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Autore: Ekija89    11/03/2013    1 recensioni
Ormai erano passati tre mesi dalla fine della guerra. Erano stati mesi difficili, mesi di dolore e pianto, ma anche di rinascita e ricostruzione.
Il mondo magico si trovava a dover affrontare ancora una volta la devastazione che seguiva la guerra, e tutti si sforzavano di tornare alle loro vite.
Ciao a tutti, sto scrivendo questa storia per colmare gli anni che vanno dalla fine della guerra a quel giorno di 19 anni dopo alla stazione di king's cross. Spero tanto che vi piaccia.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Ciao a tutti. Finalmente ho pubblicato il nuovo capitolo, anche se ci ho messo un bel po’.

Purtroppo avevo gli esami e quindi non avevo nemmeno un po’ di tempo libero.

Avevo detto che avrei aggiustato i primi capitolo prima di andare avanti, ma non ho mantenuto i miei buoni propositi. Comunque vedrò di correggere gli altri capitolo al più presto e di non metterci troppo tempo per scrivere il prossimo.

 

Prima di salutarvi voglio ringraziare Miza per avermi suggerito il nome per il locale che aveva proposto Hermione.

 

Ovviamente un ringraziamento va anche a tutti voi che mi seguite. Spero che continuiate e che il capitolo vi piaccia.

 

 

 

Siamo noi (Capitolo 6)

 

Mancavano venti minuti all’una quando Hermione entrò in Diagon Alley. Essendo ancora presto per il suo appuntamento decise di passare il tempo facendo un giro per i negozi. Le strade erano ancora più affollate del giorno prima nonostante fosse ora di pranzo e quasi non si riusciva a camminare a causa di tutte le persone che si accalcavano avanti alle vetrine o cercavano di farsi largo tra la folla con le loro buste voluminose.
Hermione si perse ad ammirare il viavai di gente che vociava allegra fermandosi a salutare amici e conoscenti. Pensare che qualche mese prima quelle strade erano deserte e in malora e tutta quella gente viveva in un clima di terrore era quasi assurdo. La riccia iniziò a guardarsi intorno prestando più attenzione alle vetrine dei negozi che il giorno prima aveva quasi del tutto ignorato.
Ormai tutti i negozi avevano riaperto e tutti, compresi quelli che erano riusciti a non chiudere avevano rimodernato o ingrandito i locali.
La sua attenzione fu attirata dall’enorme vetrina di un negozio a più piani: Il Ghirigoro. Con tutto quello spazio in più di sicuro la libreria aveva aggiunto qualche nuovo reparto.
Hermione appoggiò la mano sulla maniglia, ma rimase ferma sull’uscio. Moriva dalla voglia di entrare, ma ormai le era rimasto poco tempo e non voleva rischiare di arrivare tardi al suo appuntamento. Era ancora indecisa sull’uscio della porta quando sentì chiamare il suo nome.
Si voltò e si trovò di fronte una chioma bionda e due occhi trasognati.
“Luna,” esclamò la riccia sorpresa “che bello rivederti.”
“Anche io sono contenta di vederti. Avevo paura che i Surotti australiani ti avessero avvelenata. Questo è il loro periodo di caccia. Quando sei tornata?”
“Pochi giorni fa” rispose la riccia decisa ad ignorare la parte sui surotti, qualunque cosa fossero. 
“E cosa ci fai qui?”
Hermione arrossì non sapendo cosa rispondere.
“Sei venuta anche tu a comprare i libri per la scuola?” chiese ancora la bionda levandola dagli impicci.
“La scuola?”
“Si, ieri sono arrivate le lettere.”
“La lettera..” sospirò la riccia. Hermione era rimasta spaesata. Con tutto quello che era successo si era completamente dimenticata delle lettere. In realtà il suo ultimo anno ad Hogwarts era già passato anche se lei non aveva  avuto la possibilità di frequentarlo. Aveva sempre pensato che una volta finita la guerra avrebbe potuto portare a termine gli studi, ma tra l’Australia e tutto il resto le era completamente passato di mente e ormai agosto era quasi finito.
“Va tutto bene?” chiese Luna all’improvviso risvegliandola dai suoi pensieri.
“Si..certo.”
“Ok. Ora comunque devo andare, mio padre mi sta aspettando in farmacia.”
“Salutamelo.”
“Lo faro. A presto” salutò la ragazza allontanandosi.
 
Hermione la guardò allontanarsi ripensando a quello che la ragazza le aveva detto. Guardò il suo orologio, mancavano pochi minuti all’una, doveva sbrigarsi a raggiungere il negozio, ma prima doveva fare una piccola deviazione. Si sistemò la borsa a tracolla e si avviò a passo spedito verso l’ufficio postale di Diagon Alley.

 

 

Intanto ai tiri vispi Weasley

 

“George allora io vado” disse Ron uscendo dal bagno del negozio.
“Di già?” chiese il fratello affacciandosi nel retrobottega.
“Si, ti avevo già avvertito stamattina che oggi avevo da fare.”
“Per quanto sei stato assente questa mattina avresti potuto prenderti tutta la giornata. Ma dimmi cosa devi fare di tanto urgente da dovermi lasciare solo con tutta la gente che c’è oggi. Hai un appuntamento?”
“Te l’ho detto, oggi devo fare delle commissioni”rispose Ron sperando non notasse il rossore delle sue orecchie, “e poi non sarai solo, hai ben due commesse ad aiutarti.”
“D’accordo, d’accordo, allora vai, non farla aspettare troppo” rise il fratello lasciandolo solo.
Ron fece per dire qualcosa,ma poi desistette. Era inutile continuare a negare.
Si diede un'altra occhiata allo specchio e uscì dal negozio ignorando le ultime frecciatine di George.

 

 

Hermione affrettò il passo guardando l’orologio. Era in ritardo di dieci minuti. Aveva cercato di fare il prima possibile all’ufficio postale, ma la fila nell’edificio e la gente per strada l’avevano rallentata. Sperava solo che Ron non fosse andato via non vedendola arrivare.
In lontananza vedeva già l’insegna del negozio, ma la folla le impediva di vedere se il ragazzo fosse li ad aspettarla.  
Si trovò praticamente a correre per l’impazienza e si costrinse a rallentare solo quando intravide una chioma rossa tra la gente. Il ragazzo si stava guardando intorno probabilmente cercandola e quando i loro sguardi si incontrarono sul suo viso si aprì un bellissimo sorriso. La riccia sorrise di rimando continuando ad avanzare verso il ragazzo che le stava andando incontro.
“Ciao” salutò Ron non appena si trovarono a poco più di un metro di distanza.
“Ciao” rispose la ragazza poggiandosi una mano su un fianco per recuperare il fiato. “Scusa se ho fatto tardi.”
“Non ti preoccupare. L’importante è che tu sia arrivata, non ci speravo più” rivelò il rosso con un po’ di imbarazzo.
“Non ti avrei mai dato buca” rispose Hermione.
Rimasero a guardarsi ugualmente imbarazzati non sapendo bene come comportarsi. Quella mattina era stato tutto abbastanza naturale in camera della ragazza, ma ora si sentivano entrambi più insicuri, smarriti. Era come se quello che era successo tra loro fosse stato un bel sogno al quale nessuno dei due riusciva a credere.
“Allora vogliamo andare a pranzo?” chiese Ron per spezzare la tensione che si era creata tra di loro.
“Certo, andiamo alla Zucca Malandrina ?”
“Veramente io avrei pensato a Madama Piediburro, ha aperto un locale anche qui e ho sentito che si mangia bene e ci sono dei dolci eccezionali” rispose il ragazzo titubante “ma se non ti va possiamo sempre andare da un'altra parte.”
“No, va benissimo” rispose la ragazza leggermente sorpresa.
I due si scambiarono un'altra occhiata per poi avviarsi fianco a fianco verso il locale.
Non si scambiarono molte parole durante la strada per arrivare al locale. Ogni argomento che veniva affrontato sembrava esaurirsi in fretta e loro si ritrovavano a sorridersi timidamente prima di distogliere lo sguardo cercando qualche altra cosa di cui parlare.
“Eccoci  arrivati” disse Ron una quindicina di minuti dopo indicando la porta del locale. Poi aprì la porta e fece segno alla ragazza di entrare.
Subito una ragazza si avvicinò a loro per scortarli verso un tavolo libero.
Hermione notò che il locale era quasi al completo e dovettero arrivare fino infondo per trovare un tavolo libero. La cameriera li fece accomodare e lasciò loro i menù prima di allontanarsi per dedicarsi ad altri clienti.
La riccia si diede un occhiata intorno e notò che nel locale c’erano solo coppie sedute strette sui divanetti che sostituivano le sedie di quasi tutti i tavoli, compreso il loro.  La ragazza del tavolo alla loro destra era praticamente seduta in braccio a quello che doveva essere il suo fidanzato considerato il modo in cui lo stava baciando. Emise un piccolo sospiro pensando che le sarebbe piaciuto trovarsi nella stessa situazione, certo magari non in un luogo pubblico, e si sentì arrossire.
Distolse lo sguardo dalla scena e si ritrovò a guardare Ron. Il ragazzo aveva seguito il suo sguardo e stava lanciando anche lui una rapida occhiata alla coppia. Quando il suo sguardo imbarazzato incontrò quello di Hermione arrossirono entrambi vistosamente.   
La ragazza aprì il suo menù imitata subito dal compagno. Iniziò a scorrere la lista notando che molti piatti erano per due e avevano strani nomi in cui non mancava la parola amore o cuore.
Alzò gli occhi dal menù e sorprese Ron che la stava fissando.
“Hai deciso cosa prendere”chiese imbarazzata.
“Si” rispose il ragazzo scrollando la testa come se si fosse appena riavuto da uno stato di trance. “E tu?”
“Quasi.”
Pochi minuti dopo arrivò la cameriera per prendere le ordinazioni.  Ordinarono entrambi un secondo e un dolce da dividere. Poi restituirono i menù ritrovandosi nuovamente in una situazione in cui nessuno dei due era sicuro di cosa fare.
“Ho incontrato Luna” disse all’improvviso la ragazza trovandolo un buon argomento di conversazione.
 “E come stava?” Chiese Ron interessato.
“Come al solito. Pensa che mi ha chiesto se in Australia fossi stata attaccata da dei Surotti” rise la riccia.
“E cosa dovrebbero essere?”
“Non ho avuto il coraggio di chiederglielo, ma a quanto pare sono velenosi.”
“Allora è una fortuna che non ti abbiano attaccata” scherzò il ragazzo facendosi un po’ più vicino.
“Già, soprattutto considerato che era il loro periodo di caccia.”
Entrambi risero cercando di ricordarsi di tutte le strane creature di cui, negli anni, Luna e suo padre, il direttore del Cavillo, avevano tentato di dimostrare l’esistenza.
Così senza nemmeno rendersene conto ricominciarono a ridere e scherzare parlando liberamente del più e del meno come non erano riusciti a fare da quando si erano visti avanti al negozio.
Fecero appena caso alla cameriera che portava loro i piatti mentre Ron stava raccontando dei primi disastrosi giorni in cui aveva aiutato George in negozio e di quanti scherzi in via di sviluppo lo avevano attaccato provocando dopo molto tempo le risate dal fratello.
Era come se si fossero estraniati dal resto del mondo. Non erano più in un locale soffocante circondati da coppiette che si davano da fare. Erano soli e beati, come lo erano stati la mattina nella camera di Hermione.
Continuarono a parlare fino a quando furono riscossi dalla cameriera che chiedeva se poteva portare via i piatti.
I due ragazzi annuirono dal momento che avevano finito di mangiare da un pezzo. Subito dopo la cameriera tornò con il dolce: un tortino al cioccolato con il cuore morbido di cioccolato bianco.
“Ha un aspetto invitante” fece la riccia avvicinandosi al piatto.
“Già” disse il ragazzo facendo lo stesso.
 Entrambi allungarono la mano per prendere la forchetta nello stesso istante e le loro mani si sfiorarono. Hermione ritirò la sua di scatto senza nemmeno sapere bene il perché. Ron rimase per un attimo immobile, poi lasciò andare la posata e si voltò a guardare la ragazza.
“Tutto questo è ridicolo”  disse cercando la sua mano.  La prese delicatamente tra le sue guardandola negli occhi. “Noi ci..ci siamo baciati e non c’è niente di cui essere imbarazzati” disse anche se il rossore delle sue orecchie cercava di smentirlo.
“Forse hai ragione, ma io non so davvero come comportarmi. Voglio dire..sei tu..siamo noi..” rivelò la ragazza dopo qualche attimo di silenzio.
“Se devo essere sincero nemmeno io so come comportarmi, ma possiamo scoprirlo insieme” continuò scivolando un po’ più vicino a lei sul divanetto  e portandole una mano sulla guancia “dopotutto siamo sempre noi.”
“Sempre..” bisbigliò Hermione a pochi centimetri dal viso di Ron. Pochi secondi dopo sentì le labbra di Ron poggiarsi delicatamente sulle sue e chiuse gli occhi per assaporare il momento.  Fu un bacio lieve, discreto, ma bastò a farle riaffiorare tutte le sensazioni che aveva provato quella mattina e farle desiderare di più.  
Si staccarono guardandosi negli occhi.
“Andiamo via di qui” disse mordendosi il labbro.
“Non potrei essere più d’accordo.”
Ron si alzò per andare a pagare il conto poi tornato al tavolo prese Hermione per mano conducendola verso l’uscita. Il loro dolce era rimasto intatto sul tavolo. Ormai era l’ultimo dei loro pensieri.

 

   
 
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