Theo

Finalmente lei se n’è andata, e ora abbiamo lettere. Freeman è il docente che preferisco, ride sempre e le sue lezioni sono divertentissime. Si presenta a lei cordialmente, come se fosse assolutamente normale, fa qualche battuta sciocca e inizia a
parlare. È riuscito a farci stare tutti meglio.


Diana

Il professore è davvero gentile e non si fa problemi a domandare cose che altre persone trovano inopportune.
-
Diana?- mi chiama.

-Sì?- mi sembra d’aver la voce strana, roca.

-Raccontaci qualcosa di te- dice con un sorrisino furbo.

Ho un po’ paura a rispondergli.


Theo

Ha una voce melodiosa, sembra impaurita mentre risponde.
Racconta da dove viene, un posto tutto verde dove correrre per chilometri e chilometri nei prati. E così, che me l’immagino. Ma lei, no, non può camminare. Cosa ci fa una campagnola in una città?


Diana

-E allora, cosa ci fai lì, seduta su quella sedia quando hai vissuto in un posto così libero? Un ragazza di campagna che viene a vivere in città, interessante. Ci sarà un storia dietro, non è vero?- dice con un pizzico d’ironia, probabilmente cerca d’incoraggiarmi.

-Beh- faccio un po’ titubante. E ora cosa gli dico? –in realtà una storia c’è-

-Raccontala


Theo

Parla di come viveva una volta, come correva in giro ridendo per i prati. Mentre parla inclina un po’ la testa, e sembra si sia persa nei ricordi.
Ha avuto un incidente d’auto due anni fa, e da li’ non riesce piu’ a camminare, ma non aggiunge dettagli.


Diana

Ho idea di aver parlato un po’ troppo. Ma non del tutto.


Theo
Nessuno parla, sembrano tutti in soggezzione.


Diana

I secondi passano, e il professore sta zitto.


Theo

Dopo ciò che sembra una lunga meditazione Freeman si mette a raccontare del suo passato, viveva anche lui cresciuto in posti stupendi, da piccolo, dice quasi stupito.


Diana
Il professore è un po’ strano, si mette a raccontare ma sembra piu’ che altro che parli a se stesso.