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Autore: Curly_crush    13/03/2013    2 recensioni
Iniziare a vivere in una città grande e sconosciuta e, perlopiù, da soli, può essere un'impresa davvero difficile per una ragazza giovane. Ma può anche essere l'occasione per cominciare a vivere una vera e propria favola!
"Mai avrei pensato che potesse succedere a me. Eppure ero lì, a perdermi nell’incredibile verde dei suoi occhi. Non poteva essere vero, doveva essere per forza un sogno, ma il tocco caldo delle sue mani sul mio viso mi confermò quella bellissima realtà. Le mie labbra si aprirono in un sorriso quasi ebete, credo, dato che lui scoppiò in una risata fragorosa."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I build you up, I'll never stop
 


Dopo poco più di un quarto d’ora di cammino, arrivammo davanti ad un palazzo enorme, molto alto: era un hotel a cinque stelle. Non riuscivo a capire a cosa Harry avesse per la testa, ma decisi di fidarmi. Non appena entrammo, Harry si diresse verso la reception, lasciandomi poco più indietro.
Mentre lo aspettavo, mi tolsi la giacca e la sciarpa e mi guardai attorno: la hall dell’albergo era immensa, al soffitto erano appesi vari lampadari di cristallo che illuminavano la sala, il pavimento era di marmo liscio, di un colore tra il bianco e il beige, con striature marroni e dorate; nella parte opposta alla reception, c’era un bivio: un corridoio portava alle scale per raggiungere le camere, l’altro immaginai portasse alla sala da pranzo.
Mi girai giusto in tempo per vedere Harry che mi raggiungeva con delle chiavi in mano. Il mio cuore ebbe un tuffo e i miei pensieri andarono subito al peggio: non ero pronta, ed era ancora troppo presto per un passo del genere!
Quasi mi avesse letto nel pensiero, Harry mi disse: “Non è quello che pensi. Sono un gentiluomo, io, che credi?”.
Allora mi rilassai e presi la mano che lui mi stava tendendo; andammo verso l’ascensore, su un lato della hall, e vi entrammo.
Harry digitò il piano di arrivo –quinto- e le porte si chiusero.
Calò un silenzio imbarazzante.
Harry mi si piazzò davanti e mi spinse leggermente contro la parete dell’ascensore, poi mi intrappolò tra le sue braccia, e piantò i suoi occhi nei miei.
Stava cominciando ad irritarmi il fatto che, non appena lui facesse questa cosa, io diventassi incapace di ragionare e di guardare da un’altra parte; ma era un risentimento piacevole. Harry mi chiese, con un filo di voce: “Sei nervosa?”.
“Abbastanza”, fu la mia risposta secca.
Lui rispose, innocentemente: “Non ce n’è bisogno”.
Poi cominciò a baciarmi il collo, partendo dall’alto, appena sotto l’orecchio, e arrivando all’inizio della mia spalla.
Brividi cominciarono a percorrermi la schiena, le braccia, le gambe, tutto.
Gli cinsi la vita con le braccia e le mani tremanti, e cominciai a baciarlo anche io nell’incavo del collo, sotto il mento, poiché riuscivo ad arrivare fino a lì, stando con i piedi a terra. Lui avvolse il mio collo con le sue braccia e mi strinse a lui, mentre io continuavo a percorrere il suo collo con le mie labbra.
Poi mi allontanò leggermente, mi prese il viso tra le sue mani grandi, mi guardò alcuni istanti sorridendo, poi mi baciò sulle labbra, ma senza delicatezza, con forza, come se fosse un bisogno necessario.
E, in effetti, era così anche per me: quando mi baciava le mie terminazioni nervose non rispondevano, sembravano quasi impazzite, ma allo stesso tempo mi sentivo adeguata come non mi ero mai sentita, ero nel posto giusto con la persona giusta, e il suo bacio era la realizzazione concreta di questa sensazione.
L’ascensore si fermò improvvisamente, annunciando l’arrivo al terzo piano. Eravamo ancora abbracciati quando una coppia sulla settantina entrò nell’ascensore.
Io e Harry ci staccammo, imbarazzati; io mi schiarii leggermente la voce, mentre lui si passava una mano tra i capelli e guardava verso il soffitto.
I due anziani ci guardarono tra il divertito e l’incerto, salutarono e noi facemmo lo stesso, poi ci guardammo e ci sorridemmo complici.
L’ascensore ripartì e in poco tempo arrivammo a destinazione. I due anziani andarono verso la loro camera, mentre io seguii Harry lungo il corridoio. Mentre camminava poco più avanti di me, tese la sua mano sinistra all’indietro, verso di me, e io la presi. Quel gesto mi dava una sensazione di sicurezza assoluta. Così camminammo fino ad una porta, chiusa a chiave: Harry la aprì con quella che gli aveva dato l’impiegato alla reception, e scoprii una scala secondaria. Harry richiuse la porta dietro di noi, e salimmo.
Quando arrivammo in cima, non riuscivo a credere allo spettacolo che mi si presentò davanti: eravamo sul tetto dell’hotel, era come un terrazzo gigantesco, circondato da pareti di vetro alte due metri da cui si poteva ammirare il panorama di Londra; incredula, esclamai: “Oddio, Harry, è bellissimo!”.
Guardandomi intorno, notai che vicino ad una delle pareti c’era un tavolino rotondo con un carrello vicino. Harry mi porse un braccio e mi invitò: “Vuole accomodarsi, signorina?”.
Stetti al gioco: “Oh sì, molto volentieri. Che gentiluomo!”.
Mi accompagnò al tavolo, poi si avvicinò al carrello e tolse il telo che lo copriva: sotto c’era un’enormità di pietanze che sembravano buonissime. Harry avvicinò il carrello al tavolo, poi estrasse una bottiglia di vino dal secchiello che stava nel piano inferiore, la stappò e ne versò nei nostri bicchieri. Sembrava che lo facesse come minimo una volta al giorno, si muoveva benissimo, senza alcun impaccio, ma mi venne comunque da ridere nel vederlo in quell’atteggiamento. Dopo che ebbe versato il vino, mi passò un piatto, ne prese uno per lui, si sedette e cominciammo a mangiare; era tutto buonissimo, e mi sembrava di stare in una favola. Osservai Harry, seduto di fronte a me, che mangiava: ancora non riuscivo a credere di essere lì con lui, e che lui avesse organizzato tutto questo per me.
Non avevo idea di come ringraziarlo, non riuscivo a trovare delle parole che esprimessero al meglio ciò che avevo dentro.
Improvvisamente, mi ricordai dell’intervista che avevo visto in tv la sera prima, e decisi di partire da lì: “Ehi, Harry, ho visto la vostra intervista ieri sera …”, cominciai.
Lui mi guardò, poi chiese, sorpreso: “Ah, davvero? Non pensavo fossi ancora sveglia a quell’ora”.
Non potrei giurarci, ma mi sembrò di vederlo arrossire.
Io sorrisi, e continuai: “Già. È stata divertente e … Interessante”.
Feci una pausa, non sapevo come dirglielo.
Poi mi lanciai: “Sei stato davvero dolce, Harry. Non so davvero come ringraziarti per tutte le cose che hai detto; tu non sai come mi sentivo prima di vedere quell’intervista …”.
Lui mi interruppe: “Oh, lo so, invece. Le ho viste anche io quelle foto, che credi? E mi ha dato molto fastidio il fatto che ti giudicassero già, senza sapere cosa tu rappresentassi per me”. Cercai di sdrammatizzare, eravamo entrambi troppo seri: “Beh, ora mi giudicheranno sapendo cosa sono, allora!”.
Harry sorrise, ma non era convinto.
Tornai seria: “Harry, che c’è? Sei stato fantastico, ieri sera, oggi, sempre, da quando ti conosco. Non credevo davvero che avrei mai trovato un ragazzo così… irreale. Perché, diciamoci la verità, chi è che si comporterebbe come te, in questo mondo? Nessuno, credo. Tu sei speciale, Harry”.
Ecco.
Senza pensarci molto, le parole erano uscite; era quello il segreto: per esprimere i sentimenti, non c’è preparazione che tenga, bisogna far parlare il cuore, e mettere a tacere la testa. Tutto qui.
Harry mi guardò.
“Tu, sei speciale, Gioia. Sei incredibile, davvero. Se mi sono preoccupato di difenderti così, è perché conosco la sensazione per cui chiunque ti critica, senza conoscerti, e tu non puoi rispondere, ma non puoi nemmeno fregartene. E ti senti uno schifo, senza nessun motivo concreto. Le parole fanno male, più dei pugni”.
Si era intristito, e stava contagiando anche me; non volevo che la nostra giornata perfetta si rovinasse, così mi alzai e mi avvicinai a lui; Harry allontanò la sedia dal tavolo e mi fece sedere sulle sue gambe.
Mi sedetti, e lo abbracciai forte, più forte che potevo, e lui fece lo stesso, strofinando il suo viso sulla mia spalla.
Gli sussurrai all’orecchio: “Harry, so che non è facile fregarsene di quello che la gente dice di noi, sono anche io come te, mi lascio influenzare da qualsiasi commento. Ma solo noi sappiamo come siamo veramente e, per quello che vedo io, tu sei un ragazzo fantastico: sei dolce, sei gentile, sei romantico, simpatico e sei bello. E poi, che cavolo, sei Harry Styles!”. Harry rise sulla mia spalla, poi sollevò la testa, mi guardò, sussurrò “Grazie” e mi baciò sulle labbra.
Poi aggiunse: “Fortuna che ti ho incontrata; come facevo prima, senza di te? Ti voglio bene, Gioia”.


Harry mi accompagnò fino al pub: la scuola potevo saltarla, ma il lavoro proprio no, chi lo sentiva Jake, poi?
Ci fermammo davanti il locale, io non volevo che lui se ne andasse, e Harry non voleva lasciarmi andare.
Mi lanciò una proposta: “Scappiamo insieme. Adesso.”.
Io risi. Avrei davvero voluto dirgli di sì, avrei voluto scappare con lui, andare ovunque lui mi avrebbe portata, quello che contava era stare insieme.
“Non posso, Harry”, dissi dispiaciuta, “E poi? Cosa facciamo? Tu come fai con i ragazzi, il tour, e tutto il resto?”.
Lui mi guardò, e serio disse: “Mollo tutto, voglio solo scappare con te”.
Lo guardai: sembrava davvero serio, quello sguardo determinato mi faceva paura.
Qualcosa, però, brillò nei suoi occhi, una scintilla di divertimento, e allora capii che stava scherzando.
Gli sorrisi, e lui capì che l’avevo beccato.
“D’accordo, d’accordo, non mollo niente, anche perché sennò i ragazzi mi fanno il culo. Però voglio davvero stare con te, e scappare da qualche parte”, rivelò, con un sorriso che mi tolse il fiato.
Gli gettai le braccia al collo, e lo baciai. Sembravano passati giorni, e non poche ore, dalla piccola crisi che aveva avuto sul tetto dell’hotel: ora Harry era tutta un’altra persona, aveva ritrovato la sua allegria, la sua voglia di scherzare, come se non fosse mai successo niente.
Improvvisamente, Harry sembrò ricordarsi di qualcosa. “Non ne abbiamo più parlato! Per Natale che fai allora?”.
Tornai nel mondo reale schiantandomi brutalmente contro il cemento duro della strada. Gli raccontai tutta la storia di Ana e Alan, e mi scusai in tutti i modi possibili e immaginabili, e lui capì.
“Stai tranquilla, se la tua amica ha bisogno di aiuto, vai da lei, lo capisco. Sentirò la tua mancanza, però, lo sai”, confessò infine.
Non potevo mentire: “Anche io, Harry, e non sai quanto. Mi piacerebbe davvero stare con te a Natale, soprattutto dopo oggi”.
Non riuscivo ancora a realizzare di aver trascorso veramente una mattinata del genere.
Oltretutto, ci eravamo baciati per la prima volta. Pensai a che giorno fosse.
22 dicembre.
Notai un improvviso baleno negli occhi verdi di Harry.
Gli chiesi: “Che c’è adesso? Cos’hai in mente?”, chiesi, timorosa che avesse di nuovo una delle sue strane idee in mente.
Lui rispose evasivamente: “Oh, niente, mi sono ricordato di una cosa che devo fare. Ora ti lascio al lavoro e a … Jake, giusto?”, concluse, con un tono sprezzante che non era da lui.
Mi avvicinai, ridendo sotto i baffi: “Che c’è, sei geloso per caso? Guarda che Jake ha una ragazza, tra l’altro molto carina, e a me non interessa”.
Lui mi guardò da sopra il suo naso, e chiese: “Ah, davvero? E chi interessa a te, allora?”.
Mi allontanai leggermente. “Mmm, non so se lo conosci. È un po’ sbruffone, ma mi piace comunque”.
Lui sorrise, minaccioso.
Avevo toccato il tasto giusto.
“Sbruffone, dici? Mah, secondo me sei tu che lo istighi …”.
Non appena finì di parlare, mi afferrò per la vita, e mi attirò a sé, baciandomi quasi in modo aggressivo.
Inizialmente stupita, ricambiai il bacio.
Dopo che ci fummo staccati, Harry disse: “Ciao, sbruffona, ci vediamo”, e mi diede un altro bacio leggero sulle labbra.
Io lo salutai, e lui si girò per andarsene ma, dopo aver fatto pochi passi, si voltò e tornò verso di me.
“Scusa, siamo usciti abbastanza volte, molte anche per caso. Però adesso mi piacerebbe fare dei programmi, tanto per cambiare un po’, sai … avresti un numero di cellulare con cui io possa rintracciarti?”.
Meno male che se ne era ricordato lui; il mio cervello era ormai andato, per quel giorno. Gli detti il mio numero, Harry mi disse che mi avrebbe chiamata per farmi avere il suo. Infine ci salutammo davvero, ed io entrai nel pub, mentre Harry se ne andava chissà dove.


Curly space:
Wohoooooooo! Sono di nuovo qui!! :) Contente, vero?! =P
Allora allora allora... Questa gente che critica senza sapere niente mi fa proooooprio girare le scatoline, a voi no?
Ma meno male che c'è la nostra Gioia a tirare su Harry, e viceversa! :D Checcarini <3
Dunque, dopo 9 capitoli (!) direi che sarebbe ora di cominciare a fare dei ringraziamenti decenti... Quindi.
GRAZIE a carpecaroctem, Nanek e RenesmeeMellark per aver messo questa storia nelle preferite.
GRAZIE a _CarolSmolder1D_ per averla messa nelle ricordate.
GRAZIE a Last1kiss, lavi_1d, Nanek e Tommos_girl93 per averla inserita nelle seguite.
GRAZIE a RenesmeeMellark, Tommos_girl93, _CarolSmolder1D_ e Nanek per aver recensito! :)
I LOOOOOOOVE YOU! <3
Alla prossima,
Curly crush


 
  
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