i suoi occhi, solo il suo amore. Lo sentiva così tanto che le travolse il cuore, e per parità di conti, lei travolse lui, piangendo di felicità.
Aggrappandosi al suo collo con una disperazione feroce, sussurrò: -James.. James, amore mio.. Come.. Come ho fatto a.. a meritare te?- nei suoi occhi brillavano lacrime salate, e nel suo sorriso splendeva una scintilla di inestinguibile gioia. – Come ho avuto tanta fortuna?- chiese ancora.
Lui la strinse forte a sé, consapevole dell’intensità dei sentimenti di lei, poiché erano anche i suoi, e cercò di calmarla, cullandola tra le proprie braccia.
-Come fanno?- si sentì chiedere improvvisamente, mentre Eltanin rialzava il volto dall’incavo della sua spalla, dove l’aveva nascosto.
-Cosa?- chiese perplesso.
-Come fanno.. gli altri.. le persone normali.. Come possono, come fanno a sopportare tutta questa..- fece una pausa, cercando la parola appropriata e spaventando a morte il ragazzo –Tutta questa felicità?- concluse infine, gli occhi brillanti e le scie di lacrime ancora visibili sul viso. –Come possono farlo? Io.. io.. Mi sembra di scoppiare tanto sono felice, non avrei mai creduto che..- il suo viso si incupì leggermente, mentre abbassava lo sguardo –E se tu mi lasciassi? Se tu te ne andassi e io rimanessi sola.. Non credo che potrei mai reggere, mi distruggerei..-
Eltanin si stupì di sé stessa, non sapeva di provare certe cose, né di avere certi timori. Esplicitarli a voce alta, la terrorizzò, ma James la strinse più forte a sé, come a voler cacciare via quel pensiero sciocco e riprese a cullarla fra le sue braccia.
-Come puoi pensare che io ti lascerei mai andare via? Mai, mia El, mai. Ti amo troppo per scappare via da questa “esagerazione di felicità”, come la chiami tu.. e riguardo a questo, non so come facciano gli altri, ma ti dico come faremo noi: un passo alla volta, un giorno dopo l’altro. E saremo felici in eterno amor mio.-
A Lif la notte stava lasciando il posto ad un nuovo giorno, ed Eltanin, sotto lo sguardo infuocato del sole nascente, si rituffò tra le braccia dell’amato, rinnovando ancora una volta la loro promessa di amore e desiderio.

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Hogwarts: sotterranei del castello, camere di Eltanin.
 
Caillean rabbrividì, quando all’alba il secondo terremoto squassò le fondamenta del castello, ma non accennò altre reazioni. Era appena sorto il sole, ma lei era già sveglia, l’unica, in quello sconclusionato gruppo di folli quanto potenti personaggi.
Lupus schiuse gli occhi, come avvertendo la sua agitazione, e si avvicinò alla poltrona su cui si era accomodata. –Caillean..- la chiamò piano, la voce ancora un po’ impastata dal sonno. –Caillean, stai bene? È successo qualcosa?- chiese, più vigile, con la bacchetta pronta all’uso.
Lei sorrise, scuotendo la testa, e gli fece cenno di sedersi con lei, così Lupus abbandonò i modi aggressivi per passare alla sua versione notturna, ossia un ragazzino spettinato, dagli occhi argentati e brillanti e dai modi bruschi e rudi. D’altronde, il suo nome veniva dalla costellazione del lupo, che si sa, è un animale notturno, con un grande spirito interiore.
Quindi si accasciò con modi decisamente poco delicati accanto alla piccola Zabini, sedendo a gambe incrociate sulla pietra nuda e poggiandole il capo in grembo. –A me non la fai, Caillean Zabini. Cosa è successo?- domandò di nuovo, voltando la testa quel tanto che era sufficiente per fissarla con gli occhi brillanti e indagatori.
Lei sospirò, arrendendosi. Con Lupus non aveva scampo, sapeva sempre cosa pensava, in ogni momento, se era preoccupata, triste o felice. La ragazza pensò che se non avesse già scelto la via della dea, forse avrebbe dovuto riflettere un po’ di più su tutto questo. Ma poi scrollò la testa, che razza di pensieri, in un momento simile!
Lo fissò attenta, calma come sempre, anche se dentro di lei si agitavano mari d’ansia ben poco repressa. –L’hai sentito prima?- gli chiese.
Lupus la guardò stranito. –No, cosa dovrei aver sentito?-
Lei sospirò, esausta. Era così difficile, sentire tutto e non poterlo spiegare. Ma forse era per quello che era sempre andata molto d’accordo con Eltanin. Entrambe avevano sulle spalle più potere di quanto non ne volessero.
–Il.. terremoto. Mentre sorgeva il sole, circa.- disse infine. Poi fece una pausa pensando a come proseguire. Corrucciò il volto ancora infantile, e le si imbronciarono le labbra. –Eltanin e James..- cominciò per poi interrompersi subito. –Beh, è mattino, direi che potremmo svegliare gli altri, anche se è un po’ presto. Parlerò con tutti voi, credo sia meglio.- Concluse, sciogliendo il cipiglio che le aveva segnato il viso. Sorrise a Lupus, che annuì e si alzò, scrollando malamente ora questo ora quel membro della sua famiglia.
-Sveglia! Sveglia fannulloni!- strillò, suscitando innumerevoli gemiti di protesta da altrettante teste platinate e rosse. –Giù dalle brande, c’è da discutere!- continuò, sotto lo sguardo divertito di Caillean.
In pochi minuti quella che doveva essere la stanza da caposcuola di Eltanin e che attualmente sembrava un dormitorio per studenti indisciplinati, si era riempita di zombie insonnoliti che attendevano il proprio turno per recarsi al bagno e verso la doccia. Mentre Dominique, già meravigliosa e pimpante di prima mattina, trascinava Cass e Gin, seguite a ruota da una calma e rilassata Lirael verso i bagni dei prefetti, in modo da smaltire un po’ di coda per l’unico bugigattolo presente nella stanza, i ragazzi si affollavano davanti alla porta, supplicando Hydra e Columba di darsi una mossa ad uscire.
Quando le due gemelline finalmente furono pronte, si presentarono nella stanza in modo completamente diverso. Tanto Columba era linda e ordinata, i vestiti stirati e ben ripiegati, altrettanto Hydra era disperatamente in disordine, con i capelli spettinati e la camicia fuori dalla divisa. Così, mentre ridendo a crepapelle Lupus e Orion si gettavano insieme sotto la doccia per risparmiare tempo, ai gemelli diabolici sfuggiva un gemito di frustrazione.
-Ma come diavolo fa Eltanin a tenerti in ordine?- sbuffò Phoenix.
-Beh non è che lo faccia proprio eh..- replicò il fratello squadrando la ragazzina, che ghignava divertita.
-Beh, sicuramente fa meglio di così! Non ho mai visto Hydra a colazione conciata in questo modo!- strillò il primo, raggiungendo con le ultime parole un acuto che nemmeno i migliori cantanti avrebbero potuto eguagliare.
Così i due, ridendo e bofonchiando si accingevano a rimettere in sesto, sotto lo sguardo impaziente e un po’ disgustato di Columba, la sua gemella. Pochi istanti dopo, le ragazze rientrarono dal bagno dei prefetti, i ragazzi terminarono le docce, e anche i due sconsolatissimi biondini, abbandonato ormai il pigiama, erano rientrati nella divisa di Serpeverde. Mentre la truppa si accingeva a muoversi per  uscire (finalmente) da quella (dannatissima) stanza, si sentì un gemito di protesta provenire da un imprecisato punto all’interno della stanza.
Con occhi che mandavano scintille, Phoenix si voltò verso la supposta (e sbagliata) direzione di arrivo del verso: -CHE DIAVOLO C’E’ ANCORA?- Strillò, la pazienza (quale?) ormai andata a farsi benedire.
Alle sue spalle, il gemello rideva come un pazzo, indicando il grande letto e l’involto di coperte sopra di esso. –Mi sa.. oddio che ridere! .. Mi sa che ci siamo dimenticati qualcuno! Wahwahwah!- impugnando la bacchetta mormorò un Levicorpus che sollevò una Lily Jean Potter molto addormentata e molto aggrappata al cuscino. E anche parlante nel sonno, a quanto pareva.
-Eltanin.. io.. cattiva.. James Bond.. Brutto vermicolo..- smorfie tra l’allegro e l’arrabbiato si dipingevano su quel volto pallido coperto dai rossi capelli color del fuoco mentre ancora Pegasus teneva l’indegna figlia di Harry Potter sollevata per la caviglia ossuta.
Phoenix spalancò gli occhi, incredulo, e la mascella quasi gli toccò terra. –Non ci credo..- disse soltanto, prima di cominciare a scuotere la testa, frustrato e indignato nonché terribilmente atterrito da quella vista. Il resto del gruppo restò in silenzio, indeciso se scoppiare a ridere o seguire l’esempio di Phoenix e dare di matto. Solo Lirael si avvicinò al ragazzo per cingergli le spalle con fare confortante e mormorargli qualche parola compassionevole. –No Lira, non starmi vicino, ormai sono rovinato, un giocattolo rotto, sono spezzato..-farneticò, in un crescendo di urla –Ma come diavolo fa Nin a fare tutto?- urlò infine, accasciandosi tra le braccia della fidanzata, che si lasciò scappare una piccola risata sotto i baffi.
-Suvvia fratello!- lo scosse Pegasus –Qui recupero io la bella addormentata.. voi avviatevi in sala grande, tra qualche minuto arriviamo anche noi..- concluse dopo aver lanciato un’occhiata scettica alla sopracitata “bella addormentata”.
Con aria rassegnata, Phoenix guidò il resto del Clan, i Weasley, gli Zabini e i Nott,  verso quella meta che sembrava così ardua da raggiungere, ossia la sala grande.
 
Qualche minuto dopo, alla tavolata affollatissima dei Grifondoro si erano aggiunti quasi due dozzine di commensali, compresi Pegasus e l’erinni dai capelli di fuoco, che si ingozzava e sorrideva a tutti, ignara delle occhiate omicide dell’altro gemello Granger Malfoy.
-Bene.- iniziò Lupus. –Ho chiesto anche a mamma e papà di raggiungerci a tavola, perché mi sa che questa vien fuori per essere una cosa importante..- disse guardando di sottecchi Caillean che annuì. Si fece scuro in volto mentre beveva il caffè, ripensando alle parole dell’amica di quella mattina.
La parte della tavolata occupata dal gruppo di scalmanati, Lily inclusa, era stranamente silenziosa quando i coniugi Granger Malfoy fecero il loro ingresso in sala per accomodarsi al tavolo accanto ai figli.
Draco fece una smorfia.
-Figli! Ma non vi vergognate a sedere a questo tavolo?- indicò con un gesto plateale tutti i Grifondoro che li circondavano –Traditori! Voi, sangue del mio sangue, Serpeverde nel cuore, che sedete al tavolo di Godric..-
Hermione lo zittì con uno scappellotto e sbuffò. –Circe incoronata, Malfoy, ma quante stronzate stamattina!- lanciò un’occhiata verso il tavolo dei discendenti di Salazar: -Volevi forse che si sedessero con quel simpaticone di Mordred?-
-No tesoro.-
-E allora taci.-
-Sì tesoro. Ti amo tesoro.- rispose lui, un sorriso a trentadue denti sul viso e gli occhi puntati verso la scollatura dell’amata moglie, che a sua volta ribatté con un ceffone ben assestato.
Il gruppo di ragazzi rise, vedendo che almeno quei due si comportavano come sempre, nonostante la gamba ferita di lui e il palese terrore di lei.
-Allora?- chiese Hermione –Non ci siamo seduti in mezzo ai ragazzini per nulla.- concluse, tamburellando con le unghie perfette sul tavolo, e sollevando un sopracciglio altrettanto perfetto in richiesta di spiegazioni.
Caillean soffiò via una risata, pensando che non era simile alla figlia, ma proprio uguale, se si escludevano i colori. Poi, scuotendo via i pensieri superflui iniziò a parlare, raccontando di come avesse avvertito per la seconda volta il terremoto, e di quello che secondo lei significava.
-James ha liberato i poteri di Eltanin, credo, in qualche modo, aprendo il suo spirito, il suo cuore o quello che vi piace di più, le ha dato il pieno accesso ai suoi poteri originali che prima erano.. non so, bloccati forse. Ma scatenandoli in questo modo, sciogliendo a tal punto.. qualcosa è cambiato, non solo in Eltanin ma nella trama stessa del mondo. Lo avevo già avvertito la prima volta, ma la seconda è stata più di una conferma, è stato molto simile a una crescita. È come se ogni volta James aprisse un po’ di più quella porta che consente a Eltanin di rientrare in possesso dei suoi poteri.- fece una pausa, riflettendo. –L’occhio del drago si sta aprendo, ed è James a permetterlo. Ma mentre si apre, mostrandosi in tutta la sua gloria, il mondo cambia per adattarsi al suo modo di vedere. Ora l’unica domanda è: è una cosa buona o terribile?- pronunciò le ultime parole fissando negli occhi i componenti del Clan, matriarca inclusa
-No.- rispose Hermione. –Mia figlia non è pericolosa.- la voce era fredda ma decisa, tanto quanto gli occhi grigi di Draco si erano fatti plumbei. –Eltanin non è pericolosa.- ripeté abbassando la voce. –Ma se anche lo fosse, io non mi pronuncerò contro qualcuno che non può difendersi, solo perché mi sembra di sentire che ci siano cambiamenti.- ora le sue parole erano una sfida, a chiunque volesse contrastare il suo ruolo di madre, il suo affetto di mamma, e la sua certezza per quella ragazza che sembrava nata già adulta. –Ora è il vostro turno, ma non fate idiozie. Giudicare troppo in fretta non porta a nulla di buono.- Draco le stringeva la mano e la guardava annuendo serio.
-Non volevo giudicare, Hermione.- disse piano Caillean, triste per essere stata fraintesa. –Volevo che rifletteste. Perché chiunque torni da Lif, non sarà più la stessa Eltanin che avete sempre amato. Sarà cambiata, tanto profondamente, tanto radicalmente, che non sono certa che sapremo riconoscerla. Onestamente, non sono nemmeno certa se sarà lei a saperci riconoscere.- continuò, scuotendo la testa. –Ora lei non solo ha cambiato il mondo e la sua struttura, ma ne è diventata il cuore in qualche modo. Il centro raggiunto da ogni essenza di ogni essere. Sarà intenso.- terminò, una venatura di tristezza nella voce.
Hermione, guardando l’espressione spaventata dei suoi figli, sorrise e alzò la testa, mostrandosi ancora più fiera.
-Bene.- disse –Evidentemente era questo il suo destino. Non ci riconoscerà? Pazienza, la riconosceremo noi, e le faremo ricordare chi è e chi siamo noi per lei. La famiglia, il Clan, è tutto.- Draco annuì, e i fratelli Granger Malfoy lo imitarono di lì a pochi attimi.
-In ogni caso- Esclamò Phoenix interrompendo il silenzio carico di tensione che si era creato –non ho nessuna intenzione di accettare di rimanere senza Nin! Stamattina ci ho quasi rimesso la salute mentale!- concluse con un mezzo singhiozzo, tornando a rifugiarsi tra le braccia confortevoli e confortanti di Lirael.
-Eh già.- continuò Pegasus, adocchiando le gemelline che litigavano e Lily che si ingozzava ferocemente. –Senza Nin siamo tutti nella mer..-
-Pegasus Granger Malfoy!- ringhiò Hermione dal suo lato della tavola –Immagino tu non stessi per dire quello che penso vero?- continuò, e dopo che il ragazzo ebbe borbottato un “certamente no mamma” riprese a scrutare il gruppo, lo sguardo inferocito: -Lieta anche che vi siate interessati alla salute di vostro padre, marrani! Che razza di simpaticoni ho messo al mondo, e non è nemmeno stato semplice!- esclamò, levando gli occhi al cielo.
-No, però farli è stato parecchio divertente..- la interruppe Draco.
-Tu taci, marito da due soldi.- lo rimbeccò, fulminandolo con gli occhi.
-Comunque i suoi figli non hanno torto Madame Granger Malfoy.- intervenne Dominique Weasley, mostrando la solita carica di fascino e diplomazia, in tutto e per tutto simile alla madre Fleur. –Senza Eltanin siamo persi.. nessuno di noi ha idea di cosa fare. Certo, continuiamo ad allenarci, giriamo compatti e nessuno rimane mai solo, proprio come ha chiesto sua figlia prima di partire. Ma suo marito è ferito e non sappiamo curarlo, Mordred continua a essere una minaccia, non abbiamo ritrovato nemmeno una reliquia e non abbiamo uno straccio di piano. Onestamente, come esercito facciamo schifo.- concluse, guardando la matriarca del Clan negli occhi. –Madame Granger Malfoy, lo so che ha giurato di cedere il passo a noi, ma la prego, lei che è della stessa pasta di sua figlia, ci dia un’idea. Almeno un’idea.-
Hermione sputò un’imprecazione alla babbana, quella ragazza ci sapeva davvero fare, e se mai avesse voluto un lavoro nel campo della pubblicità, della comunicazione o anche dei nargilli per quel la riguardava, lei glielo avrebbe offerto su un piatto d’argento, pagandola a peso d’oro. –D’accordo.- disse quindi. –Ho un’idea.-
Mentre Hermione esponeva il suo “diabolico” piano, che comprendeva pizzi, vestiti eleganti e cene di gala, il medesimo ghigno si dipingeva sul volto dei ragazzi, mentre quello di suo marito sbiancava.
-Hermione io però dal parrucchiere non ci vado più, eh!- sbottò terrorizzato Draco, ricordando ancora un simpatico Jean Luis che aveva in passato minacciato la sua meravigliosa chioma, arricciacapelli alla mano.
E sdrammatizzando il momento, il gruppo rise di cuore.

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Dall’altra parte della sala, al tavolo di Serpeverde, qualcuno sembrava non provare gli stessi sentimenti degli altri studenti di Hogwarts. Non sembrava essere agitato per il compito di trasfigurazione, non pareva innamorato, felice, preoccupato, di fretta o impegnato. Non studiava, davanti a lui non c’erano libri aperti, non faceva conversazione e non rideva con nessuno, attorno a lui c’era spazio vuoto sulla panca, non mangiava, aveva il piatto pieno e le posate intonse.
Guardava dritto davanti a sé, fissando un gruppo di ragazzi e ragazze di case diverse raggruppati per la colazione sotto l’egida di Godric Grifondoro. Il padre di alcuni di loro era gravemente ferito, la loro leader sembrava scomparsa, eppure, quei ragazzi ridevano. Sembravano felici. Felici.
E lui? Perché lui non era felice? lo era mai stato nei suoi lunghi secoli di vita? Con Nimue, forse. No, lei era tutta una bugia. Una bugia ricamata di fragole e distrutta per un bisbiglio malevolo dei suoi genitori. E ora, perché Quelli si permettevano di sbattergli in faccia la felicità che lui non avrebbe mai provato?
L’avrebbero pagata. L’avrebbero pagata tutti, giurò Mordred a sé stesso.

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Hogwarts, corridoi vicino la biblioteca, quarto giorno di assenza di Eltanin.
 
Lorcan e Lysander Nott, orgoglio del pacato padre Theodore Nott e della folle quanto adorata madre Luna Lovegood, erano sempre stati due studenti esemplari. Mai saltata una lezione. Il massimo dei voti nella maggior parte delle materie, se si escludono quelle più fisiche, come Difesa contro le Arti Oscure. Qualche difficoltà con il volo, al contrario di tutti i loro amici, ma non se ne facevano certo un cruccio.
Ed in più, avevano la più vasta conoscenza della biblioteca di Hogwarts che qualsiasi studente mai uscito da quella scuola potesse vantare. Superavano persino Hermione Granger, soprattutto considerando le ultime esplorazioni che erano stati in grado di eseguire grazie ai fratelli Weasley e all’aiuto del Clan.
A Lorcan e Lysander quella possibilità, scavare tra gli scaffali della biblioteca a qualsiasi ora del giorno e della notte, cercare scomparti segreti e trovarli con al loro interno preziosi quanto antichi volumi rilegati, usare la loro capacità di ricercatori sopraffini per un fine elevato, ai gemelli Nott, fare tutto questo dava una sensazione simile al paradiso, per la quale avrebbero pagato qualsiasi prezzo. Comprese le guardie del corpo fisse che si ritrovavano a fianco ad ogni ora del giorno.
Quel giorno, le guardie in questione erano ben rappresentate da Lily Jean Potter, una disgrazia per qualsiasi biblioteca o volume cartaceo, ma ottima combattente, e Galen, buon combattente e soprattutto ottimo lettore. Ad affiancarli, per dare una mano ai Nott con i nascondigli, Fred Jr, che non disdegnava mai di saltare una lezione per far saltare in aria qualcosa. Lorcan e Lysander si augurarono che quel “qualcosa” non fosse proprio il libro che cercavano.
Al capo di quella buffa spedizione, i due guidarono tutti nella penombra rassicurante della biblioteca, tirando un sospiro di sollievo nel ritrovarsi nel loro habitat naturale.
-E ora- bisbigliò Lorcan
-Cominciamo a cercare.- terminò Lysander.
Con l’aria seria e concentrata, i due indicarono due pile di volumi chiedendo silenziosamente ai ragazzi più grandi di sistemarli su due tavoli, in modo da poterli studiare mentre Fred cercava altri nascondigli.
Le mani di Lorcan, come quelle di Lysander, sfioravano una per una le coste dei libri con reverenza e amore, con rispetto, mentre gli occhi scivolavano da un titolo illeggibile all’altro con curiosità visibile. Come se fossero uno lo specchio dell’altro, i due si accomodarono simultaneamente sulle rosse poltrone imbottite della biblioteca, prendendo in mano il primo volume della pila e aprendolo con un sospiro di felicità.
Non c’era niente per i due gemelli come sfogliare le pagine di un libro antico. Forse sfiorare la mano di Hydra e Columba, pensarono assieme, arrossendo all’improvviso.
No. Dovevano concentrarsi. Niente Hydra e niente Columba. Ecco perché non le volevano mai in biblioteca con loro, nonostante la loro evidente forza d’attacco e di difesa. Erano pericolose loro stesse. Una vera rovina per la ricerca. Una DISTRAZIONE. Eh, no. Non potevano permetterglielo. Meglio soli.
E con un sospiro che era quasi un lamento, lasciarono andare il pensiero delle due piccole pesti per tornare a concentrarsi sui pesanti tomi davanti a loro.
 
Nonostante i loro sforzi, quel giorno Lorcan e Lysander non ottennero nulla che già non sapessero, ma questo li spronò a continuare le ricerche con più vigore, rinnovando il bando dalla biblioteca per le due gemelle, richiedendo la presenza di entrambi i fratelli Weasley specializzati in esplosioni, sia Fred che Roxy, e di un corpo di guardia più numeroso e scelto, ovvero composto da Lupus, gran lettore, Caillean, che otteneva informazioni anche da quei libri che sembravano non darne, e Pegasus, riflessivo ma dotato di abbastanza forza bruta da rendersi utile anche in uno scontro.
Con questo staff a loro disposizione, e la certezza che le due piccole Granger Malfoy non avrebbero turbato la loro concentrazione, i Nott cominciarono a cercare accanitamente. Eltanin stava per tornare, e loro non volevano essere gli unici a mani vuote. Forse non erano utili in combattimento, ma come sostenevano sempre, conosci il passato del tuo nemico e il suo futuro sarà nelle tue mani. E loro volevano consegnare il futuro di Mordred e dei suoi terribili genitori alla Principessa di Hogwarts, perché lo accartocciasse tra le sue dita delicate e affusolate, bianche come gigli, eliminando il male dalle loro vite una volta per tutte.
Ma dovevano leggere. Anche a costo di farsi sanguinare gli occhi, avrebbero letto. E avrebbero contribuito a salvare il loro stesso futuro.
 
Finalmente, mentre quasi il sole faceva capolino, Lorcan cominciò a notare qualcosa di strano nel libro che stava leggendo.
-Lys..- bisbigliò, la voce assonnata.
-Che c’è Lorc? Hai trovato qualcosa?- domandò, gli occhi che si illuminavano.
-Io.. Io non lo so. Questo libro.. Mi pare di averlo già letto. Ma.. Mi pare.. strano. Ci puoi dare un’occhiata?-
-Mmh? Certo, passa qui.- rispose il fratello allungando una mano e afferrando il tomo.
Mentre Lorcan Nott faceva scorrere le pagine immergendosi nella lettura del volume, sapeva di avere gli occhi di Lysander piantati addosso, perché ora capiva cosa il suo gemello aveva voluto dirgli. Non sapeva, però, di avere anche quelli di tutti gli altri puntati contro. La stanza sembrava infatti essersi immobilizzata, e Lupus, Caillean, Fred, Roxy e Pegasus tenevano lo sguardo fisso sui due fratelli, nella speranza che finalmente ci fossero novità.
Lorcan terminò la lettura in un paio d’ore, poi sollevò il capo verso Lysander e annuì, sapendo che lui avrebbe compreso.
-Lo sapevo!- bisbigliò piano quello.
-E già. È una grande notizia.-
-Decisamente.-
-Scusate?- chiese irritato Pegasus, battendo ritmicamente il piede a terra. –Che avreste trovato di grazia?- domandò ironico.
Lorcan tirò fuori dalla bisaccia che aveva portato i due volumi più importanti mai trovati fino a quel momento, la vera storia della Dama del Lago, di Merlino, Morgana e del figlio Mordred.
-Questi ve li ricordate?- chiese Lysander con voce cupa.
-Certo che sì. Hanno mandato fuori di testa Nin!- rispose Lupus.
-Eh, non aveva poi tutti i torti..- bisbigliò il fratello dandogli una gomitata e scurendosi all’occhiataccia dei gemelli.
-Bene. Quest’altro,- disse Lorcan indicando il volume appena letto –sembra essere la versione unificata e senza censure di questi due.- terminò, tornando a indicare i primi due volumi.
Caillean tremò. –In che senso senza censure?- chiese, spaventata.
-In due sensi, crediamo. Il primo, il più ovvio, è che alcuni particolari sono diversi, più crudi, più violenti più realistici. E soprattutto alcuni dettagli sono stati aggiunti.- disse Lorcan, serio.
Lysander annuì. –Ascoltate questo paragrafo, è riportato, a differenza degli altri libri, prima dell’elenco degli spiriti protettori che sono succeduti a Nimue.- fece una pausa e cominciò a leggere a voce alta.


-Riporto qui sotto l’elenco degli spiriti protettori che si sono succeduti a Nimue, la prima, grande, Dama del Lago, secondo i suoi desideri. Sempre secondo il suo incantesimo, i suoi poteri potranno essere trasmessi fino alla centesima donna che sacrificherà sé stessa e la sua vita per la sua terra e il suo popolo, poi, sarà il nulla. Ho fatto un incantesimo all’elenco, che aggiungerà da solo i nomi degli spiriti man mano che questi assumeranno i poteri e l’incarico, poiché io devo correre a nascondere questo libro, per timore che i miei parenti lo scoprano e lo distruggano, togliendo al mondo la possibilità di conoscere la verità. A te che stai leggendo queste righe, Attenzione! L’elenco qui riportato è sfalsato, poiché la strega più crudele degli ultimi secoli lo ha modificato, inserendo il suo nome per primo, pretendendo per vanità di assumere un titolo che non la riguardava solamente per farsi bella. Ella non ha sacrificato nulla, e nessun potere ha ottenuto, non ha mai rivestito il ruolo di Dama del Lago. Il nome riportato è Morgause, ma il suo vero nome è Morgan Le Fay. Guardatevi da lei e dal suo compagno, così come dal suo diabolico figlio!”-

Lysander tacque, scrutando i volti attenti che lo circondavano.
-Ma allora..- bisbigliò Lupus, veloce come sempre.
-Esatto- concordò Lorcan. –Boudicca non è l’ultima Dama.-
Un silenzio carico di tensione calò sul gruppetto, che alla luce del sole ormai pieno appariva stordito quanto felice.
-Abbiamo ancora una possibilità.- mormorò Pegasus.
-Esatto ancora una volta.- rispose Lysander. –E non è tutto. Caillean, dovresti dare un’occhiata a questo libro, crediamo ci sia scritto più di quello che possiamo vedere.. ulteriori modifiche, se così si può dire. In particolare in questo punto.- disse, aprendo il libro a una pagina precisa. –E’ come se ci fosse un segnalibro, ma non è il nostro forte capire queste cose..- mormorò, stropicciandosi gli occhi.
Caillean passò lievemente la mano sopra la pagina indicata, chiudendo gli occhi per concentrarsi.
-Le parole si spostano.. i significati si muovono.. Fluidi come l’acqua.. lettere e verità.. AAH!- come se si fosse scottata, Caillean allontanò bruscamente la mano dalle pagine, indietreggiando e finendo tra le braccia di lupus, che la salvò dal pavimento. Lysander e Lorcan, che reggevano il libro, persero anch’essi l’equilibrio e si ritrovarono a terra, non avendo fedeli cavalieri pronti ad afferrarli.
La piccola Zabini stringeva a sé la mano, apparentemente illesa, ma che bruciava come se andasse a fuoco.
-Mi dispiace..- mormorò, stringendosi a Lupus. –L’incantesimo di protezione che ricopre quelle pagine.. è terribile. Non è solo potente, è davvero cattivo. Non sono riuscita ad andare oltre.. ho capito solo che al di sotto c’è una verità che l’autore non voleva svelare, forse nemmeno a sé stesso..-
I gemelli Nott si guardarono. –Non importa, Caillean.- disse il primo.
-Guarda cosa hai fatto apparire sulla copertina.- disse il secondo, porgendole il libro.
Nell’angolo in basso a destra, sotto il titolo, spiccava dopo il tentativo una M puntata e decorata.
-Questa è l’iniziale dell’autore!- esclamarono in coro i Nott, sorridendo felici.

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Isola di Lif, Alba del quinto giorno
 
Eltanin sospirò, felice.
Dentro di sé si chiedeva se non fosse tutto un sogno, e se non lo fosse, come potesse essere accaduto proprio a lei. Nemmeno le parole dolci di James erano riuscite a rassicurarla del tutto, ed ora esitava ad aprire gli occhi, temendo in qualche modo inconscio di non trovarlo più al suo fianco.
Però, tra un brivido di paura e uno di desiderio, sentì anche una piccola scossa, che la spronò a spalancare gli occhioni color della tempesta.
James era accanto a lei, e questo la fece sospirare nuovamente, stavolta di sollievo. Ma su di loro, c’era uno strano fulmine azzurrino, se così si poteva chiamare. Probabilmente era stato quello a darle la scossa, pensò Eltanin.
Osservò attentamente lo strano fenomeno, notando che il fulmine sembrava partire dal punto in cui i loro corpi si toccavano, all’incirca all’altezza del cuore, e da lì pareva descrivere, inizialmente sopra di loro e successivamente sulla nuda terra, una doppia spirale intrecciata, che si estendeva per tutta l’isola.
Ancora più bizzarro,  James non solo non aveva sentito nulla, ma continuava a dormire con un sorriso beato sul viso. Guardandolo, Eltanin non poté che sorridere a sua volta, ma si costrinse a distogliere lo sguardo per concentrarsi sulla spirale di fulmini che scorreva sui loro corpi.
Scosse lievemente il suo compagno, posandogli un bacio leggero sulla tempia, e quando questi aprì le palpebre ancora assonnate e sbadigliò, non si trattenne dal fare una risatina divertita, che si rispecchiò nel volto sorridente di lui, e che al contempo parve scuotere l’isola intera. Eltanin rise, e altri cento fiori rossi sbocciarono, nel laghetto a pochi metri di distanza da loro si creò una piccola fontanella naturale, una brezza improvvisa sollevò un turbine di petali rossi verso il cielo in mille disegni colorati e Rastaban sputò una vampata di fuoco piccola ma impressionante.
Eltanin rise, e il mondo rise con lei.
James si sollevò a sedere, abbracciandola da dietro.
-Hai visto El? Anche il mondo è felice se sei felice tu!- disse, ridacchiando e mordicchiandole il collo.
Se Eltanin si era spaventata per come l’isola aveva reagito alle sue emozioni, ora si sentiva sollevata, e felice, per quella reazione, nonché per quella del suo adorato James.
Improvvisamente, dietro di loro, comparve Boudicca.
-Ora sei tu il centro di questo mondo.- Disse, la voce forte e priva di esitazioni. –Esso reagirà a te e alla tua magia come per milioni di anni ha reagito a quella di Nimue. Stai diventando il fulcro di questo universo, la sua struttura, la base, la vita stessa della terra. Stai diventando la fonte primaria della creazione.- Boudicca fece una pausa, guardando negli occhi Eltanin, che si era immobilizzata, non più felice ma terrorizzata, dietro di lei centinaia di corvi che si involavano nel chiarore dell’alba, spaventati quanto lei.
-Ma credo sarà meglio fare qualche esercizio, prima di rimandarti indietro, che dici Nin?- Sospirò Boudicca, lievemente esasperata.
Eltanin annuì, assolutamente incapace di fare altro, se non stringere con tutte le sue forze la mano di James.

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Hogwarts, 5 giorno di assenza di Eltanin.
 
Mentre i gemelli Nott, esausti ma contenti,  illustravano al gruppo riunito per la colazione i risultati ottenuti quella notte, esaltandosi ogni secondo di più, Lirael Zabini si stringeva sempre di più al braccio di Phoenix Granger Malfoy, ormai dichiaratamente suo fidanzato, nonché secondo il suo pensiero, uomo della sua vita.
Non che non prestasse attenzione alle parole di Lysander e Lorcan, non sia mai, sua sorella Caillean le avrebbe fatto una predica lunga ore, se avesse agito così, ma per quanto porgesse un orecchio all’interessante cascata di informazioni dei Nott, tutto il resto del suo corpo nonché della sua mente si rivolgeva solo e soltanto a Phoenix.
Di quando in quando scorgeva la madre di lui, la grande e potente Hermione Jean Granger Malfoy, scoccarle un’occhiata, ma nemmeno quegli sguardi, che per anni avevano smosso il mondo intero in una frazione di secondo, riuscivano a distoglierla dal suo intento. Ovvero sentirsi sicura e protetta tra le braccia di quel ragazzo che le mandava in pappa il cervello e in subbuglio il cuore.
Strane sensazioni, quelle di Lirael, quando la sua pelle sfiorava quella di Phoenix, fossero anche solo le due mani, o magari le dita. La ragazza sentiva di perdere ogni capacità cognitiva, e di potersi affidare solo e solamente a quel punto di sé stessa che confinava con il corpo di lui, a quel legame sottile ed invisibile che la legava a lui, più forte di qualsiasi altra cosa. Più forte dell’amicizia che provava per i suoi compagni, dell’affetto per i fratelli, della rabbia e del dolore che aveva sentito quando Caillean aveva perso conoscenza.
Lirael sospirò. Forse doveva fare qualcosa in merito, chiedere a qualcuno. Ma a chi? Non certo a sua sorella. Lei, così composta, così perfetta, certo non si era mai sentita eviscerare solo per dei volgari...sentimenti. l’avrebbe giudicata imperfetta, indegna di fare parte di quel trio di veggenti che erano sempre stati, chissà forse non le avrebbe più permesso di parlare con la voce della Dea. Ma Lirael sapeva che la Dea aveva anche un altro aspetto, oltre quello casto e virginale che mostrava Caillean, un aspetto appassionato e innamorato, un aspetto che Lirael era certa provava sentimenti e si sentiva.. Eviscerare da questi.
Non poteva nemmeno parlarne con Galen, il suo sapiente fratello, che sicuramente, seppur controvoglia, si sarebbe sentito in dovere di sfidare Phoenix a duello, facendosi battere clamorosamente, dato che nessuno, a Hogwarts era mai riuscito a sconfiggere il ragazzo,  se non il suo gemello, a volte, e ovviamente Eltanin, campionessa indiscussa. Ma ora Eltanin non era lì, e anche se ci fosse stata, Lirael si era sempre sentita in imbarazzo, piena di timore reverenziale di fronte a lei. La ragazza sapeva quanto e forse più di Caillean quanto fosse potente la bionda Serpeverde, e vedeva il suo potere crescere, anche se nessuno pensava lo percepisse. No, Lirael non avrebbe mai parlato con Eltanin. E nemmeno con la sua controparte allegra, Lily Potter. Certo con questa si correva il rischio che andasse a sventolarlo a destra e a manca in meno di venti secondi, ma soprattutto, Lirael temeva quella parte di Lily che la rossa non mostrava mai, e che forse non aveva nemmeno coscienza di avere. Temeva il suo potere, la sua furia selvaggia e incontrollabile, perché Lirael, da veggente qual era, sapeva che c’erano. Lo sapeva e temeva anche la rossa, seppur meno della bionda.
In ogni caso, Lirael rimaneva con un dubbio di importanza immensa, e torcendosi le mani, si voltò verso l’unica ragazza che sperava potesse aiutarla.
-Domi..- bisbigliò dando di gomito alla bellissima Weasley, che si voltò sbattendo le lunghe ciglia.
-Sì?- chiese lei con voce melodiosa.
-Devo chiederti una cosa..- balbettò Lirael, mangiandosi le parole. Gli occhi di Dominique si spalancarono per  la sorpresa. –E’.. E’ personale però..- continuò Lirael, che sostenuta da un cenno d’incoraggiamento della veela, andò avanti, bisbigliando. –Ecco io sento qualcosa.. nello stomaco, tipo qui- e si segnò con le mani un punto all’altezza del ventre. –Ogni volta che sfioro Phoenix, ogni volta che lo guardo, ma io non.. non capisco perché…-
Dominique la fermò con un cenno imperioso del capo e un sorriso sulle labbra.
-Ah mon Amie! Sei innamorata piccola amica mia!- ridacchiò, indicando l’oggetto dell’amore di Lirael –Sei innamorata e cupido ti ha preso con le sue frecce proprio in fronte. Quello che senti è desiderio, mon tresor. Desideri l’oggetto del tuo amore, e non c’è nulla di male, davvero. Vuoi toccarlo, averlo, possederlo. Bada solo che non ti scappi di mano!- la rimproverò infine ammonendola con gesto della mano.
Lirael inclinò il viso. –Davvero? È amore? Solo amore? Non sono malata?-
-ma no, sciocchina!- rise Dominique –E’ amore al cento per cento!-
-E tu come lo sai, Domi?-
Dominique lanciò un’occhiata piena di “volgare” sentimento verso il composto fratello di Lirael, Galen, e sorrise. –Lo so, fidati.-.

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Così, mentre Lirael e Dominique disquisivano dei “volgari” sentimenti e desideri dell’una e dell’altra, i Nott aggiornavano chi ancora era all’oscuro delle ultime novità. Quando finirono, la tavolata si fece silenziosa, i suoi componenti pensierosi, per una volta, persino Lily l’indegna taceva, cercando di raccapezzarsi in quel labirinto di informazioni.
Pegasus, infine, scosse la testa. –Riassumendo,- disse –Abbiamo un padre ferito gravemente, le reliquie disperse e non disposte a venire da noi ma solo da Eltanin, che tra parentesi è in ferie a termine da stabilire, un libro che dice la verità, forse, ma che non è disposto a dirla a noi, e un’iniziale  del probabile autore che si perde tra la copertina vecchia e lacerata e che ovviamente non possiamo fare nulla per identificare. Dimentico qualcosa? Ah, certo. Mordred e i suoi simpatici genitori sono costantemente in agguato e noi non abbiamo idea di come liberarcene, se non consideriamo il piano di mia madre, piano costituito da trine e merletti, per lo più.- sprofondò la testa tra le mani, affondando le dita tra i capelli e disse con voce disperata –Idee? Suggerimenti? Modalità di suicidio anticipato prima che ci pensi Mortimer Smith, primo anno Serpeverde?-
I membri della compagnia si guardarono negli occhi confusi e imbarazzati, chiedendosi se ci fosse in effetti una soluzione, quando la furia rossa, l’erinni per definizione, la Potter sciagurata, alzò ben poco timidamente la mano e strillò altrettanto poco timidamente –Se vuoi Malfoy, io mi offro volontaria per accoppare il vermicolo Mortimer!-
E con quest’unica frase, in pochi secondi, Lily l’indegna era riuscita a sdrammatizzare una situazione che pareva irrisolvibile.
Mentre tutto il tavolo rideva e Pegasus abbracciava la rossa Potter, confusa alla massima potenza, un commento sfuggì alle labbra di quest’ultimo: -Speriamo che Nin torni presto.. ormai non reggeremo più molto a lungo..- ma bisbigliò talmente a bassa voce, che nessuno lo udì, anche se molti lo intuirono.

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Intanto, dal tavolo Serpeverde, Mordred, al secolo Mortimer Smith, correva via dal tavolo della colazione, rifugiandosi nel corridoio antistante alla sala trofei, e lì crollando a terra in lacrime.
I libri e gli appunti si sparpagliarono tutto intorno al corpo esile del ragazzino, che ragazzino in verità non era, nemmeno nell’animo, e questi peggiorò la situazione sferrando calci alle carte e ai quaderni e riusciva a colpire, nel vano sforzo di sfogare tutta la rabbia e il dolore repressi.
Inutile.
Calde lacrime salate continuavano a scendere lungo le sue guance, bagnando un viso infantile che Mordred non sentiva suo, ma che al contrario lo imprigionava, lo legava e lo opprimeva.
Si graffiò il volto, urlando per il senso di oppressione che sentiva su di sé, per la rabbia, l’incomprensione la frustrazione. Sangue nero cadde in grosse gocce a terra, e nel vederlo Mordred urlò ancora più forte, l’angoscia che cresceva.
Un giocattolo rotto, un essere senza scopo, immeritevole, inutile, insensato. Ecco cos’era.
Crudele, infame, gioco malvagio, perverso alla nascita, intrappolato in una forma non sua. Ecco cos’era.
Chi l’aveva reso questo? Chi era il responsabile del suo stato? Chi, chi avrebbe mai potuto incolpare delle sue sofferenze?
Perché l’aveva fatto? Perché gli avevano fatto questo, l’avevano reso un essere tanto abominevole? Perché, perché era toccato a lui e non ad un altro, a chiunque altro?
Le unghie continuavano il loro percorso distruttivo, quasi volessero strappare una maschera che Mordred si era autoimposto, quasi volessero levare con la forza quella pelle che lui stesso non sopportava su di sé, non voleva più addosso. Non era il suo vero aspetto, non era sé stesso, e con le unghie e il sangue voleva dimostrarlo a nessuno se non alla propria mente distorta dal dolore, e per ogni goccia nera che macchiava il suolo, per ogni stilla di sofferenza che gli macchiava il cuore, Mordred provava meno panico e più rabbia, meno ansia e più voglia di rivalsa, meno tristezza e più odio.
Alla fine, le sue lacrime e il pianto divennero una maschera di sangue nero come la notte e un ghigno crudele, privo d’anima, privo di senso compiuto.
-Ah! Se Sapeste! Se solo voi sapeste!- strillò quasi, la voce roca e crudele, rivolgendosi a un pubblico non ben definito, per quanto fosse facile indovinare i destinatari di quel monologo impregnato di pazzia. –Se voi sapeste, non mi considerereste così infimo.. Voi, che siete sempre felici, che non fate altro che essere felici, anche quando non dovreste, anche quando non potreste essere felici! Voi che non sapete odia, che non sapete nemmeno cosa l’odio sia, in realtà.. che non comprendete che l’odio è un sentimento più forte dell’amore, meno immediato, certo, ma più subdolo, più crudele, più solido. Chi odia non odia improvvisamente, comincia pian piano, senza nemmeno accorgersene, con un sussurro malevolo nel cuore, finché dentro di sé non vi è più spazio se non per l’odio. L’odio, quest’odio che voi non conoscete, non comprendete, l’odio che voi disprezzate e denigrate, è un sentimento più forte dell’amore, è un sentimento più difficile. Amare qualcuno è semplice, essere felici è semplice, un sorriso, ci si apre, si è felici. Ma odiare. Odiare… Ah, l’odio è un sentiero irto di spine, che porta alla solitudine e all’introspezione, alla conoscenza di sé stessi focalizzata a conoscere ciò che si odia, e voi, voi non lo vorreste mai, vero?- Mordred crollò a terra, rattrappendosi su sé stesso, il sangue nero che continuava a colargli dal viso. –Odiare è difficile, forte e crudele. E a volte non si ha scelta.*-
Terminato il monologo chiuse gli occhi, esausto, e si lasciò andare, svenendo sulla fredda pietra.

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Quinto giorno, Isola di Lif
 
-Non è questo che ti sto chiedendo, Eltanin.- sospirò Boudicca, mentre la ragazza cercava di concentrarsi per seguire le istruzioni dello spirito. –Se ti sforzi, se ti concentri così tanto, perderai di vista quello che davvero conta.- si avvicinò alla bionda, che pareva sull’orlo delle lacrime, e la fece sedere accanto a sé, su una sporgenza naturale del terreno.
-Ascoltami, Eltanin.- ricominciò, stavolta con un tono più comprensivo. –Dentro di te esistono mondi che nessuno di noi può immaginare, universi interi di potere e di magie ancora da venire, dentro di te c’è l’ordine e c’è il caos, pronti a scontrarsi, implodere e con il loro scontro creare quello che noi altri possiamo solo sognare.- fece una pausa, poi riprese, fissandola negli occhi grigi. –Dentro di te esiste tutto questo, ma tu devi lasciarlo andare, e lascarti andare tu stessa. Apri la mente, apri il cuore, apriti al potere. E l’universo risponderà così forte che non potrai non sentirlo. Chiama i tuoi mondi, Eltanin, chiamali.-
Detto Questo Boudicca le prese le mani, tirandola in piedi, e la lasciò delicatamente, dopo averle fatto chiudere gli occhi. Continuò a parlarle, citando questo e quel mondo spirituale, con la voce tranquilla che Eltanin aveva sempre sentito accanto a sé, sin da bambina, e questo la aiutò a rilassarsi.
Mentre Boudicca parlava ed Eltanin si lasciava prendere dai flussi magici che la circondavano, una consapevolezza sbocciò dentro quest’ultima.
Ogni creatura, ogni essere, il mondo intero era collegato al suo cuore. E fintanto che questo restava aperto, fintanto che questo amava, fintanto che questo concepiva il creato come un’unica enorme essenza grondante d’amore, allora il creato  avrebbe risposto alle sue domanda.
Avrebbe potuto tirare un filo di quel meraviglioso arazzo intessuto nell’esistenza del mondo, e far nascere una vita, o strapparne un altro e stroncarne un’altra.
Se avesse voluto, avrebbe potuto creare una vita, dal nulla più completo.
C’era talmente tanto dentro di lei, che riempire quel vuoto, quell’assoluto niente, le sembrò quasi un obbligo.
Aprì gli occhi, meravigliata da quella consapevolezza, e sorrise a Boudicca, che la guardò orgogliosa.
Eltanin  affondò le mani nella terra, e da essa nacque un albero, rigoglioso e forte, le cui foglie avevano le forme più disparate e i colori più diversi, e di cui simili non se ne erano mai visti prima. Lei ne sfiorò il tronco cangiante, e i rami fremettero, le foglie frusciarono e l’intero albero sembrò emettere un borbottio di piacere.
 Il primo esemplare della sua specie mostrava la sua gioia nell’essere al mondo.
Eltanin sorrise, fiera di sé stessa, e volse lo sguardo al povero James, momentaneamente dimenticato e lasciato a sé stesso sulla spiaggia.
Si chiese se fosse arrabbiato con lei, dato che non la guardava più, gli occhi chiusi e le braccia intrecciate dietro la testa, ma appena lui sentì il suo sguardo su di sé, si voltò e le sorrise, sereno, facendole dimenticare ogni sciocco pensiero in proposito.
Quando le si avvicinò, un fiore tra le mani e uno sguardo felice in volto, alla bionda strega parve di nascere una seconda volta, o forse una terza, o la centesima, chissà. Di fatto, ogni volta che lui la guardava in quel modo, lei provava la stessa meravigliosa sensazione, e non riusciva a pensare di stancarsene nemmeno in secoli e secoli. Le prese le mani tra le proprie, quale meravigliosa ed incredibile emozione, facendole battere forte il cuore.
-Eltanin.- bisbigliò –C’è ancora qualcosa che devi fare su quest’isola. Ancora qualcuno che devi salvare.-
Lei sospirò. Lui sapeva sempre come guidarla in quel tortuoso labirinto di responsabilità che la sovrastava, pensò.
E con passo lento ma fermo si diresse mano nella mano verso quell’angolo dell’isola di Lif dove la preside di Hogwarts riposava inquieta.

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Hogwarts, 5 giorno di assenza di Eltanin, primo pomeriggio, Bagno dei prefetti maschile.
 
-Non dovrebbe essere tornata ormai?- sbottò Fred Weasley, interrompendo la quiete che si era creata.  I
I ragazzi del gruppo si trovavano infatti tutti all’interno del bagno per i prefetti, in cui erano sgattaiolati dopo aver praticamente torturato Brian e Galen per ottenerne la parola d’ordine. Certo, in quel modo, almeno teoricamente, avrebbero potuto rilassarsi, lasciando andare un po’ della tensione che li attanagliava negli ultimi giorni.
Cosa che non stava accadendo.
-Allora? È via da un bel po’, no?- rincarò l’esplosivo Fred.
A quanto pareva non bastavano vapore e schiuma per lasciarsi dietro le spalle il nervosismo e la preoccupazione.
-Non è così semplice Fred..- cominciò Phoenix dalla vasca, immerso fino al mento nell’acqua e nelle bollicine multicolore.
-Beh, non dovrebbe nemmeno essere così difficile!- intervenne improvvisamente Galen, dall’altra parte della sala da bagno, stupendo anche sé stesso. –Scusate.- si corresse subito. –Non so quello che dico.. è solo che..- si interruppe in un singulto.
Lupus gli si avvicinò, avvolto in un asciugamano candido, posandogli una mano sulla spalla. –Certo, Galen. Lo sappiamo. È difficile per tutti noi.-
Pegasus annuì, dando man forte al fratello, e Phoenix si sollevò a sedere sul bordo della vasca accanto a lui, facendo segno anche a Orion e Lupus di avvicinarsi.
-Ora basta preoccuparsi.- disse forte, con una voce sicura anche se lui, sicuro, proprio non si sentiva. –Oltre ad essere una cosa inutile, sappiamo benissimo che Nin è molto più potente di quanto sospettiamo o pensiamo, e che qualsiasi cosa debba affrontare là fuori, tornerà ancora più forte di quando è partita..-
Brian, che non aveva ancora aperto bocca, lo guardò con gli occhi pieni di dubbi. Lui non aveva capacità da veggente, non vedeva oltre il velo e non viveva con Eltanin, fino a quel momento aveva solo visto cose terribili e riposto speranze in una ragazza bionda esile come un fuscello, sperando che effettivamente fosse potente quanto sembrava. –Ne sei certo?- chiese, inquieto. Cercava rassicurazioni, per lui, per la sua famiglia, per sua sorella Cass.
Phoenix annuì. –Ne sono certo.- disse, sperando di esserlo davvero.
Non che non si fidasse di sua sorella, questo mai, ma cominciava a chiedersi perché ancora non fosse tornata. Se le responsabilità non fossero troppe. Lui lo stava provando sulla sua pelle in quel momento, ed erano troppe, in effetti, ma lui non era Nin. Si chiedeva se qualcosa fosse successo, magari a James. Se ormai fossero lontani, e loro, che erano rimasti a Hogwarts, fossero ormai soli. Se, se, se. Per Phoenix c’era un’intera sequenza di “se” nemmeno tanto a rallentatore nella sua testa, ma una sola risposta. Anche “se”, lei sarebbe tornata, alla fine, perché una Granger Malfoy non abbandona mai il Clan. Una Granger Malfoy sente dentro al cuore se qualcosa non funziona, e, in quel momento, non funzionava nulla.
Una Granger Malfoy, sarebbe tornata, ed Eltanin era Granger Malfoy fino nel profondo delle ossa.

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Isola di Lif:
 
Dentro di Eltanin c’era una nuova consapevolezza, dentro James c’era una nuova maturità, dentro la Preside di Hogwarts, Minerva McGranitt, c’era una nuova coscienza di sé stessa, senza insicurezze, dentro Boudicca c’era un nuovo orgoglio per la sua protetta, dentro Rastaban c’era una nuova comprensione fiera.
Cinque giorni, cinque creature nuove.
Cinque giorni, un’isola cambiata.
Cinque giorni, un mondo con un cuore rinnovato e uno spirito differente.
Ora, potevano partire.
*
Dopo aver salutato e abbracciato Boudicca, Eltanin smaterializzò la preside McGranitt direttamente all’ingresso del castello di Hogwarts, e saltò sul dorso di Rastaban insieme a James.
Ora controllava il suo potere. Ora poteva tornare a casa, con James. Con Minerva. Con Ras.
Tornava dalla sua famiglia.
Tornava a casa.

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Hogwarts
 
Con grande sconcerto degli studenti che nulleggiavano davanti all’ingresso del castello, oziando nelle ore buche che erano concesse loro, si materializzò, direttamente sui gradini, proprio in mezzo al gruppetto di lazzaroni, la Preside McGranitt.
Dopo aver mostrato per qualche minuto stupore e confusione, la donna riprese in fretta il suo severo cipiglio, preparandosi a una predica di notevole portata per quei ragazzi che chiacchieravano invece di sfruttare il tempo per studiare.
Poi esitò, per una frazione di secondo, non sapendo se il castello ed i suoi abitanti avessero nuovamente memoria del suo ruolo e del suo aspetto. Evidentemente attese un secondo in più, perché i ragazzi che fino a un minuto prima si lasciavano andare a pigre discussioni sui più futili argomenti, erano scattati in piedi, balbettando scuse dei tipi più assurdi.
-Preside McGranitt!- saltò su uno.
-Noi.. Noi stavamo studiando.. Davvero!- intervenne un altro.
-Ceerto! Lei non vede i libri perché.. Beh perché erano esercizi pratici!- concluse la terza, con un sorriso che cercava di essere convincente, mentre il primo ragazzino svegliava uno dei suoi compari con una gomitata.
La Preside, accigliandosi, rispose: -Sarà meglio che sia davvero così signorina Ross. E voi, Signori Chapman, Green e Cooke, vedete di darvi una rassettata, sembrate appena usciti da una partita di quidditch particolarmente agitata.-
Così dicendo, internamente soddisfatta per aver ottenuto indietro in modo effettivo il suo posto nel mondo, la preside McGranitt si diresse verso l’entrata del castello, quando alle sue spalle, il rumore di una tempesta che si avvicinava la distrasse abbastanza da farla voltare nuovamente per fissare il cortile principale di Hogwarts, davanti al quale si tendeva l’ingresso.
Sapendo cosa stava per accadere, sussurrò ai ragazzi che la circondavano: -Signori, entrate nel castello, ora. Ross, vada ad avvisare Lily Potter, aula di Babbanologia, settimo anno, poi passi dall’aula di incantesimi a chiamare Brian Weasley, quinto anno. Chapman, chiami i gemelli Nott, aula di Pozioni, secondo anno. Green, vada nella Serra 4, vi troverà Pegasus e Phoenix Granger Malfoy, ed anche Galen e Lirael Zabini. Dite a tutti loro di avvertire fratelli e sorelle e di correre immediatamente qui. Signor Cooke, lei andrà direttamente dai professori di Difesa, Hermione e Draco Granger Malfoy, e poi dai responsabili delle case.- fece una pausa, prendendo fiato ed anche coraggio. -Portatemi subito qui tutti coloro che ho nominato, dite loro che Eltanin Narcissa Granger Malfoy e il suo compagno stanno tornando.-
Un attimo dopo, i quattro ragazzi erano scomparsi all’interno del castello, i volti seri e un po’ spaventati, che testimoniavano la loro determinazione mentre correvano per i corridoi, ciascuno alla ricerca di una diversa aula, ciascuno diretto a chiamare una diversa famiglia.
Come un piccolo demonio dai capelli biondi, Alexandra Ross, spalancò la porta dell’aula di Babbanologia, con una strana urgenza nel cuore e strillò in faccia al professor Finnigan: -Professore! Subito all’ingresso del castello, lo dice la preside! Lei e Lily Potter!- ansimò, esausta per la corsa –Dice di dirvi che Eltanin Narcissa Granger Malfoy e il suo compagno stanno tornando!- strillò ancora, ma non fece in tempo a terminare la frase che Lily l’erinni si era già catapultata fuori dalla classe in direzione dell’ingresso del castello. Con un po’ più di dignità, ma non troppa, anche Seamus raccolse le pieghe del mantello e sfrecciò fuori, camuffando la sua corsa da camminata a passo svelto.
Al che, Alexandra riprese a correre, diretta verso l’aula di incantesimi, dove avvisò il più calmo dei Weasley, che produsse un Patronus argenteo per avvisare fratelli, sorelle e cugini sparsi per tutta la scuola.
Lo stesso fecero Alex Chapman e Leo Green, avvertendo rispettivamente i gemelli Nott, che si scambiarono un’occhiata e corsero, forse per la prima volta in vita loro, come se dalla velocità dipendesse la loro stessa vita, e i fratelli Zabini assieme ai maggiori esponenti del Clan presenti, Pegasus e Phoenix. Al contempo vennero avvertiti professori, responsabili e i genitori della tanto annunciata Eltanin.
Mentre per i corridoi e le aule di Hogwarts correvano trasparenti e leggeri i più disparati Patronus, gli appartenenti al Clan, alla tribù Weasley e alle famiglie Zabini e Nott, si affannavano verso l’uscita della scuola, e verso l’imminente ritorno della sorella maggiore, la loro preziosa ed attesissima Nin.
 
Fuori dal castello, ad attendere il radunarsi delle genti di Eltanin, parenti ed amici, la tempesta infuriava e con essa si preannunciava il ritorno sempre più vicino dell’algida principessa del Clan.
 
Ovviamente, poiché tutto quel correre e strillare, affannarsi e sgolarsi, produrre patronus e incantesimi messaggeri non sarebbe mai potuto passare sotto silenzio in un luogo come le torri di Hogwarts, ad accorrere non erano stati solo i familiari e gli amici, ma anche un gran quantitativo di estranei, curiosi e pettegoli di ogni età, anno e casa.
Tra di essi, chi avesse guardato con attenzione, avrebbe scorto un piccolo ragazzino rattrappito su sé stesso, lo sguardo che rifletteva il panico e l’odio che riempivano la sua anima. Mordred, o Mortimer che dir si voglia, era scattato al pari di un furetto (ricorda qualcuno?? NdA) per scoprire in che stato precisamente la potentissima bionda era tornata dall’isola. Quando era partita, il suo stato oscillava tra la paura e l’amore, il potere e la responsabilità, ma recarsi in un luogo sacro, in compagnia della metà della propria anima per di più, che effetto avrebbe avuto su quella che già prometteva essere un ostacolo terribile per i suoi piani? Per i piani dei suoi diabolici genitori, Myrddin Wylt e Morgan le Fay, demone e semi demone, entrambi folli, entrambi crudeli? E dunque, l’animo un mare in tempesta, Mordred attendeva assieme alla folla, sotto la pioggia, solo per sapere di che morte sarebbe morto, quanto i suoi genitori l’avrebbero torturato prima di disfarsi del tutto di lui.
Certo, tutto si sarebbe aspettato, tranne quello che realmente vide.
 
Assieme alla McGranitt, in prima fila ad aspettare la figlia, Hermione Granger Malfoy e il marito Draco, seduto su una sedia materializzata apposta per lui e per la sua gamba inferma. Attorno a loro, Pegasus, Phoenix, Lupus, Hydra, Columba e Orion, in trepidante attesa della sorella. Un passo dietro di questi, Lily Potter, che sgambettava e strillava d’impazienza, guastando il silenzio ricco di aspettative che si stava creando. Per lo meno, strillò finché la sapiente mano di Caillean Zabini la mise a tacere, strangolandola, quasi. Accanto a Caillean, la sorella Lirael e il fratello Galen, affiancati dai piccoli Nott, Lorcan e Lysander, che spuntavano a un angolo della fila. Dalla parte opposta, invece, l’intera tribù Weasley scalpitava, scrutando il cielo, dal pacato Brian alla sua deliziosa sorella Cassandra, dai fratelli Dominique e Luis, che parlottavano fitto fitto in francese, come sempre nei momenti di nervosismo, alla timida Molly, che stringeva la mano della cugina Ginevra, la quale a sua volta occhieggiava i fratelli maggiori Fred e Roxanne, stretti in un silenzio tutto loro.
Se ad attendere con il cuore in mano il ritorno di Eltanin e James c’era un discreto numero di persone, gli occhi persi a scrutare il cielo scuro, ad assistere a tutto ciò vi era praticamente l’intera scuola, poiché il castello sembrava essersi svuotato e aver rigettato l’intera comunità di alunni ed insegnanti al suo ingresso.
 
Infine, quando anche l’irremovibile Hermione sembrava dare segni di cedimento, la tempesta, i tuoni e la pioggia, così come erano iniziati cessarono.
Rimasero, in ogni caso, gli onnipresenti fulmini, che solcavano il cielo azzurro partendo da un punto scuro in lontananza e andandosi a schiantare ora qui e ora lì, vicino ai familiari e alla folla.
I giardini di Hogwarts, che come da copione a metà ottobre erano tinti di rosso e ricoperti di brina, causa le rigide temperature scozzesi, sotto gli occhi stupefatti della comunità scolastica iniziarono a rifiorire, il prato rinverdì e crebbe folto, fiori colorati lo adornarono aprendo le magnifiche corolle di petali delicati, gli alberi ormai spettrali e privi di fronde, tornarono improvvisamente allo splendore del verde e delle foglie, cespugli e siepi crebbero dal nulla fino a donare un aspetto di meravigliosa primavera all’intera scuola.
-Wow. È arrivata la primavera?- chiese Lily l’indegna, sorridendo felice alla vista dei fiori.
-No.- mormorò in risposta la più giovane delle veggenti Zabini. –E’ arrivata Eltanin.- concluse Caillean.
 
E mentre gli spaesati allievi della scuola si guardavano intorno osservando una primavera che non era prevista, nel cielo un enorme quanto orgoglioso drago dalle scaglie nere eseguiva capriole e salti mortali, acrobazie che nemmeno i fratelli di Eltanin poterono fissare senza rimanerne affascinati.
Quando il Drago, infine, decise di atterrare, chiunque poté vedere con chiarezza che sia lui, sia i suoi due passeggeri erano avvolti dagli stessi fulmini che fino a un minuto prima avevano colpito il suolo con ferocia.
Mentre Rastaban, le squame nere che scintillavano sotto il sole, si accomodava con tutta la sua potenza muscolare al suolo, lo sguardo dei presenti si volse verso i due ragazzi che lo cavalcavano.
Delicatamente, come se lo facesse da sempre, James Sirius Potter scivolò con grazia sul prato, in uno sconcertante costume adamitico, che lasciò sbavanti la maggior parte delle studentesse e sconvolte le professoresse. Fortunatamente, un secondo prima che la fauna maschile di Hogwarts insorgesse e linciasse il malcapitato quanto attraente esponente della famiglia Potter, in particolare una frazione di secondo prima che Draco Granger Malfoy dimenticasse di essere infermo e si scagliasse a bacchetta spianata sul suddetto esemplare di homo-insidiosus-filiae-carae (uomo insediante la cara figlia), uno dei fulmini che avvolgevano la ragazza ancora sul drago scese a colpire il prato ai piedi di James, che in pochi secondi si ritrovò coperto da un curioso paio di bermuda di intessuti in lunghi fili d’erba.
Con un sorriso, James, ormai coperto, porse una mano alla compagna, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, anch’ella adornata solo della sua bellezza luminosa e dei lunghi capelli, che scarmigliati le ricadevano sul petto e sulla schiena, lunghi abbastanza da coprirla dove necessario.
La ragazza diede un’ultima carezza a Rastaban, prima di afferrare la mano che le veniva porta, e lasciarsi scivolare accanto al ragazzo, in un tripudio di beltà e sorrisi segreti.
Appena un suo delicato piede dalla pelle candida sfiorò il suolo, alla destra di Eltanin nacque e crebbe in tutta la bellezza e delicatezza che gli era propria un albero di fiori di ciliegio. Stese i suoi rami carichi di petali bianchi dalla sfumatura rosata sopra Eltanin, che ancora stringeva la mano di James, e velocemente quanto erano nati, i fiori scomparvero, sfaldandosi nei mille petali che li componevano, che a loro volta caddero a pioggia sul corpo di Eltanin e li rimasero. Pima che questa potesse muovere un altro piede in avanti, il ciliegio era di nuovo in fiore, e James, inginocchiato accanto a lei, le cedeva il passo con grazia.
Così Eltanin avanzò, e ad ogni nuovo metro percorso, dove il suo piede poggiava, un ciliegio cresceva, sfioriva e rifioriva, lasciando che migliaia di petali candidi andassero a ricoprire quel corpo di donna innamorata.
Fu così che venne creato il viale dei ciliegi di Hogwarts, che la leggenda  dice legare indissolubilmente le anime che osano percorrerlo mano nella mano, nei rari giorni di fioritura.
 
Mentre Eltanin camminava, creando quel sentiero che sarebbe entrato nel mito, la folla attorno a lei taceva incantata, senza neppure la forza di bisbigliare quei commenti che avrebbero solitamente accompagnato un simile ingresso. Ragazzi e ragazze, alunni e professori, fissavano la bionda incedere lentamente, come una sposa lungo la navata, vestita di bianchi petali vellutati e di un sorriso che pareva illuminare il mondo intero, e dietro di lei, con uno sguardo pieno di adorazione e di consapevolezza, James, novello Peter Pan, nei suoi calzoni verdi fatti d’erba e  stretti in vita da un tralcio d’edera.
 
Anche Mordred, nei panni mortali di Mortimer Smith, taceva osservando l’avanzare di Eltanin. Taceva e dentro di sé gridava d’odio e d’orrore, per quella creatura così simile a Nimue, la Dama del Lago che amava e odiava, lo spirito che aveva tradito e che ancora, col suo unico ricordo, gli incuteva terrore e senso di colpa. Mordred taceva, sapendo che anche troppo presto avrebbe dovuto parlare, e molto, per spiegare ai potenti e crudeli genitori chi si era ritrovato davanti.
 
Infine, Eltanin e James giunsero davanti alla preside e alle loro famiglie, riunite per aspettarli.
In un gesto, Rastaban, il possente drago, divenne un serpente dalle scaglie nere come la notte e velocemente raggiunse la sua padrona, per accomodarsi sulle sue spalle.
Eltanin prese per mano James, Inchinandosi alla sua famiglia e a sua madre, sempre senza parlare, sorridendo con la bocca e con il cuore. Riunirsi a loro, era una gioia che le risuonava nel petto, così come lo era stringere a sé l’uomo che amava.
Prima ancora di pronunciare verbo, Eltanin si inginocchiò davanti a suo padre, il dolore negli occhi, l’angoscia nel cuore, soffriva quanto e forse più di lui, nel vederlo ferito e immobile, sudato e sofferente. La ragazza si portò entrambe le mani al cuore, lasciando che il genitore vedesse le lacrime di amore scorrerle sul viso, lasciando che vedesse quanto lo amava, e che capisse che anche se ora era una donna, lui sarebbe sempre rimasto suo padre. Eltanin si stringeva il cuore, e Draco, guardando la luce dei suoi occhi brillare a quel modo per lui e solo per lui, le sfiorò il viso, mormorando le parole che non avrebbe mai pensato di pronunciare: -Ti benedico Figlia mia. Benedico il tuo cuore, che è anche il mio, e benedico la tua unione con il tuo compagno James.- parlò in un soffio, esausto per il dolore alla gamba. Ma poi la vide sorridere dolcemente, e altrettanto dolcemente posare le mani su quella ferita che pareva inguaribile.
Guardò la sua Eltanin tirare fuori dallo squarcio ancora aperto neri brandelli di tenebra, e sfiorarli con le labbra, trasformando ciò che era scuro e crudele in qualcosa di buono e luminoso. Il buio che passava per le mani di Eltanin si convertiva in fili di luce dorata, che lei lasciava andare nel vento primaverile gettandoli a sfiorare ora questo ora quello studente, che sospiravano di benessere.
-Sarai sempre mio padre- Mormorò infine, lasciando andare l’ultimo filo di luce dorata e sporgendosi a sfiorargli la fronte con un bacio.
Poi Eltanin, in tutta la sua bellezza rivestita di petali di ciliegio, si volse verso la madre, sorridendo. –Come potevi pensare che non ti avrei riconosciuta?- guardò il resto dei suoi fratelli e sorelle, gli amici, gli insegnanti. –Come potevate pensare che non vi avrei riconosciuti?- sorrise dolce, facendo un gesto con le braccia, come se volesse stringersi a tutti loro, mentre James la circondava da dietro, chiudendola in un abbraccio protettivo. –Voi, voi tutti, famiglia, amici, insegnanti.. Voi siete la base su cui appoggia il mio potere. Su cui io mi appoggio. Se voi non ci foste, non potrei esistere.-
Hermione era sull’orlo delle lacrime, e non si trattenne. Gettandosi tra le braccia di quella sua figlia così speciale, perse qualsiasi briciola di dignità avesse accumulato in quei mesi in favore della migliore e più piacevole condizione di madre che ritrova una figlia.
-Oh piccola mia! Eltanin, piccola mia!- singhiozzò –Temevo di perderti, di non rivederti più.. Non fare mai più una cosa del genere!- strillò poi, cercando di recuperare punti. –Tuo padre era preoccupato.- esclamò, incrociando le braccia e piantando a terra i piedi.
-IOOO?- strillò il padre in questione. –Eri tu che non riuscivi più a trattenerti!- ribatté Draco.
Eltanin rise, divertita da quel diverbio tra i genitori, così familiare e così pieno d’amore al tempo stesso. E quando Eltanin rise, il mondo rise con lei, un torrente prese a scorrere a un passo dall’orlo del suo abito, zampillando allegramente dall’interstizio di due rocce, un roseto crebbe e fiorì improvvisamente circondando l’ingresso del castello, cento pettirossi unirono il loro canto alla sua risata.
Di riflesso, James rise con lei, schioccandole un bacio alla base del collo, e facendole il solletico, cosa che la fece ridere ancora di più.
Ed Eltanin rideva, le rose fiorivano, l’acqua zampillava e gli uccelli cinguettavano, finché una barbara donna dai lunghi capelli color del fuoco e un sorriso felice stampato sulla faccia interruppe la sua risata saltandole al collo e abbracciandola.
-Eltaniiiin! Ma che bella sei oggi! Sapevo che saresti tornata però speravo che Rastaban si mangiasse quel cretino di mio fratello.. ma va bene lo stesso, sono così feee oooh! E lasciami stupido di un James!-
Eltanin si sentì strappare di dosso la ventosa a due braccia di nome Lily, e guardò con sollievo al suo salvatore: James Potter, suo amato nonché sventurato fratello della sopracitata ventosa a due braccia. Sospirò e guardò la ragazza: -Grazie Lily. Sono contenta di essere tornata. Ora però stai tranquilla.-
Quella, dopo aver sbavato un po’, annuì vigorosamente dicendo:  -Certo Eltanin.-  e ritornò al suo posto. Eltanin avrebbe scommesso di vederla scodinzolare, se non avesse avuto la certezza matematica che la ragazza, di code non ne aveva.
Ritornarono tutti seri, compresa la folla di curiosi, che si era concessa un momento di ilarità nel vedere l’agguato della Potter femmina, ma che era ritornata a tacere ed ascoltare.
-Senti, Nin..- Cominciò Pegasus.
Lei scosse la testa. –Non dovete dirmi nulla. So già tutto. Prima di tornare ho.. beh diciamo che ho mosso qualche filo.- sorrise, inclinando la testa. –Ho visto tutto ciò che è accaduto, ed ora vorrei andare con voi al meleto, dovremmo discuterne. Spero abbiate il libro.- disse, fissando con occhi profondi i gemelli Nott, che annuirono. –Bene. Ci vediamo lì tra venti minuti. Vi voglio bene.- disse, e, afferrata la mano di James, scomparve assieme a lui e a Rastaban.
Mentre gli studenti osservavano meravigliati il punto in cui era scomparsa, la preside sbuffò. –Sempre a contravvenire alle regole quella ragazza! NON CI SI SMATERIALIZZA ALL’INTERNO DI HOGWARTS!- strillò quasi, provocando una sonora risata nel gruppo familiare che la circondava.
 
Così, i Granger Malfoy, i Weasley, i Nott, gli Zabini e una borbottante Preside McGranitt, si incamminarono verso l’interno del castello, percorrendo i giardini interni e risalendo la collina del meleto.
Là, finalmente riuniti, si sarebbe discusso di nuovi poteri e nuovi amori, di piani e di reliquie, di nemici e di alleati, di vittorie e di sconfitte.
Ma soprattutto, non si sarebbe parlato, perché già tutti loro ne erano coscienti, del sollievo provato nell’essere di nuovo tutti insieme.
 

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Mio angoletto personale:
Va bene, quanto mi odiate?
Vi prego risparmiatemi.
È luuuungo come capitolo, lo so.
E so anche che è prolisso, descrittivo e cambia punto di vista ogni due per tre.
MA! C’è un ma.
In questo momento Eltanin non è certo allegra e spensierata, e non avrei saputo renderlo abbastanza bene, se non proprio con un linguaggio così appesantito e importante. Fatemi sapere che ne pensate!
Volevo anche fornire un minimo di scorcio di alcuni personaggi che spesso e volentieri tralascio, essendo secondari o comunque parte di una moltitudine praticamente INFINITA!!! Spero apprezziate anche questo J
Se poi parliamo di Mordred, l’asterisco stava lì per un motivo valido, ossia il fatto che quel monologo in particolare è tratto da una cosa scritta da me in passato sulla mia pagina Facebook, che si chiama Psicopatia crescente (il link non lo metto perché onestamente sono un’incapace) se volete passate a dare un’occhiata, come per la Fanfic, è tutta roba mia, tranne le foto, tutti miei gli scritti, tra racconti poesie e piccoli intrallazzi. XD
Ho voluto aggiungere qualcosa all’arrivo di Eltanin con il viale di ciliegi e il piccolo fiume e via dicendo, un po’ per far comprendere ancora meglio quanto in profondità arrivino i suoi poteri, un po’ perché quel dannato viale mi sembrava troppo romantico per resistere..
Di nuovo, mancano le reliquie, il piano di Hermione non è stato svelato, di come Eltanin sarà d’ora in poi non si dice nulla e molte cose ancora restano in sospeso. Credetemi, sarei andata avanti a scrivere per chiarirle, ma poi finiva che più che un capitolo diventava un racconto breve XD
Abbiate fede, e nel prossimo risolveremo parecchie cose. Intanto però è tornata la McGranitt! Contenti?
Ringraziamenti:
Molte grazie a ladyathena, justSay, _Lils, Rospetta89, CChanel, per le recensioni, siete pazienti, fantastici, e meravigliosi. So che mi odiate per il ritardo, ma vi prego, non perdete la pazienza! XD
Grazie ai 83 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, grazie, e miglirerò!
Grazie agli23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Lery1, mimi84, CChanel e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 20 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti!
Non so più come amarvi, siete troppo stupendi.
Nimi

  
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