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Autore: Hyrim    09/03/2013    1 recensioni
Epoca d'oro della colonizzazione Americana, inglesi e Spagnoli che non fanno altro che sfidarsi nel tentativo di affermarsi come i più potenti.
Ed è proprio in questo tempo di corsari e Pirati che il giovane Spagna, Antonio Fernández Carriedo, si trova a dimostrare il suo lato più crudele e spietato... almeno così pare voglia mostrarsi.
peccato che un giorno a raggiungerlo è una sua vecchia conoscenza... Una conoscenza che non ha alcuna esperienza in tutto ciò che riguarda il mare.
Con l'intento di riportarlo in Europa, finirà per perdersi insieme a lui in questo mondo completamente alieno alle sue abitudini, divenendo comunque il suo compagno di avventure... e forse anche qualcosa di più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Scese  la notte anche sul veliero Spagnolo che aveva trovato rifugio presso quella strana isola, nel suo folle tentativo di sfuggire ai corsari Britannici.
Fra la ciurma girava una strana atmosfera. Nel giro di pochi giorni tutto era precipitato, e la sfortuna sembrava volerli perseguire da quando quella donna dai capelli color perla era salita a bordo.
Giravano strane voci anche su di lei. Molte andavano sul sovrannaturale, altre sostenevano semplicemente che l’attacco della nave britannica di poco successivo allo smascheramento della ragazza era stata fin troppo una… strana coincidenza.
Fra un commento di qua, e qualche risata sguaiata dall’altra parte, gli uomini si stavano godendo quel raro momento di libertà.
Il capitano era sceso a terra, portandosi dietro meno di una dozzina di uomini, fra cui la clandestina. Questo ovviamente non faceva che favorire le risate, i giochi per passare il tempo e… beh, le bevute. In effetti non c’era da stupirsi che dopo essersi curato o fatto curare le ferite procuratesi in battaglia ogni singolo marinaio era andato a prendersi una o mezza bottiglia di rum da dividere con i compagni, magari fra qualche lancio di dadi, qualche scommessa e qualche chiacchera.
Tutti affiatati e rumorosi… e molti anche troppo, date le dolci braccia materne del troppo liquore, avevano piazzato lanterne ovunque sul ponte, in modo da non soffrire l‘oscurità.
Era una serata tranquilla. Il vento non era molto, ma era freddo. Il mare era una superficie scura, caratterizzata da qualche piccola increspatura resa argentea dal riflesso della luna che filtrava da dietro le nubi passeggere che la tagliavano.
Il fracasso prodotto dai marinai raggiungeva la spiaggia, e si poteva udire anche da una notevole distanza verso il largo, dato il silenzio totale del luogo.

Il contorno scuro dei picchi rocciosi dell’isola. L’acqua scura. Il monotono sciacquettio delle onde… ed un puntino illuminato ancorato in mezzo alla baia. Impossibile da lontano stabilire cosa fosse… ma le voci provenienti da quella piccola fonte di luce tradivano la natura di essa.

Soltanto due uomini se ne stavano in disparte poggiati al parapetto, una bottiglia di Rum ad accompagnare anche loro. Uno era un marinaio come tutti gli altri, anche se vestito leggermente meglio. Evidentemente doveva essere un ufficiale a bordo, non come il resto di quella marmaglia.
L’altro era invece un giovane ragazzo dai capelli corvini. Evidentemente nuovo del settore, senza troppa esperienza, ma ricompensato da quello spirito d’avventura che aveva sempre caratterizzato i più giovani.
Il più anziano parlava. Il giovane seguiva il discorso in silenzio, la sua mente che scivolava fra tutte quelle parole e tutti quei racconti di uomini e mare. Imparare qualcosa in più non gli avrebbe di certo fatto male, pensava il vecchio. Due braccia giovani con l’ignoto davanti… erano qualcosa che facevano comodo in quel settore.
 
Il vento sfiorava la superficie dell’acqua, creando piccole increspature. Più ci si avvicinava al veliero più le voci diventavano forti. Arrivati ad un certo punto si potevano persino scorgere delle figure ballare e darsi alla pazza gioia lì a bordo. Tutte quelle voci e quelli schiamazzi… si potevano udire anche sott’acqua, dove lo scafo di legno li trasportava e li liberava. Le varie fasce di scogli, sabbia e alghe sul fondo erano illuminati dalle lanterne a bordo, che proiettavano la loro luce persino sul fondo.

Il discorso dei due si interruppe quando essi vennero raggiunti da un terzo pirata. Doveva essere di un qualche grado anche lui, perché fu ben accolto dagli altri due. Si appoggiò alla superficie di legno,  sospirando appena nel guardare il buio di fronte a se.
- Serata smorta, verdad? – Commentò.
 - Oh, per noi sì… Non credo si possa dire lo stesso degli altri! – Rispose l’altro ufficiale indicando gli uomini fin troppo allegri dietro di se sul ponte.
Il ragazzo accennò un sorriso a quell’appunto, restando lì ad ascoltare.
- Oh, lascia che si divertano. – Riprese l’ultimo arrivato. – Se per una volta il buon Dio ci ha concesso una grazia di qualche ora… Sprecarla sarebbe un peccato, no!? – Aggiunse poi ridendo, e appropriandosi della bottiglia di rum poggiata lì, mandandone giù un bel po’.
- Signore, mi permetta un appunto.- Disse poi il ragazzo.
- Oh, parla pure! – Rispose l’uomo richiudendo la bottiglia.

La luce proiettata dalla nave e dalla luna stessa sparivano improvvisamente nel passaggio sotto lo scafo. L’acqua diventava nera. Non si poteva nemmeno scorgere il fondo, neanche se fosse stato vicinissimo. Ra uno spazio breve, però. Già portando lo sguardo in avanti si poteva scorgere nuovamente la luce arancione proiettata dalle lanterne a bordo, che lasciava spazio sullo sfondo a quella argentata della luna filtrante in tanti piccoli raggi dalla superficie dell’acqua.
Lo scafo superato. Superata anche la zona più illuminata e trovato rifugio nell’ombra della profondità… nonostante anche da lì si possano scorgere tre uomini intenti a parlare affacciati al parapetto della nave.
 
- Se Dio avesse davvero voluto graziarci adesso... – Disse il giovane sorreggendosi la testa con il braccio poggiato sul parapetto di legno, intento a fissare gli altri due con un sorriso ironico dipinto in volto. - … Ci avrebbe dato donne. -
Tutti e tre risero fragorosamente, l’uomo nel mezzo diede una pacca amichevole sulla spalla del giovine.
- E bravo il nostro giovanotto! Vedo che il qui presente lupo di mare ti ha insegnato proprio bene, eh? –

I tre risero ancora. Da sott’acqua le risate erano le uniche cose che potevano distinguersi bene.
Affiorando nella penombra si cominciavano a distinguere anche i momenti in cui parlavano semplicemente.

L’uomo più anziano passò la bottiglia di rum al più giovane, sorridendo.
- Ecco, fattela anche tu una bevuta: te la sei meritata! -
Il ragazzo prese la bottiglia ridacchiando. La stappò, fece per avvicinarsela alle labbra, ma poi si fermò, e la alzò in aria, con un sorriso nel proporre un brindisi. –Alle donne. -
- Alle donne! – Ripeterono gli altri due ridacchiando, mentre il ragazzo buttava giù qualche sorso di alcolico… tossendo a causa del conseguente bruciore alla gola.

- M-Ma che c’è qua dentro, fuego liquido!? –
La voce del ragazzo sulla nave appare più lontana da lì in acqua, tuttavia essa era in grado di attirare tutta l’attenzione sulla scena in corso, e non sulle altre teste che affiorano da sotto la superficie solo di poco, quel tanto che basta ad osservare… Per poi riscivolare sotto l’acqua scura, sparendo nuovamente.

- E’ tutta questione di allenamento anche questa, sabes? -
Disse il primo vecchio marinaio, mentre l’ultimo arrivato riportava distrattamente gli occhi sulla distesa d’acqua.
- Pero… Es verdad. Sarebbe tutto mejor se ci fossero anche…-
- Mi Dios. - Esclamò improvvisamente l’altro ufficiale ad occhi sbarrati mentre fissava un punto preciso della suerficie dell’acqua. – No es posible… -
Gli altri due lo fissarono con aria interrogativa. – Ehy, ma di cosa stai parl… -
Neanche fecero in tempo a finire la frase che il marinaio scavalcò il parapetto, scendendo lungo una di quelle scalette che si trovavano lungo lo scafo del veliero per permettere di salirci anche da eventuali scialuppe fermandosi all’ultimo appiglio prima dell’acqua.
- Donde stai andando!? – Chiese l’altro uomo, allarmato.
Ma il marinaio non lo stava ascoltando. Era intento a fissare rapito qualcosa nell’acqua di fronte a se: una donna. C’era una donna in mare.
Aveva lunghi capelli neri, tirati indietro dall’acqua che le ricadevano sulle spalle. Non indossava nulla. Non sembrava dar cenni di freddo. Se ne stava semplicemente lì, immobile, a fissarli.
- Madre de Dios… - Disse l’altro anziano marinaio, affacciandosi e quasi cadendo fuori bordo nel farlo. Il più giovane dei tre era invece rimasto immobile, rapito dalla scena.
- Come ti chiami? – Chiese l’uomo tendendo lentamente una mano verso la ragazza, tenendosi saldamente appeso al ferro della scaletta con l’altra.
La figura femminile dai capelli neri arretrò di un poco a quel movimento, quasi intimorita.
- Non aver paura. Non ho armi, vedi? – Disse l’uomo mostrando la mano vuota. – Non voglio farti del male. -
Non era sicuro che la giovane donna capisse cosa lui stesse dicendo, ma sembrava averla tranquillizzata, perché subito dopo ella si riavvicinò con un accenno di fiducia in più, tendendo la mano verso la sua.
La sua pelle appariva stranamente liscia… neanche a dire umida.
Sembrava quasi… ricoperta di cera, e appariva di un colore spento, pallido, ma sul grigio.
Il marinaio non ci fece troppo caso. Poteva essere benissimo effetto della luce della luna...
Nel mentre di tutto ciò il più giovane aveva scavalcato il parapetto, nel tentativo di osservare meglio.
Vide la ragazza arrivare a sfiorare la mano dell’altro pirata… Vide altre teste affiorare per metà dall’acqua tutte intorno, in silenzio. C’era qualcosa di sbagliato… Qualcosa di terribilmente pericoloso.
Un campanello d’allarme scattò in lui, facendogli improvvisamente prendere fiato per urlare, proprio mentre la mano della creatura afferrava di colpo il polso dell’uomo e lo scaraventava in acqua.
Fu un attimo, ci furono una marea di guizzi, quali sotto quali sopra la superficie.
Nel punto in cui era scomparso l’uomo si addensavano schizzi e confusione, neanche ci fosse un branco di squali in frenesia.
- RAGAZZO NON FARLO!! – gridò il marinaio rimasto a bordo mentre il giovane scendeva di corsa la scaletta tentando di assistere il pirata aggredito in acqua.
Se si fosse buttato sarebbe andato incontro allo stesso destino.
Istintivamente dovette scegliere un’altra via. Prese la pistola che portava assicurata alla cintura, la puntò in un punto vicino agli schizzi e fece fuoco.
Nel boato la confusione svanì. In uno apparire di code scure che si immergevano e si disperdevano grazie al colpo la scena si era finalmente calmata, permettendo al ragazzo di sporgersi quel tanto che bastava ad afferrare saldamente la mano del compagno in acqua per aiutarlo.
- Tranquillo, ti ho preso! – Disse con un sospiro di sollievo.
Si tenne saldamente e lo tirò su… ma gli parve particolarmente leggero per essere un uomo in acqua.
Eppure quello che aveva afferrato era proprio il suo braccio… Il suo braccio privo del resto del corpo attaccato, con una marea di sangue che si riversava in acqua tingendola di rosso.
Il giovane lanciò un urlo d’orrore, mentre riprese ad arrampicarsi velocemente… non abbastanza velocemente per sfuggire alle braccia di quelle creature tornate all’attacco.
Sentì la loro pelle gelida contro la sua, quelle mani che non erano umide, ma addirittura viscide, sentì tutte quelle unghie conficcarsi nella sua carne strappandola via.
Con un grido venne trascinato sotto anche lui, andando incontro allo stesso dentino in una nube di sangue.
Sirene. Maledettissime creature demoniache nate dal fango dei profondi abissi.
Nell’aria cominciarono ad echeggiare grida. Le grida degli uomini spaventati, gridi acuti che non potevano provenire da voci umane, le urla di terrore di coloro che si erano avvicinati troppo al parapetto, e che erano stati trascinati fuori bordo da una sirena che lo aveva afferrato con un semplice salto.
Molti vollero combattere, ma le armi a poco servivano.
Per una che si feriva altre due ne apparivano. Sembravano non voler finire mai.
Gli uomini più furbi si radunarono tutti schiena contro schiena al centro della nave.
L’odore del sangue che si spargeva, creature che affondavano i denti nella loro preda direttamente da appese lì ai parapetti, rivelando la loro vera forma di pesce diavolo, dove la pelle grigiastra si fondeva con scaglie ed una viscida coda scura. Pezzi di pelle ridotta in stracci che si riversava sul ponte, l’odore di sangue che quasi soffocava.
Durò un tempo che ai pochi fortunati rimasti vivi al centro sembrò un’eternità…
Poi tutto divenne calmo.
Le sirene sembravano scomparse.
Inutile dire che nessuno avrebbe corso il rischio di muoversi da lì per primo.
Cu fu ancora silenzio… poi quei sibili e quei gridi acutissimi di poco prima tornarono, ma a differenza di stavolta non ci fu alcun attacco.
Tutto tacque di nuovo, poi si alzarono delle voci.
Si sentivano forti, ma apparivano lontane.
Era un coro di voci femminili, non si sapeva neanche cosa stessero dicendo in quel canto.
… Fu allora che accadde.
Il coro di mille e più voci mutò lentamente, fino a formarne una sola, ma diversa per ciascuno di loro.
Un uomo sentiva il nome della sua amata, la sua novella sposa persa tempo addietro in mare che ora lo stava richiamando a se. C’erano uomini che gridavano alle mogli, alle loro amate… alle loro madri, ai loro padri, ai loro fratelli.
Ognuno di loro sentiva una voce diversa, a seconda di cosa fosse più forte per lui…
E fu così che nessuno di loro fu in grado di non perdere il senno.
Chi si gettava in acqua, convinto di gettarsi fra le braccia della sua amata perduta, chi si sparava in testa per i sensi di colpa creati dalla voce di un uomo ucciso tempo addietro, chi invece commetteva il fatale errore di avvicinarsi troppo ad un parapetto nel tentativo di salvarsi anche dagli altri suoi compagni, ce perso ogni senno rischiavano davvero di uccidersi fra loro… Ma anche così facendo essi si consegnavano alle fauci affamate delle sirene.
Una notte di sangue.
Nessuno rimase vivo di quelli a bordo.
… Nessuno tranne il vecchio ufficiale che era rimasto a parlare con il giovane e il compagno, che nella confusione era riuscito a sfuggire all’orribile destino che lo aspettava.
Era ferito, perdeva molto sangue, e l’acqua di mare bruciava.
Neanche si accorse subito di essere lì fermo fra le braccia di una sirena che lo fissava.
Alzò lo sguardo verso quegli occhi che di realmente umano non avevano che un accenno di aspetto.
Era davvero la cosa più bella che avesse mai visto, ed ora veniva trascinato verso le profondità, ma si sentiva tranquillo… Tanto che non provò quasi per niente dolore quando la fila di denti appuntiti di lei gli tranciò la gola.
  
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