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Autore: n u m b    11/03/2013    5 recensioni
Capelli tinti. Jeans larghi e strappati. Maglie di gruppi rock. Converse nere di pelle. Sigarette. Lettore mp3 e cuffiette sempre in tasca. In queste semplici parole si riassume la vita di Moon, 15enne ribelle.
16 invece sono gli anni del ragazzo tutto sorriso.
17, il numero sfortunato, sono gli anni del ragazzo che profuma di fumo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Risvegliarsi.

Mike:

Procedo a 80 chilometri orari. Siamo quasi arrivati.
Moon non dà segni di vita.
È l'una: forse si è addormentata.
Le lancio uno sguardo: è girata verso il finestrino, è distesa sul sedile abbassato. Mi dà le spalle e non riesco a vederle il volto. Vedo solo i capelli verdi e spettinati, una porzione di guancia bianco latte e il collo delicato. Ha le mani quasi congiunte vicino al naso: le sue dita sono affusolate e sottili. Ha lo smalto bordeaux smangiucchiato. Scommetto che ha le mani fredde.
Mi giro verso di lei, scruto la sua forma distesa.
Sta tutta rannicchiata, nella mia felpa sembra ancora più minuta e bassina.
È strano no? È solo mezza giornata che la conosco, eppure già sono cotto come un pesce lesso.
Ma che cazzo dici Mike! Nessuno è cotto di nessuno! Pensa con la testa per una fottutissima volta, non con l'uccello!
Il fatto è che non sto pensando con l'uccello, sto pensando con il cuore, con il CUORE. Anzi, a dire la verità mi sembra di non star pensando affatto.
Tu? Il razionale, logico, preciso, realista Mikey?
...Ancora queste cazzo di lotte interiori. Dovrei smetterla altrimenti mi interneranno in manicomio.
Perché mi è preso un colpo quando ci siamo sfiorati? Perché ho mancato un battino (o forse due) quando mi ha dato un bacio sulla guancia? Perché mi sento annegare nei suoi occhi quando mi guarda?
Io sono sempre stato il tizio con i piedi per terra, quello che non si lascia trasportare, non si lascia andare. Sono sempre stato colui che sa tutto e che sa perfettamente tenere in mano le redini della sua vita, e ha il controllo su di essa. Adesso mi sento solo confuso, non riesco a sentirmi pensare; sento solo il rimbombare del cuore tra le tempie, come se lo avessi al posto del cervello. Continua a martellare da due ore buone ormai.
Ho bisogno di capire.
Moon è quel tipo di persona che ti rapisce. O magari fa quest'effetto solo a me.
Mi sembra di essere diviso in due, una coppia di metà che continuano a farsi la guerra: il Mike che si fa guidare dai sentimenti, lo stesso che mette le parole l'una accanto all'altra quando scrive i testi, quello che sa quali note ci vogliono per scrivere la musica. E poi l'altro me, quello razionale, il Mike con i piedi di piombo e ancorati a terra, che ha bisogno di avere il controllo su tutto. Quello che non può permettersi di lasciarsi andare. Sì perché sono io quello che alle prove della band, quando si finisce per farsi una risata, io devo ridere e dopo un po' zittire tutti perché dobbiamo provare. Sono io quello che dice “ora basta con le birre, dopo dobbiamo lavorare”. Non posso permettermi di lasciarmi andare, perché se lo faccio, lo faranno anche tutti gli altri. Gli altri si aggrappano a me per rimanere con le cime ormeggiate, non posso permettermi di mandare al diavolo il lavoro mio e altrui. Il lavoro di
una vita.

E io mi sento nel mezzo di queste due metà, conteso tra di esse. E nessuna delle due riesce a prevalere né io a sceglierne una.
Mi passo una mano sul viso, cercando di rinfrancarmi.
Siamo arrivati. Parcheggio vicino ad un cartello con su scritto il nome del lago.
Mi guardo nello specchietto e poi torno a guardare Moon. Devo svegliarla? Mi sembra di commettere peccato se lo faccio.
Sussurro piano: «Moon?»
Lei non reagisce.
Decido di scendere dall'auto; appena il mio naso viene a contatto con l'aria fredda e gelida rabbrividisco. Faccio il giro dell'auto e apro lo sportello del passeggero.
Moon ha il viso sereno, sembra quasi che le aleggi l'ombra di un sorriso sulle labbra.
«...Ehi bella addormentata!» dico piano. La mia voce echeggia tutto intorno, fuori dalla macchina.
Mi chino vicino al suo viso, vicino l'orecchio. Il suo profumo mi pizzica le narici: odora di fumo, di cannella, di profumo da ragazzo, di tutti gli odori che amo di più. Odora di serate passate a ridere, di notti passate a fissare il soffitto, sognando qualcosa che non entrava nella stanza. Odora delle bottigliette di birra che ci siamo scolate. Delle canzoni rock che abbiamo urlato a squarciagola alle pareti della macchina. Odora di
amore buono.
Annuso vicino al suo collo e inspiro il suo odore come fosse cocaina da sniffare. Chiudo gli occhi e lascio che mi invada la mente. Riapro gli occhi. Sono chinato su di lei, così vicina alla sua pelle tanto che le vedo anche i pori e le cicatrici della varicella.
«Moooooon» bisbiglio vicino al dilatatore, sudando freddo e con la bocca impastata per l'imbarazzo.
Ho ricominciato a sudare, merda.
Sento il suo repiro che mi sfiora le labbra, è caldo e tranquillo. E' un suono rilassante, paragonabile a quello della risacca delle onde. La sua pelle è così liscia, è così delicata, pura, inviolata, bianca...Aggettivi. Mi vengono in mente solo aggettivi per descriverla, invece di agire riesco solo a formulare catene di pensieri.
Mi sembra di vivere la fiaba della “Bella Addormentata nel Bosco”. C'è il bosco. C'è la principessa addormentata. Ci sarebbe anche un principe, se posso essere considerato così. Cos'è che fa il principe per svegliarla?
La bacia, coglione.
Cristo, mi stacco subito da lei, scatto come una molla, mi allontano e sgrano gli occhi. Inciampo anche nei miei piedi andando indietro, cadendo rovinosamente a terra, di culo. E facendo un rumore infernale, amplificato dall'eco tutt'intorno. Quel pensiero, il bacio per risvegliarla, mi ha mandato in tilt, cazzo cazzo cazzo non dovevo pensarlo.
Ma guardati ahahahah, ti prendeva un infarto anche a pensare a una semplice fiaba adesso, ahahaha. Sei patetico. Dimmi, come riuscirai mai a cantare davanti a un vero pubblico, non intendo le 10-15 persone dentro un locale, senza svenire o senza avere il bisogno di farti una dose di cocaina? Hahahaha, ridicolo.

Moon:

BADABUM!
Un tonfo assordante mi fa ridestare dal mondo dei sogni; sussulto e scatto a sedere sul sedile, spalancando gli occhi e guardandomi intorno spaesata.
Sbatto gli occhi più volte, cercando di spazzare via dal mio campo visivo gli ultimi rimasugli di sogno.
Due dadi mi penzolano davanti, appesi allo specchietto.
Riordino le idee.
Sono Moon, ho 15 anni, sono nella macchina di...cerco Mike con gli occhi. Non c'è vicino a me seduto sul sedile del guidatore, non è dietro. Mi guardo intorno con il cuore che inizia ad accelerare i battiti. Giro attorno lo sguardo.
Mike è steso a terra e si sta rialzando a sedere in questo momento. La macchina è parcheggiata, il motore è spento e Mike ha il culo sull'asfalto. Sorrido e mi alzo, mi avvicino a lui: mi accorgo che è diventato rosso, ma così rosso che si vede anche se lui ha la pelle olivastra e se è tutto buio intorno.
«Ehi ma che cazzo è successo? Mi hai fatto prendere un accidente!» esclamo io sorridendo e accucciandomi io vicino a lui.
«Emh...è...è che...n-nien...niente» balbetta e mi sembra agitato. Lo scruto e inizio anche un po' a preoccuparmi. Respira affannosamente e ha la fronte imperlata di minute goccioline di sudore.
«Mike, che hai? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma» gli prendo il viso tra le mani; lui tiene gli occhi bassi. Le mie mani gelide vengono a contatto con la pelle liscia e morbida delle sue guance, il suo calore mi penetra nelle dita. Sento che un brivido gli attraverso il corpo.
«Nulla...sono solo caduto, come un deficiente...» abbozza un sorriso mesto.
Io continuo a fissarlo, noto che una vena gli pulsa lungo la gola.
«Sei sicuro? Mi sembri piuttosto agitato» chiedo seria con voce tremolante. Siamo vicini: i nostri nasi quasi si toccano, ci sono forse due centimetri e continuiamo a scrutarci. A perderci l'uno negli occhi dell'altro. I suoi sono grandi, un po' a mandorla; le sue iridi sono marrone legno, con delle venature più scure, come la corteccia di una quercia. Le sue pupille sono così nere che ho quasi paura di guardarci dentro troppo a lungo, per timore di sprofondare. Ha le ciglia lunghe. Sento il suo respiro che mi accarezza.
«Così sto bene, non ti preoccupare» dice lui in un soffio.
Così anche io sto bene, vicino a te, a tuffarmi nei tuoi occhi.
Io mi allontano e mi rialzo, cerco di sorridere senza sembrare che abbia un crampo alla faccia. Gli tendo la mano e lui me la afferra, io mi appendo indietro e lo tiro su. Si spolvera i pantaloni.
Lo sento tirare un sospiro.
«Allora,» si schiarisce la voce «che ne pensi? Ti piace il posto?» allarga le braccia per indicarmi la zona circostante.
Adesso siamo in un parcheggio, alla mia destra c'è la strada ma è deserta. C'è un cartello con su scritto il nome di un lago. Davanti a me si estende una boscaglia, vedo un contorto intreccio di rami di pino e tronchi d'abete. C'è una ripida discesa, ai piedi della quale intravedo il riflesso argenteo della Luna sull'acqua. Un brivido mi passa lungo la schiena, ho un po' freddo.
«Oddio Mike ma qui è meravigliso!»
«Eh beh, sì, di notte è ancora più bello»
Cammino un po' in giro per dare un'occhiata.
«Solo che dovremo ucciderci lungo questa discesa per arrivare al lago» indico la ripida pendenza non lontana dai miei piedi. Il suolo è ricoperto di aghi di pino e abete, alcuni secchi altri ancora verdi; è disseminato di pigne cadute. Le radici degli alberi formano un reticolato nodoso sotto la terra, come le arterie e le vene su un polso, e si incontrano con quelle sottili e corte degli arbusti. L'aria tutt'intorno è impregnata dell'odore fresco degli alberi, un odore...purificante. Inspiro a fondo. In sottofondo si sente il rumore del vento leggero tra le foglie.
Chiudo gli occhi e assaporo il momento.
«La notte è come una coperta che, quando viene stesa, porta la quiete...di giorno, normalmente, se vieni qui si sente solo il rumore delle auto che passano ininterrottamente, oppure gli schiamazzi dei bambini che vengono al parchetto qui vicino. Invece di notte, lo stesso posto è irriconoscibile. Si riescono ad apprezzare molte più cose»
Apro gli occhi.
Mike mi è affianco, non mi sono nemmeno accorta che si è mosso. Fissa davanti a sé. Lo guardo e noto che ha un borsone ai suoi piedi, sembra piuttosto pesante. Notando che fisso l'oggetto con aria interrogativa, mi dice: «Eh, ci sono...emh...
cose. Cose utili» rotea gli occhi. Io lo guardo di sbieco.
«...Sarà meglio che incominciamo ad avviarci, che già è tardi, e non sarà facile arrivare con tutti gli arti attaccati fino al lago» dico io.
Lui prende il borsone e io incomincio la discesa.

*coff coff* EMH, salve! Sì lo so che questo capitolo è, a dir poco, lungo quanto la Bibbia ma non sono riuscita a farmelo venire più corto né avevo intenzione di dividerlo! Quindi, non so quanti di voi , povere anime che leggete questa 'cosa', riusciranno ad arrivare fino alla fine. E qui ci sta bene un bel "Ce la faranno i nostri eroi? *ta-ta-ta taaaaaaaaan*". D'accordo ho finito di sfracassarvi le palline, scusate di nuovo per la lunghezza del capitolo *si inginocchia*
Alla prossima!
n u m b


  
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