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Autore: TheSlayer    12/03/2013    5 recensioni
Due anime gemelle si trovano sempre. In ogni vita. In ogni era. In ogni situazione. E spesso il destino è beffardo e le mette alla prova.
Due anime gemelle sanno sempre chi sono quando si incontrano, ma questo non vuol dire che stare insieme sarà facile o semplice.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 – Love Hurts
 

Evelyn si stava preparando per uscire. Aveva uno dei suoi bellissimi vestiti con le frange e si stava truccando. Probabilmente stava andando ad incontrare Charles. Era felice, riuscivo a vederlo dal sorriso che era costantemente sul suo viso mentre si dava gli ultimi ritocchi allo specchio. Infilò il contenitore della cipria nella borsa e uscì dall’appartamento.
 
“Parola d’ordine?” Domandò il ragazzo dietro alla porta del Bourbon & Branch, il locale clandestino dove avevo visto Evelyn durante il primo sogno.
“Louis Armstrong.” Rispose. La porta del locale si aprì dopo qualche secondo, permettendo ad Evelyn di entrare e raggiungere il bar nella stanza nascosta.
“Eve, bentornata! Era qualche mese che non ti vedevo.” Esclamò una ragazza seduta sullo sgabello di fianco al suo. Evelyn sorrise più del solito, prima di abbassare lo sguardo e guardarsi intorno come se non volesse che nessuno sentisse quello che stava per dire. Mi avvicinai per non perdermi una parola del discorso.
“Ho conosciuto qualcuno, Audrey.” Sussurrò.
“E cosa fai qui stasera, se stai uscendo con qualcuno?” Domandò Audrey.
“Sta lavorando questa sera.” Rispose Evelyn, sospirando.
“Mi devi raccontare tutto. Dove l’hai conosciuto? Chi è?”
“Si chiama Charles Elliot. Ci siamo incontrati una sera, qualche mese fa, mentre tornavo a casa. Si è offerto di farmi compagnia perché era tardi e non voleva che mi succedesse nulla.” Spiegò Eve.
“Che carino! Sei stata coraggiosa a fidarti di lui.”
“E’ un poliziotto.” Mormorò la ragazza, guardandosi intorno.
“Signorina Kegley, signorina Farwell, cosa posso portarvi?” Chiese il barista, interrompendo il discorso delle due amiche.
“Un bronx.” Ordinò Evelyn.
“Anche per me.” Aggiunse Audrey.
Le due ragazze si rimisero a chiacchierare e Evelyn raccontò a Audrey del primo appuntamento che aveva avuto con Charles, del primo bacio ad un locale dove suonavano il Jazz dal vivo e dell’attrazione fisica che c’era tra loro due.
“Non penso che riusciremo ad aspettare fino al matrimonio.” Confessò Evelyn. Audrey ridacchiò prima di bere un sorso del suo cocktail.
“Quella è una regola per vecchie bacucche. Io dico che devi fregartene. Stiamo già andando contro tutte le regole del mondo in questo momento, con i vestiti che abbiamo deciso di indossare, il trucco e l’alcool che stiamo bevendo.” Disse Audrey.
“Lo so, ma lui è più tradizionale di me. Insomma, è un poliziotto. Se solo sapesse quello che sto facendo in questo momento…” Replicò Evelyn, guardando il bicchiere che aveva in mano con aria colpevole.
Improvvisamente si aprì la finta libreria che portava dal corridoio al locale clandestino e un gruppo di poliziotti fece irruzione.
“Dipartimento di polizia di San Francisco! Tutti fermi!” Urlò uno di loro. Tutti i presenti nel locale alzarono le mani sopra la testa, inclusi i baristi dietro al bancone. Un paio di poliziotti si fecero strada dietro al bar ed entrarono nella stanza sul retro che conteneva le scorte di alcolici, mentre gli altri facevano il giro della stanza per controllare i documenti di tutti i presenti.
Sapevo da quello che avevo letto che i locali clandestini, negli Anni Venti, erano spesso luogo di incontro di criminali.
Evelyn continuava a tenere lo sguardo basso sul bicchiere che aveva abbandonato sul bancone, mentre Audrey si guardava in giro con aria terrorizzata.
Ad un certo punto un poliziotto si parò davanti alle due ragazze, costringendo Evelyn ad alzare lo sguardo.
“Documenti.” Domandò l’uomo. Evelyn lo guardò e rimase paralizzata con gli occhi sgranati quando vide Charles davanti a lei.
Anche l’uomo aveva gli occhi spalancati e un’espressione di sorpresa dipinta sul volto.
Mi svegliai con il cuore che mi martellava nelle orecchie, che era probabilmente la stessa cosa che stava provando Evelyn quando era stata scoperta da Charles in un locale clandestino.
“Ma bere non era illegale negli Anni Venti.” Sussurrò Lexi quando le raccontai il sogno che avevo fatto. Eravamo in biblioteca e dovevamo parlare piano per non disturbare tutti gli altri presenti.
“No, ma il contrabbando di alcool lo era.” Replicai. “E poi immaginati come potrebbe essersi sentito Charles quando ha scoperto che Evelyn era in un locale clandestino.”
“Gli si sarà spezzato il cuore, poverino.”
“Già.” Dissi.
Alcune ragazze intorno a noi cominciarono a guardarci male, così interruppi la conversazione con Lexi e decisi di andare a prendere una boccata d’aria e di approfittare della pausa per mandare un messaggio a Harry e raccontargli del sogno che avevo fatto quella notte.
 
Il sabato mattina seguente, dopo un’intensa settimana di lezioni e di studio, decisi di prendermela comoda e svegliarmi più tardi del solito.
“Pronta per il brunch?” Mi domandò Lexi. Dovevamo incontrare due nostre compagne di corso: Michelle e Jenny.
“Prontissima.” Risposi, chiudendo i bottoni del cappotto.
Andammo a Russell Square a prendere l’autobus e arrivammo a Temple, vicino al nostro college. Michelle e Jenny vivevano nei dormitori dello Strand, così decidemmo di incontrarci lì.
Quando arrivammo, le ragazze si scambiarono un’occhiata e poi sorrisero nervosamente.
“Lexi, Meg!” Esclamarono. Le salutammo abbracciandole e ci sedemmo ai tavolini del locale dove andavamo di solito. Notammo che tanti altri studenti del King’s avevano avuto la nostra stessa idea, così i tavoli intorno a noi erano occupati quasi tutti da persone che conoscevamo.
“Pancakes?” Propose Lexi. Annuimmo tutte e ordinammo. Mi sentivo osservata e avevo una brutta sensazione, ma cercai di ignorarla. Probabilmente era il mio senso di colpa per non aver ancora finito il racconto che stavo scrivendo per il corso di Scrittura Creativa.
“Ma hai sentito?” Qualcuno sussurrò di fianco a noi.
“Penso che lei non lo sappia, altrimenti non se ne starebbe lì come se niente fosse.” Disse un’altra voce.
“Ho capito, ma con tutti gli articoli che stanno girando in rete…”
“Magari lo sa e non è arrabbiata.”
“Però guarda, sta mangiando i pancakes con le sue amiche. Secondo me ha passato la notte a piangere e la stanno consolando.”
Mi girai verso le voci che sentivo e le due ragazze che stavano parlando si chiusero in un silenzio innaturale. Voltai lo sguardo dall’altra parte e un altro gruppo di ragazze evitò il mio sguardo. Cosa stava succedendo?
“Va tutto bene, Meg?” Mi chiese Lexi.
“Non lo so, sta succedendo qualcosa di strano.” Dissi, continuando a guardarmi intorno. Ovunque guardassi c’era qualcuno che abbassava lo sguardo o che sussurrava qualcosa alla persona vicina.
“Penso che sia il caso che tu lo sappia.” Disse Jenny dopo qualche minuto. Aveva un’espressione a metà tra l’addolorato e il preoccupato.
“Che cosa?” Domandai. Ma non riuscii a sentire la risposta, perché la mia attenzione fu catturata da una foto sullo schermo del computer della ragazza al tavolo di fronte al nostro. Harry stava baciando una ragazza. E non ero io.
Lexi seguì il mio sguardo con il suo e aprì la bocca. Anche Jenny e Michelle si voltarono e guardarono la foto.
“Era proprio di questo che volevamo parlarti.” Mormorò Jenny. “L’ho scoperto questa mattina, ci sono articoli dappertutto.” Aggiunse.
Mi sentivo quasi mancare il respiro. Mi si era chiuso lo stomaco e la sola vista dei pancakes nel piatto di fronte a me mi dava la nausea.
“Cosa…?” Domandai.
“Magari è una foto vecchia.” Suggerì Lexi, ma le nostre due amiche scossero la testa.
“E’ di ieri sera, a Tokyo.” Rispose Michelle.
Cominciai a mordere l’interno del mio labbro per evitare di scoppiare a piangere davanti a tutti. Mi sentivo gli sguardi dei presenti addosso e volevo sapere qualcosa in più su quella foto, anche se, nello stesso momento, non ci tenevo proprio a scoprire i dettagli del tradimento di Harry.
“Stai bene?” Mi chiese Lexi, preoccupata.
“Io… non ho più tanta fame.” Risposi. Mi girava quasi la testa.
“Meg, magari c’è una spiegazione.” Disse la mia migliore amica.
“Certo, magari è caduto e, casualmente, la sua lingua è finita in gola ad una ragazza.” Replicai piccata.
Cercai il cellulare nella mia borsa ma non lo trovai. Certo, ovviamente l’avevo dimenticato a casa. Maledissi la mia distrazione perenne e decisi di tornare all’appartamento. Non riuscivo a sopportare tutti gli sguardi su di me, i gossip sussurrati e quella maledetta foto sul computer di fronte a me.
“Vuoi che venga con te?” Mi chiese Lexi.
“No, non preoccuparti. Voi finite pure il brunch. Io devo finire il racconto per lunedì, in ogni caso.” Dissi e mi alzai. Salutai velocemente tutti e mi diressi alla fermata dell’autobus.
 
Quando arrivai a casa e trovai il cellulare, che avevo lasciato sul cuscino del mio letto, lessi le decine di messaggi che mi aveva inviato Harry.
“Meg, chiamami, per favore. Devo spiegarti.” “Ti prego, ho bisogno di parlarti.”
Li ignorai tutti e mi sdraiai sul letto. Quei messaggi volevano dire una sola cosa: Harry era davvero colpevole. Mi aveva tradita con quella ragazza a Tokyo. Cercai di rimanere forte e di non scoppiare a piangere, ma mi resi presto conto che se fossi rimasta su quel letto non avrei resistito. Così mi rialzai, presi il computer e tornai a Russell Square, dove mi sedetti su una panchina di fronte alla fontana e cominciai a scrivere furiosamente, intenzionata a finire quel racconto per evitare di pensare ai miei problemi.
 
“Meg?” Lexi richiamò la mia attenzione con cautela. Avevo passato giorni ad essere intrattabile.
“Sì?” Domandai. Sapevo benissimo che la mia migliore amica voleva solo il mio bene, ma non riuscivo a comportarmi in modo diverso.
“Sono passati giorni, stai ancora ignorando Harry?” Mi chiese la ragazza. Parlava lentamente e mi guardava con preoccupazione.
“Sì.” Risposi.
“Non pensi che sia il caso di parlargli? Anche solo per concludere questa storia e andare avanti. Non puoi passare il resto della tua vita ad ignorare questo problema.”
“Lo so.” Dissi. In quei giorni era difficile ottenere qualcosa più di un monosillabo da me.
“E’ tornato a Londra, no?”
“Sì.”
“Parlaci.” Disse la mia amica. Questa volta non era un consiglio, suonava più come un ordine.
“D’accordo.” Dissi e, controvoglia, presi il telefono e gli mandai un messaggio per fissare un appuntamento. Harry mi rispose immediatamente, dicendomi che mi avrebbe incontrata a Russell Square in dieci minuti.
 
“Cos’è successo?” Domandai senza tanti complimenti quando lo vidi arrivare. C’era vento e il cielo era quasi buio, quindi la piazza era sostanzialmente deserta. C’era solo un ragazzo che stava facendo correre il cane dall’altra parte del parco, ma non poteva sentire quello che stavamo dicendo.
“Meg, mi dispiace.”
“Dimmi solo quello che è successo, per favore.”
“Ho incontrato Emily, una mia ex. Eravamo in un locale insieme e c’erano anche i miei amici. Noi stavamo festeggiando la fine del tour, quindi abbiamo bevuto parecchio.” Raccontò Harry, tenendo lo sguardo fisso sulla ghiaia e spostando qualche foglia caduta con il piede. “Non so come sia successo, te lo giuro, ma ad un certo punto mi ha baciato.” Continuò.
Deglutii e alzai lo sguardo al cielo nella speranza che quel movimento impedisse alle lacrime di cominciare a cadere.
“E poi?” Domandai.
“Devi sapere che ho bevuto davvero tanto, Meg. Alla fine della serata ero così devastato che non mi ricordo praticamente niente.” Disse.
“Ti prego, dimmi che non ci sei andato a letto.” Mormorai lentamente. Mi bruciavano gli occhi e aveva anche cominciato a piovere, quindi mi stavo inzuppando completamente.
Harry non rispose e spostò lo sguardo dalla ghiaia alla fontana che c’era di fianco a noi.
“Ti prego…” Aggiunsi. Le lacrime cominciarono a scendere sul mio viso e riuscivo a distinguerle dalla pioggia solo perché erano calde.
“Mi sono svegliato nel suo letto.” Ammise infine Harry. Sentii il mio cuore sprofondare. Era come se avesse raggiunto lo stomaco. Come se tutti i miei organi interni si fossero scambiati il posto e volevo scappare da lì. “Meg, dì qualcosa.”
Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
“Non è rimasto nulla da dire.” Dissi e mi voltai. Cominciai a camminare verso casa e, una volta sicura che il ragazzo non potesse più vedermi, cominciai a correre. Mi fermai solo quando raggiunsi la porta dell’edificio in cui abitavo e scoppiai a piangere.

 



Buongiorno!
Ecco il nuovo capitolo di "Past Lives". Vi avevo anticipato che le cose si sarebbero complicate, ed eccoci qui.
Non aggiungo altro, fatemi sapere voi cosa ne pensate!

Come sempre, grazie a tutti per aver letto, aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate e grazie mille per le recensioni!

Un bacione!
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