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Autore: MissMeriRed    11/03/2013    2 recensioni
Questo è un racconto di matrimoni forzati, amori non corrisposti, e ordini del giorno nascosti; un racconto di dolore, ossessione, odio, bugie, segreti, e avidità. Un pericoloso e mortale gioco dove il vincitore riceverà quello che ogni persona ricca sogna e farebbe qualunque cosa, forse anche uccidere, per i soldi. Ci sono regole in questo gioco, e Park Yoochun le ha appena infrante.
- Yoochun, Yunho, Junsu, Changmin, Jaejoong // YooMin, YunJae, YooSu -
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Questa è una fanfiction tradotta dall'inglese da me che voglio condividere con voi. La storia originale si trova su AFF ed è scritta da SunnyELF15.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Park Yoochun sedeva al bordo del suo letto. Era da solo. Non c’era nessun’altro con lui nella casa. Era silenzioso, e Yoochun non sapeva se gli piacesse o meno. Sedeva con la testa tra le mani. Faceva male, aveva un’emicrania e sapeva che la causa erano le mezze dozzine di bottiglie di Soju che aveva ingoiato la notte prima. Dannazione, non avrebbe dovuto lasciare i suoi amici convincerlo a restare per un altro giro. Finiva sempre così, con Yoochun che se ne andava con un’emicrania e a sprecare il giorno gemendo nel dolore. Non ha mai imparato niente, vero? Almeno questo volta non si è svegliato con accanto una ragazza sconosciuta che non ha mai visto prima. Quello era sempre problematico. Non aveva bisogno di quello in questo momento, suo padre lo avrebbe ucciso.

Yoochun sospirò e si alzò. Secondo suo padre, non doveva più comportarsi in questo modo. Non aveva più il permesso di andare a feste con i suoi amici tutte le sere. Non aveva più il permesso di passare la notte con ragazze a caso. Non aveva più il permesso di essere libero. Ora era sposato. Il solo pensiero lo faceva stare male. Lo odiava, tutto quello che voleva era alzarsi e realizzare che era tutto solo un brutto sogno. Ma, era vero. C’erano testimoni che potevano provarlo. Come poteva essere accaduto tutto questo? Come ha potuto suo padre fargli questo? Come poteva la sua libertà essere rubata così all’improvviso e crudelmente? L’unica consolazione era il fatto che aveva ancora i suoi soldi. Non importava ciò che sarebbe accaduto, i soldi erano la cosa più importante.

Yoochun scosse la testa, e si pentì subito della sua azione. Strinse la testa e barcollò verso la porta. La stanza stava girando e doveva andare lentamente. Andò al piano inferiore scendendo le scale e fu grato di vedere che le tende erano ancora chiuse. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era la luce del sole brillare e penetrare nei suoi occhi. Strizzò gli occhi entrando nell’oscuro salotto e si guardò attorno. Non si era ancora abituato alla nuova casa. Voleva rimanere nella sua vecchia villa, quella in cui era vissuto per i quattro anni passati, ma suo padre e sua madre gli avevano preso una casa come regalo di nozze e hanno insistito perché ci vivesse, solo un altro modo con cui suo padre gli stava rovinando la vita. “È per te e per il tuo nuovo marito per iniziare una nuova vita insieme.”

Questo è quello che la madre di Yoochun gli ha detto con un grande sorriso sulle labbra. Yoochun avrebbe voluto dirle he non aveva intenzione a iniziare nessun tipo di vita con il suo nuovo compagno, ma lei sembrava così felice, Yoochun non ne era capace. Non poteva ferirla. In più, suo padre lo stava fissando da dietro le spalle di sua madre tutto il tempo, minaccioso. Così, Yoochun ha accettato l’avvertimento e si è trasferito nella dannata villa. Ma, come se il fato fosse dalla sua parte, non doveva preoccuparsi di iniziare una nuova vita o il suo piano di pretendere di farlo. Il suo compagno non si era ancora trasferito con lui. Per ora.

Erano passati mesi dall’orribile matrimonio e Yoochun non aveva ancora visto il partner. Aveva imparato da suo padre che il suo compagno era un completo maniaco del lavoro e che aveva insistito per fare ancora degli ultimi ritocchi prima di trasferirsi nella casa. Mr. Park ha detto che l’uomo era partito direttamente dopo il matrimonio per andare in un ufficio a Busan e se ne sarebbe stato lì per almeno due mesi e mezzo. Non che Yoochun importasse; anzi, stava celebrando la sua fortuna. Ancora qualche mese finché la sua libertà sarebbe davvero finita.

Yoochun andò in cucina e camminò verso il frigorifero. Aprì la porta e sbirciò all’interno, ma decise di sentirsi troppo male per mangiare qualcosa. Chiuse la porta e ci si appoggiò, chiudendo gli occhi. Sentiva dolore nella sua testa, ma sentiva anche dolore nel suo cuore. Doveva liberarsi di questa sensazione, doveva fermarla. Il dolore non gli stava facendo nulla di buono. Non avrebbe fatto sparire la terribile realtà che ora era sposato. Non avrebbe fatto tornare la persona che amava. Non avrebbe fatto nulla che fargli del male.

In quel momento il telefono iniziò a squillare, e a Yoochun, sembrava come se il volume fosse stato messo al massimo. La sua testa pulsò mentre andò a prendere la cornetta del telefono.

“Pronto?” sbottò, tenendosi la testa.

“Yoochun-ah?” la voce di sua madre si sentì dall’altra parte della linea. “Sei tu?”

Yoochun abbassò la cornetta dal suo orecchio e sospirò. Non voleva parlare con sua madre in questo momento. Tutto quello che faceva era mentirle. Lei non sapeva la verità, e comunque, bisognava mentirle. Yoochun ci aveva preso l’abitudine, di mentirle, e poteva farlo bene, ma c’era sempre il rimorso che sentiva dopo. Sapeva che non aveva scelta, così riportò la cornetta del telefono all’orecchio.

“Umma, come stai?” cercò di far sentire la sua voce meno abbattuta che poteva. Per sua madre, Yoochun era un uomo felice che si era appena sposato l’amore della sua vita. E anche se non era nemmeno un poco vicino alla realtà, doveva sembrare felice per il suo bene; lui doveva vivere una vita di menzogne per la sua felicità.

“Sto bene, Chunnie-ah,” disse allegramente. “Quello che voglio sapere è, tu come stai?”

C’erano così tante cose che Yoochun voleva rispondere a quello, eppure decise per quello che non era vero.

“Sto alla grande,” Yoochun disse la bugia e poteva sentirla bruciare nella sua gola. Poteva mentire a chiunque e poteva farlo bene, ma le uniche bugie di cui si era mai sentito male, erano quelle dette a sua madre. Lei meritava di meglio.

Sua madre sembrava che stesse sorridendo. “Sono felice di sentirtelo dire.” La sua voce era così alta che feriva la testa di Yoochun, ma rimase in silenzio. “Dimmi, hai parlato con tuo marito?”

‘Tuo marito’ queste parole facevano sentir male Yoochun. Non voleva che fossero reali. Ma lo erano.

“Certamente,” mentì lisciamente. “Mi chiama ogni sera.”

L’uomo non aveva mai chiamato Yoochun. Non sapeva nemmeno il numero di cellulare dell’uomo. Anzi, Yoochun non aveva mai sentito la voce del suo compagno. Ma sua madre non aveva bisogno di saperlo.

“Omo!” esclamò felice. Yoochun dovette strattonare il telefono via dal suo orecchio, la sua testa faceva così tanto male. “Meraviglioso,” Yoochun non disse niente. Non c’era niente da dire.

“Chunnie,” sua madre iniziò eccitata. “Stavo pensando, tu e tuo marito state assieme da due mesi ormai! Il tempo vola così velocemente.”

Due mesi. Yoochun affondò nel pavimento. Già due mesi gli erano stati presi via. Come poteva essere già così tanto tempo?

“Ho sentito da tuo padre che tuo marito sarà presto di ritorno e volevo organizzare una festa in onore del tuo anniversario di due mesi.”

Yoochun non rispose. Non voleva una festa, non voleva festeggiare. Voleva piangere ed essere arrabbiato. Voleva essere libero e voleva stare con colui che amava veramente. Ma era impossibile. Forzò la sua voce a non tremare e disse,

“Sarebbe fantastico, Umma. Grazie.”

“Assa!” esultò felice. *Grazie, Chunnie. Non preoccuparti; mi assicurerò che sarà una bellissima festa. Mi prenderò cura di tutto; tutto quello che dovrai fare sarà portare tuo marito.”

“Sì, Umma.” Disse debolmente.

“Yoochun? Stai bene?” chiese, triste che il suo entusiasmo non era condiviso.

“Sì,” disse cercando di suonare più eccitato. “Ci vediamo presto.”

“D’accordo,” sua madre disse. “Ti voglio bene, tesoro.”

“Ti voglio bene anch’io.” Disse e attaccò.

Non poteva più parlare; non voleva più mentire. Lasciò cadere il telefono per terra e fece cadere anche la sua testa ancora dolorante tra le mani. Sentì una singola lacrima scivolare giù per il suo volto. Non voleva sentirsi così, non voleva vedere il volta che ora stava danzando dietro ai suoi occhi. Yoochun poteva sentirsi trascinato ancora una volta giù nell’oscurità.

No. Aprì i suoi occhi e asciugò la faccia. No, non si sarebbe sentito così, o se le facesse, avrebbe finto che non lo fosse. Si alzò in piedi e, ignorando il dolore lancinante alla testa, si vestì e si assicurò di essere presentabile, nessuno avrebbe creduto alla sua bugia se avesse un aspetto orribile. Prese poi la giacca e il cellulare prima di andare fuori dalla porta e entrare in macchina. Accese  il motore e si preparò a guidare via.

Se c’era qualcosa che i ragazzi ricchi facevano meglio di spendere soldi; era mentire. Yoochun mentirebbe a chiunque, anche a se stesso. Mentirebbe e fingerebbe di essere okay. Lo ha fatto prima, e lo farebbe di nuovo. Premette il pedale del gas e partì.

Avrebbe mentito. Doveva mentire.


 




Yoochun buttò indietro la testa e mandò giù il contenuto del bicchiere. Era la sua terza bottiglia di alcool nell’ultima ora. Si ritrasse quando il bruciante liquido toccò la sua gola, causando una forte esplosione e sensazione di bruciore. Sbatté la bottiglia sul tavolo.

“Wow, vacci piano, Hyung.” Cho Kyuhyun disse, prendendo la bottiglia dalle mani dell’uomo.

Yoochun sbeffeggiò. “Perché? Siamo ricchi, facciamo quello che vogliamo, ricordi?”

Lo disse come una battuta, ma lo intendeva veramente. Era seduto all’interno di un club, nella stanza al piano superiore che era stato prenotato e preparato specialmente per loro, come sempre. Si incontravano sempre in questa stanza quando volevano bere e parlare e fuggire dalle loro famiglie e regole. Yoochun sedeva al tavolo che ora traboccava di bottiglia e Kyuhyun era seduto accanto a lui. Han Geng, o Hankyung come era meglio conosciuto, stava appoggiato alla parete, una bottiglia chiusa nelle sue mani. Il loro amico, un uomo chiamato Kim Jongwoon, ma chiamato da tutti Yesung, stava parlando forte al telefono vicino all’angolo della stanza.

Yoochun conosceva gli uomini da anni, avendo frequentato la scuola con sia Kyuhyun che Yesung. Hanno incontrato Hankyung più tardi, quando la sua famiglia si è trasferita nella Corea del Sud dalla Cina per prendere controllo di un’altra azienda. A Yoochun piacevano e a loro piaceva lui. Ma non erano niente come Yunho. Lui avrebbe ascoltato qualunque cosa Yoochun avesse detto e lo avrebbe aiutato con i suoi problemi, ma questi ragazzi, erano quelli a cui Yoochun piaceva chiamare compagni di bevuta. A loro piaceva ubriacarsi e festeggiare e così era; non parlavano molto dei loro sentimenti. E, sotto le circostanze presenti, questo si adattava perfettamente a Yoochun.

“Perché sei così frustrato?” Hankyung chiese. Yoochun lo guardò. L’uomo era alto e aveva i suoi capelli sbiancati di un biondo platino, con cui si scontrava orribilmente al suo vestito grigio che indossava. Ma questo non sarebbe stato importante per il Chinaman. Yoochun sapeva che anche se l’uomo dava l’impressione di essere calmo e docile, in realtà era ribelle e non gli importava niente di quello che chiunque, famiglia inclusa, avesse detto su di lui.

Yoochun si strinse semplicemente nelle spalle come risposta. Afferrò un’altra bottiglia e la aprì. Era lì per dimenticare quello di cui era frustrato, non per parlarne.

“So cosa gli frulla per la testa.” Kyuhyun disse con un sogghigno.

Yoochun lo guardò e gli mandò un’occhiataccia. “E cosa sarebbe?”

Kyuhyun scosse le spalle e si chinò in avanti. “Sei preoccupato che ora che sei sposato, non potrai più divertirti.”

Yoochun gli mandò uno sguardo e sorrise falsamente. Non erano i migliori osservatori del mondo, ma anche se lo fossero, non sarebbero mai riusciti ad indovinare il vero problema. Nessuno lo sapeva oltre a Yunho, Mr. Park, e ovviamente, Yoochun stesso.

“Certamente,” Yoochun mentì. Mentiva così facilmente.

Yesung che stava parlando al telefono fece una pausa dalla sua chiamata per dire,

“Forza, Chun, non è così male.”

“Fa silenzio, Jongwoon.” Kyuhyun sbottò. “Tu non sei nemmeno sposato.”

Yesung alzò le spalle e tornò alla sua chiamata. Kyuhyun lo guardò per un attimo prima di tornare a Yoochun.

“Solo perché sei sposato, non significa che la tua vita è finita. Credimi.” L’uomo disse, prendendo un sorso del suo drink.

Yoochun scosse la testa. Non vedeva come l’uomo potesse aver ragione, ma di nuovo, Kyuhyun era già sposato da due anni mentre Yoochun, da poco più di due mesi. Kyuhyun era stato fidanzato da quando aveva dieci anni. Era stato deciso dall’azienda di suo padre e di quella di un vecchio amico di famiglia che volevano fondersi e creare una, gigante azienda. I Cho avrebbero preso il controllo e l’avrebbero gestita, ma l’altra famiglia, i Lee, avrebbero condiviso la ricchezza. Mr. Lee voleva garantire che la sua famiglia ricevesse il denaro a cui erano promessi, così gli era stato suggerito di far sposare suo figlio e quello dei Cho. Mr. Cho accettò e i loro figli si sposarono appena entrambi ebbero l’età per farlo, Kyuhyun diventando uno.

Kyuhyun annuì. “Credimi; puoi ancora divertirti quando sei sposato. Puoi fare quello che vuoi, basta che non lo fai sapere alla tua e alla famiglia del tuo compagno.”

Yoochun sorseggiò il suo drink e lo guardò. Non poteva importargli di meno di quello che stava dicendo, ma doveva fingere che lo stava ascoltando.

“Cosa intendi?” chiese.

“Intendo  che, io sono sposato con Sungmin da due anni e lui e la sua famiglia non hanno mai scoperto niente su quello che ho fatto. Non sa neppure di Seohyun.” Kyuhyun disse, nominando la sua nuova ragazza. Yoochun l’ha vista e la odiava. Non ha mai conosciuto il compagno di Kyuhyun, ma anche se lo avesse fatto, non gli avrebbe detto delle opere del marito. Non era un suo problema. Hankyung stava fissando Kyuhyun, ma il più giovane non poteva vederlo avendo la schiena voltata verso di lui.

Yoochun annuì. Non voleva parlare dell’essere sposati; non voleva parlare di libertà. Voleva solo dimenticare. Iniziò a bere di nuovo e gli altri si aggregarono a lui molto presto. Yesung finì la sua chiamata e si avvicinò al tavolo. Parlarono del più e del meno, niente di importante e niente che avrebbero ricordato la mattina dopo. Dopo un po’ Yesung, che era diventato completamente ubriaco, menzionò qualcosa sulla conversazione fatta prima.

“La differenza tra il matrimonio di Kyu e quello di Chun è che, Chun voleva sposarsi mentre Kyu no.” Mormorò prima di cadere sul tavolo, inconscio. Yoochun, che era anche ubriaco, guardò all’uomo caduto e rise.

“Voleva sposarsi?” ripeté. Scosse la testa. Non voleva sposarsi. Non amava il suo compagno; odiava per la sua sola esistenza. “Credi che io abbia voluto sposarmi?”

Kyuhyun e Hankyung lo guardarono. Kyuhyun era ubriaco, ma gli occhi di Hankyung sembravano allerti.

“Non volevi?” Kyuhyun chiese sorpreso. “Tua madre ha detto che tu e il tuo compagno siete innamorati e volevate sposarvi.”

Gli occhi di Yoochun si spalancarono alla realizzazione di aver quasi rotto la promessa che aveva fatto con suo padre, la promessa di fingere come se avesse amato il suo partner. La promessa che aveva fatto per proteggere la felicità della madre.

“C…Certo,” Yoochun assicurò velocemente. “Ovvio che volevo.” Cercò di farlo sembrare convincente, ma era troppo ubriaco per sapere se avesse fatto un buon lavoro o meno. Gli altri gli credettero o erano, come lui, troppo ubriachi per notare la bugia. Kyuhyun appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi. Hankyung continuò a fissare Yoochun con uno sguardo ricercatore. All’improvviso tutto quello che Yoochun voleva fare era tornare a casa. Sapeva che era troppo pericoloso guidare, così digitò il numero di Yunho. Yunho non era contento di sentire dove si trovava Yoochun, ma accettò di venire a prenderlo. Yoochun lo ringraziò e attaccò, rimettendo il cellulare nella sua tasca.

Si voltò per vedere come Hankyung lo stesse ancora osservando. “Cosa?” Chiese, sentendosi a disagio sotto il suo sguardo.
Hankyung  mosse le spalle. “Niente.”

“Bene, me ne vado.” Yoochun disse alzandosi a fatica sui suoi piedi. Afferrò il suo cappotto e iniziò ad incamminarsi verso la porta. Era quasi arrivato quando Hankyung parlò.

“Ami davvero il tuo compagno, Yoochun?” L’uomo più grande domandò.

Yoochun si fermò e non si voltò a guardarlo. No, non lo amava. Questa era la risposta alla domanda. Yoochun non amava il suo compagno. Ma nessuno aveva bisogno di saperlo. Nessuno poteva saperlo.

“Con tutto il mio cuore,” Yoochun  lasciò scivolare la bugia dalla sua bocca e poté sentire il suo cuore schiacciato di nuovo. Non aspettò una risposta e si avviò davanti alla porta per aspettare Yunho. Il suo amico arrivò un momento più tardi e aiutò Yoochun a entrare in macchina senza dire una parola. Più tardi stavano viaggiando sulla strada verso la nuova villa di Yoochun. Erano quasi arrivati quando Yunho ruppe il silenzio.

“Stai bene, Yoochun?” il suo amico chiese piano.

Yoochun si limitò a guardare fuori dalla finestra. “Sto bene, Yunho.”

Yunho annuì e lasciò perdere, anche se non gli credeva. Sapeva che non c’era nessun modo per far dire la verità a Yoochun, nessun modo per lasciarli far uscire il dolore. Sapeva che Yoochun era fissato nella sua bugia. Yunho sapeva, se c’era una cosa che i ragazzi ricchi potevano fare meglio di spendere soldi, era mentire.

Sapeva che se c’era qualcosa che Yoochun poteva fare meglio di chiunque altro; era la sua abilità di mentire e di mentire bene.

  
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