Quella notte Albus non riuscì a dormire per niente. Continuava a fissare il legno nero del letto sopra il suo, mentre gli occhi, sbarrati, gli si seccavano e cominciavano a bruciare.
Scorpius dormiva sopra di lui, silenziosamente.
Non riusciva a pensare a nulla di preciso, se non che in quel momento gli pareva di non essere effettivamente lì, disteso su un materasso, sotto delle candide coperte, mentre un’enorme volto di un'orribile gorgone agonizzante lo fissava.
Girò la testa, ammirando l’atroce demone scolpito sull’architrave della porta del dormitorio. Sotto di esso vi era appeso uno stendardo verde con sopra un lungo serpente argenteo, il quale emanava un bagliore sinistro alla luce della luna.
“Scorpius.”
La sala rimase in silenzio, mentre il rumore di qualche spiffero usciva dalle fessure delle vetrate.
“Scorpius, sei sveglio?”
Era un silenzio ostinato, lo sapeva.
“Scorpius c’è un demone terrificante che mi sta lentamente succhiando l’anima.”
Albus udì un rumore sopra di lui, come se qualcuno stesse venendo soffocato con un cuscino.
Dopo qualche secondo capì che era Scorpius che imprecava, con la testa ficcata nel cuscino.
“Scorpius…”
“Mmh…”
“Chi era quella ragazza?”
“E io che ne so?”
“Pensavo che tu conoscessi tutti quelli della tua Casa.”
“Guarda che sei un Serpeverde pure tu. E poi non conosco tutti. La maggior parte sono persone che preferisco evitare.”
“Tipo Gris?”
“Tipo Gris. E poi, adesso che tutti sanno che sono amico di Potter, prenderanno come minimo a sputarmi lungo la strada.”
Albus sghignazzò sommessamente.
“Scorpius?”
“Dimmi.”
“Mi dispiace.”
“Per cosa?”
“Per causarti tutti questi problemi. Forse dovresti evitarmi anche tu…”
Una chioma canuta sbucò dal bordo del letto soprastante, facendo penzolare i capelli a testa in giù come delle spighe di grano.
“Che diavolo stai blaterando, Albus Severus? ”
“Ti prego, quel secondo nome mi fa venire la pelle d’oca.”
“Albus, non mi importa uno stregato accidente di quello che dice la gente. Per me basta avanza essere amici –ti avverto, davanti a mio padre queste mie affermazioni potrebbero venire modificate.”
Risero, affogandosi nei cuscini imbottiti di piume.
Dopotutto, Albus era felice di poter condividere il suo malessere con il suo amico, per lo meno di potersi sfogare, –era titubante a chiamarlo migliore amico; sentiva ancora una sorta di varco tra loro due-, anche se ancora non riusciva ad accettare di essere finito in quel posto freddo, umido,  austero e adornato di serpenti orripilanti.
“Insomma, si può sapere chi era quella sgodevole, odiosa, altezzosa raga-”
“Per Merlino, Albus, non lo so chi era quella ragazza! Ma che hai?!”
“La volete piantare?!” sbraitò il Prefetto, mezzo addormentato.