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Autore: O n i c e    10/03/2013    2 recensioni
[SOSPESA]
Una profezia vecchia di mille anni. Una storia che si ripete ciclicamente da tempi immemori.
Tra vecchi rancori e amicizia, odio e amore, dolore e felicità, segreti taciuti e verità inconfessabili il Mondo Magico dovrà affrontare la minaccia di una guerra non ancora conclusa.
Un passato da svelare, uno da lasciarsi alle spalle, uno da sconfiggere, mentre il destino di quattro vite si intreccerà inevitabilmente per proteggere il Sigillo e mantenere l’equilibrio.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Capitolo V
La torre
 
 

Hermione lo evitava.
Era passata una settimana da quando la McGranitt li aveva nominati caposcuola e, nonostante prima di iniziare le ronde notturne si dovessero dividere le aree da controllare, Hermione si defilava appena vedeva l’alta figura del biondo comparire da dietro l’angolo. Si sentiva terribilmente confusa in sua presenza: già un paio di volte a lezione di Cura delle Creature Magiche mentre era distratta dalle occhiate che le riservava Malfoy, Hagrid le aveva fatto una domanda e lei aveva impiegato diversi istanti, incerta, prima di dare la risposta. Ovviamente era corretta ma –per Merlino!- mai le era capitato di farsi trovare colta di sorpresa, tant’è che Hagrid l’aveva avvicinata in disparte e le aveva chiesto se stesse bene.
Malfoy accidenti a te!
Nonostante i suoi tentativi di girargli alla larga alla fine capitava sempre che si incrociassero nei corridoi, o sulle scale, o…
Morgana, ma com’è possibile?!
Hermione era certa che non la seguisse, se ne sarebbe accorta, eppure puntualmente si ritrovavano a percorrere lo stesso corridoio o controllare le stesse aule e lei, non appena si accorgeva della sua presenza, girava i tacchi e se ne andava.
«Non puoi scappare per sempre, Granger.» le aveva urlato una sera, prima che lei svoltasse l’angolo e si allontanasse il più possibile da lui.
Scappare?!
Come osava Malfoy!
Scappare?
Lei non scappava. Non l’aveva mai fatto.
Eppure le parole di Draco continuavano a rimbombarle nella mente.
Scappare.
Sì, Draco –forse,- aveva ragione: lei stava scappando, da lui e da se stessa. Scappava da ciò che sentiva dentro tutte le volte che lo vedeva, da quella maledetta e piacevolissima morsa allo stomaco che avvertiva quando percepiva il suo sguardo pizzicarle la nuca…
Ma Draco?
L’unica cosa che aveva chiara in mente era quel bacio che si erano scambiati sulla torre di astronomia. Perché?
Possibile che provasse qualcosa per lei?
Impossibile.
Possibile che lei provasse qualcosa per lui?
Estremamente probabile.
«Ehi Herm!» sentì una voce lontana e ovattata chiamarla.
«Mmh… sì?» mugugnò assonnata.
Ron le si avvicinò. «Herm, sei sveglia?»
La caposcuola si stiracchiò e solo in quel momento si accorse di essere accoccolata su una delle poltrone della sala comune ormai deserta.
«Che c’è Ron?» chiese con la voce impastata dal sonno.
«Ma che ci fai ancora qui?»
«Perché? Che ore sono?»
Il rosso ridacchiò. «Quasi le due…»
«Cosa?!» esclamò sgranando gli occhi e saltando di scatto in piedi; ma le gambe, ancora addormentate, non la ressero e se non fosse stato per Ron sarebbe crollata a terra.
L’afferrò al volo. «Hermione, attenta!»
Hermione si sentì avvampare non appena si accorse della vicinanza dei loro visi. «Ehm… grazie Ron.» gli disse dopo diversi secondi, cercando di scivolare dalle sue braccia che la tenevano ancora stretta a sé; Ron, però, era di tutt’altro parere: la sua mano scivolò dalla sua schiena, giù fino al fianco, l’altra salì fino alla sua nuca, affondando nei suoi capelli.
Hermione fremette. Percepiva sulla punta del naso il respiro del suo migliore amico farsi leggermente più accelerato. Deglutì a vuoto un paio di volte mentre intorno a loro il silenzio sembrava farsi assordante e il tempo rallentare. Con una lentezza estrema Ron avvicinò il suo viso a quello di Hermione abbassando le palpebre, ma prima che le loro bocche si sfiorassero la riccia voltò il viso offrendo solamente la guancia morbida e liscia.
Hermione si schiarì la gola poggiando le mani sul petto di Ron e riuscendo finalmente a staccarsi da lui. «Ron non…»
«Ehm… Herm scusa, davvero… ecco… non volevo.» balbettò deluso e confuso. «Non so cosa mi sia preso. Scusami…»
«Forse è il caso che vada a dormire… A domani Ron.» si congedò Hermione, imbarazzata.
«No aspetta!» la fermò trattenendola per un polso. «Mi dispiace Hermione…»
«Tranquillo, Ron… Non è successo nulla.» lo rassicurò. «Buona notte.»
«Notte.» ricambiò rimanendo imbambolato nel bel mezzo della sala comune.
«Ah, Ron…» si voltò improvvisamente Hermione, già con un piede sui gradini che portavano ai dormitori femminili.
Il rosso si illuminò.
«Perché sei sceso in sala comune?»
Le sue speranze scemarono. «Non riuscivo a dormire, Harry russa.» le rispose prima di vederla sorridere e augurargli ancora la buona notte.
Ah miseriaccia!
 
«Psss… Ginny! Ehi sei sveglia?»
Erano diversi minuti che Hermione si trovava davanti alla porta della camera di Ginny e sperava che lei la sentisse.
Non era certamente da Hermione comportarsi così, ma aveva la necessità di parlare con la sua migliore amica…
Nonché sorella del suo migliore amico…
Che aveva appena provato a baciarla.
Dai Ginny!
«Ginny svegliati!» tentò un’ultima volta.
Attese ancora qualche secondo fino a che sentì dei movimenti provenienti dall’interno della stanza. Il rumore di una serratura e la porta si aprì rivelando la figura assonata e scarmigliata della sua migliore amica.
«Mmh… Hermione ma che ore sono? Perché sei…» mugugnò, ma prima che potesse terminare, la riccia l’aveva già afferrata e trascinata con sé fino alla sua camera.
«Herm che c’è? Mi stai facendo preoccupare, che è successo?» chiese agitandosi.
L’amica prese un respiro profondo. «Ron ha tentato di baciarmi.» confessò.
«Cosa?!» esclamò Ginny, ormai risvegliatasi completamente. «Ma quando?»
«Prima, in sala comune… ieri sera mi sono addormentata mentre stavo leggendo e poco fa è venuto Ron a svegliarmi, non chiedermi perché, ha detto che non dormiva perché Harry russava e quando mi ha detto che ore erano mi sono alzata di scatto e ho perso l’equilibrio, lui mi ha afferrato al volo e…»
Ginny si batté una mano sulla fronte. «E tu?»
«E io l’ho allontanato… l’ho fatto rimanere malissimo, ne sono sicura, e mi dispiace un sacco, solo non… non so che pensare Ginny! »
L’amica si buttò sul letto. «Herm…» cominciò stropicciandosi gli occhi, «non dirmi che non ti sei accorta di come ti guarda mio fratello.»
La riccia la guardò interrogativa.
«Hermione sveglia! Mio fratello è cotto di te.»
«Ma che dici? È il mio migliore amico!»
«Sì, lui per te, ma non tu per lui…»
«Ma…» tentò di interromperla.
Ginny sbuffò. «Accidenti Hermione! Dov’è finita tutta la tua brillante intelligenza? Possibile che tu non ti accorga dell’effetto che fai sia a Ron sia… a Malfoy?»
«Che c’entra Malfoy ora?»
La rossa scosse la testa rassegnata. «Tu in questioni di cuore proprio non ci capisci nulla…»
«Questo non è vero!» protestò.
«Ah no? Vogliamo parlare di te e…» Ginny non continuò la frase.
Fred.
Il suo ricordo faceva ancora male.
«Ginny avanti, ti sto chiedendo un parere…» sussurrò sedendosi accanto a lei.
La rossa sorrise debolmente. «Scusami hai ragione.» le disse accarezzandole una guancia. «Comunque te l’ho detto, mio fratello non ti vede più solo come un’amica, ed effettivamente è da diverso tempo che le cose stanno così…»
«E tu non mi hai mai detto nulla?» la interruppe.
«E cosa avrei dovuto dirti? “Ehi Herm, sai che Ron è innamorato di te”? Credevo che te ne fossi accorta comunque.» le disse sorridendo. «Per non parlare di Draco, a lezione non ti toglie gli occhi di dosso…»
«Sì, lo so, l’ho notato.»
Ginny sogghignò. «Quanto ti piace Herm?»
«Chi?»
«Come chi?! Malfoy, no?» precisò. Hermione non rispose, ma a Ginny bastò notare le sue guance colorarsi per avere la risposta. «Dovresti parlargli secondo me…»
«Con Draco? Ma ti sembra?! Non ammetterebbe mai nulla.»
«Come fai a saperlo? Provare non costa nulla!» insistette la rossa.
Hermione scosse la testa. «Cosa dovrei dirgli? E sentirmi sicuramente rispondere che un nobile purosangue come lui come potrebbe mai essere interessato a una sporca mezzosangue? No grazie, non ci tengo a farmi umiliare.»
Ginny sbuffò. «Ti ricordo che il nobile purosangue ti ha baciata, e per ben tre volte a quanto mi hai detto! Senza contare poi che ti fissa costantemente ogni momento della giornata.»
Hermione non sapeva più che dire, aveva paura di illudersi… Già aveva sofferto, non le andava proprio rivivere la stessa esperienza.
«E dovresti parlare anche con mio fratello, soprattutto con lui. Dirgli le cose come stanno.» continuò la rossa.
«Sei impazzita!? Dirgli di Draco non se ne parla proprio! Ci crucerebbe sicuramente entrambi!» sbottò isterica.
«Hermione calmati.» la rassicurò Ginny. «Che sarà mai? Insomma mio fratello lo conosci e sai come prenderlo, se gli spieghi le cose con calma vedrai che capirà…»
«Facile per te… Non sei tra l’incudine e il martello!»
«Cosa?» chiese confusa.
«Nulla, un detto babbano.» spiegò. «Voglio dire che se dicessi a Ron che io e Draco ci siamo baciati non oso immaginare a che succederebbe, e lo stesso vale il contrario… sì, be’, sempre se per Draco contassi qualcosa…»
Ginny ridacchiò.
«Che c’è? Perché ridi?» sbuffò.
«Oh Herm, è così strano vederti confusa e insicura.»
«Ah, grazie.» le rispose imbronciata.
Ginny le diede una lieve spinta sulla spalla. «Dai Herm non te la prendere.» la pregò con un’espressione buffissima, facendo scoppiare l’amica a ridere.
«Va bene, parlerò con entrambi.» acconsentì infine.
 
Certo, facile a dirsi; più difficile a farsi.
Chiarire e spiegare a Ron era stato impossibile: lui, dopo averla evitata per tutto il giorno, a cena in sala grande si era finalmente deciso di degnarla della sua attenzione, ma prima che Hermione potesse anche solo aprire bocca, Ron era partito in un monologo dove non aveva fatto altro che scusarsi, dirle che era stata tutta colpa sua, che era stato uno stupido, che aveva affrettato le cose, …
Hermione alla fine aveva rinunciato a fargli il discorso che si ripeteva da tutto il giorno.
E Draco? Non l’aveva proprio visto per tutta la giornata, se non di sfuggita dopo le prime due ore di lezione quella mattina, mentre sfrecciava nel corridoio diretto chissà dove. Non si era visto poi né a pranzo né a cena.
In ogni caso l’avrebbe incontrato quella sera prima della ronda e non gli sarebbe certamente potuto sfuggire. Peccato che non si fosse presentato neppure al solito appuntamento di fronte alla sala grande. Hermione l’aveva aspettato per una buona mezz’ora, poi si era decisa a intraprendere la ronda senza consultarsi col biondo. Non che l’avesse mai fatto, ma –diamine,- una volta che aveva bisogno di parlargli lui non c’era! Dov’era finito?
 
Sulla torre di astronomia la brezza notturna soffiava fredda e intensa. Draco sbuffò, il vento gli aveva consumato già quasi metà della sigaretta che si era appena acceso.
Ah fanculo. Pensò sbuffando e prendendo una lunga boccata dalla sigaretta, l’ennesima di quella giornata. Era parecchio nervoso e aveva perso il conto di quante ne avesse fumate.
L’enorme orologio di Hogwarts suonò la mezzanotte. Chissà dov’era adesso la Granger, sicuramente incazzata nera perché lui non si era presentato.
Ma chi se ne frega!
Dopotutto, ogni santa volta, ancora prima che lui arrivasse, lei già aveva levato i tacchi e iniziato la ronda per conto suo, quindi perché si preoccupava tanto?
Un altro tiro alla sigaretta.
Magari aveva approfittato del fatto che lui non si fosse presentato per starsene sola soletta tra le braccia di quello sfigato di Lenticchia.
Strinse i pugni.
Ma no, Hermione non l’avrebbe mai fatto: troppo ligia alle regole, non sarebbe mai mancata ai sui compiti…
Alle sue orecchie non sfuggì il lieve cigolio della porta che dalle scale conduceva alla torre e i suoi sensi si allertarono. La mano scattò veloce verso la tasca ed estrasse la bacchetta.
La corrente d’aria che si venne a creare nell’attimo in cui si era aperta la porta gli portò alle narici un dolce profumo familiare: gelsomino.
Si rilassò e attese che avanzasse.
«Buonasera Granger.» la salutò senza voltarsi e la sentì sobbalzare.
Tre.
Due.
Uno.
«Malfoy!» eruppe, «che ci fai quassù?! Ti ricordo che anche tu sei caposcuola e hai degli obblighi, ti sembra il caso di startene qui a farti beatamente i fatti tuoi e…»
Eccola che comincia.
«… ma, Malfoy, tu fumi?!» chiese infine, allibita.
Draco la guardò, poi guardò la sigaretta che aveva tra le dita e scoppiò a ridere. «Be’ complimenti per la perspicacia Granger» ghignò, «vuoi fare un tiro?» le propose porgendole la sigaretta.
«Scusa?!» protestò indignata. «Tu che sei caposcuola e dovresti dare l’es…»
«Ah Granger taci una buona volta!» alzò il tono il biondo.
Ma ovviamente non gli avrebbe dato retta.
Appunto.
«Come scusa? Come ti permetti di ordinarmi di tacere Malfoy?! Chi ti credi di essere?» ormai urlava.
Diede un’ultima boccata alla sigaretta e lanciò il mozzicone giù dalla torre. Si avvicinò a Hermione a grandi passi e le si parò di fronte. «Adesso basta mezzosangue!» la sovrastò con la voce. «Non sai fare altro che urlare agli altri come devono comportarsi, quando capirai che non tutti sono come te!» ruggì.
Hermione indietreggiò, gli avrebbe dovuto parlare ma le era passata completamente la voglia. Boccheggiò un paio di volte, non sapendo come replicare mentre si allontanava da Malfoy, spaventata dalla reazione che aveva avuto.
Draco si riscosse nel momento in cui vide il timore negli occhi della riccia Grifondoro. «Ron aveva ragione: non sei cambiato e non lo sarai mai!» gli sputò contro con rabbia e delusione.
Mezzosangue.
Ecco con cosa aveva ferito Hermione.
La vide allontanarsi da lui e correre verso la porta.
«Granger aspetta!» tentò, ma ovviamente non si sarebbe fermata. «Colloportus
Hermione sbatté contro la porta chiusa. «Apri questa porta Malfoy!» gli ordinò.
«Non finché non mi sarai stata a sentire.» disse serio, con un tono di voce che non ammetteva repliche e intercettando gli occhi di lei.
Hermione, ancora una volta, si sentì incatenare da quello sguardo di ghiaccio che la chiamava a sé; neanche fosse sotto Imperius tornò verso Draco, fermandosi a qualche passo da lui. «Anch’io ti devo parlare.» gli comunicò alzando gli occhi nei suoi.
Argento liquido e oro fuso. Ancora.



 

  
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