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Autore: La Mutaforma    11/03/2013    1 recensioni
Quanta tristezza hai dovuto affrontare, amico mio? Quanto valgono adesso le tue fughe, il tuo imbarazzo?
Dov’è l’amore?

Feliciano pianse più forte, perché tanto Ludwig era dietro di lui e non poteva vederlo.
O forse perché era solo un bambino, e per i bambini non c’è vergogna a piangere.  
Qualcuno ha creato il mondo, bello come niente. Ci ha regalato il cielo, le stelle, il sole, il mare, la musica. Abbiamo inventato l’amore.
Eppure ci facciamo la guerra. 
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Chibitalia, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“C’è qualcosa che non mi hai detto su Prussia, vero?”

Era notte. Italia era ancora sveglio, seduto a gambe incrociate accanto a lei che si scioglieva i lunghi capelli castani.

“E’ una lunga storia, Italia. Vai a dormire”

“Non importa quanto sia lunga. Ho bisogno di sapere” insistette con fermezza il ragazzino.

Ungheria sospirò. Era tardi, e benché non fosse molto stanca, non aveva voglia di parlare.

Non di Prussia.

“Ti ricordi il congresso del 1814?”

“Sì. Ricordo che stemmo per un po’ da soli. Il padrone Austria era fuori. Vienna deve essere bella. Fu un peccato non esserci andato” disse il ragazzino “Fu poco dopo… insomma, dopo quello che successe…”

“A Vienna c’era anche Prussia. Fu anche grazie a lui che la guerra finì”

Italia era confuso e insoddisfatto, tuttavia giudicò che fosse meglio non insistere. “Ancora non capisco perché sia venuto a corte”

Ungheria si infilò sotto le lenzuola, e nascose la testa sotto il cuscino, per soffocare le sue miti inquietudini.

“Nessuno lo sa”

Chiuse gli occhi. Non dormì.

 

 

Non passò molto tempo che Prussia ricomparve alle porte della corte imperiale.

Lo vide subito, mentre tirava dal pozzo un secchio d’acqua.

“La mia magnifica persone può aiutarti?”

Ungheria strinse le dita sulla ruvida corda consunta. “Faccio da sola. Conosci la strada, puoi arrivare da solo a corte, Austria-san ti starà aspettando”

Prussia si appoggiò con la schiena al pozzo, e sorrise. Il solito ghigno cattivo.  

“Sono venuto senza invito”

“Come al solito”

“Non devo incontrare Austria. Sono venuto dall’alta Europa. Per vedere te”

Ungheria gli dava le spalle, tuttavia spalancò gli occhi e si vergognò della sua reazione a quelle parole. Si allontanò finché non lo sentì afferrarla per il gomito.

“Sono venuto da troppo lontano per farmi mandare via, Eliza, sappi che non me ne andrò così, per tuo orgoglio” fu la sua dura risposta. Lei si divincolò, sostenendo fieramente i suoi occhi rossi.

“Non ho intenzione di sottostare ai tuoi capricci”

“Credevo che ormai fosse tua consuetudine” fece notare l’albino con una cattiveria inattesa che la fece impallidire. Lui se ne accorse e ne sorrise piacevolmente.

 “Andiamo, Eliza” lo odiava di più quando la chiamava per nome “Sai di volermi parlare”

La ragazza strinse i pugni, e guardò lontano. I suoi occhi si persero nell’immenso giardino reale, e lo sconfinato verde le ricordò la patria lontana.

“Ebbene, di che si tratta?”

“Di un’informazione riservata” disse lui, prontamente.

“Così riservata che vuoi confidarla a me”

“A te e a nessun altro” confermò “Mi sono alleato con Russia. Domani scendo in battaglia a reprimere l’insurrezione in Polonia”

Ungheria spalancò gli occhi, sorpresa e inorridita. Di colpo gli afferrò le mani, spaventata.

“Farai una strage!”

“Solo se sarà necessario”

I suoi occhi rossi promettevano solo malvagità, il suo sorriso era fiero, sicuro e crudele.

Lei ne ebbe paura. A lui piacque.

“Lo dirò ad Austria! Non permetterò che tu faccia ricominciare la guerra!”

“Dillo pure ad Austria, so che non interverrà” poi la guardò negli occhi, stringendo le sue piccole, ruvide mani, tra le sue “E’ bello sapere che ti preoccupi per me”

Ungheria si tirò indietro senza esitazione, con orrore crescente.  

“Mi preoccupo per il bene dell’Europa. Sono solo sessant’anni che…”

“Lo so cosa è successo cinquantasette anni fa. Era mio fratello, non ho bisogno che sia tu a ricordarmelo!”

Pronunciò quelle parole col veleno di un grave risentimento negli occhi e sulla lingua.

La caduta di Sacro Romano Impero doveva averlo scosso molto. Era strano pensare che uno come Prussia potesse reagire così.

Ungheria sospirò, riconoscendo di essersi espressa nel modo sbagliato.

Gilbert, l’Europa ha bisogno di pace. Se sei alleato di Russia, convincilo a concedere alla Polonia l’indipendenza e che finisca questa storia senza un bagno di sangue”

“La storia è fatta di sangue. Quello dei nemici”

“E’ un discorso degno di un pazzo e di un assassino!” lo accusò lei, inorridita. Prussia le prese le mani con dolcezza, ma con una presa sufficientemente decisa da non lasciare che lei si liberasse troppo in fretta.

Aveva le mani di uno spadaccino, poco delicate.

“E’ bello sapere che dopo tanto tempo ti ricordi il mio nome”

Sembrava che non lo preoccupasse affatto l’imminente guerra, né gli importasse cosa gli stesse dicendo lei in proposito. Era davvero venuto lì solo per vedere come avrebbe reagito lei a quella rivelazione? Si sentì ribollire di rabbia e di frustrazione; il suo atteggiamento immaturo era inaccettabile in quella situazione, ma anche lei non aveva che alimentato quel modo di comportarsi fino a quel momento.

“Perché sei venuto a confessarmi la tua decisione?”

“Volevo vedere come avresti reagito. Volevo che ti preoccupassi. Sei così bella quando hai paura di me e sgrani gli occhi. Sei molto bella e spaventata” sussurrò lui, con un ghigno disinvolto dipinto sulle labbra sottili.

Non poteva essere serio, non con quella smorfia atteggiata a sorriso.

Ungheria non volle dargli la soddisfazione di vederla piegata dalla sua insolenza, e tirò in su il viso, lasciandogli quelle fredde mani di assassino.

“Sei orribile, Prussia”

“Detto da te sembra un complimento”

“Tutto ciò non mi fermerà dall’intervenire” disse lei, spavalda. Troppo spavalda.

“Non sei libera, né indipendente. Pensi di poter fare qualcosa nella tua situazione attuale? Vuoi avvertire Austria? Non si schiererà contro di me, né contro la Russia. Ma comunque, è sempre bello vedere il terrore nei tuoi occhi”

Ungheria si coprì il viso con le mani, singhiozzando disperatamente. Non voleva sembrare debole, o impaurita. Pianse tutta la rabbia che aveva dentro, tutta la voglia di mandarlo via e non rivedere mai più i suoi occhi rossi.

Prussia attese che si sfogasse, forse troppo soddisfatto per parlare; poi le sfiorò una spalla.  Bruciò più di una lingua di fuoco.

“Sei incredibile, Eliza” Prussia le prese il viso con una mano, senza grazia, costringendola a guardarlo “Farò finta che tutto ciò non sia mai successo. Per il tuo bene”

Detto ciò, si inchinò e si infilò il capello con fare teatrale, allontanandosi verso i cancelli del palazzo reale.

Prima che potesse sparire tra le lacrime e il verde alla sua vista, Ungheria lo richiamò con un’esitazione così tremante che Prussia l’avrebbe avvertita nella sua voce senza difficoltà.

“Prussia!”

Lui si voltò lentamente, con un placido sorriso rasserenato. “Sì, Eliza?”

La ragazza masticò con aggressività le parole che avrebbe voluto gridargli contro. Non uscì che un flebile tono simile ad un lamento dalle sue labbra.

“Perché sei venuto da me? Perché dirlo a me?”

Prussia fece un sorriso. Uno normale. “Volevo che mi augurassi buona fortuna”

Se ne andò via senza aggiungere altro.

Inconsapevolmente, Ungheria sperò che la guerra lo tenesse lontano dalla corte imperiale per un po’.

 

 

Era passato quasi un anno da quel giorno, quando Italia le venne incontro con un giornale stropicciato tra le mani.

“Dove lo hai preso questo?”

“Giù in paese per pochi kreutzer. La guerra in Polonia è finita, leggi qua!” disse il ragazzino mostrandole l’articolo.

Ungheria strinse i fogli tra le mani, gli occhi già pieni di pianto.

Russia non era stato misericordioso. Un numero che non voleva leggere di persone era stata impiccata. Molti altri, i meno fortunati, deportati in Siberia.

Ed è così, dunque, che si conclude la Rivolta di gennaio. Con uno sterminio. E Prussia non ha esitato a macchiarsi le mani di quel sangue.

La ragazza strinse gli occhi, come per non vedere, e ripose il giornale tra le mani di Italia che le si accoccolò in grembo.

Perché Gilbert? Perché sei diventato così? A cosa è dovuto tanto furore?

“Hai paura, Ita-chan?” sussurrò lei tra i capelli del bambino. Il ragazzino annuì lievemente con la testa. Ungheria sorrise, stringendolo a sé per scacciare via la sua inquietudine.  

“Allora restiamo così. Finché la paura non passa via”

Il giardino era spento e ricoperto di un secco nevischio. Nel biancore oltre i cancelli, vide avvicinarsi un cavallo.

E il suo cavaliere.

Ungheria aguzzò la vista. Un cavaliere con capello piumato. E un lungo mantello bianco come la neve con una croce teutonica nera. Nera, che più nera non si può.

Così torna il guerriero dalla battaglia.

Ancora hai il coraggio di mostrarti a me, Gilbert? Ancora?

Così torna un assassino. 

 

 

 

 

 


 

 


Niente di meno il secondo capitolo. 

Non ho precisazioni da fare, oltre al fatto che storicamente l'Ungheria non si oppose alla Prussia; l'ho scritto perchè altrimenti la trama non va avanti e perchè li shippo. That's it.

Kreutzer: dovrebbe essere la moneta austriaca corrente nell'ottocento, qualcuno che se ne intende mi dica se è così. 

Per correttezza, la Rivolta di Gennaio finisce con la cattura degli ultimi rivoluzionari nel 1865, ma per questioni di trama ho preferito tralasciare gli ultimi particolari. Per quel che riguarda la fanfiction in generale, il '64 è un anno molto importante.  

 

 

   
 
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