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Autore: Lost on Mars    11/03/2013    2 recensioni
Ci sono quegli amori che nascono a prima vista, uno sguardo, una carezza fatta per sbaglio, e improvvisamente tutto acquista quel senso che sembrava perduto.
Ci sono quegli amori che nascono dopo aver passato il tempo ad odiarsi, ad insultarsi, a disprezzarsi a vicenda, perché troppo codardi e intimoriti da quella sensazione strana.
Ci sono quegli amori genuini, che nascono per caso, dalla pura attrazione di due persone che impareranno a conoscersi, a diventare amici e successivamente ad amarsi.
Poi ci sono quegli amori che nascono da affetti fraterni, da un’infanzia passata a tirarsi i capelli, conoscendosi meglio dei palmi delle proprie mani, imparando ad accettare i difetti dell’altro e a tirare fuori i miglior pregi.
Si dice che quest’ultimi, siano gli amori più impensabili, illogici che possano esistere ma sono quelli più veri, quelli in cui l’amore vero si mescola ad amicizia e a fratellanza.
Infondo innamorarsi della persona con cui si è cresciuti per dodici anni non è una tragedia, no?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Durante la prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, mi accorsi di preferire mille volte Allock alla Umbridge.
Il professor Allock si era rivelato un’impostore e tutto quello che ci diceva in classe verteva più sul suo premio per il sorriso più bello conseguito per cinque anni di seguito che sugli incantesimi di Difesa di base che avremmo dovuto apprendere.
La Umbridge non era di certo meglio, non avremmo appreso così tanto se avessimo continuato in quel modo, tutto quello che facevamo era leggere in silenzio, ricopiare gli appunti dalla lavagna in silenzio, e riassumere i paragrafi del libro sulla pergamena, rigorosamente in silenzio mentre lei giocava con i gattini dipinti sulla tazza da tè.
Fred e George rischiavano di perdere la pazienza, tutto quel silenzio li irritava e sapevo che avrebbero potuto far esplodere uno dei Fuochi d’Artificio di Zonko da un momento all’altro, però non si rivelava una buona idea perché si diceva che le punizioni di quella donna fossero terribili, anche se secondo me non poteva che far riordinare il suo servizio da tè agli studenti in punizione mentre i gattini dipinti sopra li deridevano.
Ad ogni modo, ero ben felice di ritrovarmi in Sala Comune tutte le sere, mentre George copriva me e Fred che non facevamo che cacciarci in situazioni improbabili che rischiavano di farci saltar fuori allo scoperto con Ron che era diventato Prefetto insieme ad Hermione.
Un’altra cosa che non sopportavo di quell’anno era di dividere Trasfigurazione con i Corvonero, Roger era passato da “sono innamorato di te anche se sei fidanzata” a “facciamo vedere ad Ally come sono più bravo di lei in Trasfigurazione” mettendosi ogni giorno al banco vicino a quello mio e di Fred trasformando la zampa del suo procione in un ramo di ciliegio alla perfezione mentre io cercavo di fargli spuntare almeno le foglie.
Per i corridoi mi salutava sempre, circondato dai suoi amici e io non gli rivolgevo più la parola, i temi di Erbologia avrei dovuto farli da sola, ma non riuscivo più a sopportare la sua presenza.
Era una di quelle sere d’Ottobre, prima di Halloween, io avevo appena finito di completare la mia mappa lunare con tanto di annotazioni sulla differenza di gravità, la professoressa Sinistra avrebbe dovuto essere fiera di me.
Come al solito Fred e George erano in un angolino a completare una delle loro brillanti idee, era la volta di un qualcosa chiamato Torrone Sanguinolento, il nome non prometteva nulla di buono e i suoi effetti ancor meno, mi avevano assicurato che tutti i loro prodotti che provocavano nausee, sanguinamenti, svenimenti, e febbre erano divisi in due parti: la prima ti faceva star male e la seconda rimetteva tutto a posto, erano ideati appositamente per saltare le lezioni, e chissà, forse avrei provato una Merendina Marinara per una delle noiose lezioni della nana in rosa.
George balzò in piedi trionfante, attirando l’attenzione dei pochi ragazzi rimasti, io, che mi stavo già avvicinando a loro, ero ancor più decisa a raggiungerli e prima che potessi aprire bocca, mi abbracciarono.
«Oggi è un gran giorno, Ally» Esclamò George.
«Un passo avanti per la riuscita dei Tiri Vispi Weasley» Continuò Fred.
I Tiri Vispi cosa?
Captando la mia strana espressione, Fred si spiegò, ma non molto.
«Abbiamo grandi progetti per quando usciremo di qui, grandissimi progetti» Mi disse cingendomi le spalle con un braccio.
«Quali progetti?» Chiesi curiosa.
«È una sorpresa anche per te, Ally» E così dicendo mi stampò un innocente bacio sulla guancia.
«Principalmente per te, zuccherino» Concluse George, tappandosi di conseguenza la bocca, si era reso conto di aver detto troppo rispetto a quello che lui e Fred si erano prefissati, anche perché Fred l’aveva quasi incenerito con uno sguardo, tornai ad abbracciarlo come facevo ogni tanto, o meglio, come facevo ogni istante della serata, non dispiaceva a nessuno dei due.
Quella sera in particolare, fummo abbastanza melensi quando la Sala Comune di svuotò quasi del tutto, sia perché era tardi, sia perché nessuno aveva niente di meglio da fare.
«Che vuol dire che è per me la sorpresa?» Chiesi curiosa a bassa voce.
«È per tutti, ma soprattutto per te, perché sei la mia ragazza e la persona a cui vogliamo più bene al mondo» Mi disse Fred anche lui con un tono di voce piuttosto basso.
Sorrisi imbarazzata, non mi piaceva ricevere complimenti, però accidenti! Ero una ragazza di diciassette anni, con un ragazzo perfetto, una vita un po’ strana è vero, ma circondata di persone che mi volevano bene, perché ero così complicata?
«Siediti» Mi disse, lo guardai confusa ma non dissi niente, mi misi seduta sul divano ormai vuoto, pensando che si sarebbe messo vicino a me, invece rimase dietro, mentre armeggiava con i miei capelli.
Per un attimo il terrore che potesse incenerirmi i capelli involontariamente si impossessò di me, poi mi disse di stare ferma e così feci, chiudendo gli occhi istintivamente.
«Che stai facendo?» Gli chiesi, e per risposta ottenni solo uno “shh”, l’impulso di capire cosa stesse facendo con i miei capelli era fortissimo, quello di volerlo schiantare se mi avesse detto un’altra volta di stare zitta lo era ancor di più, però non feci niente.
Alla fine quando mi mossi ancor per protestare, non ricevetti alcun richiamo e capii che Fred aveva finito.
«Promettimi che non li scioglierai stanotte» Mi disse.
«Sciogliere cosa?» Chiesi tastandomi i capelli dietro la nuca, sentii una traccia morbida e rimisi parecchio stupita.
E non perché improvvisamente a Fred era venuto un attacco di dolcezza improvvisa che avrebbe mandato George a chiamare un esorcista per suo fratello, più che altro mi chiedevo da quando Fred sapesse fare le trecce.
Intanto Fred mi guardava soddisfatto, non nascondo che in quel momento avrei potuto prenderlo per la divisa e trascinarlo sul divano per finire a rotolarci per terra come due camaleonti nella stagione delle uova – che poi i camaleonti fanno le uova o cos’altro? – però mi limitai ad abbracciarlo forte e poi gli diedi un bacio.
«E questo per cos’era, miss?» Mi chiese dopo.
Scrollai le spalle, era stata una cosa naturale, non c’era un motivo preciso.
«Che vuoi dire…» E fece il mio stesso movimento.
«Vuol dire che ti amo in un linguaggio dei segni che ho appena inventato» Risposi inventandomi tutto sul momento.
«Oh beh, allora ti…» E di nuovo una scrollata di spalle «anche io» Disse Fred scoppiando a ridere.
«Buonanotte» Dissi sbadigliando.
«Non sciogliere i capelli» Mi raccomandò. Era davvero strano quel suo comportamento, forse aveva qualcosa in mente, forse no; mi chiedevo l’utilità di dormire con i capelli raccolti in una treccia, ma ero troppo stanca per pensare.
«Non lo farò, promesso» E così dicendo sparii per le scale che portavano al dormitorio femminile.
Alicia, Katie e Angelina dormivano già come sassi, l’indomani sarebbe stato venerdì e poi c’era il finesettimana organizzato ad Hogsmeade, volevo chiedere a Fred e a George di andarci ma probabilmente mi ci avrebbero trascinata comunque perciò mi abbandonai ad un sonoro sbadiglio e al mio comodo e largo pigiama, poi mi infilai sotto le coperte e lasciai che il sonno si impadronissimo di me.
 

***

 
I finesettimana a Hogsmeade erano stati sempre la cosa più bella dal mio terzo anno in poi, principalmente io e i gemelli ci andavamo perché loro facessero rifornimento da Zonko e per creare un po’ di casino ai Tre Manici di Scopa fingendo che le nostre burrobirre fossero avvelenate ogni volta, e puntualmente ogni volta Madama Rosmerta sembrava avere un infarto minacciandoci in seguito di dire tutto a Silente.
Quel sabato però, Fred mi aveva detto che ci saremmo andati solo io e lui, un po’ mi dispiaceva che non venisse anche George con noi, ma poi mi dissi che sarebbe stato nei paraggi a far confusione con Lee così non mi sentii in colpa.
L’aria era piuttosto fresca quella mattina e per prudenza mi portai il mantello che alla fine mi fu solo di impiccio perché con mia grandissima sorpresa Fred mi trascinò da Madama Piè di Burro, una volta seduto insistetti più volte per controllargli la febbre nel caso avesse qualche strana malattia sud americana che lo spingeva ad essere più dolce del tè che bevemmo – ci avevano messo almeno sette cucchiaini di zucchero lì dentro, me lo sentivo – poi dopo i miei innumerevoli lamenti e proteste per uscire, respirai di nuovo l’aria pungente a pieni polmoni.
La verità era che non ce la facevo più ad essere circondata da coppiette, io non lo sopportavo il romanticismo, mi bastava sapere che Fred per me ci sarebbe sempre stato, che provava quello che provavo io; l’unica differenza era che lui sembrava molto più esperto di me nel dimostrare i suoi sentimenti, a volte mi sentivo come un guscio chiuso ermeticamente che ha paura di mostrare chi è anche con la persona che ama di più al mondo.
Non che tra me e Fred ci fosse qualche dubbio o equivoco che avrebbe fatto saltare tutto in aria – togliendo Roger che continuava a salutarmi nei momenti meno opportuni – ma io ero fatta così non ci potevo far niente.
Stavamo camminando sul terreno bagnato dalla pioggia autunnale quando dei rumori e frasi piuttosto sinistri catturarono la nostra attenzione.
Provenivano da una panchina situata in un piazzale vuoto un po’ fuori dal villaggio, ci nascondemmo dietro un cespuglio – bagnato anche questo – ma non avevamo molta visuale, però per non farci scoprire dovevamo accontentarci, distinsi una più che familiare testa dai capelli rossi che copriva invece il viso di chi gli stava davanti, una ragazza a giudicare dalla voce che avevamo sentito prima.
Un soffio di vento ci costrinse a stringerci nei mantelli e ad abbassarci, privandoci così della nostra visuale, poi da quel poco che capivamo tanto erano basse le voci dei due, non ne rimase niente.
Silenzio, pericoloso silenzio.
Il fatto era che non era un silenzio normale come se ad un tratto avessero smesso di parlare e andare altrove, perché altrimenti si sarebbero alzati dalla panchina e di conseguenza ci avrebbero scoperti, poi né io né Fred saremmo potuti essere sicuri che George non ci avesse ucciso per averlo scoperto mentre…
Alzai la testa poiché mi era balzata in mente un’idea terrificante ma geniale allo stesso tempo e non potei fare a meno di complimentarmi di nuovo con me stessa per le mie capacità deduttive.
Infatti il silenzio che c’era tra i due era colmato da un tenero bacio, solo che non riuscivo a distinguere chi fosse la ragazza.
«Fred…» Mormorai dato che anche lui aveva alzato la testa per vedere, sembrava aver capito molto più di quando avessi fatto io.
«Mi aveva detto che non c’era niente» Sussurrò scioccato, evidentemente nemmeno Fred se l’aspettava, una scena del genere; George doveva avergli detto qualcosa, oppure si era veduto costretto a farlo perché Fred era pur sempre il suo gemello, non c’era niente che quei due si nascondevano l’un l’altro, a parte il fatto che la ragazza che George stava baciando non era nientemeno che Angelina.
Angelina era una delle mie compagne di dormitorio ed era stata anche la mia migliore amica per circa due anni, poi aveva formato il suo meraviglioso terzetto con Katie e Alicia e io passando sempre più tempo con Fred de George mi ero un po’ isolata, comunque eravamo rimaste in ottimi rapporti.
«Forse è meglio che ce ne andiamo» Dissi.
Vidi Fred annuire e facendo molta attenzione a non fare rumori che avrebbero potuto destare i due piccioncini dal loro sogno di un pomeriggio di mezzo autunno – ma sì, stravlgiamo le opere dei più importanti autori babbani – ci allontanammo per la via da dove eravamo venuti, qualcosa mi diceva  che quella sera in Sala Comune, dopo che tutti fossero andati a dormire avremmo fatto una bella chiacchierata con George.
Improvvisamente non ebbi più quella sensazione strana un po’ colpevole di aver lasciato George da solo quando quella mattina io e Fred lasciammo il castello, però avevo una curiosità: se io e Fred eravamo da Madama Piè di Burro, e se George e Angelina avevano affittato una panchina, il povero Lee che fine aveva fatto?



Spazio Autrice:
Ce l'ho fatta ad aggiornare! Yuppi!
Okay, ho provato a far uscire il lato tenero e romantico che c'è in me con la storia della treccia, però mi sono allontanta parecchio dal mio obiettivo perchè anche questo è un altro capitolo leggermente demenziale.
Togliamoci pure il leggermente.
La nana in rosa è la cara vecchia Dolores e verso la fine ci si riferisce a "Sogno di una notte di mezza estate" (La mia prof inglese mi ha fatto innamorare di Shakespeare e quel libro sarà mio).
Well, sono ancora le 14.50 e io ho tipo dieci minuti prima di andare a fare chimica, latino, greco e inglese *si butta dal balcone*
Perciò, vi saluto e a presto! :3
-Marianne

 
 
   
 
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