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Autore: Alexandra e Mac    08/03/2013    6 recensioni
Chi è realmente Lady Sarah? E perché ha abbandonato l'unico uomo che le aveva fatto conoscere l'amore?
Come procede la storia tra Harm e Mac?
Per chi ha seguito con passione Giochi del Destino regaliamo (da brave STREGHE - o BEFANE!!!) il seguito della storia...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo VII

Incrinature



Uffici del comando delle Forze Navali Americane
Grosvenor Square, Londra

Aprile 2005

L’appuntamento per la prima riunione della task force era fissata alle 8.00 e Mac giunse, come sempre, puntualissima ed impeccabile.

Si presentò all’entrata del Comando e chiese all’ufficiale di guardia indicazioni per raggiungere il luogo del convegno. L’uomo la scortò fino al secondo piano del palazzo e la introdusse in un ambiente che, per molti versi, somigliava alla sala riunioni del JAG a Washington.

La sala riunioni del JAG… le ricordava quel bacio dato così impulsivamente al suo ex collega. Aveva provato delle sensazioni bellissime posando le sue labbra sulle sue, intrecciando la propria lingua alla sua, assaporando la mano di lui sulla nuca che l’avvicinava e la stringeva ancor di più. Scacciò dalla mente questi pensieri. Ormai era acqua passata: le loro strade si erano divise per sempre ed era giusto che fosse così.

Girellò per l’ampio salone curiosando fra le raccolte di giurisprudenza, i codici, i testi e le riviste.

“Ti stai ambientando”, risuonò alle sue spalle la voce profonda di Harm.

Mac trasalì e si voltò: “Sei diventato puntuale o gli inglesi ti hanno fatto cambiare abitudini a forza di riempirti le stanze di orologi?”, lo prese giro per nascondere il proprio disagio.

“Un po’ dell’uno e un po’ dell’altro” rispose lui allontanandosi e sedendo ad un capo del grande tavolo in noce.

Fuori, la grigia e piovosa mattinata non metteva di buonumore, ma Mac era insolitamente piena di energia e voglia di fare, proprio lei di norma meteoropatica. Imputò questo suo stato d’animo alle parole di incoraggiamento di Clay della sera prima, e non certo al fatto che lei e Harm erano tornati a fare squadra.

Si sedette.

“Quando arriverà il resto della task force?”

“Tra un’ora.”

Mac lo guardò in tralice: “E perché mi hai fatta venire alle 8.00 se la riunione era alle 9.00?” chiese truce. Non le piacevano questo genere di giochini e voleva che Harm avesse ben chiaro il concetto. Il tempo dei giochi fra di loro era finito.

“Perché prima volevo discutere con te i dettagli del caso e sentire la tua opinione” le rispose aprendo il faldone dove erano custodite le carte. “Se dobbiamo gestire insieme il comando è opportuno che la pensiamo alla stessa maniera circa il modo di condurre le indagini. Se non c’è armonia fra di noi tutto ne risente senza elencare le conseguenze politiche.”

“Harm il saggio” replicò asciutta Mac, “ma cosa credi?” proseguì poi infervorandosi, “Che sia venuta qui per gestire questo caso con leggerezza? Che non ne conosca i risvolti politici e le implicazioni nelle relazioni fra Stati Uniti e Inghilterra?” lo guardò accigliata.

“Non ti sto dicendo questo Mac, ma la situazione è più delicata di quanto pensi. Abbiamo già un precedente con gli italiani e sai come è andata a finire, per poco non si rompevano le relazioni diplomatiche. Il Presidente non vuole che accada la medesima cosa. Tutto qui. Il fatto è che questa, più che un’indagine militare, ha il sapore di un’azione politica.”

“Oh certo Capitano e tu sei un autentico animale politico.”

“Anche tu lo sei” rispose piccato Harm punto sul vivo. “Webb è una buona scuola. Scommetto che ti ha insegnato un sacco di giochetti.”

Mac lo fulminò con un’occhiata inceneritrice: “Non ti permettere Rabb. Intesi?” lo ammonì gelida. “La mia vita privata non ti riguarda più, se mai ti abbia riguardato in passato” soggiunse.

E la temperatura nella grande sala scese di parecchi gradi.

“Passami il fascicolo e concentriamoci sul lavoro” disse piatta e incolore.

Lui fece quanto chiesto, pentendosi dell’uscita infelice, ma non scusandosene. Ma cosa gli aveva preso? Aveva deciso che la vita di Mac non lo riguardava più, e allora perché continuava a tormentarla, e a tormentare se stesso, con quelle idiozie? La notte scorsa aveva dormito male, inseguito dagli incubi di lei che si sposava con Webb, l’immagine dell’anello al suo dito, il viso di lei perso di felicità… una nottataccia. E al mattino aveva quasi litigato con Belinda.

La guardò di sottecchi mentre leggeva le carte che le aveva appena passato. Era ancor più bella di quando l’aveva lasciata.

L’amore fa miracoli, pensò, ma sarei dovuto essere io l’artefice di questo cambiamento.

Tornò a concentrarsi sul caso eliminando dalla sua mente qualunque altro pensiero estraneo. Sarebbe stato difficile, ma avrebbe superato tutto e una volta che Mac fosse ripartita per gli States non si sarebbero mai più rivisiti e la tranquillità sarebbe tornata. E allora perché al solo pensiero gli si stringeva lo stomaco?

Un attimo dopo il Tenente Cunningham entrò nella sala scortando due ufficiali inglesi.

“Il Capitano Lockeed e il Comandante Seymour” annunciò.

Harm si alzò e accolse i due uomini.

“Benvenuti” disse. “Accomodatevi. Questa è il Colonnello dei Marines Sarah Mackenzie, l’altro membro della task force.”

Mac si alzò e strinse la mano ai due.

Lockeed, un biondo sui quarant’anni allampanato e magrissimo, prese la parola per primo, mentre Seymour, che sembrava il fratello gemello di Jean Claude Van Damme, estraeva dalla valigetta alcuni documenti.

“Abbiamo visionato tutti i rapporti e le testimonianze delle persone che erano a bordo della jeep” esordì con voce nasale Lockeed, le vocali arrotondate come se avesse frequentato Oxford fino al giorno prima. “Tutti sostengono di non aver visto il check point e di non sapere che in quella zona ve ne fosse uno.”

“Sulle mappe però era segnato. E come mai le forze armate americane non sapevano dell’operazione in corso?” chiese Mac.

“Perché era così che doveva essere” rispose laconico e atono Seymour.

“Non è una risposta” replicò Mac. “Il comando delle operazioni in Iraq è affidato agli Stati Uniti che devono essere pertanto messi al corrente di ogni cosa che accade sul suolo iracheno.”

Mac e Seymour si fissavano con aria per nulla cordiale, la prima perché non sopportava le non-risposte, il secondo per semplice antipatia. Da generazioni, la sua famiglia mandava almeno un figlio in Marina e da generazioni erano sostenitori che le donne non dovessero stare nell’esercito. Ed ora era costretto a lavorare con una donna più alta in grado di lui! Insopportabile.

La fissò con astio: troppo bella per essere anche intelligente e capace, e troppo arrogante e saccente per riuscirgli gradita. Nella concezione del Comandante della Royal Navy Lancaster Seymour, le donne dovevano limitarsi a sposarsi, restare a casa e sfornare figli.

“Andiamo Signori” intervenne Harm a fare da paciere. “Siamo qui con il medesimo scopo e non è il caso di partire con il piede sbagliato. Dobbiamo giocare a carte scoperte se vogliamo arrivare in fondo a questa spiacevole vicenda” proseguì fissando Seymour.

“Ve lo chiedo ancora: perché non siamo stati informati della presenza di soldati inglesi dei reparti speciali della Marina nell’area di Nassirya? E perché il Comando delle Forze Alleate non sapeva dell’esistenza di un ostaggio inglese e dell’operazione di liberazione?”

Seymour e Lockeed si guardarono per un attimo.

“L’ostaggio era un giornalista del ‘Times’ che stava seguendo un’indagine circa una possibile presenza di Al Qaida in Iraq” rispose alla fine Lockeed.

“Ma che Al Qaida sia presente in Iraq è risaputo!” sbottò Mac. “Al Zarqawi ne è uno dei capi.”

“No, Colonnello” intervenne Seymour con supponenza. “Herriott, il giornalista, stava cercando di dimostrare che Bin Laden in persona si trova in Iraq e non in Afghanistan dove avete sempre creduto si trovasse” concluse condiscendente.

Gli occhi di Mac mandavano lampi in direzione del Comandante, non sopportava quella tracotanza e quell’aria da compatimento che assumeva quando parlava con lei. Mantenendo a stento la calma e la voglia di rompergli il naso con un colpo ben assestato, mise le cose in chiaro: “Qualcosa nella mia persona la disturba Comandante? Ha difficoltà a relazionarsi con una donna superiore a lei nella scala gerarchica? Se c’è qualcosa che la irrita, Comandante Seymour, me lo dica qui e subito”.

Harm guardava ora l’uno ora l’altro dei due ufficiali. Mac era scesa sul sentiero di guerra e lui adorava vederla così. Era una combattente, che non si lasciava sopraffare dalle difficoltà o dagli ufficiali presuntuosi. Ora capiva cosa l’aveva attirato in lei e cosa tutt’ora lo faceva stare male al pensiero di non poterla più considerare almeno come amica. Rimpiangeva i tempi in cui Mac gli riservava lo stesso trattamento, quando la loro amicizia era salda e non c’erano muri di incomprensione dividerli, né un fidanzato e una convivente a rendere le cose ancor più complicate.

Sperava ardentemente che quel passato potesse tornare, anche se lui si era sistemato con Belinda e lei con Webb. Cosa avrebbe potuto impedire loro di tornare amici?

Riportò l’attenzione sulla battaglia che si stava svolgendo in quel momento: Mac guardava Seymour, che ricambiava lo sguardo, in attesa di una risposta, mentre il Capitano Lockeed sembrava in imbarazzo.

“Non ho nulla nei suoi confronti Colonnello” rispose alla fine l’inglese.

“Ne sono lieta. Le consiglio pertanto di assumere un tono più urbano quando si rivolge a me” concluse Mac secca.

Harm ripetè la domanda: “Come mai non avete ritenuto opportuno segnalare la missione?”.

“Perché l’incarico di Herriott era in parte giornalistico e in parte militare, con un finanziamento dell’MI5” rispose Lockeed questa volta. “Non si voleva che la notizia fosse diffusa.”

“Però i rapitori l’hanno saputo che Herriott era a Nassirya in cerca di Bin Laden.”

“Sì e non sappiamo come abbiano potuto avere le informazioni” rispose desolato Lockeed.

Harm e Mac si scambiarono uno sguardo fuggevole ma carico di significati.

“Abbiamo chiarito un punto” disse poi lei. “Adesso dobbiamo capire perché il vostro convoglio ha ignorato l’alt del check point, peraltro segnalato sulle mappe.”

“Quella che avevano loro non riportava la presenza del check point” disse Lockeed.

“Ma dove l’hanno presa?”

“Gli è stata fornita dal Comando.”

Si guardarono perplessi: era notorio che le mappe in uso alle Forze Armate erano identiche per tutti.

“Dobbiamo acquisirla” disse Harm

“E’ andata distrutta nel conflitto a fuoco” rispose Seymour.

“Allora interrogheremo il furiere che si è occupato dell’equipaggiamento della spedizione. Da dove è partita?”

“Baghdad.”

“Mi hai letto nel pensiero Marine” le disse Harm.

“Non lo faccio sempre?” rispose Mac con un sorrisino ironico.

La riunione proseguì per tutta la mattinata e parte del pomeriggio, e durante quelle ore vennero suddivisi i compiti: i due americani avrebbero interrogato i compatrioti, mentre Lockeed e Seymour si sarebbero incaricati di raccogliere le testimonianze dei soldati inglesi.

Il giornalista, Jonathan Ascot Herriott, l’avrebbero sentito insieme.

Discussero molto circa l’acquisizione delle prove materiali (cartine, bossoli, la macchina, i rilievi della Polizia Militare) e alla fine convennero che sarebbe stato meglio acquisire tutto e conservarlo in un luogo sicuro, per evitare l’inquinamento delle prove.

Quando terminarono, Mac era esausta. Tutto quello che desiderava era una doccia calda e un letto dove potersi riposare.

Salutò Harm e prese un taxi in direzione dell’albergo.

Non appena giunta nella hall venne fermata dal concierge che le porse un elegante busta color avorio di pregiata fattura.

Mac l’aprì, convinta di trovarvi dentro un’ennesima sorpresa di Clay, ma quale fu la sua di sorpresa quando lesse il cartoncino, vergato a mano in elegante calligrafia vittoriana: il Premier inglese e la moglie avrebbero avuto l’onore della sua presenza quella sera al 10 di Downing Street per una cena informale?

“E adesso dove lo trovo un abito da sera?!” chiese allarmata Mac ad uno stupito concierge.

 

 

 

Brook Street
Londra

Aprile 1858 

 

La rappresentazione teatrale era stata superba e la compagnia di Sua Grazia, il Duca di Lyndham, piacevole e divertente. L’anziano gentiluomo non assomigliava affatto a Lord Thornton, sempre così sarcastico e arrogante, a volte anche ombroso, come quella sera. Andrew Nicholas Thornton aveva in comune con il nipote solo parte del nome.

Per tutta la serata, Lord Thornton era stato sulle sue, parlando poco e solo se interpellato, tanto che anche il prozio si era lamentato del suo comportamento.

Lady Sarah non riusciva a capire come mai l’avesse invitata, per poi non rivolgerle quasi la parola. Si era accorta, tuttavia, che non l’aveva lasciata un attimo con lo sguardo: più volte, mentre chiacchierava amabilmente con l’anziano Duca, prima dell’inizio dello spettacolo o durante l’intervallo, aveva colto su di sé il suo occhio sano che la scrutava, quasi volesse leggerle dentro.

Non si era mai sentita tanto a disagio con lui come quella sera.

Al punto che, all’uscita da teatro, costatando che il Duca e Lord Thornton erano arrivati con due carrozze differenti, aveva suggerito che non era necessario che Lord Thornton la riaccompagnasse, sarebbe stato sufficiente che le prestassero una delle due carrozze.

A quel tentativo d’indipendenza, Nicholas rispose secco e deciso:

“Non se ne parla nemmeno”, suscitando anche un rimprovero da parte di suo zio.

“Nick, ragazzo mio, non è così che si risponde ad una signora!”

“Scusatemi, Milady…” bofonchiò lui, solo perché evidentemente costretto dal commento dell’anziano gentiluomo, facendole così desiderare maggiormente di poter rincasare sola.

Ma entrambi i suoi accompagnatori non avevano voluto sentire ragione e ora lei si trovava in carrozza in compagnia del silenzioso e scorbutico futuro Duca di Lyndham.

Fortunatamente siamo arrivati, ringraziò mentalmente Lady Sarah quando sentì la carrozza accostare, poiché non reggeva più l’atmosfera.

Fece per salutare il suo cavaliere e scendere, senza neppure attendere che egli la precedesse per accompagnarla, quando la mano di Nicholas Thornton la bloccò, trattenendola per la vita.

“Aspettate…” ordinò con voce imperiosa, intensificando la stretta del braccio. Alla debole luce di un lampione poco distante, il viso dell’uomo era contratto in un’espressione intensa, quasi sofferente.

Sorpresa da quel gesto e da quello sguardo, non trovò neppure la forza di ribellarsi quando sentì le sue labbra posarsi su di lei.

Nicholas l’aveva desiderata talmente tanto per tutta la sera, che non era neppure riuscito a godersi lo spettacolo e la sua compagnia: non aveva fatto altro che immaginare di poterle baciare la pelle vellutata del decolleté, che l’ampia scollatura dell’abito, di un delicato rosa antico, mostrava generosamente. Portava i capelli raccolti da un lato e lasciati ricadere in morbide onde dal lato opposto, in un’acconciatura che la rendeva dolce e al tempo stesso misteriosa.

Stregato dalla sua pelle che risplendeva al chiarore della luna, si era chinato verso di lei, posando le labbra sulla curva delicata del collo per poi lasciarle lentamente scivolare verso le spalle, arrischiandosi ad andare oltre, fino a sfiorare rapidamente l’attaccatura del seno, e tornare infine ad esplorare la pelle sensibile della gola…

Sapeva perfettamente che assaporare la dolcezza del suo corpo e la fragranza del suo profumo lo avrebbe eccitato maggiormente, ottenendo solo di sentirsi più insoddisfatto di prima, ma non era riuscito a farne a meno.

“Questo colore vi sta d’incanto…” le sussurrò roco all’orecchio, prima di dirigere le labbra verso la sua bocca, una mano che le accarezzava la schiena e l’altra che si infilava sensuale tra i suoi capelli.

Voleva baciarla. Desiderava assaporare le sue labbra, che in quel momento avevano la stessa delicata sfumatura rosa dell’abito che indossava.

Voleva baciarla ma non solo… ciò che in quel preciso istante avrebbe desiderato davvero fare era spogliarla lentamente e soddisfarsi di lei, fino a non poterne più… anche se temeva che neppure dopo anni si sarebbe saziato a sufficienza di quella donna.

Lady Sarah era rimasta talmente sconvolta dalle emozioni che il tocco dell’uomo al suo fianco le stava facendo provare, che lo aveva lasciato fare, permettendogli una confidenza che andava fin troppo oltre i suoi reali desideri.

O, almeno, così credeva prima… prima di sentire un brivido di eccitazione raggiungerle il ventre, mentre il volto di Nicholas Thornton affondava nella sua scollatura e lei si trovava intrappolata nella morsa d’acciaio delle sue braccia.

La barba le solleticava la pelle e le labbra gliela incendiavano… nell’attimo in cui lo sentì risalire verso la sua bocca, decise di fermarlo, per timore di scoprire di desiderare ardentemente quel bacio.

“State pretendendo un anticipo sul vostro compenso?” domando con voce fredda.

Lui si bloccò immediatamente, il respiro leggermente affannato.

“Cosa intendete?” chiese aspro, frustrato per essere stato fermato nel momento in cui stava per impossessarsi delle sue labbra. Il desiderio intenso lo aveva già spinto oltre con l’immaginazione, facendolo fantasticare su una sua risposta appassionata… se lei avesse ricambiato il bacio come aveva sperato, nulla l’avrebbe fatto desistere dal farle desiderare quel piacere che tanto voleva farle provare, sollevandole l’abito per accarezzarla ove da tempo sognava di far scorrere le mani.

“Oh, niente… solo che mi era parso di capire che mi avreste aiutato in cambio di qualcosa…” rispose Lady Sarah, con un controllo ben lungi da ciò che realmente stava provando. Era spaventata da quanto la condotta disdicevole di quell’uomo arrogante e odioso aveva sconvolto i suoi sensi: si era scoperta a desiderare di essere baciata con passione, di essere nuovamente toccata e amata da un uomo…

“Non ho mai detto questo” replicò lui, furioso.

“No? E la proposta di matrimonio, allora, non era compresa nel prezzo che avrei dovuto pagare per il vostro aiuto?”

Lui non rispose e lei continuò, sprezzante:

“Caro Lord Thornton, potete riporre nell’armadio la vostra armatura da cavalier servente. Il vostro piano e la vostra nobile e disinteressata proposta d’aiuto non mi servono più…” Aveva volutamente forzato, con tono sarcastico, le parole nobile e disinteressata e, quando vide un lampo d’ira attraversargli l’occhio sano, sorrise soddisfatta: era come tutti gli altri, da lei voleva solo una cosa.

“Non vi servono più?” domandò lui, quasi incredulo.

“No. Proprio stamani ho ricevuto una proposta migliore della vostra” gli disse provocante.

“Che genere di proposta?” chiese, prendendola per le spalle, visibilmente arrabbiato.

“Oh, nulla che vi debba interessare…” rispose leggera lei, dandogli un’occhiataccia per come la stava nuovamente importunando. Lui si rese conto di quello che stava facendo e, riluttante, la lasciò andare, facendo tuttavia scivolare lentamente le mani lungo le sue braccia, in una carezza quasi sfacciata.

“L’aiuto disinteressato di un altro gentiluomo, magari più ricco del sottoscritto?” insinuò, volutamente cattivo.

“Il denaro o un titolo nobiliare non mi sono mai interessati.”

“Neppure se non riusciste ad incastrare Hewitt e la vostra famiglia perdesse tutto?”

“Non accadrà. Ma se anche dovesse accadere, non mi venderei mai, come invece fece mio padre, per riscattare il mio tenore di vita. Lo dimostra il fatto che l’uomo di cui sono innamorata era un conte e desiderava sposarmi…”

Lui non replicò e lei lo vide deglutire, come costretto dalle sue parole, pur contro la propria volontà, a rimangiarsi tutto quello che le aveva detto di fronte all’evidenza di quel fatto.

“Ad ogni modo, non che vi debba interessare, ma la proposta d’aiuto che ho ricevuto è migliore della vostra per un unico motivo: pretende in cambio solo del denaro, cosa che sono più che disposta a sborsare, per incastrare il truffatore che ha rovinato la mia famiglia…” gli disse, mentre scendeva dalla carrozza compiaciuta di se stessa per averlo lasciato lì, furibondo nel vedere il proprio piano fallire e frustrato di desiderio insoddisfatto.

 

 

 



  
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