Capitolo
13
Ore, minuti, secondi
Jake
ferma la macchina
e si volta a guardarmi. Mi chino a raccogliere la borsa e ci rovisto
dentro in
cerca delle chiavi.
E adeso che succede?
Che si dice in questi casi? Grazie è stato un piacere,
alla prossima.
Oddio no, così sembra... Che poi in
effetti, se
tralasciamo un paio di cosette tipo
Embry e il suo imprinting, è stato,
va beh io non
ho molti termini di paragone anzi non ne ho quasi nessuno,
ma...
“Come
stai?” mi chiede
lui.
Mi volto a guardarlo e
giocherello con un bottone del giubbino. “Dovrei chiederlo io
a te... cioè, il
nostro esperimento scientifico è...”
Sorride. “Credo che
sia riuscito.”
“Credi eh?”
“Dipende da...”
Gli metto una mano
davanti alla bocca e lo guardo male. “Niente battute a doppio
senso, Jake.”
Annuisce con la testa,
lascio la mano e lui scoppia a ridere. La sua risata risuona nel
piccolo
abitacolo e io sento che la tensione si scioglie.
“Rose, sto bene, ho
voglia di vedere Nessie, ma non sento che sia diverso. Lei è
una bambina: per
me è importante solo che stia bene.”
“Se lei cioè, se lei
fosse grande non riusciresti a… non è stato un
tradimento, vero?”
“Non ho tradito
nessuno, Rose.”
Gli sorrido e lui mi
bacia la fronte. “Allora sono contenta che il sesso non ti
abbia ucciso, Jake.”
“In realtà, sono
convinto che un paio di cose mi ucciderebbero sicuro.”
“Jake!”
“Hai ragione, scusa.
Niente doppi sensi.”
Apro la portiera e
scendo dall’auto. Faccio un passo quando sento Jake che mi
richiama. Torno
indietro e lui si sporge abbassando il finestrino. Mi appoggio con i
gomiti.
“Sai, secondo il
metodo scientifico per avvalorare un ipotesi c’è
bisogno di più
dimostrazioni.” Parla
in modo serio e io alzo gli occhi al cielo.
“Sei un idiota, Jake.
Ma in fondo credo tu abbia ragione.”
Sorride e poi mette in
moto la macchina. Lo guardo andare via e rientro in casa.
Va bene così.
Mi
levo la giacca e
Embry, appoggiato
alla porta della cucina, mi guarda
con in mano un piatto e un cucchiaino.
“Ciao, principessa.”
“Ciao.”
“Torta?”
“No.” Siamo tornati a
parlarci? Lo supero e
apro il frigo prendendo una bottiglia d’acqua.
“Dove sei stata?” chiede
ancora continuando a guardarmi.
“In giro”, dico
cercando un bicchiere nel mobiletto.
“Non puoi essere più
specifica?”
“No.”
Fa spallucce e porta
il cucchiaino alla bocca. È cosi bello che lo detesto.
“Hai fatto i compiti?”
Ma
è diventato mio padre? E perché gli è
venuta tutta questa voglia di
“Era solo per… perché
hai la maglietta sporca di grasso?”
Cosa?
dove? Come? Porca miseria.
“Che
palle. Ero da
Jake, contento?” dico tornando in sala.
Lui mi segue e apre la
bocca per replicare ma poi ci ripensa e si siede sul divano accanto a
me.
“Facciamo una partita?”
chiede infine indicando con la testa X Box.
“Mi fanno schifo i
videogiochi.”
“L’altro giorno non
sembrava.”
“L’altro giorni non
c’eri tu”, replico alzandomi in piedi e
incamminandomi verso la camera.
“Volevo solo parlare,
Rose.”
E
io ho fatto sesso con
il tuo migliore amico e non voglio parlare.
“Parla
da solo Embry.
Buona notte.”
È lui che ha voluto
che il nostro rapporto andasse così e adesso, solo
perché non voglio parlare,
dovrei sentirmi in colpa? Posso benissimo continuare così
senza… sospiro e mi
infilo una felpa alzandomi dal letto.
È sdraiato sul divano,
le cuffie nelle orecchie e sfoglia una rivista d’auto.
Sospiro e mi siedo
incrociando le gambe. Lui mi guarda e si leva una cuffia.
“Non riesco a
dormire”, dico senza guardarlo.
“Ci credo, sono appena
le nove e mezza.”
“Ti spiace se guardo
la tele?”
Si
mette seduto e
prende il telecomando. “No, ma decido io cosa.”
Annuisco
e lui inizia
a fare zapping. Trova un film horror e si ferma. Mi guarda.
“Non mi metterò ad
urlare, Embry.”
“Sicura?”
“Sono seduta a fianco
ad un mostro vero e pensi che mi facciano paura quelli finti?”
Sorride. “Questo è un colpo
basso, principessa.”
“Perché, non è vero
che sei un mostro?”
“Dipende dalla tua
classificazione di mostro.”
“Zanne e artigli.”
“Non ho le zanne.”
“Sì che c’è
l’hai.”
“No che non c’è
l’ho.”
“Smettila, le ho
viste.”
“Sicura di non…”
un ululato. Lo guardo e lui mi sorride. “Ci
sono i ragazzini di ronda, staranno facendo gli idioti.”
Annuisco. “E comunque
ho ragione io, sei un mostro e basta.”
Un altro ululato. Lui
scuote la testa. “Li faccio correre fino in Canada domani,
quei tre cretini.” Torna
a guardarmi e gli ululati diventano più forti. E questi
sembrano
“Porca miseria.”
Scatta in piedi e si leva la maglietta.
“Embry.”
“Non muoverti da casa,
ok.”
“Ma…”
“Fa come ti ho detto”,
dice slacciandosi i pantaloni, il corpo scosso dai tremiti.
Lo guardo correre
verso la porta, la spalanca e in pochi attimi e sparito dalla mia vista
e gli
ululati si fanno ancora più intensi, poi
si allontanano.
Ok,
manteniamo la calma. Tanto è una cosa
che qua succede tutti i giorni, no?
Un’ora. Un’ora e
mezza. Un’ora e quaranta. Un paio di ululati, lui sparisce in
piena notte, e
non torna più. Va bene sono melodrammatica, non è
piena notte.
Due ore. Chiamare Kim
non è stato di grande aiuto. Perché non rientra?
E se è successo
qualcosa e se… due ore e venti.
Smettila,
Rose, continuare a guardare quel
dannato orologio non cambierà niente.
Il
mio orologio
preferito si è rotto all’una e ventiquattro.
L’ora in cui Sharon è morta. L’ora
esatta di adesso. Fisso lo schermo del cellulare: l’una e
venticinque e la
porta si spalanca. E allora non me ne
frega più nulla se io e lui non ci parliamo da giorni, non
me ne frega nulla se
sono stata a letto con il suo migliore amico, non me ne
“Ehi, principessa, che
succede?”
Scuoto la testa e mi
aggrappo alla sua maglietta. “Niente.”
Mi stringe di più e
sento le sue mani sulla schiena. “Eri preoccupata?”
“No.” Scuoto la testa
e lui mi bacia i capelli.
“Eri preoccupata per
me.”
Mi allontano di un
passo e mi volto fissando lo schermo dello tv. “Ti ho detto
di no, smettila.”
Si avvicina di nuovo e
mi afferra il mento facendomi voltare il viso. Mi torturo le labbra con
i denti
e lui mi guarda in silenzio, troppo a lunga prima di parlare.
“Non… ecco tu… non
devi preoccuparti … per me, intendo.”
“Perché non siamo
neanche amici, lo so.”
“No, perché sono molto
più resistente di quanto credi.”
Così vicino che posso
sentire il suo respiro. Sospiro. “Allora perché
hai un livido?”
“Dove?”
Gli sfioro lo zigomo
con il pollice. “Qui.”
Blocca la mia mano
sulla sua e poi se la porta alla bocca. Mi bacia i polpastrelli.
“Inconvenienti
del mestiere.”
“Il tuo mestiere fa
schifo, Embry.”
Sorride. “Cercherò di
stare più attento, la prossima volta.”
Quelle dannate labbra.
Adesso ho solo voglia di baciarlo ed è così
vicino. Chiudo gli occhi, mi alzo
sulle punte e lui sospira baciandomi la fronte.
“Andiamo a dormire, Rose.”
Angolo
autrice
Capitolo
nuovo, nuovi sviluppi della trama e nuovo banner
(<3) grazie mille a
Lo scorso capitolo, anche leggendo le vostre recensioni,
è stato un po’ difficile da digerire e con questo
credo di avervi reso ancora
meno chiare le idee. E no, fra Rose e Jake non sarà solo la
cosa di un momento,
e sì, si sente in colpa ma cerca di non ascoltarsi troppo.
Volevo segnalarvi una nuova storia originale di un’autrice
di grande talento:
Un bacione e al prossimi capitolo
Noemi