Tu eri il mio passato ed ora non so più cosa c’è nel mio futuro...
Il quinto anno
scolastico era ormai passato da un pezzo e aveva portato con se molti
cambiamenti, molti di più di quanti ce n’erano stati con i precedenti anni,
primo fra tutti finalmente la scoperta della verità, anche se il prezzo era
stato grande, enorme, per tutti.
Inutile ormai
sottolineare la morte di Sirius, evento che ha spezzato molti cuori, tra tutti
gli amici che ha lasciato sulla terra; la consapevolezza di Harry di dover
uccidere o morire ucciso, unita alla forte sensazione di essere solo, si,
perché anche se in realtà non lo era, la perdita del padrino aveva lasciato in
lui un vuoto incolmabile, almeno per il momento; ma non c’erano state
variazioni solo per il famoso trio Ron, Harry, Hermione e per l’ordine della
fenice, no, i mutamenti erano stati globali: ormai la notizia del ritorno di
Voldemort era stata accettata persino da Caramell, conseguentemente divulgata
in tutto il mondo magico e tra le principali autorità del mondo babbano che,
sebbene ignaro, era gravemente in pericolo in quella situazione precaria
finanche per chi era cosciente di tutti i pericoli che si correvano con il
Signore Oscuro in libera circolazione.
Nonostante
tutto ciò la vita ovunque sembrava scorrere tranquillamente, non perché nessuno
si rendesse conto del pericolo incombente, ma poiché d'altronde non era
plausibile smettere di vivere, in qualunque caso era meglio andare avanti, anzi
si doveva andare avanti, perché nulla avrebbe favorito una più rapida ascesa
del male quanto la crisi della quasi totalità della popolazione.
Capitolo
1°: la scelta giusta
Dafne
Pratchett se ne stava distesa nella calma ombrosa del suo piccolo giardino,
mentre supina, cercava di costruire una lunga ghirlanda con le margherite che
la circondavano pensando con impazienza alla lontana fine delle vacanze.
Era sempre
piena di curiosità quando doveva cambiare scuola e passava sempre il periodo
estivo a fantasticare su come sarebbe stato il nuovo ambiente, i nuovi
professori ed i nuovi compagni, cercando a fatica di ricordare i precedenti che
spesso erano celati nelle nebbie della memoria, non perché lei avesse problemi
a ricordare, ma perché a causa della sua situazione doveva cambiare scuola
quasi ogni anno e ogni volta le era inferto l’incantesimo oblivious, per
cancellare dalla sua mente il ricordo della sede del precedente istituto e
ormai nella sua testa c’era solo un turbinio confuso d’informazioni mescolate.
Dafne, orfana
da quando in grado di ricordare, non è mai stata potuta essere data in adozione
per problemi burocratici e di anno in anno continuava a passare da diverse
famiglie affidatarie che, sebbene affezionate alla ragazza, non riuscivano mai
a darle un’abitazione stabile, poiché avevano gravi problemi di denaro e quindi
potevano ospitarla solo temporaneamente.
Questa volta
invece sembrava avessero trovato per lei la famiglia perfetta: una coppia
londinese di mezza età, benestante e desiderosa di badare ad una ragazza gia
abbastanza grande da non richiedere pressanti e continue attenzioni.
Dafne si
trovava bene con loro, anche perché le concedevano una libertà che nessuno
aveva mai avuto il coraggio di darle e in più abitando lì avrebbe frequentato
per un tempo indeterminato,
la scuola di magia più prestigiosa del mondo,
Hogwarts, che ospitava nientemeno che il famoso Harry Potter.
Quante volte
aveva sognato di poter conoscere o almeno solo vedere il ragazzo che all’età di
un anno aveva sconfitto il Signore Oscuro e lo aveva affrontato ancora cinque
volte in cinque anni scolastici, ora avrebbe persino frequentato le sue stesse
lezioni, perché come lui avrebbe dovuto cominciare il sesto anno, non stava
letteralmente nella pelle, al solo pensiero aveva cominciato a percorrere il
perimetro del cortiletto a grandi falcate, seguendo il ritmo delle palpitazioni
del suo cuore.
Quando si rese
conto della sua esagerata reazione però si fermò di colpo e, dandosi un lieve
schiaffo sulla guancia si disse, “Non essere stupida Dafne, quante volte hai
cambiato scuola? Non mi sembra il caso di fare tante scene ora solo perché
forse, sottolineiamo forse, conoscerò Harry potter! Si, perché non è detto che
diventeremo amici, magari non ci staremo nemmeno simpatici a vicenda!” si disse
per calmarsi, ma quella frase sortì l’effetto opposto, infatti, s’innervosì
ancora di più e prese a camminare più velocemente, finché una voce alta e
squillante giunse da dentro la casa “Dafne cara vieni! E’ pronto il pranzo! Non
fare aspettare Jales per favore che alle due oggi deve già essere in ufficio”
Colta alla
sprovvista la ragazza guardò l’orologio sovrapensiero senza accorgersi che era
la una e quaranta, apprestandosi così a raggiungere la sala da pranzo a passi
lenti, soffermandosi ogni tanto ad accarezzare i vari gatti cui la coppia aveva
deciso di donare un posto dove stare.
Di nuovo da
dentro giunse una voce che disse con un tono più duro e seccato “Dafne Allora
ti vuoi muovere?!?Non abbiamo l’intero pomeriggio da perdere perché non ti vuoi
spicciare a venire a tavola”
Finalmente si
rese conto dell’orario e raggiunse veloce la coppia a pranzo dove l’aspettava
un invitante arrosto di pollo con patate
“Mi spiace”
cercò di scusarsi in tutta fretta “Non mi ero accorta dell’orario, spero di non
farti arrivare in ritardo al lavoro” “Non preoccuparti” le rispose l’uomo da
dietro i suoi ispidi baffoni castani, ”Io ho già finito di pranzare, ti farà
compagnia Margaret, ora vado, ciao, buon appetito” disse stampando un grosso e
sonoro bacio sulla guancia della moglie appena prima di scomparire con un sonoro
“pop”.
“E’ inutile”
asserì la donna ridacchiando “Non riuscirete mai a mangiare insieme!” “Mmm
già”disse goffamente Dafne, che, affamata, si era già lanciata sulla porzione
di pollo del suo piatto “Allora come va? Ti vedo molto pensierosa…curiosa di
vedere la nuova scuola?” “Si…abbastanza” assentì tra un sorso d’acqua e l’altro
“Sono più che altro nervosa, è la scuola migliore e ho il timore di rimanere
indietro con qualche materia che magari non conosco molto bene” “Secondo me non
ti devi preoccupare, da quello che mi hanno detto sei una studentessa modello,
e poi scusa, non è mica per recuperare le materie che non conosci che stai
frequentando dei corsi estivi? Basta che t’impegni ora e non incontrerai
difficoltà!” disse in tono rassicurante mentre le scostava i capelli dal viso
con gesto materno “Hai ragione, ma non so perché stavolta sono più in ansia,
con gli altri cambi di scuola non è stato così, ma…forse è per via…forse è
per…” “Cosa? C’è qualcos’altro che ti preoccupa” “Uh? No, no!” disse scuotendo
la testa come per togliersi da uno stato di trance “Niente, niente, ma dimmi,
tu hai studiato lì, com’è?” chiese con sincera curiosità, tanto da distogliere
la mente della donna dai dubbi che aveva appena espresso.
Margaret
allora si lanciò in una dettagliatissima descrizione delle tradizioni e della
vita quotidiana a Hogwarts, che non sto a riportare in quanto siamo già fin
troppo istruiti in questo campo.
Il pomeriggio
passò lentamente tra i vari racconti della signora Williams e quando l’orologio
a pendolo della sala suonò le sei e trenta Dafne non poté che ringraziare il
cielo: era arrivata l’ora della sua lezione serale di difesa contro le arti
oscure, una delle poche materie che non aveva affrontato molto nelle scuole
precedenti e nonostante ciò una delle sue preferite.
Così,
attraverso la metropolvere, raggiunse in poco meno di trenta secondi l’aula
nella quale prendeva ripetizioni con altri otto ragazzi , non prima, però, di
avere assicurato che sarebbe tornata per cena.
Era molto raro
che dessero luogo a queste lezioni, poiché per frequentarle servivano
determinati permessi per utilizzare la magia al di fuori della scuola in
determinati orari nonostante la minore età e, anche una volta ottenuti, il
Ministero effettuava rigidi controlli ogni settimana, perciò, servendo una tale
organizzazione, solo in casi speciali elargiva questi permessi e Dafne e gli
altri otto ragazzi evidentemente lo erano.
La lezione
però quella sera fu davvero sfiancante e la ragazza decise, appena a casa,
nonostante fosse tornata in tempo per la cena, di andare direttamente a letto,
dove si addormentò senza nemmeno mettersi in pigiama, subito dopo avere
appoggiato il capo sul cuscino.
Morfeo la
accompagnò nei meandri di Notturn Alley, dove cominciò a tentoni a cercare la
via d’uscita, invano, l’oscurità l’aveva completamente accerchiata, era sola,
senza bacchetta e oltre a non conoscere la strada non poteva nemmeno vederla.
Avanzava cauta
nel buio, cercando di evitare buche, dossi o individui di passaggio, ma era
molto complicato senza nemmeno la luce della luna che illuminava fiocamente le
anguste viette e ogni tre per due cadeva carponi a terra procurandosi lividi
sui palmi della mano e tagli sanguinanti sulle ginocchia.
I vicoli
sembravano infiniti e vuoti, ormai errava senza meta come un’anima in pena
quando scorse in lontananza le voci di due uomini che discutevano.
Era salva!
Cercò di seguirle in modo che la portassero a loro, ma mano a mano che
s’avvicinava i loro toni sembravano dissuaderla dal chiedere aiuto.
Una voce era bassa
e sibilante, fredda, piena d’odio, sembrava uscire direttamente dalle fauci di
un grosso serpente, mentre l’altra assomigliava più ad un guaito, uno squittio
ed emetteva piccoli versetti ogni volta che l’altro uomo cominciava a parlare.
No! Decisamente
non era il caso di chiedere loro una mano, ma la sua curiosità ebbe comunque la
meglio, così decise almeno di avvicinarsi per sentire cosa dicevano.
Arrivò a pochi
metri di distanza, ma non osò avvicinarsi di più, perché dalla bacchetta di uno
dei due fuoriusciva una forte luce e non voleva farsi scoprire; purtroppo,
nonostante il silenzio del luogo, le voci dei due erano troppo basse perché
potesse capire i loro discorsi nella totalità, così si sforzò di sentire tutto
ciò che poteva, ma riuscì ad cogliere solo dei brandelli di conversazione:
“Allora la profezia?” chiese l’uomo dalla
voce sibilante “Sei riuscito ad ascoltarla?” l’altro con voce petulante rispose
qualcosa che Dafne non comprese e poi cominciò un piccolo racconto di cui udì solo piccoli brandelli quali “I due
ragazzi…” “…uccidere…” “…spazio…” ”…uno se l’altro…” non riuscì a capire se
quello che l’uomo con la vocetta da topo stava dicendo fosse importante per il
sinistro individuo perché sembrava sapesse celare abilmente i suoi sentimenti, ma
quando anche lei sentì la parola “Hogwarts” non poté non essere certa di aver
udito un sibilo di soddisfazione uscire dalle sue labbra, finalmente
cominciavano a parlare di qualcosa d’interessante…ma…no! Che stava succedendo?
L’immagine dei due uomini si allontanava sempre di più, l’oscurità si stava
dissolvendo e da un luogo lontano una foce familiare la chiamava, vide un lampo
verde, un piccolo fagotto di stracci davanti alla porta di un grande istituto
dai muri rovinati, poi si mise seduta e vide davanti a sé un piccolo felino
arancione che le faceva le fusa e si strusciava contro i suoi piedi…
Non stava più
sognando, era mattino, era nel suo letto e Margaret l’aveva svegliata per la
colazione.
Mentre si
vestiva per scendere a mangiare si trovò a ripensare a quello che le era
successo –Ancora quel sogno…cosa vogliono quei due da Hogwarts? Forse è per
questo che sono così preoccupata? O forse faccio sogni strani perché sono
agitata? Mi sembra tutto un gran circolo vizioso!- esclamò tra sé mentre scendeva
le scale.
Passò tutta la
mattinata tra le nuvole, pensando e ripensando a quello strano sogno che faceva
ogni notte da due settimane e che ogni notte mostrava qualche piccolo
particolare in più o si allungava di qualche minuto.
Ma più ci
pensava meno ci vedeva qualche cosa di logico, insomma, chi erano quelle due
perone? E perché le apparivano in sogno? Ma poi era davvero convinta che fosse
una visione? Magari era semplicemente frutto dei suoi timori inconsci! E se
fosse stata una visione come faceva ad averla? Oppure chi permetteva che
l’avesse? E perché?
Tutti questi
dubbi le annebbiavano il pensiero, scosse lentamente la testa “No! Devo
smetterla di pensarci, mi sto facendo dei filmini che non esistono, sono solo
più agitata del solito perché questa nuova scuola è molto prestigiosa e faccio
degli incubi, tutto qui!” questa affermazione ripetuta ad alta voce e con
convinzione le infuse sicurezza, così smise di pensarci per tutto il resto
della giornata, purtroppo però quella notte tornò e riuscì a cogliere una frase
in più dal discorso dei due uomini “Quel ragazzo, dobbiamo prenderlo!” A chi si
riferivano? –Oh no!- esclamò tra sé –Non di nuovo! Dafne, non ricominciamo a
giocare al detective, è soltanto un sogno e non mi rovinerà le vacanze!- questa
nuova affermazione conteneva un non so che di definitivo rispetto alla
precedente e si convinse del tutto, tanto che, nonostante tutte le notti
quell’incubo le fosse tornato non riuscì più a continuare a girare nella sua
testa, ma veniva automaticamente eliminato dai suoi pensieri appena lei si
svegliava, per poi tornare a tormentarla la notte, ma ormai non era più un
problema, ci aveva fatto il callo.
Così, notte
dopo notte, la fine delle vacanze arrivò e un bel dì, verso gli ultimi giorni
d’agosto, arrivò anche la lettera dalla scuola.
Era una
mattina limpida e serena e Dafne, dopo molto tempo, aveva passato una notte
tranquilla e riposante, poiché le sembrava di non aver sognato nulla, così si
era svegliata di buon’ora, ancora prima della sua matrigna Margaret, che ancora
si rigirava nel letto nel sonno in cera del marito che ormai da molto era
andato al lavoro.
Allora a passi
felpati scese le scale e si accinse a raggiungere la cucina, dove contava di
prepararsi delle buone e grasse frittelle, ma, mentre passava davanti alla
porta d’ingresso, qualcosa attirò la sua attenzione: era arrivata la posta, ma
in mezzo a tutte le lettere che normalmente consegnava il postino, pubblicità,
assicurazioni, stipendi, c’era una busta di una carta strana, giallognola,
molto spessa, che recava incise parole scritte con un inchiostro verde smeraldo
e caratteri ricercati e svolazzanti.
Nonostante
sapeva che i due coniugi non amassero che lei sbirciasse nella loro posta
questa volta non seppe tenere a freno la sua curiosità e andò a controllare a
chi fosse indirizzata quella missiva.
Con finto fare
disinvolto la sollevò e cominciò ad osservarla: sul davanti portava il famoso
stemma di Hogwarts, il suo viso s’illumino, ma scoprì che i suoi sospetti erano
fondati solo dopo averla voltata, infatti, il destinatario era Dafne Pratchett,
125 Piccadilly street, camera con balconcino, Londra.
Senza il
minimo ritegno strappò la busta e cominciò ad esaminarne il contenuto, era
l’occorrente per frequentare la scuola: libri, accessori, ingredienti per
pozioni e divise! Le divise! Le aveva sempre adorate! Nelle scuole che aveva
frequentato in precedenza non usavano portarle, ma lei aveva sempre sperato che
le sarebbe capitata, prima o poi, una scuola dove le utilizzassero,
naturalmente solo per seguire le lezioni, perché nel suo tempo libero lei amava
sbizzarrirsi nella scelta del suo look, ma per andare a scuola pensava che
fosse molto comodo non dover spendere mezz’ora ogni santa mattina per scegliere
i vestiti da mettere!
Bene! Hogwarts
era decisamente la sua scuola ideale! Perché non si era trasferita prima in
Inghilterra?
Troppo
eccitata per aspettare ancora corse in camera sua per lavarsi e vestirsi,
nell’attesa che si svegliasse Margaret, che, appena uscita dalla sua camera,
con ancora le lacrime agli occhi per il gran sbadigliare fu travolta
dall’impaziente ragazza che le chiese il permesso di andare a DiagonAlley per
fare spese
“D’accordo,
d’accordo!” acconsentì la donna assonnata colta alla sprovvista “Ma vedi di
tornare nel pomeriggio presto che Jales ed io dobbiamo uscire e preferiamo non
lasciare la casa incustodita!” “Perfetto!” esclamò la ragazza che mai avrebbe
sperato in un permesso così immediato e lungo: l’intera mattinata e qualche ora
del pomeriggio tutti per lei e lo shopping, stampò un grosso bacio sulle guance
ancora arrossate di Margaret e corse verso il camino, dove si trasportò
attraverso la metropolvere nelle strade brulicanti di gente di DiagonAlley.
Per prima cosa
fece tappa alla Gringott, dove s’imbatté in due ragazzi che quell’estate
avevano fatto con lei lezioni di difesa contro le arti oscure con i quali però
non s’intrattenne a lungo, era troppo curiosa di visitare quel luogo pieno di
negozi e ragazzi come lei.
Dopo aver
prelevato una discreta sommetta dalla sua cassaforte personale Dafne partì in
quarta verso l’assalto ai negozi, per prima cosa andò da madama McClan, abiti
per tutte le occasioni, dove però, prima di riuscire a parlare con una commessa
dovette, con gran disappunto, aspettare una fila di almeno venti minuti; se
avesse dovuto attendere a lungo non avrebbe potuto visitare con calma gli altri
negozi.
Fortunatamente
sentì una voce gentile rivolgersi a lei, si voltò e vide una ragazza con la
divisa della bottega “Posso aiutarla?” “Si, grazie, devo prendere delle divise
per Hogwarts e anche un vestito da sera, si, sembrava fosse nella lista…mmh
strano adesso che ci penso” “Be, in realtà no, già al quarto anno l’avevano
fatto acquistare per il ballo del ceppo no?” “Ballo del ceppo?” “Oh si,
un’usanza della scuola, ti spiegheranno meglio i tuoi futuri compagni, sei
nuova giusto?” “Eh si, mi sono trasferita qui in Inghilterra quest’estate e ho
dovuto cambiare scuola” “Buona fortuna allora, ascolta, ” disse la commessa che
durante la chiacchierata non aveva fatto altro che cercare chissà cosa dentro
ad alcuni scaffali “divise della tua taglia non ci sono, devo prenderti le
misure e fartele al momento, se hai pazienza un attimo prendo la stoffa ed il
metro, nel frattempo accomodati in piedi su quello sgabello” le consigliò
indicando uno scranno libero accanto ad una ragazza dai capelli castani ricci e
a prima vista indomabili che come lei si stava facendo prendere le misure
“D’accordo
grazie” disse con un tono cortese salendovi sopra.
“Ciao!” le
disse con voce allegra la vicina di sgabello porgendole la mano “Io sono
Hermione! Scusa se mi presento così, ma non ho potuto fare a meno di sentire la
vostra conversazione e sono curiosa di sentire che anno devi frequentare, visto
che sei nuova” “Il sesto, comunque io sono Dafne, piacere! Non preoccuparti,
non mi è dispiaciuto che ti sia presentata, è meglio non iniziare una scuola
totalmente “al buio” diciamo” “Già, è vero, ad ogni modo anche io farò il sesto
anno, saremo compagne di classe e di dormitorio forse” “Bene!” esclamò Dafne
sollevata di aver già conosciuto una delle sue nuove compagne “Si, anzi stavo
pensando, che ne dici se scegliamo insieme il vestito da sera e dopo vieni a
fare spese con me così ti presento anche alcuni miei amici, sempre tuoi futuri
compagni?” la ragazza non poteva credere alle sue orecchie, sembrava essersi
già fatta una nuova amica, se tutti i londinesi erano così socievoli in pochi
mesi avrebbe conosciuto tutti gli studenti di Hogwarts “D’accordo, perché no?”
disse mentre la commessa cominciava a prenderle le misure con stoffa e metro.
Quand’ebbe
finito le disse che avrebbe dovuto passare tra un paio d’ore, per ritirare le
divise pronte e finalmente poterono scegliere il vestito.
Le varie prove
e le scelte richiesero un tempo infinitamente lungo, ma quando uscirono dal
negozio avevano stampato entrambe un sorriso soddisfatto sul volto.
“Ti stava
davvero bene quel vestito Hermione, il colore poi faceva risaltare i tuoi
occhi” “Grazie” disse lei un poco arrossita “Ma anche il tuo era perfetto per te,
davvero sexy” “Già, faremo impazzire tutti i ragazzi quando lo indosseremo”
disse ironicamente.
Hermione stava
già per ribattere che lei non sarebbe stata notata di striscio quando sentì due
voci familiari chiamarla dall’altro lato della strada “Harry, Ron!” riuscì ad
esclamare prima che si avvicinassero e lei si lanciò verso di loro per
abbracciarli e baciarli “Ehi!” urlarono in contemporanea i due, sorpresi “Cos’è
tutta questa festa che ci stai facendo?” “Non fate gli scemi, sono stata
seriamente preoccupata per voi, non è così facile sapere come state se nelle
lettere non si può scrivere niente di potenzialmente
pericoloso, poi non siamo
nemmeno riusciti a vederci, con Voldemort in libertà non è che ero molto
tranquilla!” a sentirla pronunciare quel nome senza problemi a Dafne scorse
qualche piccolo brivido sulla schiena, che fece notare la sua presenza ai due
ragazzi appena sopraggiunti
“Ehi Herm!”
domandò Ron “Perché non ci presenti…la tua ehm…amica?” “Oh si! Scusa, che
idiota sono!” “Finalmente l’ha capito” bisbigliò il rosso all’amico con
sarcasmo provocandogli piccoli spasmi dalle risate fatte sotto i baffi
“Evidentemente Ron non hai ancora capito il significato di sottovoce, te lo
spiego: io non dovrei sentire ciò che dici a Harry!” esclamò inacidita, facendo
arrossire le orecchie dell’amico “Comunque” disse schiarendosi la voce “Questa
è Dafne e quest’anno verrà a Hogwarts con noi, frequenterà anche lei il sesto
anno!” “Bene! Chissà in che casa sarai? Speriamo Grifondoro!” disse Harry con
un entusiasmo che fece tingere le sue guance di porpora “Già, ma io pensavo che
anche corvonero non sarebbe male no?” d’un tratto il viso del ragazzo si
rabbuiò “Che ho detto?” “Niente, niente” si affrettò a dire Hermione “Solo una
brutta esperienza con una ragazza un po’ frivola di quella casa, comunque hai
ragione, anche quella non sarebbe male, sembri in gamba sai?” “Grazie mille, ad
ogni modo Harry, mi spiace di aver fatto riaffiorare ricordi spiacevoli, dai
adesso andiamo a fare un po’ di sano shopping e cerca di fare un bel sorriso,
se no attacchi il malumore anche a me!” “D’accordo, ma per prima cosa compriamo
i libri, così ci togliamo il pensiero!” “Ottima idea, forza, dove si va?
Guidami tu!” chiese prendendolo sottobraccio
“Ehi, non
pensi che si stia prendendo un po’ troppa confidenza con Harry?” “Che c’è
gelosa?” “Io? Ma figurati, è che sembrava tutta timida ed impaurita con me
prima, ha tirato fuori una grinta che non sospettavo!” “Gia…” mugugnò Ron che
sembrava aver ascoltato solo la prima parte del suo discorso “…dimenticavo, c’è
soltanto Krum nel tuo cuore” “Ma smettila! Ancora con questa storia! E’
solamente un amico di penna, lo vuoi capire, non è il mio tipo, troppo
spigoloso diciamo! Sei contento ora che te l’ho detto?” “Si, ma non è che
m’importava molto, era solo per prenderti in giro” affermò con una voce
talmente risollevata che fece spuntare un mezzo sorrisetto sul viso della
ragazza “E adesso che c’è?” “Niente, niente!” “Va bè, sarà meglio che
raggiungiamo quei due, sono già entrati nel negozio!”
Da lì uscirono
con delle borse talmente zeppe di libri che ogni pochi metri i ragazzi dovevano
fermarsi per far riposare le braccia “D’accordo!” disse Harry stremato “Forse
l’idea di prendere i libri per primi è stata più stupida che furba, propongo
una pausa da Florian Fortebraccio per un gelato, non ho fatto colazione oggi!”
“Ottima idea, nemmeno io ho fatto in tempo a mangiare stamattina!” asserì
Dafne, il cui stomaco aveva effettivamente cominciato a gorgogliare molto
rumorosamente.
Presero un
grande tavolo all’aperto, all’ombra del tendone, dove, seduti, riposarono in
silenzio le loro stanche membra, in attesa del gelato, che non tardò ad
arrivare.
“Sai mi
chiedevo” esordì Hermione mentre lottava per cacciare una nocciola fuori dalla
coppa “chi ti avesse accompagnato qui e come mai ti abbiano lasciato solo” “E’
venuto Remus, tutti gli altro erano… occupati” disse cosciente di non poter parlare
chiaro per la presenza di Dafne “Ma ha pensato che dopotutto in questa via
brulicante di gente, in pieno giorno, con i miei amici, dopotutto magari ero al
sicuro” “In che senso?” domandò incuriosita Dafne “Come in che senso?” esclamò
stupita Hermione “Non dirmi che non hai capito che Harry è…è…Harry Potter!”
“Oddio no!” proruppe allora imbarazzata, ma con un misto di curiosità nello
sguardo “ Che stupida sono, chi poteva essere un Harry del sesto anno a
Hogwarts se non il famoso Harry! Senti, so che te lo chiederanno tutti e
probabilmente sarà fastidioso, ma…la cicatrice?” “Oh, non preoccuparti” disse
all’ora lui sollevandosi con noncuranza il ciuffo ribelle dalla fronte “Ecco…”
“Fa uno strano effetto vederla dopo averne sentito parlare per anni” disse
sporgendosi e sfiorandola delicatamente con l’indice, al che però il ragazzo si
scostò istintivamente lasciando andare i capelli “Oh scusa!” mormorò
imbarazzata “Non ho pensato che…” “No, è solo che non me l’aspettavo, nessuno a
parte me l’hai mai toccata…così…è stato strano, ma non spiacevole, non so
perché ho reagito in questo modo…” dopo questa frase uno strano silenzio
turbato cadde sul quartetto che finì il dolce senza parlare.
L’atmosfera
cambiò soltanto quando un orologio lontano scandì mezzogiorno e mezzo “Scusate,
ma ho ancora un sacco di cose per la scuola e per me da comprare e devo ancora
passare a ritirare i vestiti, comunque è stato bello conoscervi, ora comincerò
tranquilla il nuovo anno nella nuova scuola! Ciao a tutti! Ciao Harry” disse
con un sorrisetto a metà tra l’imbarazzo e la malizia mentre scompariva dietro
l’angolo della strada affollata.
“Quella
ragazza è proprio strana!” “Quella ragazza è pericolosa” bisbigliò Hermione
fissando la sedia vuota pensando di non essere sentita “Ma che dici?”
esclamarono i due all’unisono “Chi?Cosa?Ah!Ma no! Volevo dire deliziosa, mi
sono…confusa…ecco tutto” “Si, certo, a chi vuoi darla a bere? E’ che si vede
lontano un miglio che piace a Harry e sei gelosa!” “Ma la vuoi piantare con
questa storia, prima con Krum, ora con lui?” urlò indicando l’amico “Basta!”
“Basta, davvero! A parte il fatto che non voglio essere messo in mezzo nei
vostri battibecchi, poi non cominciate come l’anno scorso, sembrate una
coppietta d’anziani inaciditi!” sbraitò irritato “Ha ragione, scusa Mione”
“Okkei, non preoccuparti Ron, ma smettila con tutte queste frecciatine su me e
altri ragazzi, non è che sei tu quello geloso?” “Non cominciare tu ora!”
“D’accordo, ora basta davvero, andiamo a prendere gli ingredienti per le
pozioni!” “Oh! Non farmi cominciare a pensare a quella patatina fritta vivente
prima che arrivi settembre, ho già abbastanza incubi per conto mio!” affermò
Harry provocando le risate dei due amici che riempirono l’aria già vociferante
di Diagon Alley.
Quando Dafne
ebbe finito tutti gli acquisti per la scuola le avanzava ancora un’oretta
scarsa di libertà che decise di spendere con una visitina ad un negozio che
l’aveva incuriosita quando c’era passata davanti: Accessori di qualità per il
Quidditch, lei adorava quello sport, ma non aveva mai avuto il denaro per
permettersi una scopa, nonostante tutto, tutte le volte che girava negozi per
comprare gli accessori per la scuola nutriva sempre la segreta speranza di
riuscire, in qualche modo che ancora non conosceva, a prendere almeno un manico
di scopa mediocre.
Appena si
avvicinò al negozio però le sembrò un’idea impraticabile quella di visitarlo,
infatti, davanti alla vetrina c’era una calca impressionante di gente che
cercava di vedere qualcosa all’interno –Probabilmente una scopa nuova- si disse
con la curiosità che cresceva a mille, così, quatta quatta, cercò di farsi
largo tra la folla eccitata, ma con scarso successo, per di più, mentre cercava
di stare sulla punta dei piedi per vedere meglio perse l’equilibrio e scivolò
addosso ad uno dei tanti ragazzi facendolo cadere rovinosamente a terra.
Dispiaciuta
cercò di aiutare il ragazzo ad alzarsi porgendogli la mano.
Draco, ancora
irritato per la caduta prese in malo modo la mano della ragazza maldestra,
pronto, appena si fosse rialzato, a dirgliene quattro, ma appena posò il suo
sguardo su di lei si ammutolì, improvvisamente la gola gli si era seccata ed
emettere un suono che potesse avvicinarsi ad un ciao fu veramente difficile; la
ragazza, infatti, era veramente bella, nessuna l’aveva mai colpito così ad
Hogwarts, non gli sembrava nemmeno d’averla mai vista in effetti a Hogwarts, ma
dalla sua borsa sporgevano le inconfondibili divise che anche lui aveva appena
acquistato.
Non riusciva a
togliere il suo sguardo da lei, non era molto alta, gli arrivava poco sopra
alle spalle, ma aveva un bel fisico, era abbastanza magra, aveva tutte le forme
al punto giusto ed il viso era bellissimo: aveva una pelle molto chiara, con
lineamenti fini e degli occhi leggermente a mandorla, non abbastanza da farla
sembrare orientale, ma da conferirle quell’aria di mistero che tanto amava
nelle donne e quei capelli ondulati, di un tenue rosso ramato che le
incorniciavano il volto la facevano apparire al contempo una ragazza tenera, da
proteggere, ma sensuale e piena di passione.
Nonostante
tutto i suoi modi non si erano raddolciti di molto quando le disse “Ehi stai
attenta, hai deciso di rompere un braccio a qualcuno prima di sera?” “Ehi sta
calmo tesoro, non l’ho mica fatto apposta, scusa se ti ho fatto impolverare il
tuo bel vestito” esclamò vagamente irritata dal suo tono arrogante.
Questa sua
audacia fece accrescere enormemente l’interesse del ragazzo verso di lei
“D’accordo, mi calmo, ma stai attenta la prossima volta, in ogni caso, che ne
dici di prendere una burrobirra con me?” –Ma che ho detto? Come mi è saltato in
mente di invitarla…bah, ormai è fatta- -Questa è veramente la mia giornata
fortunata- si disse invece lei prima di accorgesi che in realtà non ne aveva il
tempo “Verrei davvero volentieri, ma tra dieci minuti devo essere a casa e non
credo di ricordarmi esattamente la strada del focolare che ho usato per
arrivare” “Io conosco bene questo posto, posso accompagnarti a quello più
vicino” propose con una gentilezza che di certo non gli si addiceva –Ma che mi
succede?- “Perfetto” rispose lei incamminandosi verso la strada che il biondino
aveva appena imboccato “E comunque io sono Dafne, piacere” “Mmmh? Ah, io sono
Draco, ma dimmi, che anno devi frequentare a Hogwarts?” “Il sesto perché?”
“Perché non mi sembra di averti mai visto e ho pensato che magari fossi più
piccola di me, ma non è così…Eppure credevo di conoscere tutti quelli del mio
anno” “Guarda, io non so se conosci tutti quelli del tuo anno, ma sicuramente
non puoi conoscere me, perché sono nuova, vengo ad Hogwarts per la prima volta
quest’anno!” “Come mai?” “Mi sono appena trasferita” “Quindi non sai ancora in
che casa starai?” “No, farò lo smistamento, ho detto giusto?” “si, si” “dicevo,
lo farò con quelli del primo anno appena arriverò” “Mmmh bene, ecco il
focolare” disse indicando un piccolo caminetto accanto al negozio di Madama McClan
“Ci vediamo a settembre Draco” “Okkei, ciao Dafne, ci vediamo sul treno
magari…” furono le ultime parole che sentì prima di essere catapultata nel
freddo vortice di fiamme smeraldine che la riaccompagnarono a casa.
“Ciao cara,
meno male che sei arrivata puntuale, io e Jales volevamo regalarti questo prima
di andare via” disse Margaret appena la vide entrare e le porse un lungo pacco
informe che la ragazza scartò senza preamboli scoprendo un lucido manico di
scopa con la scritta lucente firebolt vicino ai rametti di saggina “Non è il
nuovo modello, ma in ogni caso è un ottima scopa no?” chiese la donna
speranzosa “Ottima? E’ magnifica, veramente un regalo fantastico, ma come mai?”
“Così, avevamo pensato di farti un dono utile per la nuova scuola, ma non sapevamo
cosa, poi io mi sono ricordata della tua passione per il qiudditch e così
abbiamo pensato, perché non prenderle un bel manico di scopa, è bene dedicarsi
un po’ allo sport quando si è giovani” “Grazie mille davvero!” esclamò Dafne
con gridolini di gioia mentre si buttava al collo dei due coniugi e li riempiva
di baci.
“Bene, ora
basta, dobbiamo andare, torneremo per cena” “D’accordo, per ringraziarvi allora
preparerò io una bella cenetta” “Perfetto, a dopo allora” “Si, a dopo, siate
pronti a leccarvi i baffi”
*****
“Sono contento
di potervi ospitare almeno per gli ultimi giorni di vacanza!” esclamò Ron
porgendo ad Harry una federa pulita per il suo cuscino “Anche io, sarebbe stato
più triste raggiungere la stazione da solo e senza la confusione che regna
sempre qui il primo settembre” “Si, ma quest’anno non credo che la situazione
sarà così tragica, perché anche se ci accompagneranno tutti solo io,te, Ginny e
Mione avremo i bauli e tutto il resto, l’organizzazione sarà più semplice” “Bè,
sarà comunque più divertente che con i Dursley” “A proposito dei tuoi zii,
com’è andata quest’estate?” “Davvero meglio del solito, la minaccia di
Moody è stata veramente utile, certo,
non hanno cominciato a trattarmi amorevolmente come il loro Duddy” “E per
fortuna!” “Già, ma non mi affamano più, posso tenere in libertà Edvige e fare i
compiti alla luce del sole e poi” cominciò con un tono di voce più tenue e
strozzato “con il fatto di Sirius, mi hanno firmato il nuovo permesso per
Hogsmeade” “Non ci avevo pensato a questo…ma te come stai?” “Va meglio rispetto
a giugno, ma quando ci penso ci sto comunque male e poi…” “Ehi ragazzi!” lo
interruppe Hermione “Quasi dimenticavo di chiedervelo, non so come mai non mi
sia venuto in mente tramite lettera, come sono andati i gufo?” “Abbastanza
bene, l’unica “E” che ho preso è stata in Difesa, per il resto sono state molte
“O” “A” in storia della magia e astronomia e “D” in divinazione” “Wow Ron
fantastico e tu Harry ?” “Quasi tutto come lui, solo che ho preso “E” anche in
trasfigurazione e cura delle creature magiche “A” in divinazione e “D” in
astronomia, ma non è importante, sono entrambe materie che lascerò, il problema
è se Piton mi ammetterà nella sua classe di pozioni anche se non ho preso “E”,
altrimenti non potrò fare l’auror, tu invece” continuò rivolgendosi alla
ragazza “Avrai preso “E” in tutte le materie immagino” “Si, anche se mi sarei
aspettata una “O” in astronomia e antiche rune, bè, meglio così!” “Infatti,
comunque Harry ha toccato un punto fondamentale, anche io sono preoccupato che
Piton non mi prenda per quest’anno” “Ragazzi, sapete, credo che la McGranitt
calchi un po’ la mano per voi due con Piton dopo le liti con la Umbridge l’anno
scorso, ma dovrete impegnarvi più seriamente in caso ci riuscisse, primo perché
sarebbe veramente di cattivo gusto se dopo che si è sbattuta per voi andaste
male a scuola, secondo non accettano di addestrare auror che non abbiano preso
tutte “E” ed “O” ai M.A.G.O.” “Lo sappiamo, ed hai ragione, ma per adesso
cominciamo a vedere se riuscirà a convincere la patatina fritta, poi si vedrà”
saggiamente Hermione evitò di ribattere per non cominciare nuovamente a
bisticciare, ma non poté pare a meno di non scoccare a Ron uno sguardo di
rimprovero che lo inquietò un po’
“Be” disse per
cambiare discorso “La cena sarà pronta
ormai, ci aspettano di sotto andiamo?” “Si ho una fame” acconsentì l’amico e
tutti si precipitarono giù dalle scale, guidati dal profumino proveniente dalla
cucina, in cui incontrarono la signora Weasley che li invitò ad accomodarsi nel
tavolo in giardino dove trovarono l’intera famiglia al completo, fatta
eccezione ovviamente di Percy che ancora non era tornato e non accennava a
farlo, ma , nonostante tutto, l’atmosfera era decisamente allegra e rilassata i
tre ragazzi non videro sedie libere vicine, così si separarono: Harry trovò
posto accanto a Ginny, Hermione di fianco a Charlie e Ron si sedette tra i due
gemelli che se possibile erano ancora più scherzosi del solito.
La cena
comunque iniziò senza intoppi ed in silenzio perché tutti erano troppo
concentrati a fagocitare, piuttosto che ad intavolare un discorso, solo quando
arrivò il dolce e ormai gli appetiti si erano un po’ smorzati il giardino
cominciò a riempirsi di voci serene.
“Allora Ginny,
come va con Dean? Quando Ron me ne ha parlato sembrava un po’ nero, ma penso
fosse più per la gelosia che per altro” “Infatti, va tutto a gonfie vele con
lui, per quanto possa esserci tra noi adesso, ci siamo messi assieme alla fine
dell’anno ed è da allora che ci sentiamo solo via gufo, non ci sono grandi
novità, comunque lui è molto dolce con me” “Sono felice per te, di sicuro vale
un po’ di più di quel ragazzo di corvonero” “Mmmmh…si…hai ragione…” mugugnò lei
tra un boccone di torta di mirtilli e l’altro “Te invece con Cho? Non sembrava
foste rimasti in buoni rapporti alla fine dell’anno” “No, infatti e preferisco
non parlarne, veramente è finita in malo modo, senza un motivo quasi e siccome
sono capitate cose molto più gravi ed importanti questa è proprio il caso di
levarsela dalla mente a priori, senza rimuginarci sopra troppo” “Sono d’accordo
con te, fai bene a fare così, non era un matrimonio, non sprechiamo troppe
giornate utili per piangersi addosso” “Ehi! Sai che non avrei mai immaginato
che tu fossi così fino a due anni fa? Sei forte” “Grazie” disse la ragazza che
arrossì nonostante i suoi vecchi sentimenti per Harry fossero solo un ricordo,
comunque non fecero in tempo a dirsi altro che un urlo proveniente dal lato
opposto del tavolo attirò non solo la loro atenzone: la signora Weasley era
trasalita ala vista del figlio minore che perdeva copiosamente sangue dal naso
“Mamma” esclamò allora lui tra un risolino ed uno sputacchio “Stai tranquilla,
sono…sono solo Fred e George, hanno scambiato la mia fetta di dolce con una merendina
marinara, vedi” disse addentando la parte violacea della brioche “ora smette”
infatti, quando l’ebbe ingoiata, di tutto il sangue che colava rimase solo una
piccola scia sul mento e le labbra “Piccoli delinquenti, sapete che non voglio
che seminiate i vostro scherzi per la casa, anche se siete maggiorenni”
aggiunse prontamente per risparmiarsi le loro lamentele “e soprattutto che li
proviate sui vostri fratelli!” “Ma non sono una novità mamma, sono già sul
mercato da un po’, era solo uno scherzo” “Be, era di cattivo gusto” concluse la
donna mettendo fine alla discussione e ripristinando il silenzio in tavola.
“Bene, ora che
non state chiacchierando mi chiedevo se potevo avere la vostra attenzione”
disse Bill con tono quasi autoritario e gli occhi di tutti i presenti si
fissarono su di lui “Bene, sapete che con questa faccenda dell’ordine ora
sarebbe meglio che molti di noi stessero nelle vicinanze in modo da essere più
facilmente rintracciabili e soprattutto che più membri possibili dell’ordine
abbiano libero accesso ala scuola per tenere maggiormente sottocontrollo gli
studenti e, non averne a male, soprattutto tu, Harry” nove teste annuirono in
silenzio “Bene, quindi, siccome io sono completamente d’accordo con tutto ciò
non penso che sarà così stupefacente per voi il fatto che io abbia accettato
l’incarico d’insegnante di difesa contro le arti oscure offertomi a giugno da
Silente” “Cosa? Avrò mio fratello come insegnante? No! E perché mai hai
accettato?” “No, veramente” chiese Ron “La domanda migliore è perché a te?”
“Semplice, oltre incantesimi difesa era una materia in cui eccellevo, due delle
poche in effetti, e siccome Albus si fida di me mi ha offerto il posto. Perché
ho accettato? Bé, è un ottimo impiego, insegnare è soddisfacente, l’ho
sperimentato con Fleur, e ho una gran voglia assurda di tornare nella mia
vecchia scuola!”
A questa
affermazione Molly ebbe un piccolo mancamento e poi esclamò “No caro, non puoi
accettare, assolutamente, quello è un posto sfortunato, maledetto oserei dire,
non puoi rischiare così!” “Sciocchezze mamma!” sbottò lui adirato “E’ solo
stato affidato sempre alla persona sbagliata in quanto incompetente o
maniacalmente folle, se tu pensi che io sia uno di questi due casi devo
prenderla come un’offesa!” “Ma no, non era quello che intendevo, non capisci, è
pericoloso, mi sembra evidente” “Si, ti capisco” sospirò raddolcito “Ma ci
tengo veramente e poi anche il mio vecchio lavoro non era tanto più tranquillo,
inoltre mi teneva spesso lontano, invece così sarò più vicino e sarà più
semplice mantenersi in contatto e accertarsi che sono ancora vivo” soprattutto
quest’ultima asserzione sembrò convincere l’apprensiva madre che diede
l’impressione di aver accettato la scelta del figlio.
La cena
terminò senza ulteriori colpi di scena e la stessa atmosfera tranquilla permase
per il resto delle vacanze, sebbene verso gli ultimi di agosto un’aria
elettrizzata invase la casa e contagiò tutti gli abitanti che diventarono un
po’ più irrequieti, niente comunque a che vedere con la mattina della partenza.
Era un giorno
umido e ventoso, sembrava che l’estate avesse deciso di finire di colpo con
l’arrivo della scuola e tutti dovettero cercare all’ultimo momento dei vestiti
più pesanti nei bauli già sigillati.
Così,
nonostante fossero pochi gli studenti da portare a Hogwarts riuscirono a
partire in ritardo anche quest’anno e non mancarono le varie serie di
imprevisti del tipo “Mamma, torniamo indietro, ho dimenticato il vestito da
sera” oppure “Si, e io la divisa nuova da Quidditch” persino Hermione: “Oddio
il distintivo da prefetto!”
Fu così che
quando giunsero alla stazione erano gia le undici meno due minuti e ce la
fecero a prendere l’espresso solo per un pelo, senza però riuscire nemmeno a
salutare gli Weasley che si sbracciarono dalla banchina per accomiatarsi ai
quattro sul treno.
“Ce l’abbiamo
fatta, non l’avrei mai creduto” “Nemmeno io, quando addirittura Mione ci ha
fatto tornare indietro per la spilletta ero convinto che ormai fossimo
spacciati” “Mamma mia Ron, non essere così tragico, come vedi non è successo
niente” esclamò la ragazza agitata e rossa in volto, evidentemente le bruciava
di essere stata distratta, cosa che praticamente non le capitava mai.
Mentre
chiacchieravano i tre si accinsero a cercare uno scompartimento libero, ma non
ebbero fortuna così ne scelsero uno dove si vedeva solo la sagoma di una
persona all’interno, perché a differenza degli altri le tende erano tirate,
tentarono la fortuna.
“Scusa,
possiamo?” chiese Hermione trascinando a fatica il baule “Ma certo ragazzi, ciao
come va?” rispose una voce familiare “Dafne! Ciao!” esclamò Harry felice mentre
lei correva ad abbracciarli.
Passarono la
successiva ora a raccontarsi cosa avevano fatto nei giorni in cui non si erano
visti, fino a che Hermione non notò l’irrequietezza dell’amica e allora cambiò
discorso.
“Allora, come
stai?” “Sono un po’ agitata, sai, scuola nuova, ma…quello cos’è?” domandò
indicando una cesta che aveva cominciato a dondolare minacciosamente “Oh, è
solo grattastinchi, il mio gatto, ma è meglio non farlo uscire, farebbe troppo
casino sul treno e non ho voglia di cercarlo quando dovremo scendere” “Hai
ragione” disse distratta improvvisamente memore di quello che le aveva detto
Draco a Diagon Alley “sentite ragazzi, io ora vado a fare un giretto, vorrei vedere
se riesco ad incontrare un ragazzo che ho conosciuto a Diagon Alley poco dopo
che ci siamo salutati” “D’accordo” risposero i tre in coro, che colsero
l’occasione per stare da soli e parlare delle faccende di Voldemort e
dell’ordine.
-Non sarà
facile trovarlo, no, decisamente no- rifletté quando dal fondo del convoglio
guardò in avanti e, per la prima volta, si accorse di quanto era lungo e di
quanti studenti potesse ospitare –Be, pazienza, tutt’al più mi sarò fatta una
passeggiata e qualche amico in più- si auto-incoraggiò cominciando l”ispezione”
.
Nei primi
vagoni che vide trovò gente che discorreva composta del più e del meno o su
come avevano passato l’estate o ragazze che si scambiavano i primi pettegolezzi
dell’anno o che parlavano dei loro rispettivi ragazzi e di quanto erano mancati
loro.
Più avanti
invece la situazione si fece più animata e dagli scomparti arrivarono gridolini
eccitati o forti risate di ragazzi che stavano scherzando insieme ma nessuna
traccia della chioma bionda del serpeverde o della sua voce fredda ma suadente.
Imperterrita
avanzò ancora fino a che non ritrovò la calma dei primi vagoni e pensò quasi di
essere tornata indietro, se non fosse che il treno non era rotondo e lei non
aveva cambiato direzione, così, guardando di sbieco nei vari scomparti continuò
la ricerca del misterioso ragazzo fino a che non arrivò all’estremità del treno
–Com’è possibile? Che venga a scuola in un altro modo? Ma dai! Però come ho
fatto a non vederlo? Magari era tra la folla dei ragazzi rumorosi e con tutto
quel baccano non l’ho ne visto ne sentito, bah, speriamo bene, tanto comunque
devo tornare indietro, magari lo becco al ritorno- decise incamminandosi
–Chissà come mai mi ha colpito così tanto? Non mi succede mai! Eppure aveva
un’aria così strana, fredda e distaccata, eppure i suoi occhi nascondevano
qualcosa di diverso, rabbia, disperazione, non capisco, forse solo…- “Mai stai un po’ attenta” gli gridò uno
studente con cui si era scontrata. Evidentemente era immersa troppo
profondamente nei suoi pensieri e oltre a non cercare più il ragazzo non vedeva
nemmeno più dove stava andando “Scusa!” esclamò rialzandosi da terra e
porgendogli la mano “Ma datti una calmata, non l’ho fatto apposta…Draco!”
“Dafne! Possibile che dobbiamo sempre incontrarci così?” “Già, ma tu che ci fai
in giro per il treno come un vagabondo?” “Scusa è, ma potrei rivolgerti
esattamente la stessa domanda!” “Eh già! Bè, io cercavo te, sai avevi detto “Ci
vediamo sul treno magari” e io pensavo di dare una mano al Fato” “D’accordo”
disse tra il divertito e il sorpreso “Senti, qui non ti posso certo offrire una
burrobirra, ma se vieni nel mio scomparto potrei offrirti un succo di zucca
ghiacciato che ne dici?” “Perché no?” accettò ammiccando con un sorriso e lo
seguì fino a quando arrivarono alla fine del convoglio “Ehi, ma qui ci sono già
stata, non si può andare più avanti di così!” “Lo dici tu, io sono un prefetto
e dietro questa finta parete ci sono i nostri scomparti personali, i teoria gli
altri studenti non potrebbero entrare, ma ci ho già portato un sacco di gente e
nessuno ha mai scoperto niente, perciò prego” la invitò sferzando con la
bacchetta un piccolo quadro appeso al muro facendolo scomparire e rivelando un
vagone molto più ampio e lussuoso “Cavolo, li trattano bene i prefetti qui
vero?” “Già…” assentì conducendola nel suo scompartimento dove si accomodò in
un confortabilissimo divanetto foderato di velluto verde smeraldo dove le servì
la bevanda dopo essersi seduto accanto a lei “Allora, da dove vieni Dafne?”
“Sidney, Australia, ma prima sono stata nel New England, a Toronto e una volta
persino a Tokio, sapessi che incantesimi hanno dovuto fare per farmi parlare e
scrivere correntemente il giapponese e poi per farmi dimenticare tutto quando
ho cambiato stato” “Come mai tutti questi viaggi? Che lavoro fanno i tuoi?”
“Oh, i miei sono morti credo, non lo so con esattezza, comunque mi sono
trasferita ogni volta che ho dovuto cambiare famiglia affidataria” “Mi spiace,
non dovevo chiederti…” “No, per carità, non farti problemi? Come potevi
saperlo?” “E poi se non avessi voluto andare sul discorso avrei potuto mentire
o non parlarti di tutti i miei viaggi giusto?” il biondino annuì “E tu invece
da dove vieni Draco…Draco come?” “Malfoy, vengo da Londra, non quella babbana
naturalmente, abito sopra una piccola collina, in un maniero” “Ehi, non fare
tanto il figo in questo modo, guarda che con me non attacca” scherzò lei
irritandolo visibilmente “comunque se vivi in un posto così devi essere un
purosangue immagino, infatti mi sembra di averlo già sentito questo nome, ma
non ricordo dove…” “Non saprei…e tu invece, come fai di cognome?” tentò di
svicolare lui, non voleva si ricordasse dove aveva sentito quel cognome, era
troppo fastidioso quando la fama di suo padre lo precedeva, spesso in molti
dopo aver capito di chi era figlio lo evitavano…una rabbia enorme lo stava
assalendo, ma non poteva permettere che trapelasse, così scansò di colpo quei
pensieri e tornò a concentrarsi su quello che diceva la ragazza “Pratchett, è
l’unica cosa che mi è rimasta dei miei genitori, o almeno credo…” disse, ma
stavolta la sua voce non era così calma e sicura come prima, aveva cominciato a
tremare e dai suoi occhi ormai lucidi cominciarono a sgorgare delle lacrime che
caddero con tonfi sordi sulla sua gonna.
Imbarazzata
per la pessima figura fece per alzarsi e scappare via, ma il ragazzo la bloccò
e la strinse a se accarezzandole i capelli –Ma che sto facendo, non sono io, la
consolo? Quando sono con lei non sono me stesso- si disse, ma sapeva perché, in
lei qualcosa le ricordava lui, le ferite che aveva dentro, ma cosa? Com’era
possibile? Comunque al momento non aveva importanza “Non preoccuparti, stai
calma, piangi quanto vuoi” –E queste parole dolci? Da dove arriva tutto
questo?- “S…s..scusa” riuscì a mormorare lei tra i singhiozzi “Non so che mi è
successo, io non sono così, io non piango di solito, è che con te, non so, è
strano quello che sento” “Sssssh, non c’è bisogno di scuse” disse, ma stavolta
non tanto per consolarla, più per non farle dire ciò che stava per dire, gli
faceva paura quello strano e tacito legame che c’era inspiegabilmente tra loro,
non si conoscevano in realtà, ma era un po’ come se fossero amici di vecchia
data persi di vista anni prima, entrambi lo sapevano, ma ammetterlo a voce,
almeno per lui, era troppo spaventoso, voleva dire affrontare qualcosa che era
in lui, qualcosa di consapevolmente nascosto da anni e probabilmente era
pericoloso, o forse solo terrorizzante, si, era così, gli faceva già troppa
paura l’effetto che aveva su di lui, scoprire il perché non solo era troppo
prematuro, ma anche troppo agghiacciante, ma cosa? Cosa poteva legarli a quel
modo? Apparentemente nulla, erano i due ragazzi probabilmente più differenti
che potessero esservi sulla faccia della terra, almeno secondo lui eppure....
Restarono per
molto lì, in silenzio, con tante cose da dire, ma senza parole e coraggio per
descriverle, mentre lei piangeva e lui la consolava giocherellando con i suoi
capelli morbidi con una mano e tenendola stretta con l’altra.
Piano piano le
lacrime si esaurirono e quella situazione diventò sempre più imbarazzante.
Dafne non
avrebbe mai voluto slegarsi da quell’abbraccio così rassicurante e Draco non
avrebbe mai voluto che lei lo facesse, ma il cielo si era fatto scuro e l’ora
dell’arrivo era vicinissima e loro non si erano nemmeno ancora messi la divisa.
Sempre in
silenzio lui la fece uscire dalle stanze dei prefetti e poi lei con un’insolita
flemma raggiunse il suo scomparto “Ciao ragazzi” disse senza nemmeno l’ombra
della tristezza che le aveva bagnato il volto fino a poco tempo prima “Come
va?” “Bene, ma forse a te va decisamente meglio che a noi” “Ma che dici
Hermione? Smettila…” “Non fare la finta tonta con me, vai a cercare un ragazzo
che hai conosciuto qualche giorno fa, dici che torni presto e invece ti vediamo
spuntare quando quasi all’orizzonte si vede la scuola con un sorriso, se
possibile, a trentaquattro denti e non ti è andata bene? Ma fammi il piacere!”
“D’accordo hai vinto, ma voi ragazzi” si rivolse ad Harry e Ron che
probabilmente erano gia pronti ad una sua confessione di quello che aveva fatto
con il misterioso ragazzo “non sperate di saperne di più sul mio incontro, sono
fatti privati, Mione, tu naturalmente saprai tutto più tardi, sperando di
essere nello stesso dormitorio…tu sei?” “Grifondoro, come i due rimasti a bocca
asciutta qua dietro” “Già è vero, avevo dimenticato, speriamo bene, comunque
dopotutto anche Corvonero non sarebbe male, penso, anche serpeverde mi
affascina” “Ma che dici, quella è una casa malfamata, piena di gente che per lo
più è seguace di Voldemort o comunque di cui non ci si possa fidare, stai
attenta a quelli, seriamente” “Ragazzi, quanti pregiudizi, bisogna conoscerle
le persone, non giudicarle a priori” “Credici, noi le conosciamo molto bene”
affermò Harry seguito da una voce che annunciava l’imminente arrivo “Bene, voi
due uscite un attimo per favore, devo ancora mettermi la divisa” “D’accordo a
dopo” acconsentirono cominciando già a raggiungere l’uscita del treno.
“E dimmi,”
chiese Hermione dopo un po’ di inquieto silenzio “Chi sarebbe questo ragazzo
con cui ti è andata bene?” “Ah! Sono abbastanza sicura tu lo conosca, è del
sesto anno, ma non so perché ho la sensazione non sia della tua casa, anche se
non so bene in quale sia, lui si chiama…” la ragazza venne interrotta da uno
scossone e dalla brusca entrata di Neville che le avvisò “Siamo arrivati,
coraggio muovetevi”
Cosi per il
momento la ragazza non venne a sapere che la sua nuova amica si vedeva con il
loro nemico per eccellenza a scuola e ancora serena e curiosa corse con lei
fuori dal treno ed insieme raggiunsero una carrozza sulla quale erano gia
saliti i loro due amici.
Appena Dafne
salì e guardò fuori dal finestrino emise uno strano sospiro, come se fosse
sorpresa di vedere qualcosa, ma non disse niente, allora Ron intervenne “Tu, tu
li vedi?” “Vedere cosa scusa? Ho solo scorto il ragazzo di cui ti parlavo”
affermò con finta noncuranza, ma nella sua voce qualcosa la tradì e tutti
capirono che stava mentendo, ma il cocchio cominciò a muoversi e la prospettiva
del banchetto fece risvegliare i loro stomaci che cominciarono a gorgogliare
con fare sinistro.
Come tutti gli
anni l’atmosfera era magica ed eterea e il soffitto che rifletteva il cielo
contribuiva a rendere ancora più singolare il tutto, poiché ormai il tempo era
rasserenato e loro erano coperti da un fitto manto di stelle più lucenti del
solito.
Come tutti gli
anni il preside avrebbe dato loro il benvenuto con uno dei suoi soliti
discorsetti, ma non prima di aver fatto lo smistamento.
Così, dopo
aver ottenuto il silenzio, entrarono dalla porta principale i ragazzi del primo
anno accompagnati dalla vicepreside, ma quest’anno la fila era chiusa da una
ragazza evidentemente più grande che appena arrivò cercò gli sguardi degli
amici tra la folla e quindi salutò Draco, Hermione, Harry e Ron.
“Ehi, chi ha
salutato oltre noi?” Non ho visto Ron, ma che importa adesso?” “Non capisci
Harry? Vuole scoprire chi è il ragazzo del treno” “Ah! Già! Bè, tu l’hai
visto?” “No purtroppo no, però…” fu interrotta dal cappello parlante che intonò
una delle sue solite canzoncine
Certo voi tutti vi starete
chiedendo
Che coretto quest’anno ci andrà
propinando
Innanzi tutto per le matricole
del nuovo anno
Che sicuro chi sono sapere
vorranno
Dico che io, assai antico
berretto
Fui dei quattro fondatori progetto
Dovete solo indossarmi
E per poco ascoltarmi
Indubbiamente ci riuscirò
Nella casa giusta vi metterò
Probabilmente a Grifondoro
dimorerete
Dove coraggio e fermezza
utilizzerete
Lealtà e fiducia le parole
d’onore
Difendete gli amici con grande
ardore
Magari invece sarà Tassorosso
I cui studenti studiano a più
non posso
Grande calma e razionalità
Per chi là smistato sarà
Non dimentichiamo poi corvonero
Il cui abitante sarà forse
altero
Ma dotato di gran intelligenza
Che sarà utile ad ogni evenienza
Infine serpeverde scelti diletti
Di nobile sangue, in astuzia
provetti
L’ambizione di sicuro la vostra
via
Ma le vostre menti non
conosceran follia
Un ultima cosa vi prego
ascoltate
La discordia come sempre temete
Unione,affiatamento tra le
quattro case
Sono veramente le uniche cose
Che la sicurezza potranno
ristabilire
Se la scuola vorrete salvare.
Fu così che lo
smistamento ebbe inizio. Come al solito i ragazzini che si accingevano ad
indossare il cappello per essere smistati erano sempre nervosi e spaesati e,
come era reso evidente dalla presenza di Dafne, molto, molto piccoli.
La cerimonia, almeno per lei, sembrò durare un’eternità e, quando arrivò il suo turno, forse per il sollievo di non dover più aspettare, le sembrò la cosa più normale del mondo indossare un logoro cappello davanti all’intera scuola aspettando che decidesse dove avrebbe dormito ‘Ragazza è molto difficile, hai lo stesso numero di possibilità di entrare a Grifondoro o Serpeverde e come vedo non hai preferenze, davvero non saprei…coraggio, astuzia, lealtà, ambizione, non credo di ricordare nessuno che mi abbia mai fatto penare cos…aspetta ora che ci penso si me lo ricordo’ disse con un tono che sembrava più cupo e tetro, decisamente preoccupato ‘Infatti….no, non è possibile tu’ ‘Io cosa?’ ‘Forse…forse, si è meglio così, devo evitare l’errore che commisi anni fa, lì sarai più sicura tu e sarà meglio per tutti’ ‘Ma che dici, io non capisco, spiegati’ ma non ricevette mai una risposta, dopo probabilmente i minuti più lunghi della vita della ragazza una voce squillante sopra di lei gridò “Grifondoro” anche se prima di toglierselo Dafne potrebbe giurare di averlo sentito sussurrare ‘Speriamo che sia la scelta giusta”.