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Autore: irresistyles    12/03/2013    4 recensioni
ciao a tutti, questa è la mia prima ff e spero che vi piaccia e che vi diverta almeno un pò :)
Dal capitolo 2:
Bene ora mi avrebbe preso anche per pazza per colpa del mio adorato cane pensando che parlassi da sola o che mi fossi fumata come minimo 3 canne...in questo momento lo stavo odiando.
-"Non tirare, dobbiamo andare a casa". -ritentai.
Possibile? tirava ancora, assurdo....non potevo urlare, non davanti a Harry...non mi andava di fare una figuraccia della quale mi sarei pentita per tutta la vita.
Oh cavolo il mio adorato cane mi stava tirando verso Harry. No, no, no.
Dal capitolo 7:
-“Allora quant’è?” – chiesi in maniera molto sbrigativa.
-“bè sono 2,60 ma visto che il giovanotto è con te facciamo che offre la casa.”
-“no io voglio pagare.”
-“non preferisci che offra la casa?”
-“ma ci senti o hai ancora qualche residuo di silicone anche nelle orecchie? Ho detto che voglio pagare.”
Lei si ricompose in un attimo e mi guardò male, io la guardai con sufficienza.
Harry intanto tratteneva le risate a stento.
Se vi ho incuriosite almeno un pò leggete e fatemi sapere che ne pensate :D
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12
 
 

So i’ll keep running into the rain
Heart first head second time away
I’ll keep running, running away
With my heart there for you to take
 

 
Mi rigiravo il cellulare tra le mani da un pezzo ormai, non sapendo cosa rispondere al messaggio di Harry. Come poteva proprio lui mandarmi un messaggio del genere? Lui che mi aveva provocato la tristezza e tutte quelle lacrime che ancora mi ostinavo a ricacciare indietro.
 
 

Come stai? Ti ho vista strana prima. Per qualsiasi cosa io ci sono. Harry xx     
 

Lui c’era per qualsiasi cosa, bene allora avrebbe incominciato a prendersi a schiaffi da solo. Davvero non si rendeva conto che era causa sua la mia “stranezza”, come l’aveva definita lui? E cosa avrei dovuto rispondergli? Che stavo a meraviglia?
Proprio ora che mi ero in un certo senso sfogata con la musica mi faceva ripensare alla questione? Alla fine però se lui era felice con quella  sottospecie di barbie vivente chi ero io per rovinare tutto? Forse era bene farmi da parte. Come aveva detto Eleanor c’è ne sono tanti altri in giro per andare dietro proprio a lui. Rassegnarsi era l’unica cosa da fare, dovevo essere felice per lui anche se avrebbe fatto male all’inizio. Dovevo almeno provarci, ci sarei riuscita. Forse l’autoconvincermi stava facendo effetto, sentivo che potevo spaccare tutto, ero reattiva. Potevo distruggere una macchina con il solo pensiero, saltare sugli alberi, da uno scoglio.
Ok l’autoconvincersi non stava funzionando e con la mia descrizione sarei sembrata una copia uscita male di Edward Cullen. Forte essere un vampiro però, con tutti quei poteri, i canini… si ok basta. Harry Styles mi faceva decisamente male, stavo delirando. Investire la bionda non sarebbe stata una cattiva idea però… no, avrei rischiato la prigione. Ma perché stavo facendo discorsi insensati nella mia mente?
Oh, dovevo ancora rispondere al messaggio.                                                                                                           Incominciai a digitare frettolosamente sulla tastiera del cellulare per poi cancellare tutto un paio di volte. La mia indecisione si ripercuoteva sul cellullare e ci sarebbe mancato poco che lo avessi buttato per terra frantumandolo in mille pezzi.
 

Non ti preoccupare, sto bene.

 
Guardai il messaggio per un po’ prima di decidermi ad inviarlo, mordendomi il labbro inferiore per l’indecisione. Alla fine avevo dato una risposta semplice, quasi banale, una bugia, mentre lui era stato dolce. Sì come no, proprio dolce a calpestarmi il cuore e i sentimenti e poi mandarmi uno stupido sms.Cinico.
Continuai a camminare immergendomi nelle parole della canzone che ormai si erano impresse nella mia mente, come un tatuaggio.

So make me fall in love
Even if i get hurt
I’ll be the only fool in the world
Just make me fall in love
In love, in love, in love..

 
Ed era proprio così, nonostante tutto io non mi pentivo di essermi innamorata di Harry. E di sicuro ero la più stupida al mondo perché mi facevo del male da sola sapendo che lui non ricambiava. Ero solo io che lo amavo, lui non amava me. Avrei dovuto farci l’abitudine ma in realtà non era una cosa semplice. Desideravo con tutto il mio cuore e anima che i sentimenti che provavo venissero ricambiati, ma qualcuno li aveva rubati e tenuti con sé. Faceva male ma l’unica cosa che mi bastava in quel momento era continuare ad amarlo. Mi sarei mai abituata a quella parola che era marchiata a fuoco nel mio cervello? Amare.
Ogni giorno scoprivo qualcosa di lui che inevitabilmente mi ci faceva legare di più . Sapevo di essere masochista, ogni giorno mi innamoravo di più. Di tutte le sue piccole cose, i suoi pregi, i suoi difetti che a parer mio lo rendevano ancora più unico, tutto.
Le tenere fossette che gli si creavano ai lati della bocca ogni volta che sorrideva, quelle magnifiche iridi verdi che ti scrutavano l’anima, i capelli ricci inevitabilmente scompigliati ma sempre perfetti che si ostinava a scuotere. Il suo essere sempre così dolce e comprensivo nonostante tutto, le sue battute senza senso alle quali rideva solo lui…ogni singola cosa. Ogni sua più minuscola, piccola particella, amavo tutto di lui.
Un sorriso comparve sulle mie labbra mentre affrettavo il passo per cercare di arrivare prima a casa. Mia madre era ancora al lavoro quindi non avrei dovuto dare spiegazioni per il mio ritardo. Erano passati già 20 minuti, non mi importava. La mia mano si spostò velocemente sui miei capelli, cercando di domare le ciocche ondulate.
 
*
 
Quando arrivai a casa non mangiai. Avevo il pranzo in frigo, dovevo solo riscaldarlo al microonde ma avevo un vuoto all’altezza dello stomaco che mi impediva di mangiare quindi preferii rimanere a digiuno. Trascinai i piedi su per le scale e quando arrivai davanti alla porta della mia camera la aprii richiudendomela alle spalle e buttandomi a peso morto sul letto. Non avevo voglia di vedere nessuno, avevo solo tanta voglia di correre via e scappare da tutto. Le cuffiette erano ancora nelle orecchie così alzai il volume al massimo stendendomi a pancia in su. Chiusi gli occhi affondando la testa nel cuscino e lasciando ricadere una mano fuori dal letto a penzoloni.
Mi sentivo ferita, persa e tradita, sì non stavamo insieme però mi sentivo tradita nell’orgoglio. La cosa triste era che non c’era nessuno a salvarmi perché l’unico che poteva farlo era colui che aveva provocato tutto ciò. Perché quanto più vuoi dimenticare una cosa più quella ti si riversa contro?
Sentii il cellulare vibrare ripetutamente dentro la tasca , controvoglia mi tolsi le cuffiette e lo  presi rispondendo, senza neanche guardare chi era.
-“pronto?”
-“Ashley? – riconobbi la voce di mia madre dall’altra parte della cornetta.
-“si mamma?- risposi senza nessuna euforia.
-“sei a casa?” – alzai un sopracciglio.
-“certo, dove dovrei essere?”- chiesi confusa.
“mi ha chiamata Niall e ha detto che sei andata via a piedi, perché non sei tornata con lui?” – perché Niall non si faceva i fatti suoi una volta?
-“perché volevo prendere un po’ d’aria” – le rifilai la stessa scusa che avevo dato anche ad Harry.
-“va bene. Comunque dopo passa”
-“chi passa?”- chiesi confusa.
-“tuo cugino” – sbuffai.
“ok, ciao mamma”
Attaccò senza neanche rispondere, poco importava.
Già aveva fatto lo sbaglio di accompagnare Harry a casa, perché mi doveva complicare la vita? Non gli avevo mica fatto qualcosa di male per meritarmi tutto ciò. Non si sapeva proprio fare i fatti suoi quel ragazzo.
Almeno non sarebbe passato subito quindi avrei avuto un po’ di tempo per rilassarmi e scacciare via la tensione. Gettai il cellulare sul comodino con noncuranza e mi girai dall’altro lato del letto, guardando la finestra. I raggi che filtravano dalle tende mi arrivavano sul volto illuminandolo di una luce fioca. I rumori della città mi arrivavano ovattati alle orecchie ma mi infastidivano lo stesso. Afferrai le cuffiette e le misi nelle orecchie scegliendo la riproduzione casuale dal mio i-pod.
Mi rannicchiai stringendo le ginocchia al petto e facendomi colpire dal sonno. Piano le palpebre si fecero pesanti e la vista offuscata, poi chiusi gli occhi cercando di non pensare a niente e mi addormentai.
-
Mugolai qualcosa di incomprensibile quando sentii la porta di casa sbattere, in risposta mi girai dall’altra parte tenendo ancora gli occhi chiusi e mi coprii con il lenzuolo fino al viso, lasciando ricadere qualche ciocca di capelli al di fuori. Poco dopo sentii qualche passo al piano di sotto. Ero ancora mezza addormentata così ipotizzando che fosse mia madre ricaddi nel mio sonno, troppo stanca anche solo per confermare la mia teoria.
Mentre ancora dormivo mia madre entrò in camera mia e sorridendo mi coprii per bene nella calda coperta, poi mi lasciò un tenero bacio sulla fronte e uscì cercando di non fare troppo rumore per non svegliarmi.
-
Strizzai piano gli occhi riabituandomi alla luce soffusa dell’abat-jour  posizionata sul comodino che non mi spiegai per quale motivo fosse accesa, dato che ricordavo bene di non averla utilizzata. Mi strofinai gli occhi con le punte delle dita così da avere una visione più nitida. Girai la testa verso la finestra notando che entro poco si sarebbe fatto buio, non che a Londra ci fosse tutto questo sole, intendiamoci, ma ipotizzai che fosse passata almeno un’ ora da quando mi ero addormentata cullata dalla musica. A quel pensiero mi accorsi di avere ancora le cuffiette nelle orecchie così impacciatamente le tolsi e le appoggiai sul comodino. Sbadigliai, possibile che avessi ancora sonno? Sentii dei passi giungere ovattati alle mie orecchie, stavolta però non provenivano dal piano di sotto, mi sembrava fossero abbastanza vicini così decisi di rigirarmi nel letto e fare finta di dormire.
La porta della mia stanza si aprii piano e avvertii il suono di alcuni passi avvicinarsi, poi il peso di qualcuno gravare sul mio letto. Non mi girai, non mi mossi, non fiatai.  Quel qualcuno spostò una ciocca dei miei capelli che ricadeva ribelle sul viso, poi scese con la mano sulla guancia carezzandola piano, quasi sfiorandola, come se avesse paura di rompermi, come se avessi bisogno di protezione e delicatezza, come se non meritassi di essere scalfita.
Aprii prima un occhio e poi l’altro, sbattendo le palpebre un po’ di volte. Posai la mia mano su quella che ancora mi carezzava dolcemente la guancia. Quando mi girai riconobbi una chioma bionda e due occhioni color ghiaccio scrutarmi sorridendo appena. Tenevo ancora la mano poggiata sulla sua che a sua volta era sulla mia guancia.
-“Ben svegliata” – mi salutò Niall allargando le labbra in un sorriso.
-“Ehi” – gli risposi con la voce impastata dal sonno e togliendo la mano per poi metterla sul materasso e farmi forza per tirarmi su.
Scossi leggermente i capelli con una mano rendendomi conto di averli tutti arruffati, già immaginavo che aspetto potessi avere. Sicuramente ero inguardabile, ma tanto era mio cugino, non dovevo far colpo su nessuno.
-“Mamma mi aveva detto che saresti passato”- dissi senza preavviso. Non mi andava di prendermela con lui per ciò che era successo, o almeno non in quel momento.
Lui annuì assentendo.
-“Dovevi dirmi qualcosa?”
Lui parve sorpreso ma non esitò a rispondere –“In realtà sì”.
-“cosa?” – lo incalzai io.
-“bè ehm…- si grattò la nuca, segno che era preoccupato, o nervoso –“ ecco, Harry prima ti ha vista strana…”- lasciò la frase in sospeso. Di nuovo quel nome si faceva spazio nella mia mente. Storsi la bocca non volendolo neanche sentir pronunciare, evidentemente se ne accorse perché deglutì a vuoto ma ancora una volta non capii il perché. Non poteva essere una cosa tanto brutta, speravo.
-“e quindi Niall?” – mi stavo irritando, volevo sapere cosa doveva dirmi perché dal modo in cui si stava comportando non mi sembravano belle notizie.
-“e quindi…ha detto di uscire tutti insieme per farti svagare” – concluse velocemente.
-“tutti insieme chi, Niall?” – roteò la testa guardando da un’altra parte, evidentemente era quello il tasto dolente, ciò che non fremeva dalla voglia di dirmi.
-“io, te, lui e…Jude.” L’ultimo nome fu quasi un sussurro ma lo sentii lo stesso perché per me fu come un urlo in mezzo al deserto.
Mi irrigidii cercando però di non farlo vedere troppo.
-“e tu cosa gli hai detto?” – quasi mi sorpresi del tono pacato che utilizzai per fare quella domanda.
-“che te lo avrei chiesto.” – rispose lui cercando i miei occhi con lo sguardo, neanche lui si aspettava quella reazione.
-“uhm, ho capito” – assentii senza rispondere  però, alla proposta. Era scontato che non avrei accettato, se lo avessi fatto non sarebbe andata a finire bene.
Sgranò gli occhi. No, non se l’aspettava per niente quella reazione da parte mia. In realtà anche io ero parecchio sorpresa, di solito non sarei stata così  ‘calma’. Boccheggiò un po’ pensando alla prossima domanda da pormi, io semplicemente guardavo le coperte che in quel momento erano più interessanti, decisamente più interessanti. Alla fine una domanda me la pose.
-“Ci verrai?”- chiese stupito. Forse dalla mia pacatezza e compostezza aveva capito ben altro. Mi ero comportata così perché….bè non lo sapevo neanche io perché, forse per non fare scenate. Ma di una cosa ero più che certa, non lo avevo fatto perché sarei uscita con loro. Non se ne parlava.
-“certo…che no” – risposi alzando un sopracciglio –“mi pare ovvio” – aggiunsi.
Niall scosse la testa prendendosela fra le mani.
-“mi dovevi dire solo questo?”- mi informai cercando di non guardarlo negli occhi.
Lui si ricompose mettendosi meglio a sedere e guardandomi poi con una strana espressione in volto, sembrava quasi nostalgica.
-“sì, solo questo”
Di solito avere mio cugino a casa mi faceva piacere ma in quel momento mi dava un po’ fastidio, non sapevo neanche io esattamente il perché ma…era così.
Mi sentivo sottopressione e come in dovere di uscire con loro, mentre invece non ne avevo la minima voglia. Così mi decisi a tagliare corto.
Scostai le calde coperte dal mio corpo e poggiai i piedi a terra alzandomi, avvertendo la freddezza del suolo. Lentamente camminai verso il guardaroba che si trovava di fronte al letto aprendolo e afferrando una borsa qualsiasi.
-“Senti Ash, lo so che è difficile dopo quello che hai visto ma cerca di andare avanti altrimenti sarà peggio e soffrirai di più.”- Mi disse, credendo di consolarmi.
-“ Lo so Niall, ma lasciamo perdere quest’argomento. Almeno per il momento, per favore.”- Posi fine al discorso, non avevo la minima voglia di parlarne, volevo solo evadere da quella trappola che si era creata intorno a me.
-“ Ok scusa. Dove stai andando?”- Sapevo che me lo avrebbe chiesto, ma non sapevo neanche io dove stavo per andare.
-“ Vado a fare un giro. Torno tra un po’, tu resta pure se vuoi.”- Risposi velocemente.
-“ Va bene, stai attenta.  Io allora resto per vedere la partita, adoro il tuo schermo gigante!”- Sorrise come un bambino
-“ Fai pure, ci vediamo più tardi.”- Gli lasciai un bacio sulla guancia e scesi al piano inferiore, presi le chiavi dal tavolo e uscii velocemente, richiudendomi la porta alle spalle.
Avevo bisogno di svago, di non pensare al mattino passato, di liberare la mente da tutti i pensieri negativi, avevo bisogno d’aria. Camminai per circa mezz’ora, poi svoltai l’angolo e passai davanti al luogo dove tutto ebbe inizio, dove avevo incontrato QUELLA persona. Mi fermai di colpo ricordando quel pomeriggio di primavera, e gli occhi si riempirono di lacrime.
*
Alzò lo sguardo verso di me e mi tese la mano.
-"Harry"
-"...Ashley, piacere"
-"Piacere mio"
Sorrisi.
-"Non ci siamo già visti?"
-"Ehm...- ora che gli dicevo?, potevo dirglielo che frequentavamo la stessa scuola oppure no? Presi un respiro inspirando profondamente l’aria.
-"Forse a scuola? "chiese lui riflettendo.
-"Ah forse "- risposi io  fingendomi un pò incerta.  Come se non lo sapessi dove ci eravamo già visti.
 
*
Abbassai la testa, e una piccola lacrima bagnò la mia guancia destra. Dovevo smetterla, lasciarmi tutto alle spalle, dovevo riprendere in mano la mia vita, ricomporre i pezzi del mio cuore e della mia anima e tornare me stessa. Mi girai di scatto e iniziai a correre, solo per allontanarmi da quel parco e andare in qualsiasi altro posto che non fosse stato quello.
Dopo cinque minuti di corsa mi ritrovai davanti a uno Starbucks, così entrai decisa a prendere qualcosa di caldo da bere . Mi avvicinai al bancone e ordinai velocemente.
-“ Un caffè mocha per favore.”-
-“ Come si chiama signorina?”- Mi chiese un ragazzo dai capelli corvini. Dalla carnagione scura capii che aveva origini orientali. Era tremendamente alto e di certo era un bel ragazzo.
-“ Ashley.”- Sorrisi sinceramente. Prese un bicchiere vuoto scrivendoci sopra il mio nome con un pennarello.
-“ Va bene, spostati di là, il tuo caffè sarà pronto fra qualche minuto.”- Mi sorrise di rimando. Era un sorriso timido ma lo faceva diventare ancora più bello di quanto già non fosse e la spontaneità dei suo gesti era disarmante.
Mi spostai all’altro bancone come mi aveva detto e dopo neanche tre minuti la mia ordinazione fu pronta, presi il mio caffè mocha con entrambi le mani e mi andai a sedere ad un tavolo, vicino alla finestra.
Avvicinai la tazza alle labbra prendendo a sorseggiare lentamente attenta a non scottarmi quando partì una canzone dalla radio del locale.
 

Who will love you?
Who will fight?
Who will fall far behind?

 
Mi rattristii immediatamente. Pensavo di essere forte e invece qualsiasi cosa che sentivo, che facevo veniva ricollegata a lui nella mia mente, e faceva male. Tutto mi riportava immediatamente  a quel maledetto bacio che si erano dati davanti ai miei occhi . Avevo detto che me la dovevo far passare e invece sembravo  solo una povera stupida.  Ma perché? Perché proprio lui? Perché mi ero dovuta innamorare di Harry Styles che mi considerava solo  come un’amica – se ero almeno quello per lui-.
Lei l’avrebbe mai amato come facevo io? Avrebbe mai combattuto per lui come avrei fatto io? Lui sarebbe mai stato il suo tutto? Queste erano le domande che mi frullavano per la testa, a cui non sapevo dare una risposta.
Non credevo possibile però che le tremassero le gambe quando lo vedeva o che il suo stomaco si aggrovigliasse quando la toccava. Come era possibile che le importasse di lui conoscendolo solamente da pochi giorni? Non me lo spiegavo.
Qualcuno evidentemente si accorse del mio turbamento perché sentii dei passi farsi più vicini. Avvertii la sagoma di qualcuno dietro di me e una grande mano poggiarsi sulla mia spalla. Inizialmente non capii chi fosse , poi parlò.
-“Ehi tutto bene? Hai qualche problema?”- Era il ragazzo della cassa.
-“ Sì sì tutto bene, non ti preoccupare.”- Non mi andava di raccontare i fatti miei ad un perfetto sconosciuto.
-“ Ok scusami, non volevo essere inopportuno, tanto meno invadente. Comunque se vuoi parlare fai pure, io sono qui.”-  La sua proposta mi lasciò non poco indifferente, non sapevo proprio che dire. Da una parte non mi sembrava opportuno raccontare i miei problemi ad una persona che avevo appena conosciuto e che a dirla tutta mi sembrava strano facesse già l’amico ma dall’altra pensavo che fosse molto dolce da parte sua preoccuparsi di una stupida ragazza incasinata,  non era da tutti, questo era ovvio.
-“ Beh grazie.”- Accennai un sorriso.
-“ Di niente. Comunque piacere, sono Zayn.”- Mi porse la mano. Io la afferrai stringendola e pronta a presentarmi a mia volta.
-“ Piacere, io sono…”- Non mi lasciò finire visto che mi interruppe.
-“ Sì, lo so. Tu sei Ashley, me lo hai detto prima.”- Rise sotto i baffi.
-“ Ah sì, è vero.”- Scappò una piccola risata anche a me rendendomi conto della mia scarsa memoria. Già non ricordavo più di avergli detto il mio nome.
-“ Ehi ti ho fatto ridere, è già un inizio.”- mi sorrise sinceramente questa volta. Osservai il suo sorriso per pochi secondi, era splendente.
-“ Sì, ma era solo una risatina. Per tirami su il morale ci vorrebbe molto di più. Solo la musica riesce a capirmi, rispecchia il mio stato d’animo in ogni attimo, in ogni situazione, come in questo momento”- Lo smontai.  Mi rattristii di nuovo alle sue parole, cavolo.
-“ Ash non mettere di nuovo il muso… Perché non mi dici che ti è successo? So di essere un estraneo per te ma oltre al cameriere sono un bravo psicologo, o almeno per gli altri perché per me stesso sono pessimo.”- Ammiccò lui con un sorrisino spavaldo.
-“ Idem per me. Il problema è… la canzone che trasmetteva la radio.  Mi ricorda terribilmente il ragazzo che mi ha appena spezzato il cuore, anzi, tutto mi ricorda lui. E’ frustrante sai?                           Il fatto è che avevamo legato molto, poi è arrivata una troia che non sembrava essere per niente interessata a lui e invece stamattina li trovo nel cortile a baciarsi appassionatamente mentre io camminavo tranquilla, sai da quand’è che lo conosce? Pochissimi giorni e tu ti chiederai perché lo so, è che io e lui avevamo il compito di portarcela dietro dato che la madre è la nostra professoressa – non che io e lui andiamo nella stessa classe, ma abbiamo questa professoressa in comune- ci aveva chiesto di farlo. Poi la figlia si è dimostrata identica alla madre, una stronza. Ma forse più stronzo è lui visto che ha cercato di baciarmi. E poi non ha mai fatto notare il suo interesse per ‘quella’ quindi puoi capire quanto io mi sia sorpresa, è stato bruttissimo”- Dissi queste cose tutte di fretta, gesticolando con le braccia senza neanche prendere fiato. Lui rimase un momento, come dire… scosso. Non lo biasimavo, sembravo una pazza. Mentre parlavo non mi resi neanche conto che lui si era seduto nella sedia di fronte alla mia.
-“ Okay, mi dispiace. Questa ragazza deve essere davvero stronza come hai detto tu.  Però anche questo ragazzo che ti piace non è proprio un santo.”- Disse il tutto con una tranquillità disarmante, si poteva leggere il dispiacere nella sua voce.
 -“ No, non è affatto un santo. Solo pensavo fosse… diverso.”-  Scossi la testa e chiusi gli occhi poggiando la testa su un palmo.
Lui sembrò ricordarsi qualcosa dato che si ricompose improvvisamente sulla sedia.
“A quanto ho capito ti piace la musica no? Quindi anche l’arte in generale giusto?” – mi chiese spiazzandomi. Non capivo cosa c’entrasse con tutta quella questione.
-“sì certo, ti ho detto che è l’unica che riesce davvero a capirmi. Penso sia l’unico modo di esprimersi veramente. Ma non capisco cosa c’entri tutto questo con..”
-“ Senti, tra un quarto d’ora stacco, ti va di andare a vedere una cosa artistica?”- Mi propose interrompendomi per la seconda volta da quando l’avevo conosciuto.
-“ Artistica?”- Chiesi confusa.
-“ Sì, alcuni non la considerano così, ma io voglio sapere che ne pensi tu.”- mi spiegò restando però sul vago, senza spiegare realmente.
-“ Va bene. Andiamo a vedere questa strana arte.”-  Mi sorrise, poi si alzò aiutandosi con i pugni poggiati sul tavolino in legno. Sparì dietro al bancone lasciandomi interdetta e maledettamente confusa, nonostante non riuscissi a vederlo per bene riuscì a scorgere la sua cresta corvina. Mi allontanai un po’ dal tavolo con la sedia riuscendo a notare che stava parlando con un uomo, probabilmente il proprietario. Passarono più o meno quindici minuti , i quali impiegai per finire il mio caffè. Poi tornò fuori, lasciò il suo grembiule sul bancone e mi si avvicinò di nuovo con passo deciso.
-“ Allora, andiamo?”- mi chiese sistemandosi la camicia.
-“ Certo.”- Mi alzai lasciando degli spicci sul tavolo e uscimmo dalla caffetteria.
 
 
 
 
Ehiiiiii!
Ciao bellissime! Scusate ancora una volta il ritardo ma in questo periodo non avevo voglia di scrivere e sinceramente penso che sia meglio un capitolo scritto con voglia che uno scritto tanto per.  Ho potuto aggiornare solo oggi visto che domani non posso perché parto per Londra dfghjkl.
Non so più che scrivere quindi niente, fatemi sapere che ne pensate del capitolo, ora c’è anche Zayn dfghjsdf. GRAZIE a chi recensisce/preferisce/segue/ricorda/ legge e basta e un GRAZIE speciale a quelle splendide 7 persone che mi hanno messo fra gli autori preferiti!
Al prossimo capitolo! c:
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