Tomoko si sporse allarmata dalla
finestra, ma tutto ciò che vide furono un paio di scoiattoli che la guardavano
di sbieco sul ramo dell’albero davanti la casa.
-
Tomoko non c’è nessuno lì fuori…- le disse Akito alzando gli occhi al cielo.
-
Eppure…ero
convinta di aver sentito una strana voce…- bisbigliò fra sé e sé.
A
quel punto Akito avanzò verso la finestra, la prese
per le spalle e la girò in modo da poterla guardare negli occhi, e con voce fredda
e imperscrutabile le disse:- Te lo dico adesso, e non
te lo ripeterò un’altra volta. Sparisci dalla mia vita. Sparisci e non provare
a farti rivedere. Se mi sono dovuto abbassare a questo livello
è stato solo per colpa di…di quella stupida notte, e non di Sana. E che tu lo
voglia o no, io provo ancora qualcosa di fortissimo per lei. Un qualcosa che tu
non hai sicuramente mai provato, e che io di certo non
proverò mai per te. Sparisci Tomoko,
fallo adesso.-
Tomoko
soffocò una risata, e con il suo solito tono arrogante gli rispose:- E non hai paura Akito? Non hai paura che
io ti tradisca, raccontando a tutti quello che è accaduto quella notte in
quella casa?-
Akito
deglutì rumorosamente, ma fu ancora più deciso di prima:- Non ho paura di te, Tomoko.
-
Come dimentichi
in fretta le cose Akito…- disse quasi sussurrando Tomoko- Eh già proprio così, sei riuscito a dimenticare
tutto quello che ho fatto per te, se non ci fossi stata io tu
non l’avresti neanche più rivista questa Sana Kurata…
Akito
rimase immobile mentre Tomoko gli si avvicinava con
le labbra all’orecchio, parlando comunque a voce abbastanza alta:- Sai, se
fossi stato in carcere in questo momento…l’avresti potuta vedere solo da uno
spesso vetro, con due guardie a sorvegliarti alle tue spalle, con qualcuno che
avrebbe ascoltato ogni singolo dettaglio della vostra conversazione…non avresti
potuto sentire il dolce profumo dei suoi capelli, né assaporare il gusto delle
sue labbra, né accarezzare le sue gambe da foto
modella…
Indietreggiò
lentamente verso la porta, sempre senza staccare gli occhi da lui.
-
Pur di scopartela
sei disposto a dimenticare quello che ti ha fatto
passare in passato!! Soffrivi come un cane Akito.
Soffrivi per una sgualdrina!! Una sgualdrina a cui non importa tutt’ora niente di te. E, come se non
bastasse, hai dimenticato anche che sono stata io a salvarti!-
Appoggiò
la mano sul pomello della porta e gli lanciò un’ultima gelida occhiata:- Ma
sappi che io non dimenticherò ciò che ci siamo detti Akito,
tutta la tua ingratitudine verso di me. Perciò non lamentarti con me…quando la
polizia ti verrà a
cercare.
L’ultima
cosa che Sana sentì di quel discorso fu la porta di legno che sbatteva
violentemente, e immediatamente dopo le nocche di Akito
che frantumavano chissà quale oggetto.
Sentì
gli occhi smarriti del piccolo Chi-Chi puntati su di lei, mentre, tutti
rannicchiati l’uno contro l’altro nella rientranza sotto il davanzale all’esterno,
lei gli indicò la sagoma lontana dei suoi genitori che erano usciti a cercarlo.
Senza
dire una parola il piccolo si allontanò nella
direzione indicata, lanciando a Sana un ultimo dolcissimo sguardo innocente. Lei
gli sorrise, e in quel momento i suoi occhi non
riuscirono più a trattenere le lacrime.
Non
riusciva a capire il senso di ciò che si erano detti,
ma in cuor suo sentiva un forte dolore per quelle parole.
Avrebbe
avuto l’istinto di correre via di nuovo, lontano, dove nessuno sarebbe venuto a
cercarla. Ma la trattennero i singhiozzi di Akito, quasi impercettibili. Fu quello che le squarciò il
cuore, e d’un tratto, capì che non doveva seguire l’istinto,
ma il suo cuore.
Si
alzò piano e si appoggiò alla finestra, e con un movimento rapido e deciso
saltò nella stanza di Akito.