Ciao a tutti. Finalmente ho
pubblicato il nuovo capitolo,
anche se ci ho messo un bel po’.
Purtroppo avevo gli esami e
quindi non avevo nemmeno un po’
di tempo libero.
Avevo detto che avrei
aggiustato i primi capitolo prima
di andare avanti, ma non ho mantenuto i miei buoni propositi. Comunque
vedrò di
correggere gli altri capitolo al più presto e di non
metterci troppo tempo per
scrivere il prossimo.
Prima di salutarvi voglio
ringraziare Miza per avermi suggerito il
nome per il locale che aveva
proposto Hermione.
Ovviamente un
ringraziamento va anche a tutti voi che mi
seguite. Spero che continuiate e che il capitolo vi piaccia.
Siamo
noi (Capitolo 6)
Mancavano
venti minuti all’una quando Hermione entrò
in Diagon Alley. Essendo ancora presto per il suo appuntamento decise
di
passare il tempo facendo un giro per i negozi. Le strade erano ancora
più
affollate del giorno prima nonostante fosse ora di pranzo e quasi non
si
riusciva a camminare a causa di tutte le persone che si accalcavano
avanti alle
vetrine o cercavano di farsi largo tra la folla con le loro buste
voluminose.
Hermione si perse ad ammirare il viavai di gente che
vociava allegra fermandosi a salutare amici e conoscenti. Pensare che
qualche
mese prima quelle strade erano deserte e in malora e tutta quella gente
viveva
in un clima di terrore era quasi assurdo. La riccia iniziò a
guardarsi intorno
prestando più attenzione alle vetrine dei negozi che il
giorno prima aveva
quasi del tutto ignorato.
Ormai tutti i negozi avevano riaperto e tutti,
compresi quelli che erano riusciti a non chiudere avevano rimodernato o
ingrandito i locali.
La sua attenzione fu attirata dall’enorme vetrina di
un negozio a più piani: Il Ghirigoro. Con tutto quello
spazio in più di sicuro
la libreria aveva aggiunto qualche nuovo reparto.
Hermione appoggiò la mano sulla maniglia, ma rimase
ferma sull’uscio. Moriva dalla voglia di entrare, ma ormai le
era rimasto poco
tempo e non voleva rischiare di arrivare tardi al suo appuntamento. Era
ancora indecisa
sull’uscio della porta quando sentì chiamare il
suo nome.
Si voltò e si trovò di fronte una chioma bionda e
due
occhi trasognati.
“Luna,” esclamò la riccia sorpresa
“che bello
rivederti.”
“Anche io sono contenta di vederti. Avevo paura che i
Surotti australiani ti avessero avvelenata. Questo è il loro
periodo di caccia.
Quando sei tornata?”
“Pochi giorni fa” rispose la riccia decisa ad
ignorare
la parte sui surotti, qualunque cosa fossero.
“E cosa ci fai qui?”
Hermione arrossì non sapendo cosa rispondere.
“Sei venuta anche tu a comprare i libri per la
scuola?” chiese ancora la bionda levandola dagli impicci.
“La scuola?”
“Si, ieri sono arrivate le lettere.”
“La lettera..” sospirò la riccia.
Hermione era rimasta
spaesata. Con tutto quello che era successo si era completamente
dimenticata
delle lettere. In realtà il suo ultimo anno ad Hogwarts era
già passato anche
se lei non aveva avuto
la possibilità di
frequentarlo. Aveva sempre pensato che una volta finita la guerra
avrebbe
potuto portare a termine gli studi, ma tra l’Australia e
tutto il resto le era
completamente passato di mente e ormai agosto era quasi finito.
“Va tutto bene?” chiese Luna
all’improvviso
risvegliandola dai suoi pensieri.
“Si..certo.”
“Ok. Ora comunque devo andare, mio padre mi sta
aspettando in farmacia.”
“Salutamelo.”
“Lo faro. A presto” salutò la ragazza
allontanandosi.
Intanto
ai tiri vispi Weasley
“George
allora io vado” disse Ron uscendo dal bagno del
negozio.
“Di già?” chiese il fratello
affacciandosi nel
retrobottega.
“Si, ti avevo già avvertito stamattina che oggi
avevo
da fare.”
“Per quanto sei stato assente questa mattina avresti
potuto prenderti tutta la giornata. Ma dimmi cosa devi fare di tanto
urgente da
dovermi lasciare solo con tutta la gente che c’è
oggi. Hai un appuntamento?”
“Te l’ho detto, oggi devo fare delle
commissioni”rispose
Ron sperando non notasse il rossore delle sue orecchie, “e
poi non sarai solo,
hai ben due commesse ad aiutarti.”
“D’accordo, d’accordo, allora vai, non
farla aspettare
troppo” rise il fratello lasciandolo solo.
Ron fece per dire qualcosa,ma poi desistette. Era
inutile continuare a negare.
Si diede un'altra occhiata allo specchio e uscì dal
negozio ignorando le ultime frecciatine di George.
Hermione
affrettò il passo guardando l’orologio. Era
in ritardo di dieci minuti. Aveva cercato di fare il prima possibile
all’ufficio postale, ma la fila nell’edificio e la
gente per strada l’avevano
rallentata. Sperava solo che Ron non fosse andato via non vedendola
arrivare.
In lontananza vedeva già l’insegna del negozio, ma
la
folla le impediva di vedere se il ragazzo fosse li ad aspettarla.
Si trovò praticamente a correre per l’impazienza e
si
costrinse a rallentare solo quando intravide una chioma rossa tra la
gente. Il
ragazzo si stava guardando intorno probabilmente cercandola e quando i
loro
sguardi si incontrarono sul suo viso si aprì un bellissimo
sorriso. La riccia
sorrise di rimando continuando ad avanzare verso il ragazzo che le
stava
andando incontro.
“Ciao” salutò Ron non appena si
trovarono a poco più
di un metro di distanza.
“Ciao” rispose la ragazza poggiandosi una mano su
un
fianco per recuperare il fiato. “Scusa se ho fatto
tardi.”
“Non ti preoccupare. L’importante è che
tu sia
arrivata, non ci speravo più” rivelò il
rosso con un po’ di imbarazzo.
“Non ti avrei mai dato buca” rispose Hermione.
Rimasero a guardarsi ugualmente imbarazzati non
sapendo bene come comportarsi. Quella mattina era stato tutto
abbastanza
naturale in camera della ragazza, ma ora si sentivano entrambi
più insicuri,
smarriti. Era come se quello che era successo tra loro fosse stato un
bel sogno
al quale nessuno dei due riusciva a credere.
“Allora vogliamo andare a pranzo?” chiese Ron per
spezzare la tensione che si era creata tra di loro.
“Certo, andiamo alla Zucca Malandrina ?”
“Veramente io avrei pensato a Madama Piediburro, ha
aperto un locale anche qui e ho sentito che si mangia bene e ci sono
dei dolci
eccezionali” rispose il ragazzo titubante “ma se
non ti va possiamo sempre andare
da un'altra parte.”
“No, va benissimo” rispose la ragazza leggermente
sorpresa.
I due si scambiarono un'altra occhiata per poi
avviarsi fianco a fianco verso il locale.
Non si scambiarono molte parole durante la strada per
arrivare al locale. Ogni argomento che veniva affrontato sembrava
esaurirsi in
fretta e loro si ritrovavano a sorridersi timidamente prima di
distogliere lo
sguardo cercando qualche altra cosa di cui parlare.
“Eccoci
arrivati” disse Ron una quindicina di minuti
dopo indicando la porta del
locale. Poi aprì la porta e fece segno alla ragazza di
entrare.
Subito una ragazza si avvicinò a loro per scortarli
verso un tavolo libero.
Hermione notò che il locale era quasi al completo e
dovettero
arrivare fino infondo per trovare un tavolo libero. La cameriera li
fece accomodare
e lasciò loro i menù prima di allontanarsi per
dedicarsi ad altri clienti.
La riccia si diede un occhiata intorno e notò che nel
locale c’erano solo coppie sedute strette sui divanetti che
sostituivano le
sedie di quasi tutti i tavoli, compreso il loro.
La ragazza del tavolo alla loro destra era
praticamente seduta in braccio a quello che doveva essere il suo
fidanzato
considerato il modo in cui lo stava baciando. Emise un piccolo sospiro
pensando
che le sarebbe piaciuto trovarsi nella stessa situazione, certo magari
non in
un luogo pubblico, e si sentì arrossire.
Distolse lo sguardo dalla scena e si ritrovò a
guardare Ron. Il ragazzo aveva seguito il suo sguardo e stava lanciando
anche
lui una rapida occhiata alla coppia. Quando il suo sguardo imbarazzato
incontrò
quello di Hermione arrossirono entrambi vistosamente.
La ragazza aprì il suo menù imitata subito dal
compagno. Iniziò a scorrere la lista notando che molti
piatti erano per due e
avevano strani nomi in cui non mancava la parola amore o cuore.
Alzò gli occhi dal menù e sorprese Ron che la
stava
fissando.
“Hai deciso cosa prendere”chiese imbarazzata.
“Si” rispose il ragazzo scrollando la testa come se
si
fosse appena riavuto da uno stato di trance. “E tu?”
“Quasi.”
Pochi minuti dopo arrivò la cameriera per prendere le
ordinazioni. Ordinarono
entrambi un
secondo e un dolce da dividere. Poi restituirono i menù
ritrovandosi nuovamente
in una situazione in cui nessuno dei due era sicuro di cosa fare.
“Ho incontrato Luna” disse all’improvviso
la ragazza
trovandolo un buon argomento di conversazione.
“E come
stava?”
Chiese Ron interessato.
“Come al solito. Pensa che mi ha chiesto se in
Australia fossi stata attaccata da dei Surotti” rise la
riccia.
“E cosa dovrebbero essere?”
“Non ho avuto il coraggio di chiederglielo, ma a
quanto pare sono velenosi.”
“Allora è una fortuna che non ti abbiano
attaccata”
scherzò il ragazzo facendosi un po’ più
vicino.
“Già, soprattutto considerato che era il loro
periodo
di caccia.”
Entrambi risero cercando di ricordarsi di tutte le
strane creature di cui, negli anni, Luna e suo padre, il direttore del
Cavillo,
avevano tentato di dimostrare l’esistenza.
Così senza nemmeno rendersene conto ricominciarono a
ridere e scherzare parlando liberamente del più e del meno
come non erano
riusciti a fare da quando si erano visti avanti al negozio.
Fecero appena caso alla cameriera che portava loro i
piatti mentre Ron stava raccontando dei primi disastrosi giorni in cui
aveva
aiutato George in negozio e di quanti scherzi in via di sviluppo lo
avevano
attaccato provocando dopo molto tempo le risate dal fratello.
Era come se si fossero estraniati dal resto del mondo.
Non erano più in un locale soffocante circondati da
coppiette che si davano da
fare. Erano soli e beati, come lo erano stati la mattina nella camera
di
Hermione.
Continuarono a parlare fino a quando furono riscossi
dalla cameriera che chiedeva se poteva portare via i piatti.
I due ragazzi annuirono dal momento che avevano finito
di mangiare da un pezzo. Subito dopo la cameriera tornò con
il dolce: un
tortino al cioccolato con il cuore morbido di cioccolato bianco.
“Ha un aspetto invitante” fece la riccia
avvicinandosi
al piatto.
“Già” disse il ragazzo facendo lo stesso.
Entrambi
allungarono la mano per prendere la forchetta nello stesso istante e le
loro
mani si sfiorarono. Hermione ritirò la sua di scatto senza
nemmeno sapere bene
il perché. Ron rimase per un attimo immobile, poi
lasciò andare la posata e si
voltò a guardare la ragazza.
“Tutto questo è ridicolo” disse cercando la sua mano. La prese delicatamente tra
le sue guardandola
negli occhi. “Noi ci..ci siamo baciati e non
c’è niente di cui essere
imbarazzati” disse anche se il rossore delle sue orecchie
cercava di smentirlo.
“Forse hai ragione, ma io non so davvero come
comportarmi. Voglio dire..sei tu..siamo noi..”
rivelò la ragazza dopo qualche
attimo di silenzio.
“Se devo essere sincero nemmeno io so come comportarmi,
ma possiamo scoprirlo insieme” continuò scivolando
un po’ più vicino a lei sul
divanetto e
portandole una mano sulla
guancia “dopotutto siamo sempre noi.”
“Sempre..” bisbigliò Hermione a pochi
centimetri dal
viso di Ron. Pochi secondi dopo sentì le labbra di Ron
poggiarsi delicatamente
sulle sue e chiuse gli occhi per assaporare il momento. Fu un bacio lieve, discreto,
ma bastò a farle
riaffiorare tutte le sensazioni che aveva provato quella mattina e
farle
desiderare di più.
Si staccarono guardandosi negli occhi.
“Andiamo via di qui” disse mordendosi il labbro.
“Non potrei essere più
d’accordo.”
Ron si alzò per andare a pagare il conto poi tornato
al tavolo prese Hermione per mano conducendola verso
l’uscita. Il loro dolce
era rimasto intatto sul tavolo. Ormai era l’ultimo dei loro
pensieri.