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Autore: Cabiria Minerva    08/03/2013    3 recensioni
Quando Harry torna alla Stamberga Strillante nella speranza di poter salvare Severus fa una scoperta inquietante: il corpo dell'uomo è svanito. Harry inizia quindi una nuova impresa: riuscirà a trovare Severus e, più importante, a riportarlo indietro?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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XVI. Happily ever after?



Sometimes I hate every single stupid word you say
Sometimes I wanna slap you in your whole face
There's no one quite like you
You push all my buttons down
I know life would suck without you At the same time,
I wanna hug you I wanna wrap my hands around your neck
You're an asshole but I love you


 

Pink, True Love


 

Quando le porte della Sala Grande si spalancarono, il chiacchiericcio che la riempiva ci mise alcuni istanti ad assottigliarsi. Poi divenne un brusio, un sussurro unico che costrinse tutte le teste a voltarsi verso i due uomini fermi sotto l'arcata.

«Non ci credo...»

«Ma è veramente lui?»

«Pensavo fosse morto...»

Severus strinse le labbra sottili, pentendosi immediatamente di aver accontentato Harry: una volta uscito dall'ufficio di Kingsley, la sua bacchetta nuovamente al sicuro tra le vesti nere, sarebbe dovuto tornare a Spinner's End, raccogliere quel poco che vi si trovava (Harry e il Ministro avevano fatto spostare lì tutti i suoi averi, liberando così le sue stante nei sotterranei di Hogwarts) e cercare un qualche paesino isolato e misconosciuto dove avrebbe – avrebbero? – potuto vivere tranquillo. Invece, Harry lo aveva convinto a tornare a Hogwarts, là dove l'odio nei suoi confronti doveva essere più intenso: era considerato l'assassino di Silente, il traditore, e ora meta di tutti quegli sguardi, poteva quasi sentire il disprezzo sovrastare la confusione e inondarlo, penetrargli sotto la pelle e nelle ossa.

E poi...

«Severus?»

Minerva sembrava essere invecchiata molto dall'ultima volta che l'aveva vista: le rughe attorno agli occhi si erano fatte più profonde, e in mano aveva un bastone a cui doveva appoggiarsi a quasi ogni passo.

Il sangue gelò nelle vene dell'uomo. Malgrado Kingsley gli avesse assicurato che il suo nome era stato pubblicamente ripulito da tutte le accuse (a luglio l'avrebbero insignito dell'Ordine di Merlino di Prima Classe), Severus sapeva bene che certi crimini non possono essere cancellati.

«Minerva.» Ragionò che, se anche lei gli avesse puntato addosso la bacchetta – e ne avrebbe avuto tutte le ragioni – probabilmente non l'avrebbe fermata; il senso di colpa che lo riempiva era più forte anche del suo orgoglio, e forse anche del suo istinto di sopravvivenza.

Il rumore del bastone che batteva sul pavimento risuonò nella sala, vibrando tra gli studenti che fissavano la scena con gli occhi sbarrati. Con immenso stupore di tutti, Minerva McGranitt lasciò cadere il bastone, che toccò terra con un tonfo, e Severus si ritrovò a sostenere qualcosa di anche peggiore della violenza e della vendetta: con il volto pallido ed inespressivo lasci?o che Minerva, in un raro momento di fragilità, lo abbracciasse.

Qualche studente si lasciò sfuggire un «oh» stupefatto e, in seguito, i ragazzi seduti accanto a lei giurarono di aver chiaramente visto una lacrima far capolino tra le sue ciglia.

«Venti punti a Grifondoro, Potter.» esclamò mentre liberava Severus dall'abbraccio e si impossessava nuovamente del bastone. «Per averci riportato il direttore della Casa dei Serpeverde nonché professore di Pozioni.» Lanciò un'occhiataccia a dei Corvonero del terzo anno che la fissavano con la bocca spalancata. «E voi chiudete quella bocca prima che Pix decida di buttarvici dentro qualcosa.»

Lasciarono la Sala Grande per recarsi nell'ufficio di Minerva, e dopo pochi passi vennero raggiunti da una nuova ondata di chiacchiericci e sussurri, di cui non tardarono ad indovinare il soggetto.


 

* * *


 

«Immagino che non ci sia niente che io possa dire o fare per farti cambiare idea, giusto?»

Severus fece un cenno d'assenso col capo.

«È un peccato. La scuola ha sofferto molto, in questi anni, e sarà difficile trovare un rimpiazzo che sia all'altezza,» sospirò «ma mentirei se ti dicessi che non ti capisco...» Incrociò per un istante gli occhi neri ed inquieti dell'uomo, e le sembrò di leggervi un velo di sollievo, forse anche di gratitudine, nel non trovarsi costretto a subire insistenti discorsi volti a fargli cambiare idea. «Suppongo che dovrò far connettere il mio camino al tuo, non appena ti sarai sistemato?»

Severus lanciò un'occhiata a Harry – non era stato felice di scoprire che la loro relazione era ormai quasi di pubblico dominio, e per quanto Harry avesse insistito nel dire che era stato necessario, avrebbe preferito che avesse inventato una qualche storia eroica per giustificare la sua «missione di recupero». «Sarebbe apprezzabile, grazie.»

«Pensavo avessi detto di non voler più tornare a Hogwarts.» s'intromise Harry, rimasto in silenzio fino a quel momento.

«Infatti, ma nemmeno il grande Potter può Smaterializzarsi nei confini della scuola, quindi bisogna trovare una valida alternativa. Perciò Minerva ti sta mettendo a disposizione il suo camino» Harry aggrottò le sopracciglia, e Severus realizzò subito che il ragazzo si era fatto un'idea sbagliata sul loro immediato futuro. « finché non sarà finito l'anno.»

«Ma...»

«Harry.» Sia Severus che Minerva lo guardavano come se fosse stato un bambino in procinto di fare i capricci.

«Io voglio venire con te!» esclamò infatti.

«Ne parleremo dopo che avrai passato i M.A.G.O.» Harry gli rivolse uno sguardo ferito, e Severus provò un moto di stizza: dannati Grifondoro.

«Temo di dovervi lasciare da soli: ho una lezione tra cinque minuti.» Minerva si alzò dalla sua poltrona, vagamente divertita alla vista di quel bisticcio tra innamorati. «Spero di trovarti ancora qui al mio ritorno, Severus. Mi dispiacerebbe non riuscire a salutarti prima della tua partenza.» Uscì dallo studio ridacchiando in silenzio: la conoscenza della relazione tra Severus l'aveva lasciata a lungo alquanto perplessa, ma ora non poteva negare di cogliere il lato divertente di quell'improbabile coppia.

«Non vuoi che io venga con te.» Non era una domanda.

«Voglio che tu finisca l'anno, passi i tuoi M.A.G.O. e pensi al tuo futuro.» fu la replica, pragmatica e fredda, cosa che contribuì solo a peggiorare lo sguardo cupo del ragazzo. «Non fare il bambino.» La sua voce, poco più d'un rauco sussurro, non faceva nulla per nascondere il fastidio che provava. Insomma, che cosa s'aspettava, che gli chiedesse di andare a vivere assieme, di lasciare tutto per dirigersi verso il fatato mondo del «e vissero per sempre felici e contenti»? Certo, gli sarebbe piaciuto, un giorno, creare qualcosa composto da più di qualche scappatella e dei baci rubati, ma non ora. Il peso della responsabilità che sentiva d'avere nei confronti di Harry non era diminuito con la fine della minaccia e, anzi, era vivo come sempre. Era per questo che Harry doveva capire che non poteva permettergli di fare scelte affrettate. E poi, il futuro non era più un pozzo, stretto e buio: ora avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per frequentarsi normalmente, per fare l'amore e litigare, per prendere decisioni importanti o per scoprire di volere altro.

«Guardami.» Le lunghe dita affusolate afferrarono con delicatezza il mento di Harry, costringendolo a fissarlo negli occhi. «Potrai venire da me tutti i fine settimana, se lo vorrai. E a giugno potremo discutere sul da farsi.» Accennò ad una piccola carezza con il pollice. «Nel frattempo però voglio che ti concentri sullo studio. Non c'è più bisogno che tu corra per il Paese a far l'eroe.» Le sue labbra si contrassero in un sorrisino a metà tra il divertito e il sarcastico. «E poi,» aggiunse nel vedere che non l'aveva ancora convinto del tutto, «anche io avrò bisogno di avere un po' di tempo per me. Ci sono cose che devono essere sistemate, informazioni da metabolizzare, ...» Per determinare se la parola di Kingsley è bastata al Mondo Magico o se non potrò più nemmeno recarmi a Diagon Alley per rifornirmi di ingredienti senza trovarmi le bacchette di tutti puntate addosso.

Socchiuse un poco gli occhi mentre osservava il volto di Harry: poteva leggerne nelle espressioni il processo di accettazione che si svolgeva nella sua testa. «Capisco.» mormorò con reticenza. «Però ci ho messo così tanto a ritrovarti, e doverti già lasciare...»

«È solo fino a giugno.» gli ricordò pragmaticamente. «E, oltretutto, potrai usare il camino di Minerva ogni fine settimana.»

Si guardarono in silenzio per qualche istante, poi Severus lo vide cedere e fare un cenno con la testa. «Va bene.» Harry sfiorò una mano a Severus, come per convincersi che era effettivamente lì con lui. Sorrise. «La professoressa McGranitt sembrava divertita quando è uscita.»

«Già.» Severus fece una smorfia, ma dentro di sé era contento che la discussione fosse finita. Lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete accanto a lui. «Ora che abbiamo risolto le nostre questioni credo sia opportuno che io me ne vada.»

Harry si irrigidì, agitato. «Non vuoi rimanere fino al ritorno della professoressa McGranitt? Ha detto che voleva salutarti...»

«Sapeva bene che non sarei rimasto.» Si limitò a replicare Severus alzandosi dalla poltrona.

«Ma...»

«Questo non è più il mio posto.» Gli occhi neri corsero quasi distratti lungo i muri, come a voler sottolineare che ciò che vedevano non era più casa. «Non lo è da molto tempo, e ora che non ho più motivo di restare è ora che vada.» Si avvicinò a Harry e lo baciò sulle labbra, con gentilezza. «Resta qui, sono sicuro che avrà molto altro da chiederti. Ti manderò un gufo non appena avrò trovato una nuova sistemazione.»

Uscì dallo studio mentre Harry lo guardava con aria perplessa.


 

* * *


 

«Suvvia Potter, non preoccuparti. Ormai sai meglio di me com'è Severus.» Minerva McGranitt sorrise con condiscendenza. «Non esattamente il migliore a tener banco. Ma tu più di tutti dovresti sapere che mantiene sempre la sua parola.» Lo osservò da sopra la montatura argentata degli occhiali.

«Sì, professoressa.» mugugnò Harry.

«Se devo essere sincera, le cose sono andate meglio di quel che pensassi. Almeno è tornato a dire addio.»

«Ma...»

«Oh, non pensavo veramente che sarebbe rimasto.» mormorò con una risatina, indovinando l'obbiezione ancor prima che la pronunciasse. «Ma credimi quando ti dico che venendo qui si è congedato dalla scuola.» E da tutti noi. «Suvvia, Potter! Adesso togliti quel muso lungo dal volto e torna alla Torre, sono sicura che i tuoi amici saranno curiosi di sapere cosa ha funzionato là dove persino la pozione della signorina Granger ha fallito...»

«Sì professoressa.» Harry si alzò, un sorriso appena accennato. In fondo, aveva ritrovato Severus. Il suo Severus. E non appena possibile, l'avrebbe rivisto. Arrossì un poco ripensando a un commento che gli aveva sussurrato all'orecchio poco prima di entrare nell'ufficio del Ministro. «Anche se credo che niente di ciò che dirò fermerà Hermione dal rifare la pozione almeno tre volte per capire in cosa ha sbagliato.» Ridacchiò, il suo umore decisamente migliorato. «Grazie, professoressa.»

Minerva fece un cenno col capo. «E, Potter, non dimenticare di avvisarmi quando Severus ti informerà sulla sua futura abitazione. Ho bisogno le coordinate per la Metropolvere.»

«Sì, professoressa.»

Sempre più rilassato al pensiero che tutto fosse finalmente andato a posto, Harry percorse i corridoi che portavano alla torre con il cuore leggero.

 



So che avevo detto che questo sarebbe stato l'epilogo, ma mi son lasciata prendere un po' la mano e, al posto di una conclusione, ho scritto un nuovo capitolo. :)


A presto,
Cabiria Minerva

ps: di norma scrivo note più lunghe, ma ieri sera sono andata ad una festa e trovo ancora un poco difficile completare frasi con un senso compiuto, quindi spero mi perdonerete.. :)

   
 
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