Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Carmen Black    09/03/2013    8 recensioni
Alex è una ragazza italiana che per motivi di lavoro di sua madre, si trasferisce a La Push. Sembra che il villaggio in cui è capitata sia desolato, a parte... un lupo che diventa il suo primo vero amico. Quando la scuola inizia si accorge che il villaggio è molto più popolato di quello che sembra e la sua attenzione sarà subito catturata da un ragazzo al quanto antipatico...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul Lahote, Seth Clearwater
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

E se fino al giorno prima, avevo pensato che quel villaggio fosse disabitato – tipo il set di qualche film western dove ogni tanto si vedevano rotolare piccole balle di fieno – adesso dovevo ricredermi.
Ero di fronte al cancello del liceo della scuola della Riserva e il piccolo cortile antistante all’edificio pullulava di ragazzi.
Probabilmente l’unico motivo per cui non avevo ancora incontrato nessuno di loro, era perché trascorrevano il loro tempo libero al di fuori del villaggio, magari nella vicina cittadina Forks.
Mi venne subito da ridere… come poteva una città chiamarsi Forchette?
Mi sollevai il cappuccio della felpa e poi sistemai per bene la fibbia del mio zaino.
Dovevo attraversare quel piccolo vialetto alla velocità della luce, prima che qualcuno mi notasse.
Sapevo bene che non potevo evitare l’inevitabile, ma una cosa sarebbe stata ritrovarmi davanti agli occhi di una classe di quindici studenti e un’altra, molto più imbarazzante, sarebbe stata ritrovarmi osservata da centinaia di occhi curiosi.
Mi chiesi perché non avessi pensato prima a tutti quegli inconvenienti; era inutile che ora continuassero a turbinarmi in testa, sarebbe dovuto accadere prima di acconsentire al mio trasferimento.
Io in quell’ambiente ero un vero pugno in un occhio.
La Push era una Riserva indiana, tutti i ragazzi avevano il colorito ramato, gli occhi scuri, i tratti spigolosi e i capelli nerissimi. Io invece avevo la pelle così chiara che a momenti diventava trasparente e i capelli? Vogliamo parlare dei capelli? Rossi… era impossibile non notarmi e a me non piaceva attirare l’attenzione.
Mi chiesi se in America, fosse abituale come in Italia, usare nomignoli tipo pel di carota o Rosso Malpelo… forse Rosso Malpelo me lo sarei risparmiata, non credevo che studiassero Verga.
Andiamo, smettila Alex!
Non potevo essere sempre così pessimista. Magari lì mi vedevano come una divinità… o come una strega.
Scrollai le spalle e poi mi abbassai il cappuccio. Prima mi notavano, prima ridevano di me e prima ci avrei fatto l’abitudine. E se poi avessero deciso di evitarmi, io avevo il mio lupo.
Prima di muovere un altro passo però, vidi gli occhi di un ragazzo puntati su di me. Teneva l’angolo della bocca sollevato in un sorriso divertito e le braccia incrociate sul petto. «Hello!».
Ah già sono in America, Alex è ora di cambiare modalità linguistica.«Hello…».
Ringraziai mia madre per avermi obbligato a frequentare per un intero anno una maledetta scuola privata di lingue.
«Non mi dire che vuoi saltare il primo giorno di scuola», sorrise. «No, perché… io sarei d’accordo con te», continuò senza attendere una mia risposta.
Il ragazzo aveva i capelli corti e sbarazzini, un sorriso amichevole e l’accenno di due fossette sulle guance. Era molto alto e forse un po’ troppo fisicato per la sua età, che non sapevo quale fosse, ma per frequentare il liceo non poteva avere più di diciotto anni.
Fece un passo avanti e notai che aveva un ciondolo a forma di zanna che gli penzolava appena sotto il collo.
«Piacere, Seth Clearwater».
«Io sono Alex Cinopri».
Seth fece una smorfia. «È quasi impronunciabile il tuo cognome».
«Per me è semplicissimo invece», dissi un po’ contrariata.
«Credo che dovrò fare un po’ di stretching con la lingua», asserì socchiudendo gli occhi.
Gli feci un cenno del capo e proseguii verso la scuola con le labbra strette.
Io non sono permalosa…
E poi lui credeva di avere un bel cognome? Acquachiara? Al mio vecchio liceo lo avrebbero preso a carciofate in testa.
«Allora», riprese Seth affiancandomi. «Da quale strano paese vieni?».
Alla fine! Il mio era uno strano paese? E lui che viveva tra lupi mutanti, pioggia e calamari giganti, allora?
Nonostante gli stessi per rifilare una battuta tagliente, il suo tono ilare e la risata che trattenne in gola, mi fecero desistere… e sorrisi. Mi piaceva la sua voce, il modo sciolto in cui si muoveva e poi era stato carino a parlarmi.
«Paese? Io preciserei… pianeta».
«Oh, oh! Più sei strana e più sei la benvenuta al Liceo di La Push, te ne accorgerai presto».
«Me ne sono già accorta, fidati».
«Sei in seconda?».
Scossi la testa e mi sentii gratificata. Sembravo più giovane di quello che ero! «Sono in terza e devo sbrigarmi ad andare a prendere il mio orario, prima che suoni la campana».
«Posso accompagnarti così fai…».
«Ehi Seth! Vieni qui!».
Qualcuno lo richiamò e anche io mi ritrovai a girare il capo verso quella voce, senza capire da chi arrivasse direttamente. C’era un gruppetto di cinque ragazzi intenti a parlare tra di loro, solo uno sembrava disinteressato e mi fissava con la faccia storta e le mani nelle tasche dei jeans. Anche per loro valeva lo stesso pensiero che avevo fatto con Seth… erano troppo grossi; forse erano ripetenti oppure anche loro, come quel lupo che avevo incontrato nella foresta, avevano fatto il bagno nelle scorie radioattive.
E se l’avessi fatto anche io questo bagno miracoloso? Il colore dei miei capelli sarebbe cambiato?
Quel ragazzo continuava a fissarmi, era come sconcertato dalla mia presenza ed io avrei tanto voluto lanciargli una pietra in testa per farlo smettere. Che cosa aveva da guardare? Gli diedi un’occhiataccia sbattendo un piede in terra.
«Che cos’ha il tuo amico da guardare?», chiesi fra i denti.
Seth rise di gusto. «Probabilmente sta pensando a come mangiarti meglio».
Sbarrai gli occhi. «Siete una tribù di carnivori?».
«Già… più di quanto immagini», mi sussurrò vicino all’orecchio. Un brivido mi corse lungo la schiena e senza neppure salutarlo entrai di corsa nell’edificio. Se Seth volesse farmi provare ribrezzo, c’era riuscito alla grande.
Presi l’orario delle mie lezioni e superai senza non troppi problemi il trauma di essere presentata davanti alla classe di spagnolo. Che poi, maledizione! Non mi era bastato, inglese, francese, greco e latino? Anche spagnolo?
Per fortuna nessun altro professore ritenne necessario che qualcuno conoscesse l’ultima arrivata e credo che il fatto che fosse il primo giorno mi aiutò, oppure semplicemente visto il destino che mi attendeva, da lassù mi avevano voluto risparmiare almeno quell’imbarazzo.
Quando entrai nell’aula di scienze, i miei occhi ricaddero subito su di lui: l’amico di Seth con la faccia fa gangster. Ma a chi voleva mettere paura?
Sicuramente era un cacasotto e faceva il gradasso solo con le ragazzine come me. Non avrebbe mai avuto il coraggio di accarezzare il mio lupo. Puah!
Purtroppo l’unico posto libero era davanti al suo, così andai a sedermi proprio lì. Per qualche strana ragione avvertivo i suoi occhi che mi perforavano la schiena, forse era solo suggestione. O stava fissando i miei capelli? Maledetto!
Il professore di scienze si chiamava Polpeth… lo devo specificare a quale parola italiana mi somigliava?
Per poco non gli scoppiai a ridere in faccia e per evitare che succedesse, chinai la testa sul mio libro e pensai a delle cose brutte, come il calamaro gigante che mi affogava nelle acque tetre di la Push.
Quando finalmente la campanella suonò, mi alzai velocemente; la mia prossima lezione, prima della pausa pranzo, si trovava dall’altra parte dell’edificio e non volevo arrivare tardi.
Quando mossi il primo passo però, andai a sbattere contro un muro in carne ed ossa.
«Ahi!», esclamai toccandomi il naso.
«Dovresti guardare dove metti i piedi».
«Anche tu, visto il dolore che provochi a chi ti sbatte contro».
«Questa mi è nuova», mormorò aspro.
Il gangster, amico di Seth, era più alto di me. Non gli arrivavo nemmeno al mento, per cui il mio desiderio di guardarlo direttamente negli occhi e dirgli che era un poppante, svanì. Tuttavia doveva piantarla o me lo sarei mangiato vivo! Niente male come idea, sembrava appetitoso.
Ma che diavolo sto dicendo?
Il ragazzo si dileguò e anche se qualche psicopatica parte di me lo trovava bellissimo, sperai di non incontrarlo più.
E come si dice, chi di speranza vive disperato muore?
Esatto! Perché Paul Lahote diventò una vera e propria persecuzione. Era inutile contare le lezioni che avevamo in comune, perché erano quasi tutte!
E che io provassi uno strano formicolio allo stomaco quando lo vedevo ogni giorno, significava solo che mi nauseava, non che mi piaceva. Anche perché lui continuava a guardarmi male, a non parlarmi e a grugnire quando mi trovava insieme a Seth.
Forse era uno di quegli sfigati che si atteggiava a bello e dannato, guadagnandosi le risatine ammiccanti delle ragazze più audaci.
Poco me ne importava comunque, a me stava antipatico.
 
Dopo ben due settimane di scuola, avevo deciso di smetterla di rifiutarmi di fare l’ora di ginnastica, presentando un certificato medico falso – come un sorriso che avrebbe potuto riservarmi Paul – e stavo prendendo a schiaffi un pallone.
Che volevano da me quegli svitati? Io nella mia scuola in Italia neppure l’avevo la palestra, la nostra ora di educazione fisica si svolgeva nel cortile a smaltarci le unghie.
Era davvero eccitante che il professor Bass – nome fichissimo che mi faceva pensare a Gossip Girl – s’impegnasse così tanto a farmi vedere le posizioni di pallavolo, ma io ero impedita nelle cose fisiche. Forse solo quello stupido di Paul mi avrebbe fatto cambiare idea… No, non l’ho pensato veramente.
E poi all’improvviso, mentre allungavo le braccia verso l’alto, intenta a intercettare una palla, un pallone da calcio mi colpì alla testa.
Mi massaggiai la parte dolorante, guardandomi intorno per fulminare il babbeo che non seguiva le regole e sparava pallonate a destra e a sinistra.
Non mi meravigliai affatto quando notai la faccia divertita di Paul. Oh, anche lui sapeva ridere, bene bene.
«Lahote, sei sempre il solito».
«E tu chi sei?», protestò allargando le braccia. «Come fai a conoscermi?».
«Quando mi offri ai professori per le interrogazioni, lo conosci il mio nome però, eh?», dissi fra i denti.
«Ma quando mai…».
«Sei davvero simpatico, sul serio».
«Anche tu con quell’accento mi fai proprio ridere».
Brutto cafone, insulso. Gli feci un gestaccio e tornai ai miei allenamenti e lo odiai più di quanto non lo odiassi già.
Però, il ragazzo tutto muscoli e niente cervello, all’uscita di scuola, mi spiazzò.
«Ti do un passaggio, basta che la smetti di tenermi il muso».
Pensai, anzi, era quasi certo che stessi per dire di no. Io lo odiavo. Però notai che era in moto e che quindi sarei dovuta stare dietro di lui. E mi sarei dovuta anche aggrappare ai suoi fianchi.
Forse potevo smettere di tenergli il muso per una volta…
E da quel preciso momento, da quando decisi di dargli e darmi una possibilità, tutto cambiò.


Angolino Autrice

Ciao a tutti :) Ed ecco il secondo capitolo di questa storia, che sta andando benissimo, molto meglio di quello che mi aspettavo e ne sono felicissima. Ringrazio tutti voi che avete letto, siete in tantissimi e un ringraziamento speciale a chi ha deciso di lasciarmi due righe per farmi sapere che cosa ne pensava della storia, siete fondamentali e chi scrive come me, lo sa. Ringrazio pure le mie sostenitrici\minacciatrici fisse, Alessandra e Martina.
Visto che siamo in ambito lupesco, vi lascio i link di qualche altra mia storia: 
- Jacob/Renesmee White Sand
- Paul/Rachel La Bussola dell'Amore
- Sam/Emily|Leah Scorcio Di Paradiso
A prestissimo, un abbraccio <3 <3 <3
-Carmen

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Carmen Black