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Autore: ShinigamiGirl    11/03/2013    20 recensioni
Mia prima ff di Death Note, in cui narrerò del periodo alla Wammy's House e delle vite di Matt, Mello e Near prima e durante il caso Kira, sotto il punto di vista di una ragazza che vive con loro, senza alcune modifiche alla trama originale. Spero di non essere troppo banale, e che vi piaccia!
Buona lettura....^^
DAL CAPITOLO 2:
"Mi facevo chiamare Debby, un diminutivo di Deborah, ma il mio vero nome era Michelle Dreamer.
Per quel che ne sapevo, in quel momento i migliori dell’istituto erano Mello e Near."
DAL CAPITOLO 6:
"-Ehi, quello è cioccolato?- mi chiese Mello, indicando il mio cupcake.
Lo spezzai a metà, dandogliene un pezzo.
Cupcake al cioccolato, una combinazione che sarebbe andata avanti per le indagini."
DAL CAPITOLO 24:
"-Allora...?- incalzai.
-Siamo tutti nella merda- fece Mello, senza togliere lo sguardo dalla tv.
-A quanto pare non tutti possono essere uccisi da Kira, però- disse Matt, quasi riflettendo fra sé.
-Probabilmente manderanno i rinforzi a L ora- commentò il biondino.
-Intendi l’FBI?- chiesi io.
-Sì, Capitan Ovvio- rispose lui, con tono di scherno."
DAL CAPITOLO 34 (EPILOGO):
"Questa è la vera storia, la storia della Wammy’s House".
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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 PROLOGO
Ero davanti a quell’enorme, macabra casa.
I cancelli, alti e verniciati di nero, non miglioravano di certo l’aspetto dell’edificio.
I miei ricci castani e la frangetta mi frastagliavano il volto, mossi dal vento.
L’uomo che mi accompagnava suonò il campanello, rigido e composto, con la mia valigia blu in mano.
Il cancello, dopo qualche secondo, si aprì cigolando.
Io e l’uomo entrammo, e rallentai un po’ per ammirare il giardino ben curato, dove stavano uno scivolo e una giostrina, una di quelle in cui ti siedi e girano forte. Seppur tenuto bene, il cortile aveva un’aria… Sbiadita.
Varcammo la soglia della tenuta, e potei constatare che anche gli interni erano ben curati.
Distratta dal soffitto dipinto, inciampai nel tappeto rosso mattone che percorreva il corridoio, perfettamente intonato alla mobilia di legno marrone acceso.
L’uomo mi afferrò al volo, prima che potessi cadere. Mormorai un grazie, imbarazzata.
Lui sorrise e continuò a camminare. Lo seguii a testa bassa, per evitare di cadere e fare un’altra figuraccia.
Marciammo su vari tappeti con molti decori, prima che il mio accompagnatore si fermasse, davanti a una porta di legno massiccio.
Bussò, e mi fece entrare, da sola.
Lo studio in cui avevo appena messo piede sembrava essere uscito dagli anni venti, ma era confortevole.
Dietro la scrivania, un anziano signore mi osservava benevolo.
Mi guardavo intorno, abbastanza preoccupata.
-Ciao- mi disse il vecchio -io sono Roger. Tu chi sei?
-Deborah- dissi, fissandolo negli occhi per darmi sicurezza.
-Quanti anni hai?- chiese ancora.
-Undici, quasi dodici.
Silenzio. Ero molto nervosa, e la sua tranquillità mi metteva ancora più in agitazione.
-Sai perché sei qui?- domandò Roger.
Scossi la testa. Meglio far la finta tonta, pensai.
Sorrise, come se si aspettasse una risposta del genere.
-Questa- disse -è la Wammy’s House, dove raccogliamo i bambini orfani con caratteristiche intellettuali particolarmente sviluppate…
-So cos’è la Wammy’s House- lo interruppi, mantenendomi fredda e distante -ma voglio sapere perché sono qui.
Roger non sembrava stupito della mia pretesa.
-Sei stata scelta- disse -vuoi restare?
Sapevo già la risposta. Era tutto come avevo previsto. E allora meglio dar loro il mio cervello e vivere nella beatitudine, piuttosto che finire in uno sporco e vile orfanotrofio da quattro soldi.
-Accetto.
Il vecchio si riscosse.
-Non sono molte le ragazzine che accettano. Dovrai dormire con dei ragazzi, non abbiamo molte stanze.
Annuii, non molto scandalizzata, come invece lui sicuramente pensava.
La porta si aprì, d’improvviso, ed entrò un ragazzo dalla chioma nera e scompigliata, e gli occhi del medesimo colore.
Le occhiaie profonde erano però la caratteristica che più risaltava, sul volto pallido. Camminava un po’ gobbo e vestiva parecchio trasandato, con un fisico asciutto.
Lo osservai con attenzione, intuivo che era qualcuno di particolare.
-Buongiorno, Roger- disse, con molta calma.
-Ryuzaki, avresti dovuto dirmi che saresti passato- rispose il vecchio, alzandosi.
-Non ce n’era bisogno… Lei è una nuova recluta? Ha accettato, vero?
Mi scrutò con occhi curiosi. C’era qualcosa in lui che non mi convinceva.
-Come ti chiami?- chiese.
-Deborah- risposi. Mi si avvicinò, sorridendo fra sé e sé.
-Il tuo vero nome, non questo- mi sussurrò, a un palmo di naso dalla mia faccia.
Come l’aveva capito?
-Anche tu ne hai detto uno falso- dissi, per ripicca.
Ryuzaki non sembrò sorpreso, piuttosto divertito.
-D’accordo- disse, sempre con molta calma -io sono L.
-Io Michelle, piacere.
Roger interruppe la nostra conversazione, dicendo: -Ora è meglio che Mich… Cioè, Deborah, vada a sistemare la sua valigia, fra un paio d’ore sarà servita la cena.
Annuii, e mi diressi verso la porta.
Uscii, e mentre chiudevo la porta sentii L dire: -Come sapevi del mio falso nome?
Mi voltai, per guardarlo ancora negli occhi.
Sorrisi, dicendo: -Ah, non lo sapevo. Avevo solo qualche sospetto, e perciò ho bluffato.
Chiusi la porta, e l’ultima immagine che vidi della stanza fu il volto soddisfatto di L.
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice
 
 
Ciaoooo!!!!
Che ne pensate?? Questo è solo un prologo, perciò le cose emozionanti arriveranno dopo!!
Vi ho incuriosito? Vi piace il personaggio che ho aggiuto? Fatemi sapere!
A kiss<3
ShinigamiGirl
   
 
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