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Autore: Crissa    12/03/2013    2 recensioni
Alice Cullen. Dato che tipo la amo, la mia testolina bacata ha iniziato a fare strani ragionamenti su Alice, e mi sono messa a scrivere di getto questa cosa. Spero piaccia, recensioni ben accette!
Dal primo capitolo:
Abbassò le labbra lungo la sua giugulare, annusandola, cercando il punto giusto per affondare i denti.
-Mi dispiace tanto. Abbi cura di te, Alice-. Le sussurrò in un orecchio, poi la morse.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Ecco il capitolo! Scommetto che adesso capirete di più! Scusate ancora! :)  




Per prima cosa, nei seguenti mesi, inizio a dirigermi verso il sud e a sostituire un po’ il sangue umano con quello animale. All’inizio è dura, ricordo ancora la mia prima caccia. Ero da qualche parte verso sud, nella foresta, decisa a sperimentare il sangue animale. Mi ero ritrovata davanti a una mastodontica alce, che era scappata appena si era accorta di me. In qualche secondo l’avevo atterrata, ma mentre affondavo i denti nella carne e nel collo, il sapore era del tutto sbagliato, fatto sta che l’avevo lasciata agonizzante a terra e mi ero sporcata il vestito di sangue. Con il tempo i successi si sono fatti sempre meno sporadici, adesso riesco a resistere anche un mese e qualche giorno solo con il sangue animale. Il problema è che dovrò rinunciarci per sempre. Ma so che ce la farò. Ora mi trovo nei dintorni della città dove incontrerò Jasper, ma ora lui sta ancora gironzolando con i suoi due amici nomadi, quindi dovrò pazientare qualche settimana. Un rumore mi distrae dai miei pensieri. Sono stata immobile nella boscaglia per ore, aspettando che arrivasse quell’orso enorme che viene qui per bere. Lo sento avvicinarsi e camminare a passi felpati sull’erba, emettendo piccoli versi. Il suo cuore è affaticato, il respiro pesante, e il profumo buonissimo. Giro di scatto la testa alla mia destra, lo vedo, punto al suo collo, mi alzo da dietro il cespuglio dove mi trovavo. Il mio vestitino color pesca è ancora intatto, e sono perfetta nonostante questi mesi passati nella foresta come una selvaggia. Rimpiango l’assenza di specchi terribilmente, e odio il fatto che ho dovuto lasciare i vestiti che avevo rubato perché mi erano di impiccio. L’orso si è accorto di me e mi sta ruggendo contro, tenendosi a distanza. Si alza sulle due zampe posteriori ed è enorme, dovrò stare più attenta o rischio che con una zampata mi strappi il vestito. Lo fisso e ringhio, mi viene d’istinto, dopotutto non sono così diversa da lui, sono anche io un predatore, forse il più pericoloso. Un attacco frontale non è adatto alla situazione. Svanisco nella foresta, scattando a destra, e lo prendo di sorpresa da dietro. Non fa in tempo a girarsi che io ho puntato i piedi sulle sue scapole e gli ho abbracciato il collo. IL respiro gli si spezza, io affondo i denti nella carne, incapace di resistere oltre. Il sangue – ho iniziato a reputarlo più buono di quello degli erbivori, data la lontana somiglianza con quello umano- mi esplode in bocca, abbondante. Ingoio in fretta, e ci metto un po’ a finire perché l’animale è davvero enorme. Quando lo sento cedere sotto di me faccio un salto al lato e aspetto che cada a terra, poi finisco l’ultimo goccio di sangue caldo, che gli scorre giù dal collo. Odio quando non riesco succhiare così forte e il sangue schizza dalla bocca. Uno spreco inutile, soprattutto con quello umano, che ultimamente ho imparato ad apprezzare sul serio. Se mi capita di uccidere un umano non spreco neanche una goccia, anche se poi sono capace di sentirmi in colpa per settimane. Ora che sono più grande, capisco il motivo per cui i Cullen non uccidono gli umani. È brutto, mi fa sentire sporca e un po’ inadatta, quasi un’assassina. So che non dovrei sentirmi così, perché è una cosa del tutto normale, ma proprio non posso farne a meno. Almeno mi sarà più facile entrare completamente a contatto con lo stile di vita di Carlisle e degli altri. Dio, loro non sono nomadi. Hanno una casa. Darei qualsiasi vestito per una casa, dove potrei avere una grandissima cabina armadio con milioni di vestiti. Solo a pensarci mi sento emozionata. Mi allontano dalla carcassa dell’orso e finalmente arriva la visione che aspettavo da tempo. Jasper ha lasciato i suoi amici e ora girovaga nei dintorni da solo. Domani sera andrò al pub, ora devo assolutamente cercare un posto in cui stare durante il giorno, sta per sorgere il sole. Filadelfia è molto affollata.
 
La sera dopo mi decido ad andare al pub. Purtroppo il mio vestito si è strappato e non ho la minima intenzione di farmi vedere da Jasper in queste condizioni. Inizio a camminare per strada, cerco un negozio, ma quando davanti a me vedo una giovane vestita benissimo e con una corporatura simile alla mia, decido che farò un piccolo spuntino e ne approfitterò per prenderle i vestiti. Per fortuna è sola, mi avvicino a lei furtivamente, poi la prendo per un braccio e le tappo la bocca, sfreccio in un vicolo e la sbatto al muro. Mi guarda con occhi spaventati, mi morde la mano, si divincola ma è bloccata. I suoi occhioni marroni sono assolutamente terrorizzati e per la prima volta un umano mi fa pena. Ringhio a me stessa, non la uccido e le faccio segno di tacere. Le tolgo la mano dalla bocca ma lei ne approfitta per urlare, io la rimetto e le ripeto che deve tacere se vuole sopravvivere. Non so se riuscirò a resistere, dato che il suo collo è a un centimetro dai miei denti e il suo sangue non è niente male. Per fortuna ho sbranato da dodici ore un orso, perché proprio non mi va di ucciderla. Nel senso, è ovvio che mi va, è sangue, solo che mi dispiacerebbe, è così carina e con tanto gusto per la moda. La lascio e non dice nulla. Mi fissa.
“Che cosa vuoi da me..? Ti prego non uccidermi..”
“No. No, no. Ti sembro un’assassina?” la guardo e sorrido. Il suo sguardo si posa sui miei capelli da matta e sugli occhi rossicci.
“Beh..”
“Lasciamo stare. Senti, ragazza, ho bisogno dei tuoi vestiti”.
“I miei vestiti?”
“Esatto. Non mi senti? Devo parlare più forte? Dio, non sono abituata con le faccende umane..”
“No, ti sento.. ma.. io non posso darti i miei vestiti!”
“E perché?”
“Perché sì. Sono miei! E poi resterei nuda..”
“Ovviamente no. Perché vi si deve spiegare sempre tutto? Faremo una specie di scambio, no?”
“Puoi anche scordartelo!” che bel caratterino la ragazza. Appena ha immaginato di non essere in pericolo, eccola che mi guarda stizzita. Che rabbia. Quasi quasi la uccido. Ringhio forte e lei alza le sopracciglia. Ok. NO. Non devo ucciderla. È una specie di prova questa, no? La fisso. Indietreggia di un passo e si ritrova al muro.
“Senti ragazzina. È ovvio che non hai capito nulla della situazione. Adesso ti spogli e mi dai quel vestitino celeste assolutamente perfetto, il trench e le scarpe. Oppure ti ammazzo. D’accordo?”
Il mio sguardo truce la fa deglutire. Cosa non farei per un vestito. Ma voglio dire, mi starebbe benissimo, quel colore acceso è perfetto con la mia pelle bianca. Lei singhiozza.
“Non piangere, per favore. Su, spogliati!”
“Ma fa freddo.. mi prenderò un accidente..”
“Ti prego, donna, dammi il cappottino e il vestito e questo vestito color pesca sarà tuo. ho una certa fretta, mi aspettano in un locale..”
La ragazza si spoglia in fretta, e mentre si toglie il vestito io sono già in sola biancheria intima davanti a lei. Ovviamente la velocità la spaventa, ma mi porge il vestito senza fare domande. Si mette il mio e lo aggiusta bene sui fianchi, il suo vestito mi sta da dio. Lo strappo, mi piace leggermente più corto, e indosso i tacchi e il trench. Lei mi fissa e io le sorrido e le do una sistemata. Non ha un cappotto, e mi dispiace, ma già è tanto per lei essere viva.
“Sei stata gentilissima. Ricordati di ringraziare ogni giorno di essere viva, l’hai scampata bella. Ringrazia un orso e Carlisle Cullen”. Lei mi fissa con gli occhi sbarrati, devo sembrarle completamente stupida.
“Io.. vado”. Mi schiva e corre via. Esco dal vicolo e mi dirigo dalla parte opposta. Mi specchio in una vetrina e l’aspetto mi piace, anche i capelli stanno bene con tutto il look. Mi dirigo verso il pub, ormai so dov’è, e entro. Mi siedo al tavolo dove mi sono vista, non prendo nulla, e mi concentro su Jasper. Mi arriva una visione. Staserà non verrà. Sono un po’ infastidita e delusa, pensavo di poterlo vedere finalmente, ma nulla da fare. La stessa cosa si ripete per tutte le sere della settimana. Stasera non ho intenzione di andarci. Jasper sta ancora gironzolando qua vicino, a caccia, e non verrà. Sono arrabbiata. Ci speravo davvero, volevo vederlo così tanto. Invece sono costretta a starmene qui in giro, e non posso toccarlo, guardalo incontrarlo. Sono passati sei mesi da quando mi sono svegliata. Sei mesi di totale buio, e so che lui è la mia luce, sono così vicina ma non riesco a raggiungerla. Non ce la faccio più. Io lo amo, lo amo davvero, ho bisogno di lui, e so che anche quando lo incontrerò lui non mi conoscerà affatto. E avrà bisogno di tempo. Sibilo frustrata e ringhio, dando un calcio al cassonetto davanti a me e ammaccandolo. Salto su un tetto, mi sdraio al buio e fisso le stelle. Mi sto deprimendo. Non voglio continuare così. In questo momento vorrei dormire. Ho visto tanti umani farlo, e so che tutto tace e si ferma per qualche ora. Sarebbe ideale. Uno stop per qualche ora. Ho troppi pensieri tutti insieme nella testa. ‘Sei uguale a tua madre..’, Jasper, il sangue, gli umani, i Cullen, le visioni, l’eternità, chi sono io?, ho bisogno della sua pelle.. non riesco a non pensare tutto questo insieme. Chiudo gli occhi, e mi arriva una visione. Jasper sta arrivando nel locale. Ha cambiato idea all’ultimo minuto, e in cinque minuti sarà lì. Mi alzo e mi butto giù dal tetto, troppo poco attenta a ciò che c’è intorno a me. Sfreccio veloce, ignorando gli umani ed entro nel pub più in fretta possibile. Ordino una birra e mi siedo. Mi specchio sulla parete di fronte a me, mi assicuro di essere perfetta e quando sono soddisfatta mi stampo in faccia un’espressione enigmatica e faccio un piccolo sorrisetto. Avvicino il bicchiere alle labbra e faccio finta di bere, storcendo in naso all’odore forte della birra. Tra due minuti Jasper entrerà da quella porta e finalmente potrò vederlo davvero. Scalpito sulla sedia e un uomo mi si avvicina sorridendo. Lo inchiodo e lo scaccio via con un gesto, e lui sbianca e va via. Mi alzo e vado allo sgabello vicino al bancone, il locale – se così posso chiamarlo- è semideserto. Mi torturo le mani per un po’ di tempo, poi finalmente sento la porta che si apre. E lui entra. Dio è bellissimo. E lo amo. Non so cosa sto provando dentro di me, ma voglio solo abbracciarlo e baciarlo e stare con lui per sempre. Ovviamente è molto meglio che nella mia visione. Potrei fissarlo per ore, mi sento piena. Scatto giù dallo sgabello, gli vado incontro. Lui si accorge di me e fa un passo indietro, forse pensa che lo stia attaccando, poi sgrana gli occhi e mi fissa, piegando leggermente la testa, con le sopracciglia aggrottate. Gli vado incontro, sono a dieci centimetri da lui, non so cosa dire. Lo guardo, sono incredula, non può essere lui davvero, qui, con me.
“Mi hai fatto aspettare parecchio”. Sorrido e lo guardo. Lui alza le sopracciglia e mi scruta bene. Sembra che stia cercando di capire se uccidermi o no, ma non ho neanche un fremito di paura nonostante la sua stazza e il suo aspetto minaccioso. Ha davvero tante cicatrici. Poi sorride, china la testa con un piccolo inchino e alza gli occhi. Dio è bellissimo.
.
Lo guardo un attimo, e mi accorgo che un sorriso è sorto spontaneo sul mio viso. Non ho mai sorriso in questi mesi, a parte quando ho indossato i nuovi abiti. Gli do la mano, ho bisogno di uscire di qui. Lui mi guarda un secondo, mi prende la mano e la stringe e io mi sciolgo completamente. Non voglio esagerare con i contatti, spaventarlo, farlo scappare. Usciamo fuori dal locale. Non ci credo, Jasper è con me. Non parliamo, continuo a stringergli la mano e ci spostiamo un po’ più fuori dal centro abitato. Mi giro verso di lui, lo guardo, mi liscio il vestito e abbasso gli occhi. Lui continua a fissarmi incredulo. Sono io che devo parlare per prima, capisco che lui non abbia la minima idea di chi sono io.
“Sono Alice. Io.. ho delle visioni. Visioni del futuro, penso siano visioni che arrivano quando qualcuno decide di fare qualcosa sicuramente. Sai, Jasper, io non so chi sono. Quando mi sono.. svegliata, non avevo nessun ricordo della mia vita, né tantomeno ne ho ora. Non ho idea di chi sono. Però di una cosa sono sicura. Io sono Alice, Alice che deve passare la sua vita con Jasper. Tu sei stata la mia prima visione. Il nostro incontro, e poi noi, sono state le prime cose che ho visto nel buio, quelle che mi hanno permesso di uscire dall’oscurità, dalla voracità e dalla pazzia di una neonata.” Abbasso gli occhi di nuovo. Dio, mi sento in imbarazzo, vorrei solo abbracciarlo forte e saltare questo passaggio, essere subito felici insieme. Mi fissa. Continua a non dire nulla.
“Hai visto la nostra vita?”
“Il nostro incontro, e poi qualche visione delle tue battaglie prima di arrivare qui, di Peter e Charlotte e ho visto confusamente la tua schiena… nuda, in una visione, e altro..”. Mi fissa sconcertato, deve essere davvero difficilissimo per lui.
“Conosci Peter e Charlotte?” commenta sorpreso
“No. Li ho visti, parlavate. Eri depresso. Stai bene?” alzo lo sguardo verso i suoi occhi.
“Meglio..credo” sussurra incerto. Faccio un lieve sorriso, tentando di metterlo a suo agio.
“Jazz non so come posso spiegarti. Ma io ti amo. Ti amo tantissimo, dio, anche troppo. E averti davanti a me davvero, e non solo nelle visioni ecco, mi fa strano. Ma in un senso buono. Mi sento migliore, diversa. Mi viene da ridere, avrei voglia di saltare ovunque, abbracciarti e baciarti, e poi non so, perché non sono pratica di queste cose. Ma devo essere sincera con te, su quello che penso. Sei speciale. Sei il mio uomo, Jasper, anche se ancora non lo sai” dico tutto d’un fiato fissandolo negli occhi. Il rosso acceso del suo sguardo mi fa sentire a casa, nonostante non sia ancora esattamente lo sguardo del mio Jazz, quello di casa Cullen.
“So che ti sembra difficile, ma.. ti fidi di me?” finisco il discorso.
“Io.. mi dispiace deluderti ma.. – prende un sospiro e io già mi sento morire- ho bisogno di tempo”. Ammette deluso.
“Oh. Oh sì, ovviamente. Quindi.. vai via?” il mio tono tradisce la delusione e il dolore.
“Uhm..” si passa una mano tra i capelli, con uno sguardo colpevole e dispiaciuto.
“Tornerai, vero Jazz?” mi si spezza la voce. speravo che potesse essere tutto più semplice, invece non pare proprio.
. Accenna un sorriso incoraggiante.
Lo guardo, gli poso una mano sulla guancia. Freme, ma non si muove. Gli accarezzo lo zigomo con il pollice, è bellissimo. Guarda la mia mano, poi inchioda il mio sguardo con il suo. Faccio un passo avanti, mi alzo sulle punte. Sono ad un centimetro dalle sue labbra, inspiro, sento il suo profumo dolce e inebriante, sono ad un millimetro da lui. Non faccio nulla, non voglio che mi azzanni o che si senta pressato. Mi scoppia il cuore, ad averlo così vicino. Non si muove, sospira, mi fissa e io gli sfioro la bocca con le labbra. È morbida e fresca. Lo sfioro solo, sospiro,
“Ci spero tanto” soffio sulle sue labbra e lui freme.
mi allontano di scatto e in un attimo si è girato ed è sparito.
  
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